lunedì 31 gennaio 2011

SANTU CIRU E LI DUTTURA

Non potevamo fare a meno del commento di Ezio Spataro , poeta non solo azzannatissimo ma anche anarghiro, che in questo caso significa “senza” premio non perché non lo merita ma perché non lo questua. Sto organizzando una tavulata con San Ciro tieniti libero.
Santu Ciru e li duttura
Santu Ciru scinnennu pi la via
ncuntrava na brigata di duttura
allura si ferma e ddocu spia:
“attì quantu pigghiati all'ura?”
Nuatri cuntiggiamu sempri a visita
rispunnianu a coru li duttura,
d'oru circamu la gemma e la pipìta
e pi chissi curamu tutti li dulura.
Ma allura nun siti anarghiri
comu nna l'antica Età
quannu l'oru nun putià luciri
cchiù di la Fidi e di la Carità...
...Anarghiru l'Egittu!!
ripitianu a coru li duttura
nuatri avemu grassu lu pittitu
e l'oru l'accucchiamu cu primura!!
La fidi chi ancora prufissati
nun vasta a cunquistari lu tesoru
ca saggiamenti nta lu cielu accumulati
e vali chiossà di tuttu l'oru?
Nuatri semu chiddi di la Sanità,
idda nni cunfirisci nnomu e dignità
lesta scrivemu la ricetta cu la cura
e di lu Statu Laicu nuatri semu li duttura!!
E si un puvureddu scunsulatu e sulu
cci aumenta tuttu nzemmula u duluri?
Allura pi vuatri è comu un mulu
c'azzuppannu pi iddu un ci su curi…
S'avi l'oru e li brillanti di purtari
sicuru ca la cura si cci po truvari
ma siddu è un mulu comu dici tu
allura la quistioni nun nni tocca cchiù.
Siddiatu pi sti misiri paroli
Santu Ciru nta lu cielu arritiratu
dissi a lu Signuri "a mia mi doli,
ma l'oru di pietà nun fu truvatu.

domenica 30 gennaio 2011

SANTU CIRU DI OSSIOS LUCAS

San Ciro di Ossios Lucas. In caso di riproduzione è gradita la segnalazione dell'origine.

Questa foto da me fatta negli anni settanta nel Monastero di San Luca (Ossios Lucas) fra le montagne della Beozia vicino il santuario pagano detto Oracolo di Delfi è un mosaico del settimo secolo inserito in un gruppo di “santi anarghiri” . E’ raro trovare questi santi singolarmente. Gli ortodossi li uniscono come fosse un sol santo. Per anni ho visto immagini di questo tipo ma non avevo mai fatto collegamento al nostro San Ciro. Quando tornai indietro per ricercarli la mia memoria iniziava a cancellare molte cose. L’ultima volta trovai l’immagine a Paleo Faliron il vecchio porto di Atene prima del Pireo.Fu appunto durante la mia solita passeggiata serale sulle tracce di Socrate che scoprii questi dipinti. Partivo dall’aeropago, passavo davanti il luogo dove San Paolo inneggiò al “Dio ignoto, scendevo sino all’ulivo di Socrate e finivo al Faliron. Poi aggiunsi una tappa alla chiesa dove c’era il dipinto moderno degli anarghiri. C’è ancora tutto tranne l’ulivo distrutto da un distratto autista con il suo pullman rischiando il linciaggio a cui avrei partecipato volentieri anzicchè starmene a guardare.

PS Voglio segnalare un lavoro appena uscito di Nuccio Benanti sulla iconografia su San Ciro.
Questo ci pare il suo "vero" mestiere. 

MA CHI SA LEGGERE LA BIBBIA ?

CONOSCIAMO POCO LA BIBBIA?
Non abbiamo fatto un sondaggio per sapere se è vero. Speriamo di sbagliarci e di scoprire che i cattolici italiani hanno superato il distacco dalle Sacre Scritture – dovuto anche al fatto che per lungo tempo erano solo in latino. Ora però possiamo leggere la Bibbia in tutte le lingue e le nostre guide spirituali ci invitano tantissimo a farlo per rimediare a questa mancanza.
Dai più seguiti programmi televisivi spesso emerge il contrario. Prendiamo come esempio “Chi vuol essere milionario”. Per chi non conosce il programma sono 15 domande di vario genere con la difficoltà crescente per arrivare all’ultima che vale un milione di euro. Per poter arrivarci il concorrente ha tre aiuti: togliere 50% di risposte, chiedere l’aiuto al pubblico oppure domandare a casa con una telefonata. Anche con questi aiuti pochi arrivano così in alto.
Giovedì 27 gennaio in questo quiz ha stupito una signora di aspetto semplice e di modi umili (era una casalinga laureata) che sapeva rispondere alle domande veramente svariate e spesso difficili. E’ arrivata all’ultima domanda – quella da un milione – con tutte e tre gli aiuti. Molto brava. L’ultima domanda però riguardava la Bibbia e lì sono sorte le difficoltà. La domanda suonava pressappoco così: Che cosa fece Adamo dopo che è stato cacciato dal Paradiso Terrestre? Grande perplessità. La signora chiese al pubblico che ha dato la risposta sbagliata (secondo gli autori). Poi telefonò a casa, dove non hanno fatto in tempo a leggere tutto il passo per arrivare alla risposta. La persona che aiutava da casa è arrivata al punto in cui Adamo si accorge di essere nudo. Questa scoperta ha un grande significato – non pornografico – ma di debolezza e fragilità che rappresenta la lontananza da Dio. Più avanti leggiamo che Dio fece un gesto molto bello, pieno di tenerezza e di cura di Adamo ed Eva: “Il Signore Dio fece all’uomo e alla sua moglie tuniche di pelli e li vestì”. Non per ‘coprire le loro vergogne come si diceva una volta ma come un gesto di protezione. Ma torniamo al quiz. Una delle risposte possibili era “lavorò la terra” e in effetti subito dopo leggiamo: “Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era tratto.” La concorrente fa togliere metà delle risposte e questa viene esclusa. Gli autori sono andati all’inizio del capitolo successivo dove nella nostra traduzione leggiamo: “Adamo conobbe Eva sua moglie…” La risposta del quiz invece era più esplicita: “Si unì a Eva”. La concorrente ha fatto il suo ragionamento: se Adamo si è accorto di essere nudo, cos’altro poteva fare se non unirsi ad Eva. E ha vinto un milione di Euro.
Va bene, è un gioco che però ci è servito per far vedere che sia gli autori delle domande del quiz che i concorrenti non dimostrano una buona conoscenza di un libro più importante di tutti: la Bibbia. Eppure è una fonte inesauribile di saggezza e di insegnamento che si riflette nella nostra cultura. Ad esempio quando diciamo “Chi trova un amico, trova un tesoro” oppure quando i compagni esortavano “Chi non lavora non mangi” forse non sapevano di citare San Paolo. L’invito per tutti noi è di avvicinarsi a questa lettura, ognuno secondo il proprio metodo o possibilità. Ma cominciamo. Altrimenti sarà sempre valida l’affermazione che una semplice vecchietta protestante conosce la Bibbia meglio di un laureato cattolico.
Ruzena Ruzickova

venerdì 28 gennaio 2011

IL MIO NOME è REGINA ...DI SPADE

BRADAMANTE E RODOMONTE
 
Conversazione con  Marie Reine Toe, scrittrice e regista
originaria del Burkina Faso e autrice di Il mio nome è Regina

Da noi si chiamano cuntastorie, cantastorie, cantimbanchi, affabulatori e cosi via. Al suo Paese si chiamano Griot. E’ una coltissima sirena. Se la lasci parlare sei perduto. Ti incanta! E’ proprio un “Griot”. Ti incalza come se raccontasse miti lontani di eroi persi e ritrovati. Non ti accorgi che sta parlando di se, ti racconta cose personali  affascinandoti. Cosa le è successo diventa secondario e si sdoppia. Passa l’infanzia a Pechino con il padre diplomatico “un sodalizio fortissimo”; al suo rientro in Africa tra la sua gente “meravigliosa” insieme alla madre “la più forte” e ai suoi fratelli “compagnoni da dammi cinque” è vittima della rivoluzione di Thomas Sankara che prende il potere in Alto Volta, oggi Burkina Faso.
Da grande diventa cantatrice delle sue stesse storie delle sue incredibili vicissitudini.
- Quando ero dentro cose più grandi di me  e che non mi spiegavo desideravo un bicchiere di acqua fresca, cioè fare intervallo. L’Africa e l’Italia non mi hanno dato solo amarezze e delusione. Non mi hanno mai fatto piangere perché io non piango davanti agli altri . Come dire una donna forte non piange combatte. Da sola piango, quasi mi piace piangere perché mi sento più umana, una donna che non teme nulla.
- Non ho avuto un giorno bellissimo ma tanti giorni belli e spero ne arrivino ancora in futuro. Non è un momento felice questo. Il lavoro che non solo non si trova, ma sei ancora classificata “sans papier” o ti inquadrano in un mestiere che non è il mio. La mia storia, il mio passato la mia cultura, la mia educazione rifiuta questo. Ma devi pur vivere. Quando tu non puoi scegliere il  lavoro che vorresti fare e come sposare uno che non ami, che rifiuti, che sconosci. Ma come dimostra tutta la mia vita io ho forza! Vincerò questa battaglia e se non riuscissi non è una penalizzazione tornare a casa.
Le chiediamo:          
- Oggi lei di chi è regina?  Chi la viene a prendere tutti i giorni con un cavallo bianco, chi le sussurra dolci parole, chi la guarda in quegli occhi bellissimi?...
- Sto aspettando come un’adolescente che la mia vita si completi, si riempia. Sono cattolica ed il mio modo di essere cattolica non è anomalo. Non prego Dio genericamente, ma la mia forza è Dio. E’ lui che mi dà una forza illimitata. Con un alleato così posso affrontare qualsiasi storia.
Quando smette di parlare è come quando va via la luce … Si è  un Griot  perfetto.
Benvenuta a Marineo  Maria  Regina! Anzi no Bradamante, amazzone terribile! Pregevole scrittrice . .. vieni a cantarci storie meravigliose!

