lunedì 30 maggio 2011

ANTONINO PARISI,PHILIPPE CELLE,JEAN FRANCOIS DELEAGE,GUY VALENTIN,PIERRE ROUSTAN,

domenica 29 maggio 2011

STRAORDINARIO REGALO DEI FRANCESI A MARINEO

L'assessore Philippe Celle guida il rientro del gruppo francese

Antonino Parisi, ha trascinato un gruppo di francesi guidati dall’assessore al gemellaggio Philippe Celle del comune di Sainte Sigolene che ha voluto esprimere l’affetto a Marineo con un gesto originale ed eclatante. Partiti da dietro la Rocca si sono arrampicati sino in cima . L’assessore allargando le braccia ha simbolicamente voluto abbracciare tutta Marineo dall’alto dei mille metri della Rocca sul livello del mare. In tutti era palpabile l’emozione.
Philippe Celle ha dichiarato : noi siamo testimoni di un evento storico. Oggi Marineo e Sainte Sigolene sono due corpi con un 'anima sola. Guy Valentin ,  che ha portato i bambini di Marineo sulle slitte trainati dai cani per le montagne de Sainte Sigolene, Pierre Roustan , pronipote del Rostand che ha scritto Cirano de Bergerac oggi primo scenografo dell’Opera di Saint Etienne,  Jean Francois Deleage, responsabile della più importante fabbrica di plastica di Saint Sigolenne ben nota ai marinesi per le frequenti visite effettuate: questo è il gruppo di ospiti che si è spinto sino alla Croce sulla Rocca. Oggi giorno di comunioni, festa della Dajna, pranzi  con le famiglie , il Sindaco Franco Ribaudo appresa la cosa si è precipitato alla base della Rocca preoccupato per il suo ospite illustre Philippe Celle. Esperienza gratificante e gesto affettuoso. Il gruppo al ritorno era guidato dall’assessore francese orgoglioso del gesto d’affetto compiuto che ormai conosceva la strada a memoria.

venerdì 27 maggio 2011

ORLANDO A CACCIA DI CATTIVI

CHARLES MAGNE E ORLANDO DIVERTONO I FRANCESI

L’Opera dei pupi tra tradizione e innovazione

Inserita sin dal 2001 dall’Unesco tra “i patrimoni orali e immateriali” l’Opera dei pupi, una tradizione che pochi artisti mantengono in vita, ha nuova linfa in Onofrio Sanicola, puparo non dinastico ma per passione. Da almeno un ventennio, con un intenso lavoro di studio e progettazione, il  “mastro puparo” propone alle scolaresche e agli stranieri quelle Chansons de Geste che narrano le imprese cavalleresche dei paladini di Francia contro gli infedeli saraceni.
Bradamante, sorella di Rinaldo, cugina di Orlando, sposa di Ruggero
Quale migliore occasione del gemellaggio con Sainte Sigolene per far conoscere agli ospiti un pezzo della nostra cultura, direttamente nella loro lingua? Decine di  francesi, con i loro professori e altre scolaresche di Marineo,  hanno affollato ieri l’ex granaio del Palazzo Beccadelli per assistere alla Chanson de Roland, tradotta apposta per loro e voluta dall’amministrazione comunale, in particolare dall’assessore alla Pubblica Istruzione e Gemellaggio Anna Scarpulla che ha avuto fiducia in un’operazione innovativa e realizzata per la prima volta in francese. Soddisfatti dell’esperimento il sindaco Franco Ribaudo, mentre l’assessore Trentacoste ha sottolineato compiaciuto “che è giusto cercare nuove idee per questo gemellaggio che dura da 27 anni”.Ieri abbiamo assistito nello splendido scenario del castello - tra la magia dei cartelloni e delle musiche, degli splendidi costumi, dello scintillio delle  armature - a uno spettacolo professionalmente valido, grazie anche alla collaborazione degli stagisti del Centro Culturale francese che hanno prestato le loro voci a Carlo Magno, Gano di Magonza, Orlando, Aldalabella.  Un ritmo serrato sottolineato dalle allegre note della pianola che ha scandito i duelli e le battaglie mentre gli “opranti” battevano rumorosamente i tacchi e volavano teste mozzate e corpi smembrati. Tanta drammaticità però ha divertito gli spettatori che anzi,  forse non del tutto viziati dai loro eroi televisivi, hanno apprezzano particolarmente questo momento dello spettacolo, seguito con interesse.   
Dietro le quinte la grande l’abilità manuale di Sanicola, Lucilla Benanti, Ciro Staropoli, Mariella La Sala, E alla fine dello spettacolo, ad accogliere gli spettatori, la  musica dell’incredibile camioncino di Tuzzolino e gelati per tutti.

Mariolina Sardo

LOCANDINA LA CHANSON DE ROLAND

mercoledì 25 maggio 2011

ARRIVANO I FRANCESI

Un patto di amicizia tra famiglie che si rinnova da 27 anni.
Le probabili domande dei piccoli ospiti francesi, le raccomandazioni dei genitori
Mentre i bambini francesi stanno preparando le valigie, immaginiamo di assistere ai preparativi. Le mamme hanno già riempito quattro valigie sostenute dai figli anche loro esigenti. I papà domandano se sono sicuri di andare in Sicilia o a Kiev. Meno cappotti, sciarpe guanti. Siamo a tre valigie. Poi l’intimo passa da trenta capi a dieci e così si elimina anche la terza. A questo punto la discussione si fa serrata: via i ragazzi rimangono i genitori a quattrocchi. I ragazzi temono il peggio ma alla fine decidono di intervenire pensando a scene da film americano. Lo scontro fra chi esce ed entra nella stanza è di inaudita violenza. Due bernoccoli per parte. La mamma ha vinto: “Non meno di due valigie!” grida brandendo il matterello! Ci vorrà una notte intera alla coppia per ristabilire i vecchi legami, lasciando i ragazzi nel dubbio che i rumori e le grida che a notte fonda sono usciti dalla camera dei genitori siano stati effusioni e non regolamenti di conti. Fatte le valigie, le raccomandazioni. Papà è vero che i siciliani mangiano tanta pasta? Olio, formaggi pesanti, maiale, fritti? Il papà lascia il compito di rispondere alla mamma. E’ vero che gridano e sembrano come nostro padre a tavola e che cadono tutte le regole? “Voi ascoltate la mamma che vi ospita - è la raccomandazione - perché anche lei è una mamma-crocerossina, vittima delle tavole imbandite. Da loro è sempre festa! Anzi ogni occasione è buona per far festa”. Come mai i bambini siciliani non parlano francese? “Per lo stesso motivo per cui i bambini francesi non parlano italiano. Per questo e per tante altre cose vi mandiamo a Marineo”. Ma Gesù in Sicilia parla solo italiano? Se parliamo francese Gesù ci comprenderà? Ma i bambini in Sicilia nascono come da noi? Ho visto un film… “Fermo lì - si inserisce il papà - Non esistono altri modi se non quello usato e sperimentato in tutto il mondo da migliaia d’anni”. Il problema non è come nascono i bambini ma come si crescono. Oggi è un tempo bellissimo che viviamo, quello della nascita e della crescita dei bambini. Siamo tutti impegnatissimi.
Qui da noi fervono altri preparativi. Il programma, l’assegnazione alle famiglie, le conferme. Al Comune, alla biblioteca, ovunque si parla francese. Si ricontrollano indirizzi, si affinano discorsi. Si confermano spostamenti. E le sedie? Ce ne siamo dimenticati? Poi si trovano le sedie. Un’infinità di dettagli.
Li vedo tirati, stanchi ma soddisfatti. Non hanno dubbi. Questo 27° gemellaggio sarà bello come tutti gli altri 26 perché i bambini non hanno il senso critico che abbiamo noi. Sentono subito che la nostra gente è accogliente e sincera. Ogni casa ospitante metterà al balcone una bandiera francese e una italiana come simbolo di ospitalità e fratellanza. Chi passerà davanti quella casa capirà che là, in quella casa, si costruisce il futuro!

