giovedì 29 settembre 2011

SANT'AGOSTINO : LE OPERE


Sant'Ambrogio battezza Sant'Agostino 
Le opere
 Agostino aderì, sì, al neoplatonismo cristiano: ma non intese mai costruire un sistema filosofico, chiudendosi solo nella contemplazione. La caratteristica del suo pensiero è drammaticità umana, vissuta come esperienza. Dal dubbio, al timore. Sino alla certezza, conquistata da Cristo, alla cui luce tutto è sottoposto, visto e considerato: “Inquietum est cor nostrum, donec non requiescat in te”. Il nostro cuore non ha pace, finché non riposa in te.
     Fra i suoi numerosi scritti ricordiamo “Contra academicos”, “De vita beata”, “De magistro”, “De libero arbitrio”, “De civitate Dei”. Solo per citarne alcune. Ma, naturalmente, quando si parla di S. Agostino, tutti pensano alle “Confessioni”. L’opera per chi l’ha letta prima o la legge oggi, è una cosa strana, curiosa e affascinante. La materia del discorso di Agostino non è ricavata – tranne che alla fine – dalla Rivelazione, ma è attinta dall’esperienza e dalla vita. Da un’esperienza e da una vita – come dire? – assolutamente piena.
PAVIA IN CIEL D'ORO
     “Intelligo ut credam et credo ut intelligam. Intellectus quaerens fidem, fides quaerens intellectum.” Ragiono per credere e credo per capire. La ragione domanda la fede, la fede domanda la ragione. Ma tutto è nell’uomo, fatto e creato a immagine e a somiglianza di Dio. “Quante cose vorrebbe sapere il mio cuore, colpito, Signore, dalla grande esiguità della mia vita?...”
 “Tutto è bello, quando è opera tua. Ma tu, ecco, sei indicibilmente più bello, essendo l’autore di ogni opera…”
     “La comprensione di queste verità, quale uomo potrà trovarla ad un uomo? Quale angelo ad angelo? Quale angelo a un uomo? Chiediamo a te, cerchiamo in te, bussiamo da te. Così, così otterremo. Così ci sarà aperto.” E pensare che, da giovane, voleva fare l’avvocato.     
R. M.

SANTI MICHELE GABRIELE RAFFAELE

Santi Michele,  Gabriele e Raffaele
Arcangeli

Dei tre angeli quello più noto è San Michele Arcangelo “la forza di Dio”perché capo degli angeli. Ci fu un tempo che era veneratissimo ed appariva ovunque. Da noi a li vagni  si mostrava sino agli anni cinquanta la sua impronta del piede lasciata su una pietra ,poi posta all’ingresso, impronta che ruppe la roccia facendo scaturire l’acqua termale. Gabriele “il messaggero” annunziò la maternità ad Anna e Maria e persino i musulmani lo venerano come colui che portò in terra la “sacra pietra nera “ della Kalba. Raffaele “colui che ti soccorre” . Storie e leggende partono dall’inizio dei tempi.Ed ancora oggi sono presenti (angeli custodi)  anche se discreti.  Gli scettici e gli atei (  eufemismo !) se ne accorgono solo in punto di morte ,  gli intellettuali cattolici li definiscono “parte del mito” e cosi via. Vi rimando ad un racconto sugli angeli dell’aprile scorso


Il santuario più famoso si trova sul Gargano ricco di fascino mistero fede e storia. Lo si trova all’altezza di San Giovanni Rotondo e chi passa dall’autostrada vi trova questa tappa fondamentale. Salutare Padre Pio , la più recente nuova entry fra i santi e beati, visitare la grotta di San Michele , fare un bagno a Vieste e gustare orecchiette e cime di rape . Appena qualche chilometro prima c’è l’area di servizio Dolmen di Bisceglie. Là in caso di viaggio lungo potete fare una sosta-picnic. Lasciate la macchina ben in vista e ben chiusa, dal lato sud nord c’è un cancelletto seguite il sentiero verso sud a cento passi c’è il sito archeologico più raro del nostro sud. Una tomba neolitica ciclopica unica nel suo genere. Dopo il picnic non dimenticate né cicche ne rifiuti. L’area di servizio è piena di cestini. Non mi pare male come programma...
Ps .non va dimenticata la nostra bella chiesa di San Michele di recente restauro e di rara pulizia

martedì 27 settembre 2011

SAN VENCESLAO Principe di Boemia


San Venceslao Martire
Stochov (Praga, Repubblica Ceca), ca. 907 - Stará Boleslav (Repubblica Ceca), 929/935