Onofrio Sanicola



Il mio nome è Regina – Sonzogno editore Milano. Di Marie Regina Toe.
Sabato 29 gennaio 2011Ex granaio del Palazzo Beccadelli ore 18


giovedì 27 gennaio 2011

IL RELATIVISMO NON PUò PASSARE NELLA CRUNA DELL'AGO


Ci si può porre subito un primo interrogativo riguardo all’insegnamento di “teologia”che Mancuso svolge nell’ambito della facoltà di filosofia dell’università Vita e Salute: quanto è rimasto di teologico ? A parte la considerazione che nell’ordinamento universitario italiano non esiste una laurea in teologia, ma, appunto, in filosofia, in effetti la sua è una posizione filosofica , se vogliamo usare con generosita' questo termine, che pretende di modificare la visione cristiana (per esempio sul peccato originale) sulla base delle nuove conoscenze scientifiche (l'energia cosmica che viene quasi trasformata in principio metafisico). Ciascuno e' libero di argomentare come crede, ma se si parla di teologo (che insegna filosofia) cattolico bisognerebbe spiegare che cosa e' rimasto di teologico e sopratutto di cattolico nel suo pensiero. Quanto alle altre argomentazioni, l'estensore di quelle confuse note dovrebbe spiegare se le sue tesi mirano ad aggiornare il cristianesimo o semplicemente a negarlo. Noi propendiamo per la seconda ipotesi e pensiamo che l'autrice dovrebbe avere l'onesta' intellettuale di riconoscerlo: altrimenti sorge forte il dubbio "che qualcosa ci sia stato nascosto perche' taciuto" delle sue posizioni. In realta' le questioni messe in discussione non separano i cattolici "ratzingeriani" dagli altri cristiani ma semplicemente chi e' cristiano (cattolico, ortodosso, o protestante) da chi non lo e'. Per ogni confessione cristiana Gesu' Cristo e' il figlio di Dio incarnato, crocifisso, morto e risorto, redentore del genere umano. Questa e' la fede cristiana basata sulla testimonianza degli apostoli e sulla loro esperienza di Cristo risorto e riportata negli scritti del nuovo testamento. Non c'e' studio sul Gesu' storico che sia stato in grado di minare questi elementi fondamentali dell'esperienza cristiana. Ne' diranno in questo senso qualcosa di nuovo le rimasticature ottocentesche di un Augias le cui argomentazioni di fondo si basano su un pregiudizio razionalistico per cui ogni esperienza del soprannaturale non puo' che essere frutto di una ingenua visione magica se non di una voluta manipolazione. Come dire che i miracoli, anche se ci sono non possono esistere: se la mia "ragione" decide che e' cosi' non puo' che essere cosi' e se la realta' non si adegua tanto peggio per la realta'.
Quanto alla questione dei manoscritti, anche qui la realta' e' ben diversa: non esiste corpus di manoscritti che ci sia arrivato dall'antichita' cosi' vicino per distanza temporale rispetto agli eventi narrati e cosi' concordante nelle diverse fonti. Se si applicasse lo stesso criterio qualunque notizia sulla storia antica sarebbe priva di ogni attendibilita'. Per l’episodio del cammello o della gomena da far attraversare la cruna dell’ago ci sembra oltremodo ridicolo perché non sposta di un millimetro il significato. In conclusione, una miscellanea capace di confermare ancora una volta quanto il relativismo odierno conduca non solo all'indebolimento della ragione, ma anche, come direbbe quel grande scrittore che e' stato Chesterton, alla perdita del più' elementare buon senso.
P.M.

mercoledì 26 gennaio 2011

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEI TESTICOLI

di Eziu Spataru               da   www.percorsipoeticiabrannu.blogspot.com
Ricordo quando andavo alle scuole medie, un giorno il professore di scienze doveva spiegarci l'apparato riproduttore maschile, allora un mio compagnetto col sorriso smaliziato e furbetto fece una domanda a bruciapelo: "professore cosa sono i testicoli?". Tutti gli altri compagnetti ci mettemmo a ridere e allora il professore si arrabbiò e rimproverandocci disse: "cosa ridete stupidi, i testicoli vi fanno ridere? Sono cose normali, cose che abbiamo tutti, si proprio tutti, nessuno escluso". Caro il mio professore, a distanza di più di vent'anni ti devo dare torto marcio; tu ci illudevi e ci facevi credere che i testicoli ce li avevamo tutti, ma eri solo un illuso. Non è affatto così, sono tanti quelli a non averceli. Volete un esempio? Ogni giorno decine e decine di persone sui blog firmano commenti anonimi in cui offendono la gente, la diffamano, la insultano, senza avere il coraggio di dire le cose davanti alla persona diretta interessata. Gia! Sto parlando del fenomeno della vigliaccheria informatica, che affligge migliaia di persone represse ogni giorno. Persone che usano l'anonimato alla maniera dei più squallidi mafiosi, per gettare discredito sulle persone. Questi individui sono quelli che Sciascia chiamava i quaquaraqua, che hanno paura di esporsi e si nascondono dietro il loro dito.
Mi riallaccio ai casi scoppiati in questi ultimi tempi a Marineo: Franco Virga, Onofrio Sanicola, il sindaco, Nuccio Benanti, Zuccu d'Aliva, Laura La sala, Carmelo Vono, Franco Calderone, e altri nostri compaesani, bersagliati di offese anonime. Scusate ma in che paese di merda viviamo? E soprattutto quelli che permettono la pubblicazione di tali insulti, in nome di quale libertà di espressione agiscono? Questa non è libertà ma solo fango!!

PS. A questo articolo non vogliamo aggiungere nulla , ma il nostro Ezio Spataro ha dimenticato almeno due nomi Cyrus Rinaldi e Franco Vitale e altri .
La poesia di Ezio Spataro la trovate nei commenti per motivi tecnici.

martedì 25 gennaio 2011

LO STILE DI SALVATORE CUFFARO

Orlando  del Laboratorio dell'Opera dei Pupi di Marineo
Ho conosciuto Salvatore Cuffaro. Si sono sprecati appellativi di tutti i tipi. Ora è in carcere . Ci è andato prima che lo venissero “a prendere” . Le foto con vassoi di cannoli girano all’impazzata. Ho conosciuto  Cuffaro “mafioso” che difendeva la Sicilia, la  sua cultura, la sua gente. Chi sono io per definire Cuffaro “mafioso” ci deve pensare la legge. Ora siamo nella fase dei distinguo. Eravamo alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano , non alla sagra del buccellato, con il mioTeatro dell'Opera dei Pupi. Due milioni di visitatori.Avevamo un piccolissimo salottino rifugio di tutti coloro che avevano i piedi a pezzi ma non gradivano i “salotti “ della regione. La sua signora e lui si sedettero. Non sapevo chi fossero ma come nostra abitudine subito ci rendiamo ospitali. Arriva uno e lo chiama assessore, un altro onorevole e cosi via. La signora , vestiva i panni della maestra in vacanza: distaccata , riservata. Lascio l’onorevole agli altri e mi occupo della signora chiacchierando di come i mariti quando parlano del proprio lavoro dimenticano le mogli. Si vede che mi ha sentito è mi ribatte secco :” non io” . Subito Lui fa capire agli altri che non è il momento. Parliamo di vino , di costume , di pupi. Avevo già capito che era l’Assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro. Diventa Presidente della Regione senza avvisarmi né dirmi niente…(sic).
Rimini Meeting dell’Amicizia dei Popoli 2005. C’erano tutti : capi di governo di regione presidenti camere e via di seguito. Noi siamo al centro della zona delle piscine. Opportunamente coperte contengono sino a tremila persone. Per tutte le sere a circa duemila persone “servo” i pupi siciliani in forma Kolossal con commento in diretta. Passa a lato il Cuffaro con il seguito. Dal microfono saluto  dicendo “ questo è un teatro dei pupi siciliani e qui c’è il Presidente della Regione Sicialiana, vorremmo ci portasse il saluto della Sicilia”. Scoppia un caso . I ciellini non vogliono e lo dicono sorridendo a denti stretti, mentre faccio mandare in voce le canzoni siciliane chiedo al responsabile cosa succede. Mi si dice che la cosa non è stata gradita. Rispondo ma come avete avuto i fondi dalla Regione Siciliana  ?…. Scendo dal palco vado dal Presidente e dico o Lei sale o dico che non vuole salire. Ritorno sul palco . Aspetto un segnale. Giù c’è un battibecco con Cuffaro. Alla fine sembra non salga. I ciellini del servizio d’ordine lo stanno trascinando verso la cena ufficiale. Lui si ferma mi fa cenno della mano per salutarmi e tutti si rilassano perché è chiaro che segue il programma ufficiale.  Erano gli anni del suo primo  processo e i ciellini non  volevano rogne ma avevano ricevuto i finanziamenti e volevano solo seguire il programma concordato. Deluso seguo con la presentazione del mio spettacolo, quando uno del suo staff mi fa segno mi avvicino e mi dice “sale”. Guardo esterrefatto verso di Lui e con il suo fare tipico si avvicina al palco. 
“ Signore e Signori questo è un teatro dei pupi siciliani ed ho l’onore di presentarvi “il mio “ Presidente della Regione Siciliana”. Enorme mormorio perché i cilellini appena decidono qualcosa lo sanno anche gli ultimi simpatizzanti in tempo reale. Erano imbarazzati di avere Cuffaro e lo accettavano a malincuore. Un applauso corretto normale. Lui prende il microfono per salutare, ma il suo microfono non funziona. “ Tecnologia siciliana…scusateci…”dico. Guardo il tecnico alla consolle che mi fa segno “Io non c’entro”  allargando le braccia. “Intanto in Sicilia non costruiamo microfoni ..” Risponde Cuffaro strappandomi il mio microfono di mano. “ Ho conosciuto Il Presidente alla Bit di Milano mentre promuovevamo la Sicilia dieci anni fa…” Esattamente 9 anni e tre mesi…” mi risponde Cuffaro sbalordendomi. Breve saluto alla folla auguri ai pupi ecc.ecc.” Sparisce immediatamente. Ora si grande applauso del pubblico . Io vado a fare il mio lavoro. Mai più visto  più. Mai avuti aiuti, ingaggi o cose del genere. Ora al di là delle sentenze (tre) come cattolico mi sento molto vicino alla sua famiglia e alla sua signora, come cittadino sono preoccupatissimo. Primo perché da puparo potrei essere indicato come colui che manovrava Cuffaro… (sic). Secondo se ci sono voluti tre processi vuol dire che la giustizia funziona. Terzo cosa succede quando l’uomo finisce in questi ingranaggi ? Se è un cattolico , un credente pagherà il suo debito e non gli succederà nulla: perché Dio lo assiste.
Onofrio Sanicola