lunedì 23 maggio 2011

OPERAZIONE CREPES SUZETTE

OPERAZIONE CREPES SUZETTE
Che tempismo noi marinesi. Qui nulla avviene per caso. E’ bastato un accenno ai francesi che subito ci adeguiamo. Già da mesi fervevano i lavori: muratori, gessisti, piastrellisti, idraulici, falegnami, imbianchini, decoratori, elettricisti, tecnici specializzati, impiantisti. Mi ha sbalordito Pesco. Non so quante volte ha fatto la spola fra il suo laboratorio e il sito. Portava avanti e indietro decalcomanie che ti riportano anni indietro, a favole di inizio Novecento. Non si capiva tutto questo a cosa servisse. Spostato il negozio di antiquariato di sotto in luogo più adatto, ora per magia è nata una meravigliosa Creperie. Si avete capito bene. Là si fanno le crepes suzette. Una lista di crepes infinita. Alla banana, alla fragola, al cioccolato. Con prosciutto, pancetta, ai formaggi, con insalata. Crepes senza limite. Poi una scelta di gelati che sembra un campionario di colori. Con panna e leccornie varie, innaffiate con essenze liquorose. Quattro file di gelati di tutti i gusti rigorosamente senza glutine. Una scelta di cioccolate calde, poi i the egiziani, indiani, quelli alla menta, caldi bollenti e freddi. Sotto un cappellino rosa si nasconde una ragazza che mentre ti serve non sai dove guardarla prima, in faccia, negli occhi…...Spicca tra tutti il professore universitario ,che solo in questi giorni affiancherà lo staff. E’ lui la simpatica novità. Anzi speriamo sia anche un gesto di riconciliazione. Biancaneve e i sette nani il nome! Oggi Sabato si inizia. Si collauda in attesa dei francesi che potranno ritrovare un angolo di Francia qui a Marineo. Il locale é bello, pulitissimo, accogliente. Una saletta riservata per le ragazze ti porta al primo piano dove potranno sentirsi a loro agio fra di loro o con l’innamorato in una bella atmosfera.

domenica 22 maggio 2011

SI C’ERO ANCH’IO QUEL GIORNO ALL’ACQUA DI MASI

La Media Pirandello, scuola modello per organizzazione
e pulizia, ha realizzato un riuscito lavoro sui garibaldini
E’ stato presentato un eccellente lavoro prodotto dai ragazzi della Media Pirandello. Oltre ai ragazzi autori-attori erano presenti moltissimi docenti, genitori, buona parte della nostra cultura locale. La padrona di casa, la preside Maria Cira Muratore, girava instancabilmente alla ricerca di errori o di “sfaticati” da sgridare. Pare non si renda conto di quanto la sua scuola sia di ottima qualità. Ordinatissima, pulitissima, non trovi un foglio fuori posto o un ragazzo a bivaccare. E’ una scuola-museo le cui opere sono creazioni degli stessi alunni. Nelle classi e nei corridoi non si trova uno spazio di mezzo metro vuoto. Sculture, dipinti di tutte le forme, contenuti e materiali. Si è iniziato con difficoltà per via di un problema tecnico al video. Si è dovuto optare per altro per non farci mancare il lavoro dei ragazzi. La fiction scorreva bene se non fosse stato per due belle mamme sedute in fondo a cui mancavano solo le tazze da the e i biscottini per completare una assordante conversazione durata per tutto il tempo. Luoghi a noi familiari dove i ragazzi hanno sostituito i garibaldini ed i marinesi del tempo. “Vedere salire i ragazzi lungo il percorso Acqua di Masi, Bosco, Sottocastello ,fontanella, mi ha emozionato“ ha detto Ciro Spataro. Questo lavoro - coordinato, pensato, realizzato da Giulia Salerno - ha chiuso un anno di emozioni garibaldine. La professoressa sa che da soli non si arriva in nessun posto e ha iniziato con i ringraziamenti. Dall’autrice delle scelte musicali, del montaggio e di tante altre cose, a chi ha collaborato al testo, e infine a chi ha fornito gli elenchi dei garibaldini. Siamo noi che ringraziamo Giulia Salerno per questo regalo inaspettato. Fra i tanti eventi su Garibaldi questo ci è sembrato il più azzeccato e ci ha ripagato di tanti inutili, tediosi incontri il cui tema doveva essere l’Unità d’Italia ma molte volte è stata pura e semplice passerella. Bravi ragazzi e grazie. Al suono della campanella sono state avvisate le due signore che il tutto era finito e potevano andare a casa? E a casa si saranno chieste “ Cosa ci siamo andati a fare a scuola questa mattina?”