Vissuto nel X secolo, principe di Boemia, fu educato cristiana mente dalla nonna Santa Ludmilla. Giovanissimo, successe al padre dopo un periodo di emergenza della madre che gli preferiva il secondogenito Boleslao. Ella fomentò a tal punto la rivalità fra i due fratelli che Boleslao assalì Venceslao mentre si recava da solo, come era solito fare, in chiesa per il Mattutino. Difesosi dalla spada di Boleslao, a cui  risparmiò alla vita, venne ucciso dai suoi seguaci. Venceslao visse nel periodo in cui, in Boemia, il Cristianesimo era agli albori e l'attività apostolica e missionaria erano molto difficili e pericolose. Egli, profondamente religioso, contribuì alla diffusione del messaggio evangelico, promuovendo religiosamente e culturalmente il proprio popolo e, per la sua bontà e per la sua rettitudine, divenne il santo più popolare della Boemia. Fu educato alla sapienza umana e divina dalla zia paterna Ludmilla e, pur severo con sé stesso, fu però uomo di pace nell’amministrare il regno e misericordioso verso i poveri e riscattò in massa gli schiavi pagani in vendita a Praga, perché fossero battezzati; dopo avere affrontato molte difficoltà nel governare i suoi sudditi e nell’educarli alla fede, tradito da suo fratello Boleslao, fu ucciso in chiesa a Stará Boleslav in Boemia da alcuni sicari.
Patrono della Boemia-Etimologia: gloria della corona  - Emblema: Corona, Palma
 

San Venceslao

28 settembre – la festa del Patrono della Repubblica ceca

     Chiunque è stato a Praga conosce questo nome perché nel centro della città moderna avrà trovato una piazza lunga, piazza Venceslao, e in alto di questo vialone avrà visto una statua equestre di un cavaliere attorniata da quattro santi boemi. Qualcuno saprà anche che in ceco si dice Václav e che questo nome lo portano tuttora anche i personaggio famosi come Václav Havel, ex presidente della Repubblica ed attuale presidente Václav Klaus.
     Ma chi era san Veceslao? Un sovrano boemo del X secolo, l‘epoca in cui la Boemia era già cristiana ma perduravano le usanze e i modi di vivere pagani. Nel 925 a l’età di 18 anni prese in mano il governo del paese dopo una tragedia familiare. Sua madre Drahomíra, che fu il suo tutore, fece uccidere sua nonna Ludmila (la prima santa boema) per paura che essa avesse troppa influenza sul suo nipote Venceslao. Ci furono infatti due correnti della “politica estera”: riconoscere la supremazia dei tedeschi o cercare anche con la violenza l´indipendenza dall´Impero. San Venceslao che fu definito sovrano dal pugno deciso e dal ragionamento saggio, riconobbe che l´unica scelta per conservare la pace fu il riconoscimento della sovranità dell’Impero e il pagamento del tributo. Alternativa fu la guerra e l’annientamento del popolo boemo come succedette ad altri popoli.
     Anche se il cristianesimo in questo paese era agli albori – il nonno di San Venceslao fu battezzato da San Metodio, l’evangelizzatore di questi popoli – San Venceslao osservò con fervore l´insegnamento di Cristo e pretese altrettanto dai suoi sudditi. La sua forte inclinazione religiosa influenzò la riforma della legislatura che limitava la pena capitale al minimo, la liberazione degli schiavi e la costruzione della chiesa che sarebbe poi diventata la cattedrale di San Vito. Ottenne le reliquie di questo santo da Enrico I Uccellatore con il quale mantenne il rapporto d´amicizia.
     Il suo atteggiamento risoluto e la sua linea politica hanno trovato opposizione dei nobili agguerriti  che non solo conducevano la vita da pagani ma si sentivano pronti ad affrontare il nemico germanico con le armi e rimproverarono a San Venceslao la sua debolezza e la mancanza di audacia. Essi trovarono come guida il fratello di Venceslao Boleslao che bramava di diventare il sovrano. Invitare il fratello al battesimo del proprio figlio e farlo uccidere mentre si recava in chiesa fu poi molto facile.
     Boleslao subbentrò al fratello nel governo del paese ma ha solo confermato che la scelta politica di Venceslao fu giusta: per 14 anni lotto´ senza successo contro i tedeschi per riconoscere nel 950 la loro sovranità..
     San Venceslao fu venerato come un eroe, martire per la fede, simbolo e protettore della liberta´ nazionale. Il popolo boemo nella sua storia ha avuto molte occasioni per invocarlo e lo fece spesso proprio nella piazza a lui dedicata, vicino alla sua statua equestre. L´ultima volta i cechi si sono riuniti in questo posto durante la rivoluzione di velluto.
     L’intercessione di San Venceslao per il suo popolo, di  cui è “erede”, continua. Valgono ancora le parole del corale che si canta in questi giorni in tutte le chiese della Repubblica ceca: “Prega per noi Dio, non lasciar perire né noi né i nostri posteri.”. R.R.