PS. "DA LUI LEZIONE DI CIVILTà" Antonio Esposito Presidente della Cassazione che ha letto la sentenza.
"Per il suo contegno esprimo la mia solidarietà sul piano umano a Cuffaro" Massimo Ferrara deputato regionale del PD. 


lunedì 24 gennaio 2011

I RICCHI E LA CRUNA DELL' AGO

Chi ha l’abitudine di frequentare le librerie avrà notato che negli ultimi anni scalano le classifiche alcuni libri di diversi autori che mettono in discussione le posizioni e l’autorevolezza della Chiesa cattolica e il cristianesimo in senso più ampio. E’il segno di un grande interesse verso il Gesù della storia per riscoprirne il messaggio dopo 20 secoli di incrostazioni che l’hanno appesantito e deformato, una ricerca fino a poco tempo fa riservata ai soli specialisti. Ne è la prova l’attenzione per i libri scritti da Vito Mancuso, docente di teologia moderna e contemporanea presso la facoltà di filosofia dell’università San Raffaele di Milano, che ha una visione della Chiesa lucida e anche coraggiosa, per essere un teologo cattolico.
‘C’è un senso diffuso di sfiducia, persino di sospetto verso la Chiesa e il suo insegnamento ufficiale, l’impressione che qualcosa ci sia stato nascosto perché taciuto o fatto tacere o perchè elaborato a partire da verbosi concetti dottrinali, funzionali solo alle lotte di potere senza nessuna attinenza con la cosa in sé”, è la riflessione di Mancuso, teologo poco gradito in Vaticano, nel libro-dialogo con Corrado Augias Disputa su Dio e dintorni.
Bart D.Ehrman, storico del Nuovo Testamento e direttore del dipartimento di studi religiosi dell'Università del North Carolina, è una delle massime autorità mondiali di studi biblici, ed esperto di critica testuale, la scienza che ha l'obiettivo di risalire alle parole originali sulla base di manoscritti nei quali esse sono state modificate. Nel suo «Gesù non l'ha detto. Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei Vangeli» (Mondadori) riporta il risultato di trent’anni di ricerca. I testi dei vangeli sono stati corretti - afferma il cattedratico - manipolati, male interpretati numerose volte nei secoli; di nessuno si possiede il testo originale e solo un accurato lavoro di filologia ha permesso di ricostruire qua e là il tessuto delle origini, quanto meno di scorgere i punti nei quali sono state operati variazioni. Un esempio: la celebre frase e di grande impatto “è più facile che un cammello entri nella cruna dell’ago che un ricco entri in paradiso” è priva di senso. Che c’entra il cammello con la cruna dell’ago? Infatti è un errore di traduzione o di compilazione; il copista ha scambiato kamilos, cioè gomena grossa fune, con kamelos, cioè cammello. Se diciamo ‘è più facile che una grossa fune passi per la cruna di un ago, che un ricco entri in paradiso” è una frase che ha più logica.
Lo stesso punto di vista non confessionale con cui trattare i problemi religiosi ha spinto Augusto Cavadi, teologo e docente di filosofia in un liceo di Palermo, autore di diversi libri in materia, a scrivere “In verità ci disse altro - oltre i fondamentalismi cristiani (Falzea editore). “Sarebbe una perdita per l’umanità se si cancellasse la memoria di Gesù di Nazareth e del suo messaggio” puntualizza Cavadi. Dopo un lungo percorso teologico che l’ha portato ai margini del cattolicesimo, l’autore intende per “oltre il cristianesimo” un cristianesimo che conserva il meglio di sé e si libera del peggio. Cavadi cita padre Ernesto Balducci, il sacerdote dell’ordine clericale degli scolopi, morto in un incidente stradale nel ’92, personalità di spicco nel mondo cattolico e sostenitore del Concilio Vaticano II che si occupò di “temi planetari”, di diritti umani, rispetto dell’ambiente, cooperazione, solidarietà e pace, favorendo il dialogo tra credenti e non credenti. ‘E’ vicino il giorno in cui si comprenderà che Gesù di Nazareth non intese aggiungere una nuova religione a quelle già esistenti - scrisse padre Balducci - ma al contrario volle abbattere tutte le barriere che impediscono all’uomo di essere fratello all’uomo e specialmente all’uomo più diverso, più disprezzato”.
Queste pubblicazioni girano intorno alla tesi che il cristianesimo sia una religione costruita e che la predicazione di Gesù Cristo sia perfino qualcosa di diverso da quel complesso dottrinario che la Chiesa di oggi offre ai fedeli. I sostenitori di Benedetto XVI giudicano questa polemica una critica spregiudicata contro la Chiesa del Papa, considerato a torto oscurantista e antimodernista, contrapposta alla prospettiva emersa dal Concilio Vaticano II.
A noi non resta che aspettare il progredire di questo vivace dibattito. Chi era veramente Gesù? Il cristianesimo ha rispettato il suo insegnamento? O, se tornasse sulla terra, Cristo non riconoscerebbe le Chiese che pretendono di agire in suo nome?.
Mariolina Sardo

AL CASTELLO .COME UN CUNTU...UN CANTASTORIE.....UNA ESPERIENZA EPICA !


LE NOSTRE CANTONATE-ABBIAMO SBAGLIATO DATA

                                   SABATO E DOMENICA DUE SERATE DIVERTENTI
Scusi Signor Claudio Pesco, ma qualcosa non è chiaro. Lei mi vorrebbe far credere che qui si può organizzare qualcosa di privato ? Qualcosa di cui non sarai insultato ? Lei ci nasconde la verità. Chissà quanti incentivi ha avuto. Avrà scomodato onorevoli assessori sindaci delle varie valli. Contributi velati, sovvenzioni camuffate. Insomma non ci faccia credere che un giovane possa da solo “”fare”. Se abbiamo ben capito Lei si trova il locale ci porta artisti, organizza serate. Ma non ci prenda in giro ! Zitto zitto lei mette in piedi il tutto non elemosinando cortesie, non piagnucolando piaceri non vantando amicizie importanti e facoltose. In pratica se ne frega dei piagnoni che appena fai qualcosa dicono subito no non può farcela . Mi da l’impressione che sia come quel famoso dottore dalla doppia personalità. Di giorno musicista apprezzato, grafico eccellente, innamorato discreto, confrate con le palle. No Lei non mi inganna.! Me lo immagino la notte gestore di traffici cabarettistici ,padrone della risata. Dai Pesco “su questa terra non cresce niente” asserì il tizio. Vuoi fare teatro ti insultano senza aver mai visto lo spettacolo. Se vuoi cantare devi prima far morire tutti gli altri cantanti ! Attento a come ti vesti a come parli, scrivi. Si ma lei è quello dell’infiorata ! Stia attento che quello che ho scritto io sono rose e fiori ! In ogni caso caro amico intanto la ringrazio perché voleva coinvolgermi ed io per il suo bene ho…tralasciato. Poi sa cosa volevo dirle ? Lei vuol fare concorrenza alla Happy Hours ! Butti giù la maschera !Vai forte Pesco , vai per la tua strada . Comprerò in ogni caso due biglietti anche se non sono sicuro di venire . Dovrei trovare un abito , mettermi in ordine , convincere mia moglie a tornare a Marineo assicurandola che insulti e minacce sono simboliche e affettuose insomma non è facile. Ma spero la gente risponda anzi deve rispondere ! Abituati ad andare a spettacoli Kolossal fatti di promessi sposi in scatola, ad Agrigento bruciando la notte per vedere cose già viste in televisione pilotati da mass-media organizatissimi , ma poi non sanno apprezzare la fatica di un buon lavoro fatto sotto casa. Lei ha tutte le carte in regola , ha ottime referenze, mi dicono che lo spettacolo e gradevole e manda a casa riconciliati con la vita. Mi dicono che Lei ha creato un posto per le coppiette di tutte le età dove la gente è ben accolta , mi dicono che gli spettatori si guardano negli occhi chiedendosi “ piangi per le risa o perché mi ami ?“. Mi tenga in ogni caso due posti .Oltre ai soliti limiti di legge c’è un limite di età ?Come marinese sono orgoglioso di Lei ! Lei ci fa fare sempre bella figura ! In bocca al lupo !
Onofrio Sanicola
vedi locandina sopra - oggi ultima replica