sabato 21 maggio 2011

MARINEO E SAINT SIGOLENE : L'UNITà EUROPEA SI COSTRUISCE ANCHE COSI


Conversazione con Anna Scarpulla, assessore alla Pubblica Istruzione e al gemellaggio
“Ai ragazzi mandiamo messaggi di fratellanza, onestà, amicizia, solidarietà
Anna Scarpulla mi porta in biblioteca, alla vecchia sede della Banda dove la gente va e viene. Sono sotto lo sguardo severo di Rosaria Lo Bue. Ottenere da lei un sorriso equivale ad una vincita milionaria. Il “capo” credo non si sia nemmeno accorto della nostra presenza. Parla, riceve gente, firma, ascolta, scrive al computer. Fa almeno quattro cose contemporaneamente. L’assessore alla Pubblica Istruzione e al gemellaggio è stupita della mia richiesta e mi interroga per capire cosa voglio ottenere da questo colloquio. Ottima insegnante, precisa, non sproloquia, non proclama. Carattere docile, ma risoluto, sguardo di chi ti osserva come per dire “vatinni che ho da fare”. Appena ha da risolvere un problema blocca il tutto sino a quando non ha risolto.
“Senta, lei si sta preparando alla carriera politica?” è la mia provocazione.
Mi squadra come per dire che non ho capito nulla.
“Beh, allora soffriva di carenze affettive e ha cercato in politica l’affetto delle masse?” insisto.
Ho paura che si alzi e vada via. “Scusi assessore, delle due l’una!“ incalzo.
“Ad accettare l'incarico mi ha spinto la voglia di lavorare per la mia comunità. Per diversi anni gli impegni di studio e di lavoro mi hanno tenuto fuori dal contesto...Certo all'inizio non è stato facile, le dinamiche interne sono tutte da scoprire...però, investendo sui rapporti umani e professionali, sono riuscita a dialogare con il “sistema”, a creare una rete di collaborazione con i colleghi dell'amministrazione, con il personale del Comune, con gli operatori scolastici che ci ha permesso di portare avanti un serio lavoro di progettazione nell'area Politiche scolastiche e formative e Gemellaggio. Per il Gemellaggio, in particolare, di fondamentale importanza è l'apporto del Comitato i cui componenti continuano a dare prova di grande sensibilità all'iniziativa e di abnegazione nella preparazine dell'accoglienza degli ospiti francesi.
E i francesi come hanno preso il cambio di gestione?
“Con un altro cambio anche da loro…”
Le chiedo che messaggio stiamo dando ai nostri ragazzi…
“Con il gemellaggio vogliamo consolidare valori con i quali la nostra comunità ha imparato a confrontarsi già 27 anni fa: rispetto per la diversità, amicizia, fratellanza fra i popoli, ospitalità, pace, condivisione. Questi rappresentano le fondamenta sulle quali si costruisce la cittadinanza attiva in prospettiva globale.
Quale assessore alla Pubblica Istruzione trova ostilità dagli insegnanti della parte politica avversa?
“Devo dire che nella scuola ho trovato piena collaborazione...quando si parla di insegnanti non ha senso parlare di “parte politica”: chi insegna sta tutta dalla stessa parte, la parte della formazione della persona!!!”.
E le critiche su come andava fatto, su cosa si doveva fare e cosi via…
“Se mancano le critiche manca il sale. Non esiste pietanza gradevole priva di sale. Le famiglie francesi ci mandano i loro figli, noi mandiamo i nostri: sia loro che noi mandiamo i figli presso famiglie affidabili”.
La favola continua perché questi ragazzi fanno una esperienza meravigliosa, hanno due famiglie identiche.
Esco dalla biblioteca e mi scontro con un paio di persone che appena si allontano commentano: “Hai visto quello? Si sente acculturato perché frequenta la biblioteca non sapendo che là non ci sono libri…”
Anch’io faccio un commento: “Questi non hanno mai respirato aria di gemellaggio!”
Onofrio Sanicola

lunedì 16 maggio 2011

E' FINITA LA FESTA


Con i botti di mezzanotte si è chiusa la festa del SS. Crocifisso. Un buon programma, non tutto condivisibile, ma in complesso molte cose azzeccate. I cavalli per esempio, la Fiera, gli addobbi e cosi via. Il cabaret non giudicabile. Un nutrito gruppo di extraterrestri, che sbraita sempre non avendo argomenti, spara sulla folla. Qui si dà del ladro a tutti, si è sempre incapaci, e cosi via. Mai vista una denunzia vera, un’accusa precisa e circostanziata. Erano in dodici gli apostoli e fra loro uno era ladro e qualcos’altro. Nemmeno quello che di lì a poco sarebbe diventato non solo crocifisso ma anche messo in croce con i ladroni si accorse di nulla o fece finta di nulla. Si vorrebbe che i Superiori facciano i poliziotti … Abbiamo documenti di feste dal 1600 a Marineo e il programma era più o meno lo stesso. Per fortuna questo Superiore fa quello che ritiene giusto e non si perde in chiacchiere. Fa bene ad insistere sulla Fiera Agricola. Modifichi qualcosa, allontani qualche politico, perché la Fiera in un paese come Marineo potrebbe diventare un altro fiore all’occhiello. Un momento di grande aggregazione. Azzeccata l’idea dei cavalli (abbinata alla Fiera, un bijou). Funzioni e momenti religiosi impeccabili. La processione così così. I presenti delle varie confraternite (ma non hanno un colore, un simbolo? Si andava dal jeans rattoppato, al tailleur di colore opposto al colore della congregazione, al casual) sembravano “penitenti non assolvibili”. Bisognerà informarli che  Cristo è stato crocifisso ma faceva parte di un progetto molto più grande: la resurrezione. La solista non aiutava con il suo canto-lamento, le preghiere sembravano play back sfasato. Ci si fa prendere dal saluto e basta. Il Cristo, grazie a Dio, seguito dal popolo, ma preceduto dai gruppi, era ancora dolorante. Quel volto ricavato dal legno con mano sapiente ci accompagna da secoli. Rileggiamoci  la perfetta descrizione che ne fece Antonino Scarpulla anni fa. Dopo averla letta non si può  fare a meno di andare a rivedere quel corpo e volto “ spasimato”.  
Onofrio Sanicola
  


 Scultura in legno dipinto del XVI secolo di autore ignoto. Composizione descrivibile in un cerchio. E’ un‘immagine che da l’ impressione di essere rozza e grossolana con braccia lunghe e mani e piedi sproporzionati rispetto al resto della figura. Dal punto di vista estetico si presenta piuttosto complessa e di non facile comprensione. Non si sa di preciso da dove sia arrivata a Marineo o se sia stata realizzata in paese. Si sa solo dalla tradizione che la realizzazione dell’opera è dovuta a uno dei monaci Olivetani che hanno fondato la prima parrocchia a Marineo. Si racconta ancora che il monaco scultore, dopo di avere scolpito il corpo di Cristo, si trovasse in difficoltà nel realizzare il volto che ha trovato già scolpito, per miracolo, il giorno successivo. Ci troviamo di fronte all’operato di un autodidatta che sconosce i canoni classici sulle proporzioni della figura umana. In compenso, però, è fornito di quell’estro creativo capace di imprimere nella sua opera quelle caratteristiche particolari che permettono di riconoscerla come frutto della creatività della mente umana. E’ un’opera di un fascino tutto particolare, in un primo momento fa paura, in un secondo attira il visitatore con una forza magnetica capace di affascinarlo al punto di volere a tutti i costi scoprire il mistero e più l’osservatore osserva più si sente attirato. Significativo si presenta il volto, rappresentato nel momento in cui Cristo sta per spirare. E’ evidente sia la tensione nervosa dell’ultimo momento vitale, sia il richiamo ai fedeli, alla partecipazione del dolore da Lui sofferto. L’opera rispecchia in pieno il tema drammatico della crocifissione ed appare come una delle più significative sculture del paese.”
Antonino Scarpulla                                                                                                                               