lunedì 26 settembre 2011

ROSSANO Città anche di San Nilo

San Nilo da Rossano
Rossano Calabro (CS), 910 - Monastero di Sant’Agata, Grottaferrata (RM),
26 settembre 1004
Patronato: Rossano, Grottaferrata

Eravamo andati a Rossano partendo da un'altra località famosa. Sibari. Siamo capitati nel fatiscente villaggio turistico di Sibari pieno di soli romani nuovi ricchi e arroganti e subito scappati nel vedere uno scempio: architetti killer dell’ambiente. Lungo la costa est calabrese siamo scesi sino a Crotone per andare a Rossano . Deviamo verso l’interno seguendo la strada fra monti e dirupi che ci spiegano perché i nostri antichi si arroccavano in posti “imprendibili” vuoi per pace vuoi per guerra essendo gli arabi a portata di mano. Il paese non possiede servizi pubblici ed i bar ne sono sprovvisti. Timidamente chiediamo assistenza ad un signore il quale per pietà verso le signore ci guida verso la salvezza. Pensiamo ci porti a casa sua ed invece ci porta in una piazzetta dove si erge un pistacchio elegante e maestoso. Si ma il nostro problema…ci indica una vietta solitaria a sud …Nella cattedrale ammiriamo un affresco pietrale della Madonna, dell'Achiropita che per tradizione e significato della parola vuol dire "fatta non da man umana". La sacra icona, la cui origine è da collocare tra il 580 e la prima metà del sec VIII, è l'immagine della madre di Dio (Theotocos), che regge sul braccio sinistro il bambino: “è una pittura bella, di intensa spiritualità, nella quale il sacro si fa arte dentro vibrazioni e suggestioni orientali e bizantine”. L'Achiropita è il cuore pulsante dell'antica città e della fede devozionale del popolo.  
Giriamo tutta la mattina dentro una città bizantina dove tutto ricorda usi e costumi degli ortodossi. Il vero motivo del viaggio è un altro . Ammirare un codice unico e meraviglioso. Ma il guardiano non c’è e ci toccherà tornare il pomeriggio. Intanto sia i piccoli che quasi tutti lamentano crampi allo stomaco sia per fame che per la mancanza di luoghi preposti a questo.  Questo paese un tempo ricco di monasteri e eremiti è pieno di boschi eccellenti che producono privacy e riservatezza e cosi ci viene segnalato il patirion .Ci avviamo percorrendo una serie di tornanti infiniti e solo quando i boschi si fanno più ordinati giungiamo al patirion . uno di noi grida :ragazzi siamo a casa !
Una maestosa cattedrale normanna costruita dai nostri normanni dopo aver preso Rossano. La tipica cattedrale nel deserto. Il luogo ti toglie la parola. Visto , visitato apprezzato circondato da almeno 1000 tavoli  per picnic ci è sembrato il luogo ideale. Anche perché vistose tabelle indicavano i luoghi di cui maggiormente avevamo sentito la mancanza. Non ci fu il tempo per rilassare muscoli e vesciche e vediamo tornare i nostri esploratori sconsolati. Erano le rovine di un imponente latrina con una ventina di loculi distrutta e inzozzata . Ci passa a tutti la voglia di fare picnic. Ma vuoi i ragazzi che esigevano quanto loro spettante sia il fatto che avevamo fatto sostanziosi acquisti in paese mentre alcuni preparavano il picnic occupando un tavolo per persona altri creavano un ambiente dove si potesse leggere il giornale più o meno come si fa a casa propria il mattino presto. Torniamo a Rossano e dopo aver attraversato una decina di cancelli e porte rinforzate , aperta una enorme cassaforte ed estratto il codice ci mettiamo a ferro di cavallo attorno a questo magico documento. Era un vangelo detto purpureo   per via del colore rosso preminente. Parte di un vangelo portato lì nel 500 per salvarlo . Otteniamo visto che eravamo i soli visitatori di vederlo quasi tutto perché agli altri si mostra una pagina al giorno per proteggerlo. Questi rari documenti della nostra fede sono i miracoli che resistono nel tempo e testimoniano la grandezza dell’arte e della fede. Siamo tornati sulla litoranea salutando da lontano Crotone e la sua storia di cui una imponente colonna ci dice che esiste ancora per testimoniare la sua storia.