domenica 23 gennaio 2011

GESù BAMBINO DI PRAGA

IL RACCONTO DELLA DOMENICA
Finalmente anch’io vado in gita a Praga. Tanti miei amici ci sono stati e ne sono tornati entusiasti. Andiamo noi tre amiche di cuore e ci affidiamo all’organizzazione di un’agenzia. Non conosciamo né il posto né la lingua, non vogliamo rischiare. Appena arrivate, la guida ci spiega gli itinerari per ogni giorno: Piazza Venceslao, la Piazza della Vecchia città, il Ponte Carlo e poi … Malá Strana. Abbiamo tanto sentito raccontare di queste viuzze strette pittoresche sotto il castello per il quale è dedicata un’altra giornata.Ma a Malá Strana la guida ci porta verso una chiesa barocca e ci spiega che lì è custodita la famosa statuetta di Gesù Bambino di Praga. Tutte la conosciamo e qualcuno nel nostro gruppo dice: dobbiamo andare a vederla, altrimenti sarebbe come andare a Roma e non vedere la basilica di San Pietro. Prima di entrare la guida ci spiega la storia di quella statuetta. Dicono che è in legno ed è ricoperta in cera. Proviene dalla Spagna dove il culto di Dio-bambino è molto diffuso. A Praga l’ha portata una donna nobile di nome Polyssena che ha sposato un nobile ceco. Era il regalo di nozze di sua madre. La coppia non ha avuto figli e la principessa regalò la preziosa statuetta al priore dei Padri Carmelitani Scalzi, presso il Convento di Santa Maria della Vittoria nel quartiere di Malá Strana. Nel 1631 durante l’attacco dei Sassoni, la statuetta è stata seriamente danneggiata. Dopo molti sforzi sono state riparate le manine della statua e il Santo Bambino divenne di nuovo oggetto di culto e gli vennero attribuiti numerosi fenomeni miracolosi, fra cui la salvezza della città in occasione di un assedio degli Svedi.Entriamo in chiesa e siamo sorprese perché vi troviamo un prete italiano che ci informa quando c’è la messa in italiano. La rinomanza del posto ha raggiunto oltre la Spagna e l’Italia anche le terre più lontane come America latina e Filippine. Accanto ai turisti italiani troviamo infatti anche tanti altri stranieri da vari posti del mondo.E finalmente vediamo su un altare la statuetta che ha l’aspetto di un Bambino – re. Sulla testa una corona, in una mano il globo e nell’altra lo scettro. E’ coperto con un mantello prezioso tessuto e ricamato a mano. Ne ha quasi 100 e ogni giorno lo si cambia. I più antichi risalgono al 1700, come quello tessuto e ricamato dall’ imperatrice d’Austria Maria Teresa. I più recenti sono stati portati da lontano, anche dalla Sicilia.L’omaggio di un vestitino pregiato è un espressione di stima e di amore per un Dio che ha dato se stesso per ognuno di noi. Oggi ci sono le forme nuove e più adeguate. Abbiamo conosciuto un giovane medico di Praga – biondo con gli occhi azzurri – che ha offerto invece un anno della sua vita. Ha lavorato come volontario in Africa e ha aiutato i carmelitani nel loro centro-ospedale dedicato a Gesù Bambino. Ci ha detto che non è stato un anno buttato via. Se lo ricorderà per tutta la vita.Continuiamo la visita della città verso la chiesa di San Nicola, saliamo per via Nerudova verso il castello ma i nostri pensieri sono rimasti ancora lì, in quella chiesa che ci ha riportato virtualmente indietro nei secoli e nei posti lontani per riproporci la verità vecchia 2000 anni: Gesù che è il re dell’Universo si è fatto bambino e ha vissuto tutte le difficoltà della vita come noi. Qualche volta ci serve anche una statuina per ricordarcelo. Ci siamo prolungate il tempo di Natale.
Ruzena Ruzickova
PS Sulla destra dell'altare maggiore dove alloggia il santissimo , nella cella in basso abbiamo un "Gesù Bambino di Praga" bellissimo. A me è capitato di visitare una famiglia marinese che in forma molto riservata mi ha permesso di entrare in uno studio bellissimo dove conserva una eccezionale collezione di Gesù Bambino di Praga. Meglio di un museo. Speriamo che qualcuno ci spieghi l'origine del Gesù bambino della madrice e magari anche della raccolta privata.
A Praga si festeggia l'ultima di maggio, a Linguaglossa (ct) l'ultima domenica di gennaio in pratica quasi come san Ciro in questi giorni
s.o.

sabato 22 gennaio 2011


Un calendario è una scelta precisa. Te lo porti in casa tua e lo appendi alla parete come un quadro. Quindi lo condividi in tutto. Può finire appeso al muro accanto ai tuoi cari o alle cose a cui tieni. Per tutto l'anno vedrai le sue foto. Non è il calendario Pirelli nè quello di Play Boy nè di Frate Indovino. Questo calendario mi ha inviato un messaggio. Unisciti alla Marineo che lavora , crea , inventa. Può farlo chiunque. Vai agli uffici comunali , allo sportello unico delle attività produttive e fatti spiegare. Potresti esserci anche tu nel prossimo calendario.
Ritirane una copia domani pomeriggio al ex granaio del Castello.
Se una cosa viene presentata dalle massime autorità dobbiamo crederci  !!

giovedì 20 gennaio 2011

AVANTI PIANO...

Abituati come siamo a criticare molte volte anche noi facciamo fatica a discernere certe situazioni sviati dal modo di presentare gli eventi. Siamo felici che i nostri rappresentanti abbiano avuto l’idea di “raccogliere” le istanze delle associazioni , dei “produttori “ di cultura. E’ un grandissimo passo avanti e questo va riconosciuto. Potrebbe essere questo il nuovo di cui si parla sempre. Il cosiddetto cambiamento. Ci sono sempre le stesse facce ma questa volta erano più rispettose e accettabili e meno saccenti. Molte volte non è facile capirsi, altre creano diffidenza. Mi sono sembrate corrette le conclusioni del sindaco. “Ora passiamo ad una fase più settoriale e specialistica”.L’unica pecca a noi è sembrata quella di non presentare subito le priorità intese come eventi incancellabili. San Ciro San Giuseppe Pasqua Corpus Domini Presepe La Castellana Premio di Poesia e cosi via (scusandoci per quelle dimenticate). Queste sono priorità consuetudinali o meglio istituzionali. Su queste date va costruito attorno il nuovo calendario. Per la prima volta un servizio del comune ci ha informato che oltre ai bandi provinciali comunali ci sono quelli europei.
Ma vanno tradotti e introdotti agli usufruitori finali.
Poi ci sono tutte le attività delle Confraternite, delle Associazioni della Parrocchia della Fondazione. Nessuno ha presentato nulla tranne vaghe idee. La metà delle idee richiede spazi e fondi non indifferenti. Quindi il primo obiettivo forse era quello di creare una anagrafica per fotografare il territorio. Bisognerà discernere molto dallo sport all’assistenzialismo allo scolastico perché si è vero che tutto è cultura ma , con rispetto, lo sport riguarda altro assessorato cosi come la scuola ecc.ecc. Ora la seconda fase sono i progetti, ma prima l’assessorato deve dare gli imput. Lavoriamo sull’unità d’Italia, sul medio evo . Gli indirizzi deve darli l’assessore d’accordo con il sindaco e la giunta . Per i progetti pronti è possibile inserirli nelle varie manifestazioni esistenti . Non dimentichiamo che ieri sera non si è capito il livello dei progetti presentati. Attendiamo presto che la cosa diventi sempre più specifica e dettagliata.

mercoledì 19 gennaio 2011

LA LETTERA NELLA BOTTIGLIA

Ritrovata in Via dei Marinesi nel Mondo
Ciao Onofrio!
dal tuo blog www.ilguglielmo.blogspot.com vedo che la passione per la cultura, per la quale a suo tempo (all'incirca cinquant'anni fa!!) ti spinse a promuovere la nascita del Circolo Omnia (correggimi, se sbaglio), è più viva che mai. D'altronde sei sempre stato un vulcano di idee. Ho letto la tua opinione su Mobing. Non conosco gli antefatti per i quali sei stato indotto a scriverla e per i quali fai qualche appunto polemico nei confronti dell'attuale Sindaco e del suo Assessore alla cultura. D'altronde le mie visite a Marineo sono rare e fugaci e di quel contesto conservo un ricordo non del tutto piacevole: diciamo un sentimento di amore/odio per come, a suo tempo, ho vissuto la grettezza culturale di quell'ambiente. Sentimento che mi ha indotto a "cambiare aria" prima di esser considerato, per le mie idee non proprio in linea con quel contesto, un alienato. Dunque ti confesso di non conoscerli e di non averli mai incontrati, nemmeno di sfuggita. Tuttavia, per la prima volta da oltre quarant'anni di assenza da Marineo, in occasione delle feste natalizie, mi è venuta la bizzarra idea di scrivere una lettera aperta al Sindaco di Marineo. Lettera nella quale esprimevo alcune riflessioni su quanto di buono si potrebbe fare per migliorare quella realtà dal punto di vista socio-culturale ed economico. Ebbene, essa non ha avuto il benchè minimo riscontro da parte del destinatario, non fosse altro che per dovere di cortesia da parte di un uomo delle istituzioni nei confronti di un concittadino (per giunta emigrato) che prova a dare il suo piccolo contributo di idee, buone o cattive, utili o futili che siano. Qualcuno di coloro che l'hanno letta ha apprezzato, qualche altro l'ha pubblicata sul proprio blog.Te ne allego una copia. A risentirci!
Pino Licastri
Amico carissimo,
Mi spiace che ti sia sfuggito che noi fummo i primi a decidere di pubblicare la tua lettera perché condividiamo parte del suo contenuto. Veniamo da esperienze similari e capisco il tuo stato d’animo. Chi sta molto tempo fuori tende a mitizzare la sua origine. E’ come una bella donna che vorremmo non invecchiasse mai. Vorremmo ritrovarla come la lasciammo 30-40-50 anni fa. Tutto questo contrasta con la realtà. Questo nostro sindaco non è diverso dagli altri. Da un lato inaugura una Via dei Marinesi nel mondo dall’altro considera gli emigrati “un fastidio”. Non credo valga la pena amareggiarsi per la risposta non ricevuta. Tu hai fatto le tue osservazioni. Quasi tutti i funzionari del nostro assetto burocratico non rispondono svalutandosi e svalutando la loro carica. Franco Ribaudo è preparato , ha un curriculum di decine e decine di processi, denunzie esposti, querele. Ha pagato sulla sua pelle le sue battaglie politiche e civili. Non ha ancora superato il suo peccato di origine malgrado si sia autoestinto il pensiero politico per cui combatteva. Ma l’uomo è duttile capisce i cambiamenti ci si adegua è buon parlatore , ma è figlio della nostra terra ed ha quindi tutti i nostri difetti e pregi. Cerca di cambiare la macchina del comune ma non è facile. Ha scelto qualche uomo di qualità, ma passa la sua giornata a combattere i suoi oppositori dimenticando le cose importanti da fare. Ha risolto un grandissimo problema e anzicchè complimenti riceve insulti . Si fa il bagno tutti i giorni nell’indifferenziata o dirige il traffico al presepe vivente. Ora da lui ci si aspetta quello che ci sembra sappia meglio fare. Gestire uomini e risorse e non perdersi dietro “piccolezze”, battaglie con avversari che non portano nulla. E’risaputo che la sua parte politica è più duttile dei suoi avversari. Quindi ,carissimo,anche uno che abita a Palermo per Marineo è uno straniero e se questa rigidità una volta salvaguardava le nostre tradizioni oggi siamo a livelli che rasentano il ridicolo. Da noi si fanno vacanze “piu o meno segrete” in posti lontani o nelle migliori capitali europee portandosi dietro conoscenze meravigliose ma si torna in paese a mani vuote…. Esiste un altro blog a Marineo che si chiama www.percorsipoeticiabrannu.blogspot.com .Che quando gli viene la nostalgia ti fa tenerezza. Mi ricorda il canto degli ebrei a Babilonia…”Non fare scherzi . Torna a Marineo vai a trovare il sindaco anzicchè scrivergli esprimi le tue perplessità . Ma non permetterti di dare suggerimenti o consigli saresti buttato nella indifferenziata perché noi siamo perfetti in tutto e soprattutto visti i grandi risultati ottenuti nel mondo non accettiamo “barbari” (inteso come straniero). Del resto tutta la Sicilia greca (90 per cento) non era altro che la parte rancorosa delle città greche della madrepatria che fondavano colonie e esiliati. Non sono sicuro quanti amano questi “barbari” ma sono sicuro che quelli che li odiano sono meno delle dita di una mano. La tua lettera non è “le parole che non ti ho mai dette” messa in una bottiglia lanciata nel mare. Qualcuno l’ha ripescata, letta ed apprezzata. Anche perchè non vorremmo ci venisse meno il grande senso di ospitalità che la tua famiglia ha dimostrato ospitando accogliendo e assistendo i marinesi lì al nord. che molte volte sono un po’ smemorati. Fatti una bella passeggiata in Via dei Marinesi nel Mondo ….