A. Scarpulla - A. Trentacosti - Marineo  Storia e Arte 1989  (per gentile concessione dell’ autore)

sabato 14 maggio 2011

FIERA E PROCESSIONE

  
Domani ci sarà la solenne processione del SS. Crocifisso. La ricorrenza ha un fitto programma di eventi fra cui spiccano la Terza Fiera Agricola  e  la Grande Processione.
E’ un ottima idea quella di insistere sulla fiera agricola. Una volta a queste fiere succedeva di tutto: si comprava, si vendeva, si allacciavano relazioni, trovavi l’attrezzo che ti serviva, incontravi acquirenti, sceglievi gli animali, combinavi matrimoni, allargavi proprietà, scambiavi soprattutto. Oggi un trattore costa come un appartamento, una New Holland costa come una villa. Chi si può permettere una seminatrice ? Ma chi va più in campagna o meglio dove sono gli agricoltori ? In campagna vanno quelli stressati o quelli che lavorano a Palermo e nel fine settimana fanno i coltivatori. Ci sarà un convegno sulle olive. E’ l’unica coltivazione che richiede poca fatica. Malgrado questo i nostri produttori preferiscono acquistare fuori le olive. Ora si pensa di produrre e commercializzare l’olio. Questi convegni non tengono conto che senza “l’uomo” non fai niente. I nostri figli sono “sfollati “ a Palermo e si laureano tutti con 110 e lode ( ma poi le loro lauree non vengono accettate al nord) cosa unica al mondo : non un 80 non un 90 tutti geni ! Chi si dedicherà alla campagna? Ricordate pochi anni fa bastava un fazzoletto di terra per fare un vigneto. C’era la coda ai frantoi di gente che portava ceste di uva perché “io bevo il vino che faccio io nel mio vigneto” . Ma nessuno sapeva fare il vino. Prodotti scandalosi imparentati con l’aceto. Si è cancellato il proverbio “Marineo scarso di acqua e ricco di vino”. Ora qualcuno ha cominciato a fare vino buono a ricevere  qualche premio a “professionalizzarsi” , ma da noi il commento più facile è quello di premi comprati ecc. Ora la stessa cosa è l’olio. Il mio olio ! Tre cafisi d’olio non fanno imprenditorialità. Se trovate un agriturismo che commercializza i suoi prodotti fatemelo sapere. Eppure è facile iniziare a vendere questi prodotti nello stesso agriturismo. Si stanno spegnendo , ma non solo da noi, questi luoghi che già non sanno far da mangiare se non cibi precotti ma gli fa fatica vendere olio, formaggi, vino ,olive ecc.. “Ma scherza ? Mio figlio è ingegnere, medico, psichiatra….di se stesso”. Anche questo andrebbe inserito (come anche le conserve)  in una fiera agricola. Che si facciano proposte concrete se si fa un convegno  . Non si facciano ipotesi ma si trasmettano idee pratiche in un linguaggio pratico. L’olio , a nostro parere, tornerà ad essere un cosmetico molto presto, come usavano greci e romani, o combustibile o unguento sportivo nelle lotte . Questi specialisti teorici potrebbero usarlo come viatico per loro stessi. Provino a fare due conti e poi proporli agli agricoltori…Portiamo queste fiere indietro quando erano “campionarie” e torneranno d’attualità. Mostrarci un trattore da oltre 200 mila euro è fantascientifico perché il grosso agricoltore non verrà certo a Marineo a comprare un attrezzo simile. Puntiamo su materiali  a portata umana.
Che il Crocifisso ci protegga da noi stessi.
Questo Crocifisso ha del meraviglioso. Non dimenticherò mai la descrizione che ne fece il bibliotecario Scarpulla. Ogni tanto la rileggo soprattutto il passaggio dove descrive il suo sguardo. Il Superiore di questa Congregazione passa notti insonni  cerca di fare sempre di più per sottolineare la devozione . Credo meglio non si possa fare e quindi ne sia contento, non cerchi traguardi difficili altrimenti ci si scorda della devozione per puntare su cabarettisti e cantanti.  Metta in banca il grande successo del presepe, ora della Agricola, della processione , della ottima immagine della sua meravigliosa chiesa (pulita accogliente addobbata con gusto ed eleganza). Non manchiamo oggi e domani all’appuntamento anzi ai due appuntamenti : Fiera e Processione.

I MIEI PRIMI CENTO ...ANNI

I MIEI PRIMI CENTO…..
Quell’anno moriva Fogazzaro, nasceva Guttuso, Pulitzer sarebbe stato un simbolo nel giornalismo, nessuno prevedeva che Ronald Reagan appena nato diventasse presidente degli Stati Uniti , moriva Emilio Salgari signore incontrastato dei sogni di avventura di milioni di ragazzi, iniziava la guerra alla Turkia per il possesso della Libia ,guerra che continua ancora oggi, Mussolini inizia i suoi scioperi , l’Italia aveva 36.184.000 abitanti che sarebbero diventati 36.184.001 con Rosalia Daidone Roma. Già quanto scritto dalla nipote Tiziana Roma è un omaggio meraviglioso ad una nonna “cuntastorie”. Che bello aver avuto vicino una nonna che ha tante cose da raccontare per cent’anni. Ha visto Mussolini a Marineo che dava pugni e calci, ha sentito leggende su Salvatore Giuliano, sui pastorelli di Fatima, sulla Madonna di Lurdes, ha visto “passare” arcipreti , parroci e cardinali,ha visto partire tanti per tante guerre sceme ma non ha visto tornare tanti giovani, ha visto nascere un infinità di figli,nipoti, ha assistito a battesimi , comunioni, cresime , matrimoni, è cresciuta in un paese dove c’è l’aria buona, la gente sana, dove ci si innamora, ci si sposa , si invecchia serenamente. Si ha visto migliaia di giovani innamorati entrare in chiesa per sposarsi .Si valeva la pena vivere 100 anni in questa atmosfera.
Forza Rosalia Daidone Roma ,questa sera alle ore 19 nella bella festa che inizia al SS Crocifisso dopo la messa raccontaci un'altra storia ….

mercoledì 11 maggio 2011

PREGHIERA DEL CENCIO


Per la festa del Crocifisso le poesie di una suora che vuole rimanere nascosta dietro la grata della sua clausura.

Solo un cencio sono
e che vuoi che sia,
colorato e scolorato
grezzo o di seta
quadrato o strappato
poco importa,
basta che sia  sempre a portata di mano
per asciugare le lacrime
tante o una,
per togliere la terra dalla terra
sfiorando anche il minuscolo pelo
che intralcia la penna dello scrittore,
la nebbia dallo sguardo appannato
sudore della fatica di chi lotta
far brillare di gioia
il genuino e la freschezza
dove la routine
distrusse lo stupore.
Solo un cencio sono
senza alcun prezzo
dalle macchie, dagli strappi
firmato come
quel Volto del Prediletto
a cui il Tenebroso
 tolse ogni sembianza umana
mentre la terra purificata
sussultò a prezzo di Cristallo.
Concedimi, Signore, di essere sempre
a portata della tua Mano,
perché le lacrime sono tante
perché la cenere dei cuori
concepiti nella notte
ricopre di Morte fino ad oggi la terra.
Concedimi, Signore
di restare giorno e notte
a portata delle tue Mani
per non cercarmi,
a volte disperatamente,
anche solo per pulirti gli occhiali,
il cannocchiale del cielo,
quando l’ansia ti fa tremare il Cuore
per una pecora perduta.