...e ai suicidi dirà , guardandoli negli occhi...

Debbo ammettere che Lei sa stuzzicare con capacità. Trova argomenti a dir poco scottanti in una comunità che si nutre in buona parte del bromuro comunale sparso a larghe mani da un assessore che non ha capito cosa sia la cultura e il ruolo che deve avere uno che si occupa di informazione. “Una capacità d'influenza sui giovani degli anni 70 superiore a quella della stessa Chiesa Cattolica” non solo è un falso ma un eufemismo gratuito della peggior specie di propaganda che nemmeno Nino Fasullo o il marinese Giuè avrebbero mai dichiarato, considerando il loro viscerale odio per la Chiesa. Mi ricorda appunto le manifestazioni degli anni ’70 quando una piazza era invasa da giovani scatenati e noi pensavamo che il paese venisse travolto ed invece contavano nulla. Proprio in quegli anni esplose Comunione e Liberazione in contrapposizione al “nulla” di tanti giovani che poi sfociarono in varie brigate e brigatucce. E’ come “Gesù, un pazzo…” Che l’ex Nino Fasullo butta con lo stile di un bombarolo in mezzo ai “quattro gatti” suoi compagni di merende per aggiungere al suo penoso curriculum :Io ho definito Gesù è pazzo… e ne ho fatto anche un convegno. Lei , gentile Signore, pesca queste situazioni perché il suo animo ancora è irrequieto. Il De Andrè lo cantavano i Ciellini come quelli di potere operaio e questo le dà fastidio. Crede che i cattolici siano bigotti e che chiudano gli occhi sui testi del De Andrè. Mi pare che il tempo delle contrapposizioni sia finito ed oggi è meglio estrapolare i contenuti senza appioppargli appartenenze. La Chiesa accoglie tutti anche coloro che la infangano e coloro che ne fanno un nemico per avere visibilità.

In risposta al Dottor Franco Virga su due temi proposti nel suo bollettino

mercoledì 21 settembre 2011

GIù LE MANI DA FIFì !