LETTERA DI GESU' BAMBINO AI MARINESI

Carissimi marinesi.
ho rinunziato quest’anno a scrivere la lettera a Babbo Natale per non lasciarVi senza miei notizie. Per primo voglio ringraziarVi per la bellissima festa che mi avete organizzato per il mio primo compleanno. Anche se Da tantissimi anni questa festa si ripete e Voi con tanti sacrifici e disagi siete lo stesso riusciti a portarla a termine. Un elenco interminabile da ringraziare e quindi se me lo concedete Vi nomino solo quelle che non fanno parte dell’elenco cosi facciamo prima . Intanto permettetemi di ringraziare il presidente della Prima GMG per il messaggio di ringraziamenti inviato alla nazione marinese, poi alla seconda GMG per il grande volontariato . Non ho visto spesso il parroco fra la gente in quanto già dava sostegno spirituale e morale alla terza GMG ma conoscendolo stava sicuramente organizzando la sua 275 a Happy Hours con ballo e brindisi della mezza notte alla veneziana. Non posso dimenticare i due assenti principali che fanno parte dei poeti azzannati e quindi sfaticati che sono stati visti solo all’uscita dove si mesceva vino per riprendersi dalle code e da certe scene che rappresentavano la Marineo work in progress: Ezio Spataro e Nino Disclafani il primo vestito da Petru Fudduni era quello con parrucca nella scena delle “casalinghe avvizzite con cunsertu”, l’altro faceva la guardia al cimitero non permettendo a nessuno di uscire e quindi di venire alla festa. Tra l’altro ha tenuto aperto fino a mattina in attesa di qualche nuovo inquilino calpestato dalla folla. Il nostro sindaco in giro si è visto poco preso dal gioco guardie e ladri con il maresciallo. Notato poi verso tardi a fare il vasaio che raccoglieva i cocci degli stessi suoi vasi. Il fotografo che fotografa i suoi figli in tutti i costumi possibili, dal pittore ad Erode, dalla odalisca prosperosa a lu spavintatu di lu presepi. Al vero vasaio, che ha preso in giro 8.000 visitatori con la sua scritta “stazzunaro” , costretto a spiegare continuamente il significato della parola come se si trovasse alla fiera di Milano. Al povero contadino che chiedeva continuamente cosa se ne facesse di un aratro e perché non gli dessero un martello pneumatico perché aveva davanti e dietro di se solo roccia. Ad Erode che ha fatto imbestialire le odalische chiamandole continuamente “le mie prosciuttine rovagnati” , proprio lui che era vestito alla arcigay. Mio padre , San Giuseppe dallo sguardo feroce e allampanato (vedi foto) seduto di fronte a mia madre incredula che si chiedeva “ma unni lu truvaru a chistu”. Ad esser sinceri l’unico momento di panico l’ho avuto quando chi non doveva era sparito in quell’angolo dove tutti si riappacificavano e tornavano fratelli:da Namio che rideva come un diavolo furbastro e se la rideva dei vari cannolari esteri.” Il sangue non è acqua” diceva al suo figlio d’arte che brontolava “papà che ci facciamo qui assieme a cannolari dilettanti” ? L’assessore Trentacosti a cui avevo raccomandato “di a Franco noi dobbiamo dirigere non fare”ed invece lui gridava “ a frà tu non puoi arrestare il maresciallo è lui che può.” In ogni caso è stata una bella festa, si mi sono mancate le poesie e i canti e ho calcolato che erano molto di più per San Ciro nella sua festa. Chi ha scelto quel lamento orribile credendo fossimo alla mia passione con immagini di vampire secche e nere e tutti i suoni che avevo già sentito in bocca al diavolo nei famosi miei 40 giorni ? Allo spiker che non ha capito che tutti i bambini piangono quando si emettono suoni acrilici. Il fatto che la maggior parte dei negozi fosse chiusa forse è dovuta al fatto che molti hanno confuso avvento con quaresima ma io non porto rancore. Vorrei scusarmi con i bambini che mi hanno scritto tante lettere a cui non ho risposto perché mi hanno detto che a Marineo i capi non rispondono a nessuno perché è segno di potenza e non di educazione oppure rispondono con lettera e risposta, simultanee e concordate .Anche se debbo confessarVi che avendo tutti questi visitatori ,bottai , fabri,ceramisti, sarte, ricamatrici, caciari, panettieri ,fruttivendoli , falegnami, odalische , vinai e cosi via non riesco a capire cosa siano venuti a fare gli altri ottomila.
Sono felice di essere con Voi e fra Voi e Vi saluto assieme alla mia famiglia
Gesù,
della Casa di Davide con i saluti di mia madre e mio padre membri effettivi della
Gmg Holding
P.S. Vi informo che i biglietti vincenti li ho acquistati io grazie a un suggerimento di mio padre visto che viviamo in “comunione di beni”

lunedì 17 gennaio 2011

Guglielmo il Malo e Guglielmo il Buono

  
I due sovrani normanni tra miti, leggende e nuove ricerche storiche   

Il regno dei due re normanni Guglielmo I detto il Malo e Guglielmo II il Buono furono abbastanza simili: le stesse congiure di palazzo e sfortunate imprese militari.
Guglielmo I,  detto il Malo, (1154-1166) successe  al padre Ruggero II d’Altavilla. Ma che aveva fatto per passare alla storia con questo oltraggioso appellativo che lo distingueva da Guglielmo II il Buono (1166-1189) il figlio che gli succedette?
Il Malo fu personaggio controverso, subì l’influenza della cultura araba, amava godersi il lusso dei suoi  palazzi e dedicava molto tempo agli harem trascurando,  secondo i suoi detrattori,  le cose del regno che preferiva affidare a persone di sua fiducia. Fu un sovrano crudele, con spietate repressioni delle congiure baronali e una avida politica fiscale con cui finanziava le imprese militari a lui più gradite.
Aveva ritirato dalla circolazione tutte le monete d’oro e d’argento e sostituite con quelle di cuoio.
Guglielmo il Buono, narra la leggenda, era devotissimo alla Madonna che lo ricambiò facendogli trovare sotto un carrubo un tesoro così grande purché lo usasse per costruire un tempio. E il sovrano lo fece. Bello, sfavillante d’oro con i più bravi muratori e mosaicisti dell’epoca. E’ il duomo di Monreale, di cui siamo tanto orgogliosi che si arriva a dire  ”chi va a Palermo e non va a Monreale ci va asino e torna animale”. Fece  ritirare le monete di cuoio imposte dal padre e rimise in circolazione quelle d’oro e d’argento.
Anche Guglielmo il Buono si godeva un ricco harem, ma fu anche un sovrano generoso e giusto. Fece delle buone leggi e si distinse per una grande tolleranza religiosa. Un episodio lo conferma. Durante il terremoto del 1169 alcune dame di corte impaurite invocarono Allah e, ancora più impaurite, temevano per la loro vita perché  avevano fatto credere di essere cristiane. Il sovrano le rassicurò. “Ognuno preghi il Dio in cui crede”.
Di diverso avviso è Pasquale Hamel, storico contemporaneo, studioso del mondo arabo e dell’Islam, che sostiene che Guglielmo I non fu un cattivo sovrano, ma proseguì la politica del padre Ruggero per riportare a ragione i riottosi feudatari. E’ il caso poi di ridimensionare il mito di Guglielmo II, sovrano buono, perché per il saggista “oltre a dissanguare le finanze regie, avendo favorito il matrimonio tra la zia Costanza ed Enrico VI, fu responsabile della fine del regno normanno”.
Mariolina Sardo