Tra parentesi – solo il cencio
non si perde mai,
non vale la pena,
semmai si dimentica,
sfugge,
insignificante.
Perciò Ti prego, Signore,
non dimenticarmi:
sempre mi troverai
gettato o piegato
dove mi hai lasciato,
a portata delle tue Mani
e a un tuo impercettibile gesto,
per mezzo mio,
la terra risplenderà ancora,
come nei giorni in cui
tutto era Bello, Polvere di Dio
intrisa di Gloria.
Forse per questo
mi hai creato
povero cencio
di cui non puoi e
non potrai
fare a meno.
So anche
che dopo aver terso
tutte le lacrime della terra,
raccolta tutta la polvere dei tempi
ripulito i nascondigli d’ogni cuore,
rinchiuso ogni ferita sanguinante,
sarò gettato via,
il “grazie” non si addice a un cencio,
macchiato, consumato,
logoro di sale
e allora io ti prego ancora
di non gettarmi nella Fossa dei respinti
ma nell’abisso del Tuo Essere Misericordia
e vi scomparirò assorbito dal Tuo
Mistero d’Amore…
Post scriptum –
ti voglio confidare
ancora un segreto:
quanto vorrei asciugare almeno un’unica lacrima
un’unica goccia di sangue e di sudore
anche sul Tuo Volto,
sul Tuo Cuore divino.
Non sono di seta,
né di morbido cotone
la mia ruvidezza ferisce
più che guarisce
ma quando i Tuoi angeli consolatori tarderanno,
ricordati che io come pronto soccorso
sto sempre a portata delle Tue Mani.
Il Tuo cencio…
M.F.
SARA’ UNA DONNA IL SUPERIORE ? Elezioni alle porte. Grandi difficoltà per i confrati per scegliere il nuovo Superiore. La gestione Tegoletto se da un lato è riuscita a domare le tensioni interne, a calmare i prevaricatori, a fare una gestione più trasparente, dall’altro non ha potuto superare il principio delle lottizzazioni. Anche la Congregazione di San Ciro subisce questa logica. Ora siamo in piena campagna elettorale e i due schieramenti sono di fronte. Da un lato il gruppo “politico” già in parte dominante che guidato dal fu-sindaco e signora vuole assolutamente il dominio totale della Congregazione, dall’altro i “non impegnati” che non vogliono politicizzare la principale e potente congregazione. Ma ecco inaspettatamente spuntare un terzo gruppo: le donne. Agguerrite, decise, accanite. Forse avremo per la prima volta un superiore donna. Consuetudini a parte non sappiamo se statutariamente sia possibile, ma il piano ci sembra chiaro. Laddove non riuscisse il piano del primo gruppo scatterebbe il piano “donne” e quindi la gestione rimarrebbe sempre “in famiglia”. Anche se dubitiamo molto della capacità di studiare piani e alleanze del primo gruppo visti i risultati catastrofici ottenuti alle ultime precedenti elezioni amministrative. L’ipotesi “rinnovo Tegoletto “ è da scartare per fermo rifiuto dell’interessato. “Per San Ciro andrei a piedi sino ad Alessandria e ritorno, ma …” ha dichiarato. A noi, “fans” del nostro Santo principale rimane la speranza di una scelta non lottizzante, di devozione al Santo, che sappia recuperare quella devozione a San Ciro che per secoli è stata catalizzatrice e collante della nostra società. Ma a parte feste e festini, ci auguriamo che la nuova gestione si ponga come obiettivo il recupero del “culto a San Ciro, medico anarghiro, eremita e martire” lasciando ai pagani laici balli e balletti. Ma temiamo più un colpo di stato da parte di San Giorgio che quanto sopra detto.

martedì 10 maggio 2011

APOTEOSI PER FRANCO RIBAUDO

Abbiamo aspettato a scrivere il nostro commento curiosi di ascoltarne altri. Silenzio assoluto se si escludono quelli un po’ al veleno che non mancano mai. Bocconi avvelenati inevitabili e che seppur attutiti mostrano sempre astio e rancore. Questi professionisti dell’odio non trattano mai il tema.
“Nella splendida cornice del castello Beccadelli” (ora va meglio assessore…) non si è celebrato un convegno ma l’apoteosi di Franco Ribaudo. In parte strameritata, in parte andava condivisa.
Il nostro sindaco beatificato da Paul Connet e da quasi tutti i relatori presenti ha raccolto quello che ha seminato. Rifiuti Zero è un’utopia che potrebbe concretizzarsi in un altro contesto. Ma andiamo in ordine.
“Italiani inventori del contenitore ipotizzabile come esempio di rifiuti zero: il cono gelato”. È stato l’esempio più azzeccato. Ti mangi il gelato e il suo contenitore (cono) quindi rifiuti zero. E il tovagliolo di simil carta? Con alcune frasi ad effetto come questa Paul Connet ci ha tenuti inchiodati per un’ora ad ascoltare teorie avveniristiche che ci hanno fatto sognare un livello di società fantascientifico. Insomma Paul Connet è la risposta alla domanda che da anni ci poniamo. Ma oggi chi sono i paladini, i cavalieri erranti, gli eredi di Orlando e compagni? Sono questi Paul Connet.
L’intervento del “collega” del capoluogo della Brianza, ma compaesano pavese di Sant‘Agostino, ricco di dati, statistiche, paragoni non era seguibile per un non addetto ai lavori anche perché un momento ci faceva capire che Marineo era ai massimi livelli mondiali, per subito dopo confonderci con tabelle indecifrabili. Consumata la sua quasi ora di intervento è scappato quasi disidratato alla ricerca di un bicchiere d’acqua che ha subito rifiutato quando ha saputo che era acqua del suo limpido, puro, non inquinato Lambro. Poi una litania di interventi (troppi e molti superflui).
Il messaggio chiaramente recepito è che solo una comunità di pazzi tornerebbe indietro e che questa è l’unica strada percorribile e Marineo ne ha fatto il suo fiore all’occhiello. Se la astiosità (purtroppo non la competitività) politica si facesse da parte si potrebbe intravedere in futuro l’obiettivo: rifiuti zero.
Un mare di statistiche poco utilizzabili dal cittadino meriterebbero un piccolo opuscolo o una mail (aggiungendo quella offerta da Connet) da distribuire e per rimanere in tema lo si potrebbe stampare su carta riciclata del comune di Marineo (unico paese al mondo che è riuscito a stampare in tempo reale un libro dalla carta riciclata dello stesso comune).
Giustamente l’on. Cracolici si coccolava il suo sindaco avendo capito che da questo momento Franco Ribaudo è una immagine da portare in giro per i paesi come strumento elettorale di propaganda politica.
Buona la regia del consigliere anargiro. Se avesse ascoltato ancora qualche suggerimento il voto sarebbe stato sette e non sei più. Il più è dovuto al fatto che sino all’intervento di Paul Connet non ha quasi parlato e non si è comportato da prima donna.
Franco Ribaudo si goda assieme alla sua squadra questo successo sperando che non alimenti il culto della personalità a cui spesso cedono i politici.
Onofrio Sanicola