La notizia ,ignorata dall’altro blog comunale per via di uno “sgarbo” al Cavaliere da parte del nostro deontologicamente perfetto assessore, è uscita in sordina su Marineoweb fra due altre notizie. Solo ieri leggendola ho notato tre messaggi che sembrano senza importanza. Il primo “dal principe degli emigranti” sbeffa il nostro Fifì al di là di ogni rispetto umano. Insulta , ci risiamo , Fifì deridendolo . More solito lo stile è sempre quello: colpire duro trasversalmente. L’obiettivo è l’altro, il cavaliere, il semprepremiato, il sempre presente, il mecenate. Quelle fragili paci con strette di mano forzate, davanti a “pacificatori” che non amano la pace, ma che la impongono scegliendo e trascurando , ma soprattutto ben sapendo che ogni suo gesto è solo propagandistico. Questa falsa pace è durata solo il tempo di un viaggio di sola andata verso una “tana “ che ti dà sicurezza. Ed ecco il Fifì sbeffeggiato , il Fifì che gode tutte le nostre simpatie usato per colpire qualcun’ altro. Solita indegna mistificazione. Battuta sarcastica ?: no ! umorismo da boia. Siamo alla solita storia del cavalierato. Si insulta gratuitamente. La nostra Costituzione di cui è garante il Presidente della Repubblica e a cui Marineo partecipa attivamente con l’importante ruolo svolto dal nostro marinesissimo Dottor Salerno non mette limiti alla possibilità che un cittadino qualsiasi possa ricoprire anche il ruolo di consigliere. Perché dovrebbe far ridere il Fifì D’amato, per gli amici scariano” , nelle vesti di consigliere comunale ? Siamo sempre i soliti “marinesi che amano i marinesi”. Torniamo alla pace vera!

domenica 18 settembre 2011

SANT EUSTORGIO

Sant' Eustorgio I di Milano Vescovo
Eustorgio fu il nono vescovo di Milano. Una leggenda lo presenta come un greco mandato lì dall’imperatore come governatore. Alla morte di Protasio fu eletto vescovo, una vicenda ricorda quella di Ambrogio. Recatosi a Costantinopoli, al ritorno avrebbe eretto la chiesa che porta il suo nome, presso il luogo della primitiva comunità cristiana in zona porta Ticinese. In essa collocò l’arca con le reliquie dei Magi, poi finite a Colonia. Morì intorno al 355 e fu sepolto in Sant’Eustorgio. Fa parte di quel gruppo di quattro vescovi (con Dionigi, Ambrogio e Simpliciano) proposti subito al culto pubblico.
Etimologia: Eustorgio = bene amato, dal greco
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Milano, sant’Eustorgio, vescovo, di cui sant’Atanasio loda la professione della vera fede contro l’eresia ariana.

La zona si chiama Porta Ticinese (si va verso l’antica Ticino oggi Pavia) . Qui i primi cristiani si trovavano e avevano il loro fonte battesimale. Sant Eustorgio godette subito del culto pubblico cosa usuale per il vescovi lombardi. Portò quell’enorme sarcofago che vedete sulla destra , in fondo alla chiesa, che conteneva le reliquie dei Tre Re magi. Ripercorrere il cammino di queste reliquie è molto complesso. Sotto il Barbarossa Rainald di Colonia li trasportò facendovi costruire sopra il Duomo , poi altri vescovi lombardi ne ottennero il rimpatrio ,almeno in parte. Chi facesse il percorso Milano – Colonia incontrerebbe molte locande che si chiamano Ai Tre Re , che ancora oggi testimoniano il passaggio e la sosta delle reliquie. Io ho visitato solo quella di Basilea negli anni sessanta, fantasticando su leggende e racconti.   Come quella dell’Apostolo Barnaba che portò il sarcofago via mare sino a Luni in Lunigiana e da li su un carro sino a Milano e dove i buoi si fermarono sgorgò una sorgente (detta appunto di San Barnaba, poi fonte battesimale) e dove fu costrita la prima chiesa . A Cipro , a Paphos, San Barnaba era Cipriota, visitai i luoghi detti appunto di San Barnaba  che accompagnava  San Paolo. Ma questa è un'altra storia…    

ADDOLORATA O ABBANDONATA ?

