CARAVAGGIO 13
La questione non risolta del cimitero in
cui vennero sepolte i resti mortali del pittore
Che il Caravaggio sia morto a Porto Ercole
trovava conferma da una serie di documenti che ponevano lo storico in uno stato
d’animo di tranquillità. Quando si rivisitano vicende occorse più di
quattrocento anni or sono ci si deve attenere ai documenti a disposizione. Non
sappiamo quanti altri si sono persi fra le pieghe del passato, tanto meno siamo
in grado di dire con certezze che tutte le testimonianze inerenti uno specifico
fatto siano assolutamente vere. Chi vuole far luce sul passato remoto deve
inevitabilmente mantenere un atteggiamento di prudenza e di dubbio ma
contemporaneamente deve ricostruire una sequenza di accadimenti che poggiano su
quanto scritto o riportato da personaggi ormai morti da secoli. Si tratta di
una situazione che è parte integrante del procedimento storiografico e a cui
non è dato porre rimedio. Scrivere del passato non segue la ferrea logica della
matematica o le stringenti consequenzialità della fisica anche se nell’epoca
moderna la fisica ha perso la sua illusione di assoluta oggettività e sono
sorte le geometrie non euclidee. Noi uomini moderni dobbiamo fare i conti con
la categoria della probabilità che è l’unica verità che ci è dato abbracciare e
a cui credere. Tutto questo vale in particolare per la storia e trova un suo
fulgente esempio nella ricerca in atto e precisamente in quale cimitero il
Caravaggio venne sepolto o in quale altro luogo che non fosse la cripta di una
chiesa o la terra di un camposanto?
Ancora una volta ci soccorse la puntuale ricerca
compiuta dallo studioso locale Alessandro Ferrini, che pazientemente aveva
passato in esame tutta la storia di Porto Ercole, delle sue chiese,
confraternite e dei suoi cimiteri. Un ricerca compiuta sui libri della
parrocchia, nell’archivio della diocesi vescovile di Pitigliano, degli archivio
di Stato collocato a Grosseto. L’attenta lettura del un libretto “ In questa
terra di PortoHercole” ci offriva una messa di documenti che ci posero in
condizione di dare una risposta a questa domanda. Alcuni stralci estrapolati
dall’opera in oggetto ci permettevano di disporre di una chiara conoscenza su
quanti erano i cimiteri operanti nel fatidico anno della morte del pittore e
che tipologie di persone trovavano in essi sepoltura.
“.. dal
libro dei morti, iniziato a scrivere nel gennaio 1591 dal Pievano Jacopo di
Ventura e poi proseguito dagli altri sacerdoti, si apprende che,dalla fine del
cinqucento, nella Piazzaforte militare di Port’Ercole le sepolture erano
eseguite:
-
nella
Chiesa parrocchia ledi Sant’ Erasmo fino al 1834
-
nella
Chiesa dei Governatori entro il Forte la Rocca
-
a San
Sebastiano, nella omonima chiesa e poi intorno ad essa
-
dagli inizi del 1600, per 50/60 anni, nelli
pozzi di San Rocco, numerosi Pithoi, circa 35, usati per comode e
facili sepolture.
Nella chiesa parocchiale di Sant’ Erasmo
Le sepolture erano riservate agli abitanti
del borgo murato, tutti iscritti alle tre confraternite operanti nel borgo, del
SS. Sacramento, del S. Rosario e di Santa Croce. Le confraternite o Compagnie di
assistenza e solidarietà avevano tutti il loro sepolcreto. Esisteva anche un
sepolcreto per i sacerdoti.
Nel sepolcreto dei Governatori nel Castello
della Rocca
Era rigorosamente dedicata alle sepolture
dei dominatori spagnoli , in esso trovarono il riposo eterno governatori dei
presidi, i loro parenti o alti ufficiali. Per curiosità storica l’ultima
sepoltura in tale cimitero risulta essere quella di Caterina Teston, moglie
dell’aiutante maggiore della Piazza di Orbetello ( che assieme a quella di Porto
Ercole componevano il cosidetto stato dei presidi spagnoli). Tale sepoltura
avvenne il 3 febbraio 1789.
Il cimitero di S. Sebastino o S. Bastiano
Intorno alla chiesina costruita nei pressi
della marina di Grotte (nome di un piccolo raggruppamento di case di Porto
Ercole) collocate vicino alla spiaggia, si venne a creare un grande cimitero.