MOBBING

MOBBING ?
Accettiamo, a malincuore, che chi ha il potere possa essere favorito e può favorire. Niente di nuovo sotto il cielo. Ma si lasci un po’di spazio alla cultura non inquadrata . E’ inverosimile che in questo momento ci siano almeno tre libri che da mesi sono osteggiati, non solo per motivi politici, ma per gelosie e imposizioni. Lo scorso anno ci siamo mossi per aprire una casa editrice nella nostra cooperativa. Un lavoro immane perché una casa editrice è un impresa che pubblica a suo rischio e pericolo. Sceglie, valuta tutto sulla sua pelle e quella dell’autore con cui sta dialogando. Chi pubblica qualcosa solo a spese altrui non rischia ed è un lavoro di editing (che in gergo significa pubblicazioni a pagamento). Poi c’è il mercato delle prefazioni e degli autori che scarica debiti e obblighi. Infine c’è la impossibilità di avere lettori, se il libro è regalato: si finisce che rimangono centinaia di copie sul gobbo o sparisce, mai letto, dentro cantine o soffitte. E’ recentemente successo a Misilmeri che la riedizione di un volume di autore locale (simile alle Antichità Sicliane di Padre Calderone e di grande valore documentale), ha fatto sparire tutte le copie usate come potere di scambio ed oggi la bibliotecaria seleziona a chi deve darne una copia perché, tra l’altro, non è acquistabile. Con buona pace degli studiosi. Chi si districa, superando ostacoli per noi insuperabili, riesce ad ottenere un finanziamento per spiegare ai bambini cosa è l’Unità d’Italia, dopo che lo hanno già fatto in dieci a partire dalla pronipote di Garibaldi a finire a decine e decine di insegnanti . Un progetto che ci pare aria fritta e bollita, un progetto il cui autore certamente non sa nemmeno i nomi dei 64 marinesi che si sono uniti a Garibaldi, che potrebbe essere oggetto di una ricerca. Ovviamente saranno coinvolti i soliti cinque, ormai onnipresenti, che ripetono sempre le stesse cose . Mentre poteva essere una buona occasione per pubblicare almeno uno dei tre libri che potrebbero andare in tipografia già domani . Documenti frutto di anni di ricerca. Una casa tuttofare, e quindi anche di editing, che ha facili possibilità economiche - soprattutto per le sue scelte politiche - avrebbe dovuto farsi carico di un gesto che le avrebbe fatto onore ed invogliare e aiutare la qualità. Si eviterebbero anche vari tipi di ricatti e umiliazioni agli autori perché questuare 3.000 euro è avvilente anche per l’ultimo degli scrittori. Sbalordisce che il nostro sindaco cosi attento alla sua immagine gli sia sfuggita la possibilità di lasciare ai posteri la sua firma su “documenti storici” e il nostro assessore alla Cultura, anche se fresco di nomina, amante degli scrittori (presentazione di libri a pieno ritmo) che ha editato una decina di pubblicazioni non può prediligere solo la cultura del buccellato. Se poi magari questi scrittori sono di parte avversa allora… apriti cielo!
Onofrio Sanicola

venerdì 14 gennaio 2011

LA SAGRA...LITA' DEL BUCCELLATO

Un' occasione mancata
Grazie all’esperienza dei cinque anni precedenti era prevedibile che l’evento presepe avrebbe portato a Marineo due - tre mila visitatori. Sapere “prima” questo (si parla dei cinquemila dello scorso anno) è un’arma rarissima nelle mani del più ingenuo degli organizzatori. Abbiamo in mano un dato importantissimo che permette di calcolare e organizzare con sicurezza totale qualsiasi evento. L’unico punto oscuro era nelle mani del Signore: il tempo. Mentre gli organizzatori del presepe, pur avendo gli stessi dati nelle mani, hanno peccato di leggerezza sul fattore sicurezza pensando: ”Qui noi lavoriamo per Gesù Bambino e quindi non può Lui stesso rovinarsi la festa”. E cosi si sono messi di buona lena e contandole uno per uno hanno calcolato in ottomila le presenze…Una grande confusione di sigle (confraternite, associazioni ecc.) non ha saputo lavorare su questi dati facendo un bagno in termini di ricaduta sul territorio. Dire che è stato centrato l’obiettivo, che tutto è andato bene e grazie a Dio non è successo niente, è sorprendente. Un imprenditore o un amministratore che ha la certezza di 5.000 presenze avrebbe agito molto diversamente. Imprenditori e negozianti sono stati i primi a sbagliare perché delle due, l’una. O guadagnano talmente bene che se ne fregano delle promozioni o non capiscono nulla di cosa porta e comporta una promozione e così si spiegano negozi chiusi e gazebo che sembravano obitori in un rettangolo che intrappolava i visitatori che poi erano spediti dalla stupida coda all’ingresso del presepe ammassati per ore come in un recinto.
Quando un negoziante pretende che i buccellati (o altro) debbano essere pagati da regione, provincia, comune è meglio rinunziare alla manifestazione. Disquisire fra sagra e mercatino … lasciamo perdere. Il negoziante promuove-vende i suoi prodotti. Di questo passo perché non regalare i pasti del ristorante e cosi via. Mettere a disposizione luce, gazebo e servizi ci trova d’accordo, ma al resto deve sopperire l’espositore. Probabilmente aver mandato i nostri figli ad apprendere legge, marketing, economia e commercio e cosi via non è servito a niente. Si sono sentiti commenti e giudizi che confermano il divario sud-nord che dire del 40 per cento è riduttivo. L’ente (comune e simili) avrebbe dovuto analizzare meglio il tutto e domandarsi da dove arriva il ritorno economico a Custonaci, a San Vito lo Capo, a Porto Empedocle e cosi via. Quando poi chiunque commenta, accusando, difendendosi, comparando si entra nella farsa. Questo evento avrebbe dovuto portare cifre considerevoli a Marineo se solo avessimo avuto un paio di specialisti a cui sarebbe spettato il compito di utilizzare un simile potenziale. Le persone che oggi vanno in giro con inutili buccellati appesi al petto debbono subito analizzare la ricaduta sul territorio in modo professionale. Buttate ottomila presenze al vento … Siamo il luogo dei geni della casualità. Siamo capaci di realizzare la qualsiasi e quindi possiamo fare a meno di specialisti e tecnici bruciando opportunità che si ripetono forse una, due volte l’anno. Il successo si misura in altri termini.                 Onofrio Sanicola

giovedì 13 gennaio 2011

UN POMERIGGIO A LUCI ROSSE

 di Onofrio Sanicola
Non è facile da spiegare perché quel pomeriggio me ne esco dal cinema Astor, noto per i suoi film a luci rosse, spettinato, trafelato e rosso in viso. Centinaia di persone passano ogni giorno davanti a quel cinema del centro, ma sembra che guardino solo me. Lanciano frecciate ed io sono il San Sebastiano di turno. Di quelle persone almeno dieci sono di mia conoscenza. Posso tirare su il bavero, nascondermi dietro il giornale, passarmi le mani fra volto e capelli, uscire svogliatamente all’indietro guardando con finta indifferenza cartelloni e locandine. O brontolare contro attori e attrici, contro i gestori a cui è permesso proiettare pellicole simili ed invocare leggi più severe contro chi corrompe la gioventù. Non faccio in tempo ad attraversare la strada che il negoziante di fronte, che mi conosce da tempo, scortato dai suoi commessi, schiacciandomi con complicità l’occhio mi chiede se ne valeva la pena. Intanto i commessi aggiungevano commenti piccanti al titolo del film. Scampato Salvatore che in bici sta consegnando una cassetta di frutta, non sfuggo a Maurizio che ritenevo facesse il ristoratore mentre oggi ho accertato che è anche un grosso critico cinematografico esperto e preparato in film hard. Mi suggerisce almeno sei titoli da non perdere, soprattutto due di una certa Emanuelle che ora non è più liceale ma centralinista tre volte sposata, specialista in musica country, barocca e folk che accompagna le scene che secondo Maurizio non dovrei perdere. Mi saluta consigliandomi di interpellarlo prima un’altra volta. La farmacista mi chiama dentro e dandomi una serie di ciclostilati mi consiglia alcune medicine ed una dieta particolare. “Soprattutto un’altra volta scelga il locale giusto”. E mi passa l’elenco dei locali con le specialità di ogni sala. Quello è un locale dove vanno i gay, quell’altro i trans, l’altro ancora i guardoni e cosi via con un elenco di diversamente fruitori di film porno. Mi sento chiamare ad alta voce da Salvatore, a cui ero scampato prima, che usando un linguaggio tipico dei nostri ragazzi, termini che ho annotato mentalmente perché almeno la metà non le conosco mentre Salvatore li abbina a tutte le parti anatomiche con precisione chirurgica - che mi raccomanda di conservagli lo scontrino perché con solo cinque ho diritto ad uno sconto sul sexy shop per acquistare una serie di oggetti di cui sconoscevo l’esistenza. Non dico quanti mi danno manate sulle spalle complimentandosi. Manca poco alla mia iscrizione al circolo Arcigay del quartiere. Penso di chiamare madre, sorelle e famiglia suggerendo di non guardare quella sera i telegiornali prevedendo il peggio. Non riesco ad evitare una ombrellata dalla maestra di mia figlia che avvicinandosi con un sorriso acido mi sussurra in un orecchio “porco”. Uno schiaffo della signora Paola accompagnato da un consiglio mi impone di levare i figli dalla scuola e portarli subito dalle suore altrimenti avrebbe chiesto al tribunale l’allontanamento del genitore. Salvo che per mezz’ora aveva fatto discorsi senza senso passa a consigliarmi sulla scelta del locale cinematografico dove non troverei mai un gay orgoglioso ma bensì tanti bisex specializzati in non so cosa. Citando nomi e cognomi vengo a sapere di vizi privati di tantissima gente. Il mio pensiero va alla prossima domenica quando dovrò andare a messa ed incrociare lo sguardo del mio parroco che già di suo ha superato Savonarola ed oggi tuona contro la debolezza della carne e del pensiero e che lui si opporrà a qualsiasi legge da Sodoma e Gomorra ma soprattutto non permetterà a certi tipi di entrare come cavalli di Troia nelle case portando lo sfacelo nelle famiglie. E mentre predica indicherà chiaramente me sfidandomi con occhi infuocati. Nel portone di casa il logorroico portiere mi schiva senza salutarmi e mi chiedo cosa debba ancora succedermi. Suono il campanello ed entro accolto come di consueto da abbracci e sorrisi. Che bello quando sei compreso in famiglia, amato, giustificato. Ah, il calore della famiglia! Non faccio in tempo a rispondere al telefono e mi attacco alla tv. Un urlo sovrumano mi fa capire che la notizia è arrivata. Mia moglie ordina al maggiore di portare la sorellina subito via da casa. Che non veda assolutamente papà. Poi una serie interminabile di telefonate, suggerimenti, decisioni. Sono pronto a tutto. “Sta arrivando Francesco con il furgone, non contaminare nulla “ il tutto accompagnato da “torno da mia madre”. Bellissima espressione da tempo minacciata ma mai realizzatrasi. Mi chiedo quando il corpo avrà gli stessi diritti della mente? Mi vengono risparmiate flagellazione e fustigazione. La casa si svuota. Dopo un’ora sento aprire la porta e ormai aspetto il colpo di grazia. “Perché mi hai fatto questo?” mi grida in faccia mia moglie. Chiedo cosa intenda dire, cioè perché non ti ho portato a vedere quel film? Mi arriva un calcio centrandomi in un posto troppo personale per dare dettagli. “Ecco la bestia che abbiamo allevato in casa”. Dovrei difendermi. Mi dico: ”Ragiona, rianalizza il tutto e dai una versione convincente” come se ne avessi tre o quattro da scegliere. “Mi sono ricordato che non sarei arrivato in tempo all’appuntamento, avevo il telefonino scarico, se tu partivi non avrei mai potuto avvisarti - balbetto - cosi mi sono messo a correre per cercare un telefono e l’unico a gettoni che ho trovato era quello nella hall del cinema… ti ho chiamato senza raggiungerti e cosi agitato, sudato e nervoso sono uscito dal cinema…”
Onofrio Sanicola