Non sapevo nemmeno che uscisse l’altra sera. Uscendo dopo cena da casa di amici me la sono ritrovata davanti. Era quasi sola. Quelle poche persone che giravano per la piazza potevano sembrare i soliti incalliti selciatori del corso dei mille. Quelli che spianano l’asfalto avanti e indietro a gruppi omogenei , che sentenziano , danno consigli , decidono, guidano opinioneggiano su tutto. Saranno stati una quindicina, sparsi a caso ma con un posto ben preciso. Lei era ferma altera, direi un po’ arrabbiata. Dove ti spostavi ti spostavi Lei ti seguiva con gli occhi. Vitrei ,penetranti. Incrociandoli non potevi reggere il confronto. Mancava poco e venivo sgridato. Eppure alla madunnuzza mi ero comportato bene ! Ci siamo incontrati più volte, ho chiarito un sacco di cose che erano in sospeso e, credo , di aver superato …l’esame. Ho chiarito la storia della borsa picnic nei dettagli. Mi è stata rubata piena di ogni grazia. Non mi sono arrabbiato più di tanto. Diciamo che era un po’ la punizione per aver “scherzato sul digiuno megiugoriano”. Li al centro della piazza la sua figura spiccava per eleganza e portamento. La faccia era triste ma vedevi negli occhi uno spiraglio di luce. Più volte mi sono avvicinato, ma Lei mi fece cenno come per dire non è il caso… Rimasi un bel pò ad osservarla in silenzio sbirciandoci vicendevolmente più volte. Da poco avevamo festeggiato il suo compleanno (giorno otto) , il dodici l’onomastico un susseguirsi di avvenimenti che abbiamo festeggiato con grigliate e prelibatezze. Intanto faceva freschetto , notai subito che Lei aveva un pesante mantello che la proteggeva. Appena dietro c’era una banda ,sembrava la banda dei vigili urbani con quei grandi berretti, ma subito mi corressero dicendomi che è la banda dell’Unione dei Comuni composta da musicisti di vari comuni. Suonarono più o meno le solite musiche e nell’ascoltarle non mi accorsi che Lei era andata molto avanti. Decisi di accodarmi dietro la banda ma ero solo io. Sbalordito mi allontanai perché già non mi mancano critiche figurarsi cosa avrebbero detto vedendomi solo dietro Lei ! Decisi di andare a casa e non feci in tempo a togliermi la giacca che sentii musica e tamburi come un richiamo. Scesi di corsa svoltai l’angolo e la vidi passare. Rimasi allibito e frastornato: guardava proprio me ! Aveva quell’espressione che tutti conosciamo ma in più aveva quella delusione tipica di chi aspettava qualcuno e che poi non è arrivato. Ecco si sentiva abbandonata. Le sorrisi e vidi un grande arcobaleno che le faceva corona. Ora dietro di Lei c’erano una decina di persone , davanti qualche confrate , i preti e i portatori che sommati erano il doppio di tutti gli altri presenti.
Maria Addolorata o Maria Abbandonata ?