sabato 7 maggio 2011

MARINEO DA DIFFERENZIARE

Orlando-Paul Connet - paladino di rifiuti zero

In margine a quanto riportato qui sopra vogliamo aggiungere alcune note, speriamo costruttive, che ci sembra non vadano taciute e che non vogliono sminuire l’evento .
Benissimo  le “tre Marie” dell’accettazione. Il sorriso giusto non vezzoso ma professionale, eleganti ,disciplinate non si sono lasciate trasportare al momento della confusione ma sono rimaste al loro posto. Speriamo che le accettazioni non vengano cestinate ma archiviate e analizzate.Andavano messe nella stanzetta accanto perché alla fine creavano caos involontario.
Non mettere sui tavoli bottiglie di acqua e … vino rosso è stata una grossa disattenzione che ha portato alla disidratazione di mezza Lombardia. E’ inutile insistere sulle porte. Se siamo arrivati al punto che un assessore di sua iniziativa ha tentato di arginare il problema evidentemente esiste ancora qualcuno incapace di intendere e volere. Si deve entrare dall’altro ingresso assolutamente. In alternativa bisogna allontanare chi si oppone.
La sorveglianza ai bagni è stata una cosa di grande civiltà. Soprattutto le signore ringraziano.
La presenza dei Carabinieri è stata commentata in vari modi. Da scorta a Cracolici o a protezione di  eventuali coiressini in subbuglio.
“La misericordia”, quella umana, andava utilizzata meglio. Bellissimo il gesto di intervento per superare una barriera architettonica (tre gradini dell’ingresso).
Gli assessori, salvo qualche chiacchierone, figuravano bene. E’ mancata una figura che girando per il salone invitasse le persone al silenzio, con discrezione ed intelligentemente: ci sembra che il più adatto sia l’ass. Trentacosti.
Una quindicina di addetti audiovisivi scorrazzavano per la sala con bottigliette di Fanta e Coca Cola, panini e borse di plastica, chiacchierando e ripetutamente richiamati non hanno accettato la benché minima disciplina.
Ci ha rallegrato la vista di una coppiettà molto elegante che si scambiava effusioni e bacetti rendendoci tutti meno differenziati.
Gli studenti non vanno usati come i bambini delle scuole elementari, come merce, come riempimento di pubblico, stravaccati quasi tutti obesi e stufati.
Duole, ma non si può far passare sotto silenzio il fatto che a noi ha rovinato la serata. Farsi richiamare con invito ad andarsene dal Dottor Paul Connet è stato il massimo!
”Io non sono pagato per essere qui, quindi invito chi non è interessato ad andarsene ! “ ha urlato il nostro ospite.Questo certo non possiamo imputarlo agli organizzatori.
Infine se possiamo imputare una cosa agli organizzatori e che sono rimasto amareggiato per aver totalmente escluso le uniche tre persone marinesi competenti nel settore. E’ stata una grossa cafonata. E qui mi fermo altrimenti debbo fare dietrologia. s.o.

giovedì 5 maggio 2011

AUTOSTIMA TEATRO E MUSICA

Il fatto
“Quest'anno a scuola si è deciso di approfondire alcune tematiche educative molto importanti per migliorare la formazione di una genitorialità  più consapevole e più competente rispetto alle sfide che la società ci pone riguardo all'educazione dei figli, ma soprattutto per favorire una loro crescita serena ed equilibrata. Il tema del prossimo incontro, che si tiene al Plesso San Ciro, sarà: Educare i figli all’autostima (a cura della psicologa Laura Lupo)”.

Il commento
Martedì nel laboratorio dei pupi abbiamo replicato Il brutto anatroccolo.
Spettacolo di marionette liberamente tratto da una fiaba di Andersen. Spettacolo promosso dalla AIBI e dal Ministero, sponsorizzato dalla Henkel,  da noi realizzato e portato in tour nelle principali città italiane.

In una nidiata di anatroccoli, uno è grigio, grande e goffo. Sebbene la madre cerchi di accettarlo, a tutti è evidente che il piccolo è fuori luogo; tanto che alla fine la mamma decide di abbandonarlo. L'anatroccolo vaga senza meta, e non trova nessuno che lo voglia; al calare dell'inverno, rischia di morire congelato. Alla fine dell'inverno, sopravvissuto miracolosamente, il piccolo giunge presso uno stagno dove nuotano un gruppo di splendidi cigni. Attratto dalla loro bellezza, si avvicina e rimane sorpreso quando le splendide creature gli danno il benvenuto e lo accettano. Guardando il proprio riflesso nell'acqua, il protagonista si accorge finalmente di essere lui stesso un cigno. Abbiamo scelto questa storia perché considerata una metafora delle difficoltà che spesso i bambini sperimentano durante la loro crescita. La fiaba viene spesso raccontata per rinforzare l'autostima dei bambini e far loro accettare eventuali differenze che li dividono dal "gruppo"; o addirittura, essere fieri di tali differenze, che potrebbero in realtà rivelarsi un dono.

Quale miglior mezzo per realizzare questa fiaba piena di buffi animali se non con le marionette? La nostra compagnia si è fatta carico di una tradizione antichissima che purtroppo sta scomparendo: il teatro delle marionette. Forse perché le nuove generazioni non sono interessate a portare avanti un mestiere così antico da sembrare, nella nostra epoca, un’arte ormai superata. Ma noi riteniamo che la poesia della marionetta sia, in qualche modo, imperitura: la sua grazia non soggetta a legge di gravità, il suo movimento che arriva dal muoversi delle dita del marionettista, esprimono una magia che ancor oggi (ma forse per sempre) incanta i bambini. Per questo abbiamo scelto di dar vita a questa notissima fiaba con le nostre marionette e ne abbiamo fatto una versione studiata appositamente per i bambini delle scuole materne ed elementari. Ormai il teatro e la musica sono scientificamente accettati come terapia e ci stupisce che nelle nostre scuole ciò non sia recepito. Mentre da parte nostra abbiamo invitato le mamme presenti a partecipare ad incontri di questo tipo, sembra che accettare che il teatro possa avere una funzione terapeutica ed educativa sia disdicevole. Auspichiamo che a questi incontri in futuro il teatro venga coinvolto, o meglio che si elaborino progetti comuni a solo beneficio di un futuro a misura per i nostri figli.