mercoledì 12 gennaio 2011

SAN BERNARDO DA CORLEONE

12 gennaio 2011
Corleone 16 febbraio 1605  - Palermo 12 gennaio 1667
Forse esagerano un po’ i contemporanei a definirlo “la prima spada di Sicilia”, ma certo è che chiunque viene a duello con lui ne esce irrimediabilmente sconfitto. O anche peggio, come quel tal Vito Canino, che resta ferito ad un braccio e sarà permanentemente invalido. Non è, però, un attaccabrighe e un litigioso; semplicemente, un po’ troppo spesso viene presso dalla “caldizza”, cioè gli ribolle il sangue davanti a ingiustizie e soprusi e così mette mano un po’ troppo facilmente alla spada. Viene da un paese, Corleone, che per noi oggi è più famoso per l’ex primula rossa mafiosa ora assicurata alla giustizia che per aver dato i natali a lui nel 1605. La sua casa viene comunemente definita “casa di santi” per la bontà dei suoi fratelli e soprattutto per la carità di papà, calzolaio e bravo artigiano in pelletteria, che è abituato a portarsi a casa gli straccioni e i poveracci incontrati per strada, per ripulirli, rivestirli e sfamarli. L’unica “testa calda” è lui, giovanottone dalla costituzione forte ed imponente, che impara a fare il ciabattino nella bottega di papà fino al giorno famoso in cui ferisce quel tal Canino che lo aveva sfidato a duello. La vista del sangue e, soprattutto, il timore della vendetta e delle conseguenze di quel gesto, lo consigliano di cercare rifugio nel convento dei cappuccini, dove pian piano matura la sua vocazione religiosa. Ha appena 19 anni e i superiori fanno fare anticamera alla “prima spada di Sicilia”, tanto che solo a 27 anni può indossare il saio nel convento di Caltanissetta. I suoi bollenti spiriti si stemperano lentamente con l’esercizio continuo della preghiera, della penitenza e della meditazione, e alla fine viene fuori un uomo nuovo. Analfabeta e pertanto destinato ad essere un frate laico, svolge in convento i lavori più umili, in cucina e in lavanderia. Superiori e confratelli sembrano esercitarsi a farlo bersaglio di incomprensioni, malignità e umiliazioni attraverso le quali lui, adesso, passa imperturbato. Anche il demonio non lo lascia tranquillo, apparendogli sotto forma di animale e bastonandolo così rumorosamente da impaurire tutto il convento, ed egli lo tiene a bada soltanto con la preghiera, perchè, dice, “l’orazione è il flagello del demonio ed egli teme più l’orazione che i flagelli e i digiuni”. Anche se lui non fa economia né di questi né di quelli, sottoponendosi a penitenze che hanno dell’incredibile, soprattutto per un uomo della sua stazza e dall’appetito robusto, che si accontenta di qualche tozzo di pane duro ed a volte si priva anche di quello. Da stupirsi che, come dice la gente, attorno a questo frate fioriscano cose prodigiose che fanno gridare al miracolo? Consumato dalle penitenze e dalla fatica, trova il suo posto accanto al tabernacolo, dove prega in continuazione, e qui si ammala il giorno dell’Epifania del 1667. Muore il 12 gennaio, ad appena 62 anni e prima di seppellirlo devono cambiare per ben 9 volte la sua tonaca, perché tutte erano state fatte a pezzettini dai fedeli che volevano avere una reliquia. Beatificato nel 1768 e proclamato santo nel 2001, Bernardo da Corleone, dopo 400 anni, diventa oggi un simbolo per la sua città, che vuole riscattarsi dalla fama di coppole e padrini che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo. Per questo hanno realizzato un musical per raccontare di quel giovane, che ad un certo punto della sua vita ha ripudiato le armi per scegliere la legalità. Più chiaro di così!

Leggendo di lui si pensa subito al personaggio creato dal Manzoni nei Promessi sposi: fra Cristoforo, che prima era l’arrogante spadaccino Ludovico, sempre pronto alla lite anche mortale. Bernardo di Corleone è invece un personaggio reale, battezzato alla nascita con i nomi di Filippo Latino, quinto figlio di un calzolaio che forse è anche conciatore di pelli. Una famiglia molto religiosa la sua, con un fratello sacerdote. E lui, invece, che perde i giorni e la testa a osservare le esercitazioni di scherma tra ufficiali e soldati del locale presidio spagnolo. Infine si scopre “una delle migliori lame”, come si dice nell’ambiente. Non è esattamente quello che vorrebbero i suoi; ma le ragioni a favore della spada – in quest’epoca – hanno pure qualche peso. Per dirla in breve, al buon spadaccino si porta rispetto, anche se è figlio di un calzolaio. Poi arriva a sfidarlo il palermitano Vito Canino, temibilissimo con l’arma in mano. Semplice sfida per il primato o regolamento di qualche conto? La causa non è certa, ma l’effetto sì: nello scontro il palermitano si trova con un braccio in meno. Ed ecco Filippo in convento. Per sfuggire alla giustizia? La prima motivazione sarà pure stata questa, dopo un certo periodo di latitanza.  Ma nel 1631 lo troviamo nel noviziato cappuccino di Caltanissetta, dove a 26 anni indossa il saio con il nome di frate Bernardo. Sono passati sette anni dal duello sciagurato con don Vito Canino. Lui è un altro uomo, ma il cambiamento non è stato gratuito o facile. E nemmeno rapido. Ha chiesto tempo e sacrificio, e qui è venuto fuori per gradi l’uomo nuovo, con la mitezza e con le penitenze durissime. Ordinari rimedi sono poi la preghiera e il lavoro continuo, il servizio ai confratelli, specialmente se ammalati.
C’è un racconto bellissimo di questa sua generosità. Trovandosi con i frati di Bivona durante un’epidemia, si prodiga a curarli in ogni necessità, perché l’unico rimasto sano in comunità è lui. Ma poi viene colto anch’egli dal male: allora, prende da una chiesa una statuetta di san Francesco e se l’infila in una manica dicendo: "Adesso tu rimani lì dentro finché non mi fai guarire, perché possa aiutare i confratelli". La sua opera di infermiere si estende anche agli animali, in un tempo in cui la morte di un mulo o di un bovino può significare rovina per una famiglia. Si fa a suo modo esortatore e predicatore con certi suoi mini-sermoni in rima, ancora ricordati, come: "Momentaneo è il patire / sempre eterno è il partire". Frate Bernardo “parte” da questa vita all’età di 62 anni, accompagnato subito dalla fama di santità, che sarà suggellata con la sua beatificazione nel 1768 e la canonizzazione nel 2001.

martedì 11 gennaio 2011

BASTA MALEFATTE VOGLIAMO COSE BEN FATTE !