venerdì 16 settembre 2011

LA SEDIA VUOTA

Se passate da Corso dei Mille davanti al n. 38 troverete una sedia vuota. Rimarrà vuota sino a quando qualcuno la rientrerà perché il suo proprietario non la occuperà più. Per anni il Rag. Giovanni Provenzale là ha “ricevuto i suoi amici” . Ho avuto la fortuna di vestire i panni dello storico, per una volta, ascoltando la storia della sua “meravigliosa primavera”.
….
“Da giorni Giovanni Provenzale, classe 1916, mi aspettava. Aveva preparato una serie impressionate di documenti e foto. La sua ansia di rievocare la “sua Africa” mi ha contagiato. Non so chi dei due fosse più emozionato. Lui disposto a farsi rubare i ricordi, le emozioni dei suoi vent’anni. ‘Avevamo vent’anni, pieni di energie ed entusiasmo. Immagini questi ventenni marinesi che scoprono altipiani infiniti e vedere che la terra ti dà il grano due volte l’anno. Un miracolo: restavamo a bocca aperta. “ Il racconto si fa sempre più preciso , il mio interlocutore non solo ricorda l’anno il mese il giorno ma aggiunge che era di giovedì e di pomeriggio… Ti spiega quello che gli storici per anni hanno grossolanamente condannato senza tenere conto che “…ma non possiamo rinnegare i nostri vent’anni da leoni, vissuti nella mia Africa !”. Spiega :“Il Saturnia ci riportava a casa. Eravamo arrivati secondi dove contava solo arrivare primi. E quindi in faccia avevamo quella delusione di tutti i secondi. I soli felici erano i nostri genitori, le nostre mamme che si vedevano tornare a casa i figli vivi, noi dentro piangevamo leggendoci negli occhi non la sconfitta ma l’orgoglio dei ventenni di un gruppo di marinesi che tornavano da una ‘missione impossibile’ ”. Non era un raccontatore grossolano . Non dava risposte generiche. Quando gli feci rileggere la bozza mi corresse rispettando il mio lavoro , non intervenne nel mio giudizio anche se dissentiva su certi passaggi. Ogni tanto si parla di “banca della memoria” e termini simili, mi sento ridicolo. Se vogliamo archiviare in questa banca espressioni colorite di vita contadina vorrei chiedere se il vissuto storico di un uomo può perdersi . Almeno archiviamo entrambe le cose. Qui non stiamo parlando di eroi ma di uomini e dei loro sogni. Oggi mentre rendevo omaggio alla sua salma nel rispettoso silenzio è entrata una coppia di altri tempi che si tenevano per mano. Lei aveva occhi lucidi e portamento elegante lui aveva la faccia severa di uno che non aveva voglia nemmeno di sorridere. Si mise come sugli attenti e ad alta voce proclamò : Giovanni Provenzale, sono il tuo amico Vito Speciale e sono qui con la mia moglie Peri Francesca, siamo venuti a renderti omaggio e portati l’ultimo saluto. Ti abbracciamo” fece due passi indietro mentre io nascondevo occhi e viso osservai questa bella coppia e me li vidi assieme a Giovanni Provenzale che nella bella epoque marinese ballavano il bughi bughi. Uscii di corsa mentre pensavo a quanto mi aveva detto appena tre mesi fa: “Vado a dormire tutte le sere ascoltando i canti degli animali, il vento della foresta e le grida e i canti dei miei compagni che costruivano strade, palazzi, stazioni, ospedali”.Ci raccontano di un passaggio sereno attorniato dai figli e nipoti , sembrava non gli desse fastidio questo momento fatale. Lo credo perché sapeva di andare in un posto dove era atteso dai genitori, dalla famiglia , dai suoi fratelli.
Io corsi a casa. Cercai su Internet una delle sue canzoni d’Africa fra le preferite:mamma non piangere … in una versione più moderna che credo lo "zio" avrebbe accettato
L’appuntamento è per domani alle ore 16 nella stessa chiesa dove è stato battezzato: la Chiesa Madre di Marineo . L’intera intervista si trova alla data del 10 e 11 giugno 2011.

martedì 13 settembre 2011

LA SPARTENZA

Dedicato a Ciro Guastella e qualche altro, oggi in partenza
A lui e agli altri avrei voluto regalare il mai letto abbastanza Galateo
Del prete Giovanni della Casa
Se fra cento anni l’amico Prof.Lombino sfogliando le carte del nostro emigrante-paladino e le mie troverà una corrispondenza talmente contradditoria da rinunziare a venirne a capo. Un alternanza di situazioni talmente ridicole che al solo pensarci fai fatica a crederci. Ti vengono in mente i processi staliniani o quelli più recenti sino a quello di Slansky. Costruiti a tavolino dove la verità veniva completamente ribaltata. Venivi accusato su prove inesistenti ribaltando la verità. Questo metodo è ancora in uso e qui da noi lo è largamente. Dicevo che in questo archivio a futura memoria si trovano da messaggi di benvenuto ed elogiativi a critiche feroci. Da giudizi sibillini che ciascuno li legge come vuole a critiche feroci in risposta. Poi intervengono i “ridicoli pacificatori”, i mercanti della pace, che emettono sentenze fra di loro mentre intanto ingiurie animalesche vengono distribuite gratuitamente. Al fine di intenderci mentre da un lato fanno i pacificatori un altro gruppo sputa e insulta. Per 5 giorni questa indegna gazzarra ha interessato la gente mentre sul fronte sociale venivamo trucidati personaggi del libro della giungla e circolavano strumenti di lavoro abrasi. Che bella atmosfera. Poi si media la pacificazione. E’ meglio la spartenza. Uno se ne torna a casa con le valigie piene di video su contesti oggi inesistenti prodotti a quattro mani da alcuni eterni ragazzi lasciando morti e feriti per terra. Qualcuno sa ricevere solo elogi , crede che arrivando dalle terre di Lombino e di Amerigo debba per forza ricevere la “preghiera di ringraziamento ai padroni” da loro stessi compilata.
Niente pacificazione.Che ciascuno si tenga la sua sofferenza e la sua ragione.
Mi debbo scusare con l’emerito prof. Lombino se per due volte viene citato a sproposito su un fatto personale ma a proposito per il suo libro .

