sabato 25 maggio 2019

CARAVAGGIO 13

CARAVAGGIO 13

La questione non risolta del cimitero in cui vennero sepolte i resti mortali del pittore

Che il Caravaggio sia morto a Porto Ercole trovava conferma da una serie di documenti che ponevano lo storico in uno stato d’animo di tranquillità. Quando si rivisitano vicende occorse più di quattrocento anni or sono ci si deve attenere ai documenti a disposizione. Non sappiamo quanti altri si sono persi fra le pieghe del passato, tanto meno siamo in grado di dire con certezze che tutte le testimonianze inerenti uno specifico fatto siano assolutamente vere. Chi vuole far luce sul passato remoto deve inevitabilmente mantenere un atteggiamento di prudenza e di dubbio ma contemporaneamente deve ricostruire una sequenza di accadimenti che poggiano su quanto scritto o riportato da personaggi ormai morti da secoli. Si tratta di una situazione che è parte integrante del procedimento storiografico e a cui non è dato porre rimedio. Scrivere del passato non segue la ferrea logica della matematica o le stringenti consequenzialità della fisica anche se nell’epoca moderna la fisica ha perso la sua illusione di assoluta oggettività e sono sorte le geometrie non euclidee. Noi uomini moderni dobbiamo fare i conti con la categoria della probabilità che è l’unica verità che ci è dato abbracciare e a cui credere. Tutto questo vale in particolare per la storia e trova un suo fulgente esempio nella ricerca in atto e precisamente in quale cimitero il Caravaggio venne sepolto o in quale altro luogo che non fosse la cripta di una chiesa o la terra di un camposanto?
Ancora una volta ci soccorse la puntuale ricerca compiuta dallo studioso locale Alessandro Ferrini, che pazientemente aveva passato in esame tutta la storia di Porto Ercole, delle sue chiese, confraternite e dei suoi cimiteri. Un ricerca compiuta sui libri della parrocchia, nell’archivio della diocesi vescovile di Pitigliano, degli archivio di Stato collocato a Grosseto. L’attenta lettura del un libretto “ In questa terra di PortoHercole” ci offriva una messa di documenti che ci posero in condizione di dare una risposta a questa domanda. Alcuni stralci estrapolati dall’opera in oggetto ci permettevano di disporre di una chiara conoscenza su quanti erano i cimiteri operanti nel fatidico anno della morte del pittore e che tipologie di persone trovavano in essi sepoltura.
“.. dal libro dei morti, iniziato a scrivere nel gennaio 1591 dal Pievano Jacopo di Ventura e poi proseguito dagli altri sacerdoti, si apprende che,dalla fine del cinqucento, nella Piazzaforte militare di Port’Ercole le sepolture erano eseguite:

-        nella Chiesa parrocchia ledi Sant’ Erasmo fino al 1834
-        nella Chiesa dei Governatori entro il Forte la Rocca
-        a San Sebastiano, nella omonima chiesa e poi intorno ad essa
-        dagli inizi del 1600, per 50/60 anni, nelli pozzi di San Rocco, numerosi Pithoi, circa 35, usati per comode e facili sepolture.

Nella chiesa parocchiale di Sant’ Erasmo

Le sepolture erano riservate agli abitanti del borgo murato, tutti iscritti alle tre confraternite operanti nel borgo, del SS. Sacramento, del S. Rosario e di Santa Croce. Le confraternite o Compagnie di assistenza e solidarietà avevano tutti il loro sepolcreto. Esisteva anche un sepolcreto per i sacerdoti.

Nel sepolcreto dei Governatori nel Castello della Rocca

Era rigorosamente dedicata alle sepolture dei dominatori spagnoli , in esso trovarono il riposo eterno governatori dei presidi, i loro parenti o alti ufficiali. Per curiosità storica l’ultima sepoltura in tale cimitero risulta essere quella di Caterina Teston, moglie dell’aiutante maggiore della Piazza di Orbetello ( che assieme a quella di Porto Ercole componevano il cosidetto stato dei presidi spagnoli). Tale sepoltura avvenne il 3 febbraio 1789.