Tecnica utilizzata

Lo spettacolo utilizza marionette a filo mosse a vista da un piccolo ponte per dar modo al pubblico di “curiosare” dietro le quinte e vedere da vicino come si anima una marionetta. Al termine dello spettacolo i marionettisti sveleranno ai piccoli spettatori alcuni segreti della tecnica marionettistica e mostreranno da vicino come si muove un “attore di legno”.

mercoledì 4 maggio 2011

UNA TRADIZIONE D’ALTRI TEMPI CHE NON DEVE SPEGNERSI


Una vivace e nostalgica rievocazione dell’Opera dei Pupi di settant’anni fa,
un omaggio di Mimmo Tuzzolino, che da bambino ne era spettatore appassionato

Ogni anno, in inverno, un puparo si piazzava per mesi in un capiente pianterreno del centro storico e vi montava un piccolo palcoscenico dove, con la modica spesa di quattro soldi, trattabili, anno dopo anno, chi voleva potava assistere alla rappresentazione dei pupi di legno. Questi interpretavano le gesta dei cavalieri dell’antica Canzone di Orlando o le peripezie di Fioravanti e Rizzieri o di Santa Genoveffa ed altre storie, tutte ben conosciute dagli affezionati che le rivedevano sempre con lo stesso piacere e con le stesse emozioni. La parte più noiosa era quella in cui Carlo Magno, re dei franchi convocava tutti i paladini suoi vassalli ed esponeva, in un’approssimativa lingua italiana, il suo piano d’azione per contrastare i saraceni. Era un lungo monologo che richiedeva molta pazienza da parte del pubblico. Noi bambini amavamo le scene movimentate. Ma anche gli spettatori adulti le preferivano. Il pubblico partecipava all’azione scenica gridando dalla platea al “paladino” in pericolo: “Accura! Accura!” avvertendolo di una minaccia o di un tranello. C’era chi arrivava a vedere la paura e i cambiamenti del colore del viso in un guerriero saraceno che incontrava il valoroso Orlando e gridava: “Talè com’aggiarnià”. E nessuno badava al fatto che uno dei personaggi si esprimesse in modo bislacco dicendo: “Vedo un castello che a me s’avvicina”. All’ opera dei pupi tutto poteva accadere e tutto era concesso... Il pubblico fremeva durante le grandi battaglie tra cristiani e saraceni, quando il palco si riempiva di cataste di pupi uccisi e dove, alla fine, immancabilmente vincevano i nostri, cioè i cristiani. Per non parlare delle forti e pesanti parolacce all’indirizzo di “Cane” (Gano) di Magonza, il traditore del prode Orlando a cui causò la morte in battaglia, favorendo un tranello tra le strette gole dei Monti di Roncisvalle. Era tale l’odio che gli spettatori provavano per tale personaggio che, quando poi litigavano tra loro, si affibbiavano a vicenda quell’aborrito nome come la peggiore offesa: “Tu si un Cani di Maonza”. I pupi saraceni si riconoscevano sia per il caratteristico abbigliamento, sia per le pesanti parolacce e certe volte anche le bestemmie che scappavano loro di bocca quando ricevevano un fendente. Ai cristiani questo non succedeva  mai! Purtroppo c’era anche il momento della tragedia. Quello del tradimento di Gano e della morte di Orlando. Molte volte il puparo doveva rimandare per più di una sera la morte di Orlando a Roncisvalle e allungare la storia, perché bisognava preparare l’animo degli spettatori a un fatto cosi drammatico. Orlando era troppo amato dalla totalità degli spettatori; oggi si direbbe che eravamo tutti suoi fans.
Ho ancora nelle orecchie il suono della pianola che aveva due o tre sequenze musicali che facevano da colonna sonora e che si alternavano secondo le scene presentate. La storia dei Paladini mi piaceva, ma da bambino aspettavo, in coda allo spettacolo, la farsa di Virticchiu e Nofriu che, con le loro battute in dialetto, mi facevano sbellicare dalle risa. Oggi, per poter rivedere tali opere di grande valore culturale, bisogna andare a ricercarle, con difficoltà, in città come Palermo e Catania, dove, nel centro storico c’è ancora qualche locale che continua la tradizione molto apprezzata più dai turisti che dai siciliani. Per avere un’idea del valore di tale tradizione, basta dire che una delle menti più lucide della nostra isola, il professore di filosofia Fortunato Pasqualino di Caltagirone, assieme alla moglie svedese, girarono tutta l’Europa a rappresentare l’Opera dei pupi, riscuotendo validi riconoscimenti da parte dell’alta cultura dei paesi visitati. Ritengo utile aggiungere che Fortunato Pasqualino era un giovane bracciante agricolo che andava a giornata nei campi e che, da autodidatta, presentandosi agli esami da esterno a Catania, ebbe la capacità di laurearsi in lettere e filosofia. Fu più volte intervistato nei programmi della nascente televisione, riscuotendo notevoli apprezzamenti. Essendo un cattolico intelligente fu ricevuto anche dal Papa del tempo: egli cattolico assieme alla moglie protestante. E’ una persona da non dimenticare. In questi giorni, quando sto per chiudere questo lavoro, mi arriva notizia che a Marineo è di nuovo arrivata l’Opera dei Pupi. Avevo concluso il capitoletto dicendo che in Sicilia non era del tutto sparita e che quei pochi locali che ancora continuano a tenere viva questa importante tradizione ne hanno elevato di molto il livello culturale. Ebbene Marineo ha la fortuna di avere un “puparo” di eccezionale valore. M’ era arrivata notizia che Onofrio Sanicola, un marinese doc, che conosco benissimo fin da ragazzo come persona straordinaria, avesse intrapreso questa iniziativa, ma non speravo affatto che venisse in paese a portare tale ventata di ossigeno culturale. Lo pensavo altrove, in zone lontane da noi. Sapere che è tornato nel suo paese natale a regalarci il frutto della sua intelligenza e originalità è stata una bellissima notizia. Spero che la vecchiaia, con tutti gli annessi e connessi, mi diano lo spazio e il tempo di poterlo incontrare e di godere delle sue capacità artistiche.                                                                                                                        

Mimmo Tuzzolino

MARINEO VERSO RIFIUTI ZERO

MARINEO
VERSO RIFIUTI ZERO 2020
CONVEGNO : 6 MAGGIO 2011 ORE 15
Parte bene nei preliminari e ci auguriamo che il nostro consulente non si lasci sfuggire i particolari come quelli della pulizia, dei posteggi, delle porte che sbattono, dei prolissi presentatori abusivi, di concordare gli interventi esterni avvicinando chi li fa per abitudine anche se interessato, che il break non diventi “ una manciata…”, che si eviti il gioco dei microfoni, che ci siano assistenti a sufficienza , che la gente entri dalla seconda sala per non disturbare, che i nostri assessori non si presentino in jeans e maglioni, ma che siano presenti ! che gli intervenuti abbiano carta e penna per i loro appunti che gli verranno consegnati al momento della accettazione-iscrizione, se si fanno riprese o si proietta ci sia un tecnico non un attore, che ci sia qualcuno qualificato e sorridente alla accoglienza capace di riconoscere gli ospiti, che non diventi un torneo di autocelebrazionismo . Prendano esempio dal Sindaco che sino ad oggi in queste situazioni “fa il Sindaco e non il primo della classe”, che il personale del servizio rifiuti sia presente ben individuabile con un incarico ben preciso (servizio assistenza, servizio d’ordine, accompagnatori degli ospiti ecc.). Questo “convegno” non va trasformato in una passerella politica ma deve essere il risultato di un lavoro di gruppo che ha dato a Marineo un certo prestigio sino ad ieri ancora confuso ma se si organizza un convegno si dovrà consolidare rispettando l’immagine faticosamente creata in questo settore.
Evitiamo quindi situazioni ridicole.