Presepe vivente: apprezzabile il lavoro degli organizzatori,
miglioriamo la prossima edizione con un percorso più sicuro
Ci sono in questi giorni una serie di avvenimenti confusi che lasciano perplessi. Alcuni vengono spacciati per “nuove attività produttive” altri come attrazioni per un turismo ipotizzabile. Qualsiasi giornale, a scorrerlo, è pieno di sagre di buccellati, cannoli, pane e salsiccia, presepi e infiorate a decine. E’ facile il “copia-incolla” in cui il nostro paese si sta distinguendo. Sarebbe opportuno invece che chi ha a cuore i progetti per il paese eviti di copiare per iniziare a crescere e a creare.Il presepe vivente ha appena concluso la sua quinta edizione. Molto migliorata, sia in qualità che in organizzazione, dimostra che il tema religioso tira e attira. Si sono rivissute le Giornate di San Ciro e dell’Infiorata. Tutti in strada. Bisogna però non esagerare con gesti che sanno di melassa. La voce recitante era da “seminarista” irritante. Descriveva la madonna come una minorenne quindicenne… Questo allestimento è andato bene per cinque anni, ma oggi per il numero crescente di visitatori non è più adatto. Ci vogliono i giusti costumi e un percorso più sicuro. E’ stato un errore dispensare vino all’uscita in una strettoia che è stata una delle cause della lunga coda. Un imbuto odioso e pericoloso, che tra l’altro finiva a ridosso dell’ambulanza peraltro posteggiata in senso contrario e inutilizzabile in caso di urgenza. Le biglietterie, è risaputo, vanno messe lontano dall’ingresso e in più punti altrimenti si creano ingorghi e confusione. Un ingresso solo si può fare solo creando un lungo serpentone a zig-zag come si fa oggi negli aeroporti: tutti in fila e la fila scorre meglio. Sconsigliabile su questo percorso le carrozzine. I papà più avveduti hanno portato i bambini in braccio. Molte “stanze” non potevano essere visitate.Tutto il percorso di visita deve essere fatto in transito e non a fisarmonica, che crea un rallentamento fastidioso. La sala di Erode in pratica è stata visitata solo dai bambini arrampicatori: quattro gradini insuperabili che hanno lasciato le odalische sconsolate e disperate. Per il futuro occorre una migliore regia. Gli interpreti sembravano delle belle statuine rischiando di annullare il significato di presepe vivente. E’ utile un modesto intervento di un urbanista per disegnare meglio il percorso e renderlo più scorrevole senza gli intralci (ingresso, offerta del vino, Natività, uscita). Il percorso va allungato con scene più distanti tra loro per un maggiore gradimento e sicurezza dei visitatori. Il sistema posteggio è andato abbastanza bene grazie al filtro all’arrivo e alla navetta che ha riscosso apprezzamenti. Bisogna investire nei costumi anche se i costumi erano abiti ancora alla moda. Troppi sigari in bocca, troppi fazzoletti rossi. Quando mai nei paesi le donne andavano alla taverna a ballare con gli uomini? Più sacchi neri lungo il percorso eviterebbero lo sporco in un paese che si sta costruendo un’immagine “pulita”. In complesso un giudizio positivo ed un invito agli organizzatori a fare le correzioni in base alla loro esperienza e a qualche suggerimento. Non cerchino consensi forzati: quello che hanno fatto non è facile da realizzare e loro ci sono riusciti. Ora mettano in cassaforte questo risultato e inizino da subito a lavorare per la sesta edizione del presepe vivente prima che qualcuno trasferisca tutti i visitatori (anziani in questo caso) a Custonaci come si stava facendo con un pullman allestito dal comune.
Onofrio Sanicola
P.S.Ci sono stati quest’anno appena scorso, tre quattro episodi che dir miracolosi è riduttivo. Vedere Achille che si portava a spasso suo figlio in carrozzina o vedere quel papà che si gode suo figlio investito da un anonimo (sempre gli anonimi!) o sentire parlare e iniziare a camminare quel giovane scampato a un posto sicuro in cielo ecco questo è stato il mio presepe vivente ! Il tutto accompagnato da una piccola band che regalava a tutti jazz e folk come se annunziasse che i miracoli esistono.

SPAZIO ROSA

LA FAMIGLIA CRESCE SE LUI SI METTE IL GREMBIULE
Le donne italiane hanno un numero medio di figli tra i più bassi al mondo, meno di un figlio e mezzo a testa. Quali sono le ragioni di questa bassissima fecondità? Se lo è chiesto Letizia Mencarini, professore associato in Demografia alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino che in un suo approfondito studio ha rilevato che una delle possibili spiegazioni è il basso livello di partecipazione degli uomini italiani alle attività domestiche e alla cura dei figli. La collaborazione degli uomini è solo marginale e dietro pressanti sollecitazioni delle estenuate compagne. Nelle nuove generazioni, però, comincia a vedersi qualche miglioramento, almeno per quanto riguarda la cura dei figli. Sempre più giovani si scoprono padri attenti e premurosi, cambiano pannolini, preparano biberon, si alzano di notte insonnoliti per accudirli. Per quanto riguarda le attività domestiche resiste ancora un certo maschilismo, sono “cose da donne”. I risultati di alcune ricerche rivelano che quando gli uomini sono attivi è più probabile che la famiglia cresca. Per molte donne, però, la presenza sia nel mercato del lavoro che nei compiti domestico-familiari si traduce in un pesante impegno proprio perché gli uomini italiani si sono adattati poco ai cambiamenti di vita delle loro partner. L’asimmetria dei compiti di genere che caratterizza le coppie e le famiglie italiane, resa ancora più pesante dalla scarsa disponibilità di servizi per l'infanzia - e non sempre si può contare su nonni tutto fare - è molto probabilmente il frutto di una mentalità che si trasforma con molta lentezza. In Europa c'è stato un aumento straordinario dei livelli d'istruzione femminile, tanto che le generazioni più giovani di donne hanno livelli medi più alti di quelli dei coetanei maschi. Un numero sempre più alto di giovani donne, istruite, non costruisce più la propria "identità" sociale solo attraverso il matrimonio e la famiglia, ma vuole anche lavorare, conquistare l'autonomia economica, ricoprire altri ruoli rispetto a quello di moglie e madre. A questa crescente eguaglianza fuori della famiglia, osserva la docente, non corrisponde però la stessa tendenza all'interno delle relazioni di coppia e delle famiglie. L'uguaglianza di genere non varca la "porta di casa", dove i ruoli restano imperniati alla tradizione. Proprio nei paesi dove le coppie sono rimaste più vicine al modello tradizionale dell'uomo - principale, se non unico, "percettore di reddito" - dove il lavoro femminile trova limitazioni dalla mancanza di servizi di supporto alla famiglia, e dove l'organizzazione sociale rende difficile combinare lavoro e famiglia, i livelli di fecondità sono colati a picco. In questi contesti, nelle coppie che non possono permettersi aiuti esterni familiari o a pagamento, se gli uomini non contribuiscono al lavoro di cura e domestico, le opportunità per le donne in campo lavorativo possono infatti essere severamente compromesse proprio dall'avere figli. E questo può spingere molte donne a ridurre il numero di figli o addirittura a rinunciare alla maternità.
Mariolina Sardo

venerdì 7 gennaio 2011

STORIE DI BEFANE

Storie di Befane
In un villaggio non molto distante da Betlemme, viveva una giovane donna che si chiamava Befana. Non era brutta, anzi, però aveva un pessimo caratteraccio. Era sempre pronta a criticare e a parlare male del prossimo. Era come ossessionata dalla pulizia. Aveva sempre in mano la scopa e la usava così rapidamente che sembrava ci volasse sopra. Inoltre faceva le calze ma solo per se stessa. Per la sua cattiveria ed il suo egoismo con gli anni diventava brutta. Un giorno giunse nel paese dove abitava, una carovana. Vi si trovavano tre uomini vestiti sontuosamente che chiamavano Re Magi. Essi le chiesero dove era la strada per Betlemme e le parlarono del motivo per cui si erano messi in viaggio. Andavano a trovare il bambino che avrebbe salvato il mondo dall’egoismo e dalla morte. Gli portavano in dono oro, incenso e mirra. La invitarono ad unirsi a loro ma lei rifiutò ma mandò al Bambino in dono una calza, una sola.Trenta anni dopo dalla Galilea giungevano le notizie di un certo Gesù di Nazareth, che compiva i miracoli. Befana capì che si trattava di quel bambino che lei non ebbe il coraggio di andare a trovare. Una notte Gesù risorto le apparve in sogno e le disse: “Coraggio, Befana, io ti perdono. Il regalo che tu non sei venuta a portarmi quando ero piccolo ora lo porterai a tutti i bambini: porterai una calza piena di caramelle e dolcini ad ogni bambino che sia stato buono e non egoista. Altrimenti gli metterai del carbone dentro la calza, sperando che l’anno dopo si comporti da bambino generoso.” La Befana fece così e così ancora sta facendo per obbedire a Gesù. E’ talmente felice che anche il carbone, quando lo mette, è diventato dolce e buono da mangiare. (Da don Giampaolo Perugini ,testo abbreviato)
Epifania nell’Est Europeo
Il giorno di 6 gennaio, in ricordo dei Re Magi, in alcuni Paesi dell’Est, i bambini ritagliano una corona in carta, e tre di loro se la mettono in testa. Vestiti “da re” vanno lungo le strade e bussano alle porte per augurare cantando: “Felicità, salute e molti anni…” Di solito ricevono qualche dolcino o qualche spicciolo.Oggi si usa ancora nei paesi, mentre nelle città la “visita” dei Re Magi avviene solo in famiglia. R.R.
Epifania a Milano
A Milano nella Chiesa di Sant’Eustorgio , nel parco delle basiliche dove svetta il campanile di Giotto , riposano le reliquie dei Re Magi. San Barnaba sbarcato a Luni mise le ossa dei tre Re in una bara e da lì caricati su un carro si mise in viaggio sino a quando il carro non si fermo’ alla periferia di Milano appunto alla fonte di San Barnaba oggi Sant’Eustorgio. Le ossa furono situate in un sarcofago imponente (ancora sul posto) e là restarono sino a quando Federico Barbarossa distruggendo Milano le trasferi a Colonia dove eresse la cattedrale detta appunto dei Tre Re. Ancora oggi lungo la strada che da Milano conduce a Colonia esistono varie trattorie che portano il nome “ai tre re” per ricordare dove sostò il convoglio diretto a Colonia. Lunghe vicissitudini storiche portarono alla restituzione parziale delle reliquie che con grande pompa tornarono a Milano, grazie all’intervento dell’allora Card. Ferrari. Ancora oggi tutto questo viene festeggiato con un grande corteo che attraversa Milano scortando i tre Re sino a Sant’Eustorgio. Nel nostro testo teatrale Alberto da Giussano e la sua Compagnia della Morte , si rappresenta appunto la partecipazione dei siciliani all’evento quando proprio il 6 gennaio Enrico VI sposa Costanza scortata da un immensa dote. Matrimonio avvenuto nella Basilica di Sant’ Ambrogio distrutta dal Barbarossa ma ricostruita con i soldi normanni e dai siciliani al seguito.