Il cimitero di S. Sebastino o S. Bastiano

Intorno alla chiesina costruita nei pressi della marina di Grotte (nome di un piccolo raggruppamento di case di Porto Ercole) collocate vicino alla spiaggia, si venne a creare un grande cimitero. Dalla metà del settecento le sepolture intorno a S. Sebastiano si dovettero rivelare fortemente scomode per il nucleo abitativo di Le Grotte che si andava sempre più ingrandendo.
Sino agli inizi del 1609 le sepolture che vi si effettuano erano sporadiche, poi divennero sempre più frequenti , e molto numerose, soprattutto nelle sue vicinanze. Si continuò a seppellire in S. Sebastiano, anche se sporadicamente, sino alla fine del 1789.
Dalla lettura nel libro dei morti della parrocchia di Porto Ercole emerge che le sepolture nel cimitero di S. Sebastiano erano principalmente persone poco abbienti o stranieri di umili origini o di misere condizioni materiali. Gli stranieri di una certa importanza sociale, politica, artistica o economica che trovavano la morte nella marina località venivano sepolti nella parrocchiale di S. Erasmo. Potevano esservi alcune accessioni ma la prassi consolidata era questa. Per la nostra ricerca la individuazioni delle diverse tipologie di persone che trovavano sepoltura nei tre sepolcreti era di capitale importanza.
Non si disponevano elementi documentari per le sporadiche sepolture che avvenivano nei “Tumoli di San Rocco”. Disponevamo di un primo quadro d’insieme che ci permetteva di cominciare a delineare il cimitero in cui sarebbe stato sepolto il Caravaggio. Essendo persona non residente a Porto Ercole, tanto meno iscritto ad una delle tre Confraternite, non sarebbe potuto essere deposto nel sepolcreto della Chiesa di S. Erasmo. Il pittore non era residente ma sicuramente famoso e nella  cripta della Chiesa di S. Erasmo venivano sepolti personaggi importanti che casualmente trovavano la morte nel borgo marinaio. Sapevamo che il nome di Caravaggio non figurava nei libro dei morti e che il suo decesso, quasi sicuramente, venne tenuto “ riservato o nascosto” dai dominatori spagnoli per poter metter le mani sui suoi quadri.  Eravamo a conoscenza della circostanza dell’assenza del parroco di Ventura, da maggio a fine ottobre dell’anno 1610, del suo ritorno, della registrazione della avvenuta morte dell’alfiere spagnolo Montero, di altri parrocchiani ma non del pittore lombardo. Avevamo formulato una ipotesi della ragione della mancata trascrizione della morte che trovava un forte fondamento  su varie ragioni, alcune di natura personale inerenti al parroco de Ventura, le altre che ci portano alla pista spagnola. Una prima conclusione si poteva trarre: il Caravaggio non poteva essere stato sepolto nella chiesa di S. Erasmo.
L’altra cimitero era quello degli Spagnoli, disponevamo di sufficienti registrazioni delle persone sepolte in tale cimiterino da scartare tassativamente che un non spagnolo poteva essere sepolto in quel luogo. Gli spagnoli in quanto dominatori si ritenevano una etnia di livello superiore a quella dei dominati e, come in vita anche in morte non si sarebbero confusi con gli italiani o persone di altre nazioni. Prima di soffermarci su alcune considerazioni attorno al cimitero di S. Sebastiano occorreva sgombrare il campo da alcuni dubbi legati all’altro luogo in cui avvenivano sepolture e cioè “i tumuli di S. Rocco”. Sembrava che non si trattasse di un vero e proprio sepolcreto e si può presumere che occasionalmente e in particolari circostanze vi si facessero sepolture. Di una cosa eravamo storicamente certi, dell’esistenza della chiesa di S. Rocco, ora scomparsa. Non potevamo scartare la ipotesi che il Caravaggio potesse essere stato sepolto in tale sepolcreto, quel che sapevamo è che la tradizione popolare indica da sempre, come l’ultima dimora del Caravaggio, il cimitero di S. Sebastiano. In una piccola località di pescatori, un luogo che per secoli è stato una isola,  il tramandarsi verbalmente alcune questioni che avevano colpito gli abitanti del luogo, era sicuramente il modo, da parte di analfabeti e persone prive di cultura, di conservare la verità su alcuni accadimenti che avevano colpito la piccola comunità.

Nessun commento:

Posta un commento