lunedì 2 maggio 2011

ETIOPIA 1935 - 36

Siamo stati a Ciminna accompagnati dalla grande curiosità che ci invade quando si tratta di storie nostre. Un amico ,il cui padre, partecipò con il battaglione universitario a questa drammatica avventura , da me invitato mi accompagna sino a Ciminna anche per salutare il Sindaco già conosciuto in altra occasione. Non ultimo quello di verificare il livello organizzativo e ambientale di queste presentazioni per poi confrontarle con quelle nostre che recentemente ci vengono proposte nel nostro ex palazzo Beccadelli. Il luogo era discreto:una cappella gentilizia in  disuso già parte di un ex ospedale. Si inizia con oltre 2 ore di ritardo (sic!). Nessuno ci avvisa e nessuno si accorge dell’assenza di Rosario Perricone annunciato per un suo intervento-contributo.
Ci sono lavori che abbiamo subito apprezzato e dove Santo Lombino eccelle. In questo ci hanno colpito alcune “anomalie” che vi riportiamo. Per primo ci è sembrato un maldestro tentativo di “mitizzare” un personaggio , un “nonno”  il cui merito-demerito è stato quello di partecipare “da camicia nera” all’esperienza etiopica del ’35-36 da fascista, da infermiere e forse tornare da antifascista. Quindi un “vero volontario in camicia nera”. Che la nipote lo riabiliti è umanamente comprensibile , ma non abbiamo compreso il messaggio storico del documento. Persino Roberta Melluso (dottoressa ,non anziani ma veterani) è sembrata confusa e fortemente dissenziente dal Lombino.  Non sono bastati una decina di archivi nazionali a “santificare “ il nostro infermiere.
Il tutto ci è sembrato il solito incontro “antifascista” di irriducibili , numerati, catalogati,sempre gli stessi che si ritrovano sponsorizzati dal minculpop . Manca sempre un minimo di contraddittorio,  un minimo di “non sono d’accordo”. I presenti, malgrado due ore d’attesa eravamo nemmeno trenta, di cui 5 sono venuti con il prof. messinese , il resto vari accompagnatori dei relatori. Menzione speciale merita il rappresentante dell’associazione messinese etiopica che ci ha intelligentemente spiegato che malgrado le atrocità (gas, tiro a segno sui prigionieri,non ci è stato detto se il nostro infermiere era consenziente o meno ecc.) ci ha spiegato che gli etiopi “amano” gli italiani, con buona pace di chi pensa che gli italiani siano stati inventori del nazismo e delle sue atrocità, delle torture , del loro animo feroce, delle leggi razziali .  Ah ! la bella faccetta nera ! Ah! il rientro in patria con mogli abissine e figli !
L’unico fuori del coro è stato il prof messinese che ,senti senti, è arrivato a dichiarare che le leggi razziali non le ha inventate il fascismo , il tutto ben documentato. Riteniamo pedante ed inutile questo documento che non aggiunge nulla a quanto sappiamo. Un album di famiglia da mostrare ai soli parenti. Santificato da Santo Lombino, messo fra l’altro un po’ in difficoltà dalla collega ricercatrice. Queste presentazioni usate e abusate per autocelebrarsi come autori, relatori e “specialisti” allontanano la gente . Anche perché la gente ha capito ciò che gli organizzatori stentano a capire : che hanno abusato della nostra intelligenza e pazienza.
A Marineo sembra lo si sia capito e passata l’ondata della presentazione di libri , che ci ha lasciato solo locandine da usare come curriculum di una stagione culturale pietosa, ora si tenta la strada dei convegni.

PAPA WOJTYLA:BEATO SUBITO E FORSE PRESTO ANCHE SANTO

Papa Giovanni Paolo II sarà beatificato il 1° maggio davanti a centinaia di migliaia di devoti in piazza San Pietro e alla presenza di suor Marie Simon Pierre, la religiosa francese malata di Parkinson e miracolata. Il processo di beatificazione, il più veloce nella storia della Chiesa, ha però suscitato qualche perplessità in parte del mondo cattolico.
Una folla aveva gridato al suo funerale “santo subito”, tanto che i cardinali, riuniti per eleggere il suo successore, firmarono immediatamente una petizione per chiedere alla Chiesa di rinunciare al prescritto periodo di cinque anni di “decantazione” per l’avvio di una causa di beatificazione. Lo stesso Wojtyla, del resto, aveva snellito la procedura con l’eliminazione della funzione dell’advocatus diaboli, l’avvocato del diavolo, una sorta di pubblico ministero, che era l’ecclesiastico che contrapponendosi dialetticamente al postulator Dei, il sostenitore delle ragioni della beatificazione, cercava tutti i cavilli che certamente allungavano i tempi ma garantivano anche la correttezza della procedura.
Durante i 26 anni del suo pontificato Papa Giovanni Paolo II ha prodotto più beatificazioni (1.338) e canonizzazioni (482) di tutti i predecessori messi insieme, e dal momento che la tradizione cattolica annovera 263 Pontefici prima di lui, la cosa è impresa non da poco. Una strategia ben precisa: il Pontefice voleva dimostrare al mondo secolarizzato che la santità c’è ancora. “Lo scopo della Chiesa – amava dire – è portare il più grande numero di persone alla santità”.
Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi ha assicurato che la causa che ha portato papa Wojtyla alla gloria degli altari non ha avuto “facilitazioni”, ma è stata rispettata la procedura con “accuratezza e rigore”. Ora per la canonizzazione, non si sa se e quando, bisognerà aspettare un altro miracolo.
Mariolina Sardo
1.05.2011

domenica 1 maggio 2011

ANTONINO CINCINNATO

ANTONINO CINCINNATO
Sinceramente aspettavamo più clamore ,ma alla fine sta prevalendo la tesi da noi proposta: vado in campagna a trovare il mio amico Cincinnato. Sì, è apparso un “volantino di giovani” che immagina losche trame, qualche commento di grossi giochi politici in atto, insomma come dicevamo fantapolitica. Che avevamo indovinato lo confermano due frasi dell’interessato a noi fedelmente riportate. “Sono sceso in politica per cercare di cambiare Marineo, dare il mio contributo, costruire , contribuire , ma alla fine mi sono accorto che stavano cambiando me. Quindi mi sono fermato. Tutto qui niente dietrologia. A Marineo non cresce nulla è inutile seminare“. Come al solito asciutto, asettico, distaccato.
Aspettiamo il suo trasloco nel giardino delle arti, porti la sua tenda !