giovedì 13 gennaio 2011

UN POMERIGGIO A LUCI ROSSE

 di Onofrio Sanicola
Non è facile da spiegare perché quel pomeriggio me ne esco dal cinema Astor, noto per i suoi film a luci rosse, spettinato, trafelato e rosso in viso. Centinaia di persone passano ogni giorno davanti a quel cinema del centro, ma sembra che guardino solo me. Lanciano frecciate ed io sono il San Sebastiano di turno. Di quelle persone almeno dieci sono di mia conoscenza. Posso tirare su il bavero, nascondermi dietro il giornale, passarmi le mani fra volto e capelli, uscire svogliatamente all’indietro guardando con finta indifferenza cartelloni e locandine. O brontolare contro attori e attrici, contro i gestori a cui è permesso proiettare pellicole simili ed invocare leggi più severe contro chi corrompe la gioventù. Non faccio in tempo ad attraversare la strada che il negoziante di fronte, che mi conosce da tempo, scortato dai suoi commessi, schiacciandomi con complicità l’occhio mi chiede se ne valeva la pena. Intanto i commessi aggiungevano commenti piccanti al titolo del film. Scampato Salvatore che in bici sta consegnando una cassetta di frutta, non sfuggo a Maurizio che ritenevo facesse il ristoratore mentre oggi ho accertato che è anche un grosso critico cinematografico esperto e preparato in film hard. Mi suggerisce almeno sei titoli da non perdere, soprattutto due di una certa Emanuelle che ora non è più liceale ma centralinista tre volte sposata, specialista in musica country, barocca e folk che accompagna le scene che secondo Maurizio non dovrei perdere. Mi saluta consigliandomi di interpellarlo prima un’altra volta. La farmacista mi chiama dentro e dandomi una serie di ciclostilati mi consiglia alcune medicine ed una dieta particolare. “Soprattutto un’altra volta scelga il locale giusto”. E mi passa l’elenco dei locali con le specialità di ogni sala. Quello è un locale dove vanno i gay, quell’altro i trans, l’altro ancora i guardoni e cosi via con un elenco di diversamente fruitori di film porno. Mi sento chiamare ad alta voce da Salvatore, a cui ero scampato prima, che usando un linguaggio tipico dei nostri ragazzi, termini che ho annotato mentalmente perché almeno la metà non le conosco mentre Salvatore li abbina a tutte le parti anatomiche con precisione chirurgica - che mi raccomanda di conservagli lo scontrino perché con solo cinque ho diritto ad uno sconto sul sexy shop per acquistare una serie di oggetti di cui sconoscevo l’esistenza. Non dico quanti mi danno manate sulle spalle complimentandosi. Manca poco alla mia iscrizione al circolo Arcigay del quartiere. Penso di chiamare madre, sorelle e famiglia suggerendo di non guardare quella sera i telegiornali prevedendo il peggio. Non riesco ad evitare una ombrellata dalla maestra di mia figlia che avvicinandosi con un sorriso acido mi sussurra in un orecchio “porco”. Uno schiaffo della signora Paola accompagnato da un consiglio mi impone di levare i figli dalla scuola e portarli subito dalle suore altrimenti avrebbe chiesto al tribunale l’allontanamento del genitore. Salvo che per mezz’ora aveva fatto discorsi senza senso passa a consigliarmi sulla scelta del locale cinematografico dove non troverei mai un gay orgoglioso ma bensì tanti bisex specializzati in non so cosa. Citando nomi e cognomi vengo a sapere di vizi privati di tantissima gente. Il mio pensiero va alla prossima domenica quando dovrò andare a messa ed incrociare lo sguardo del mio parroco che già di suo ha superato Savonarola ed oggi tuona contro la debolezza della carne e del pensiero e che lui si opporrà a qualsiasi legge da Sodoma e Gomorra ma soprattutto non permetterà a certi tipi di entrare come cavalli di Troia nelle case portando lo sfacelo nelle famiglie. E mentre predica indicherà chiaramente me sfidandomi con occhi infuocati. Nel portone di casa il logorroico portiere mi schiva senza salutarmi e mi chiedo cosa debba ancora succedermi. Suono il campanello ed entro accolto come di consueto da abbracci e sorrisi. Che bello quando sei compreso in famiglia, amato, giustificato. Ah, il calore della famiglia! Non faccio in tempo a rispondere al telefono e mi attacco alla tv. Un urlo sovrumano mi fa capire che la notizia è arrivata. Mia moglie ordina al maggiore di portare la sorellina subito via da casa. Che non veda assolutamente papà. Poi una serie interminabile di telefonate, suggerimenti, decisioni. Sono pronto a tutto. “Sta arrivando Francesco con il furgone, non contaminare nulla “ il tutto accompagnato da “torno da mia madre”. Bellissima espressione da tempo minacciata ma mai realizzatrasi. Mi chiedo quando il corpo avrà gli stessi diritti della mente? Mi vengono risparmiate flagellazione e fustigazione. La casa si svuota. Dopo un’ora sento aprire la porta e ormai aspetto il colpo di grazia. “Perché mi hai fatto questo?” mi grida in faccia mia moglie. Chiedo cosa intenda dire, cioè perché non ti ho portato a vedere quel film? Mi arriva un calcio centrandomi in un posto troppo personale per dare dettagli. “Ecco la bestia che abbiamo allevato in casa”. Dovrei difendermi. Mi dico: ”Ragiona, rianalizza il tutto e dai una versione convincente” come se ne avessi tre o quattro da scegliere. “Mi sono ricordato che non sarei arrivato in tempo all’appuntamento, avevo il telefonino scarico, se tu partivi non avrei mai potuto avvisarti - balbetto - cosi mi sono messo a correre per cercare un telefono e l’unico a gettoni che ho trovato era quello nella hall del cinema… ti ho chiamato senza raggiungerti e cosi agitato, sudato e nervoso sono uscito dal cinema…”
Onofrio Sanicola

2 commenti:

  1. Signor Sanicola con molto affetto le dico che lei è vastasu. Con questo articolo lei mi ha fatto ricordare certi giornaletti……..non finisce mai di stupirmi, Sig Sanicola. Ed io che la credevo un santarellino….Ezio. 13.1.2011

    Quando scrissi questo articolo da pubblicare sul mensile della Curia milanese persi tutto il mio seguito di vecchiette. Quelle stesse vecchiette che mi avevano definito “veggente” dopo gli articoli su Fatima, Lourdes ecc. Persi il posto di “educatore” al corso dei fidanzati (egregiamente tenuto prima da gente che non aveva avuto figli, ecc.) Insomma il finimondo. Anzi il mondo degli struzzi. Ci sono molti tabù inutili . Mi successe anche a Marineo quest’estate assistendo ad uno spettacolo di cabaret tenuto da una brava attrice che sciorinava doppi sensi e parolacce allucinanti e che tutte le signore presenti si scialacquavano dalla risa . Le stesse signore che tutte le volte che mi scappa un min…. si scandalizzano. Questa volta mi sta succedendo tutt’altro. Chi mi ferma e domanda vuole sapere se ero veramente andato a vedere il film perché non si capisce bene il finale. Credo che anche lei ….avendomi definito santarellino… Spero che il termine vastasu abbia il significato sarcastico che penso altrimenti siamo rovitati….caro il mio signor Ezio Petrarca. s.o.

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  2. Se io sono Ezio Petrarca allora lei è Onofrio Boccaccio

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