Dalla metà del settecento le sepolture intorno a S. Sebastiano si dovettero
rivelare fortemente scomode per il nucleo abitativo di Le Grotte che si andava
sempre più ingrandendo.
Sino agli inizi del 1609 le sepolture che
vi si effettuano erano sporadiche, poi divennero sempre più frequenti , e molto
numerose, soprattutto nelle sue vicinanze. Si continuò a seppellire in S.
Sebastiano, anche se sporadicamente, sino alla fine del 1789.
Dalla lettura nel libro dei morti della
parrocchia di Porto Ercole emerge che le sepolture nel cimitero di S.
Sebastiano erano principalmente persone poco abbienti o stranieri di umili
origini o di misere condizioni materiali. Gli stranieri di una certa importanza
sociale, politica, artistica o economica che trovavano la morte nella marina
località venivano sepolti nella parrocchiale di S. Erasmo. Potevano esservi
alcune accessioni ma la prassi consolidata era questa. Per la nostra ricerca la
individuazioni delle diverse tipologie di persone che trovavano sepoltura nei
tre sepolcreti era di capitale importanza.
Non si disponevano elementi documentari per
le sporadiche sepolture che avvenivano nei “Tumoli di San Rocco”. Disponevamo
di un primo quadro d’insieme che ci permetteva di cominciare a delineare il
cimitero in cui sarebbe stato sepolto il Caravaggio. Essendo persona non
residente a Porto Ercole, tanto meno iscritto ad una delle tre Confraternite,
non sarebbe potuto essere deposto nel sepolcreto della Chiesa di S. Erasmo. Il
pittore non era residente ma sicuramente famoso e nella cripta della Chiesa di S. Erasmo venivano
sepolti personaggi importanti che casualmente trovavano la morte nel borgo
marinaio. Sapevamo che il nome di Caravaggio non figurava nei libro dei morti e
che il suo decesso, quasi sicuramente, venne tenuto “ riservato o nascosto” dai
dominatori spagnoli per poter metter le mani sui suoi quadri. Eravamo a conoscenza della circostanza
dell’assenza del parroco di Ventura, da maggio a fine ottobre dell’anno 1610,
del suo ritorno, della registrazione della avvenuta morte dell’alfiere spagnolo
Montero, di altri parrocchiani ma non del pittore lombardo. Avevamo formulato
una ipotesi della ragione della mancata trascrizione della morte che trovava un
forte fondamento su varie ragioni,
alcune di natura personale inerenti al parroco de Ventura, le altre che ci
portano alla pista spagnola. Una prima conclusione si poteva trarre: il
Caravaggio non poteva essere stato sepolto nella chiesa di S. Erasmo.
L’altra cimitero era quello degli Spagnoli,
disponevamo di sufficienti registrazioni delle persone sepolte in tale
cimiterino da scartare tassativamente che un non spagnolo poteva essere sepolto
in quel luogo. Gli spagnoli in quanto dominatori si ritenevano una etnia di
livello superiore a quella dei dominati e, come in vita anche in morte non si
sarebbero confusi con gli italiani o persone di altre nazioni. Prima di
soffermarci su alcune considerazioni attorno al cimitero di S. Sebastiano
occorreva sgombrare il campo da alcuni dubbi legati all’altro luogo in cui
avvenivano sepolture e cioè “i tumuli di S. Rocco”. Sembrava che non si
trattasse di un vero e proprio sepolcreto e si può presumere che
occasionalmente e in particolari circostanze vi si facessero sepolture. Di una
cosa eravamo storicamente certi, dell’esistenza della chiesa di S. Rocco, ora
scomparsa. Non potevamo scartare la ipotesi che il Caravaggio potesse essere
stato sepolto in tale sepolcreto, quel che sapevamo è che la tradizione
popolare indica da sempre, come l’ultima dimora del Caravaggio, il cimitero di
S. Sebastiano. In una piccola località di pescatori, un luogo che per secoli è
stato una isola, il tramandarsi
verbalmente alcune questioni che avevano colpito gli abitanti del luogo, era
sicuramente il modo, da parte di analfabeti e persone prive di cultura, di
conservare la verità su alcuni accadimenti che avevano colpito la piccola
comunità.