lunedì 12 settembre 2011

ADDIO ALLA MADUNNUZZA

11 settembre 2011 la Madunnuza
Dopo aver assistito al miracolo dell’altra sera (increduli e miscredenti siamo diventati, contano di più alcune testimonianze su Mejugorie, che il ripetersi di un gesto antico tipo il miracolo di San Gennaro. E’ più credibile uno che viene preso per i capelli o chi mangia fiorentine dopo essere stato invitato al digiuno e alla preghiera che una volpe , vista da tutti che va a pregare davanti l’immagine della “madunnuzza” ripetendo un gesto bello e antico ) questo luogo mi è ritornato caro. Un bosco raro con quercie e castagne millenarie e, già questo è un miracolo, piante che da millenni filtrano l’aria salvaguardandoci, dove presto tornerò e spesso per ritrovarmi, oggi era il regno dei ragazzi. Gli adulti hanno abbandonato questo luogo. Oggi non trovavi un adulto, un professionista, un borghese insomma un “benestante” a pagarlo a peso doro. I marinesi hanno abbandonato questo luogo. Le signore lo disdegnano preferendolo a case e ville sparse ovunque (qui tutti hanno un amico o un parente che ha un villino alla madunnuzza) dove puoi portare in tavola il benessere e addosso l’eleganza. Nessuno viene più qui ad arrostire non è fine non è elegante. E allora i ragazzi (oh capitano, mio capitano…) capitanati da questo inesauribile scrittore prestato al sacerdozio (o viceversa)
Sostenuto da un sacco di educatori si sono appropriati di questo luogo magico . Non solo per giocarci cantare , fare picnic , scerzare, pregare, ma soprattutto perché qui avviene un rito meraviglioso, credo unico al mondo. Il passaggio all’adolescenza. L’esuberanza delle ragazzine , la prima adolescenza dei ragazzi, il senso di responsabilità di entrambi. Qui scoprono il primo amore, iniziano a parlare un linguaggio nuovo, tutti hanno gli occhi lucidi perché incontrano altri occhi lucidi. Deve essere un momento unico e bello. Non c’è posto per la malizia , si lasciano liberi i sentimenti, ti accorgi che quel ragazzo con cui hai superato le scuole primarie, il catechismo , o giochi di gruppo è diventato diverso. Le ragazze non sono più solo “amiche e compagne” ma vengono idealizzate , mitizzatte : sono pronte per un sogno che aspettavi da tanto. Le vedi aleggiare sulle quercie come fate che rincorrono il primo mal di pancia causato da un cuore che sembra appena trapiantato. Qui per molti ragazzi e ragazze inizia l’adolescenza. Forse qui , purtroppo inizia il brutto distacco con i genitori. E il non vederli presente , questi genitori assenti, ti viene un colpo al cuore. Qui immaginavo di vedere due picnic gli adulti con gli amici e a poca distanza (30 metri ma uguali a chilometri) i figli con il loro amici… Una distanza che oggi avviene in modo forte, danneggiando un rapporto già bellissimo, ma che non siamo stati capaci di pilotare. Poi ho avuto la stessa sensazione di Tagliavia abbandonata , sfuggita, anonima. E’ bastato rinominarla che ad altri ha ricordato il tempo che fu incolpando sempre gli altri o inserendola in amarcord ridicoli.
Addio alla madunnuzza. I “signori” ti hanno abbandonata e declassata. Forse questa sera alla messa delle 17 torneranno , forse avranno il vestito della festa, sembrerà come le domeniche quando vai a votare. Faranno felice Don Leo Pasqua a cui Dio fornisce sempre grande pubblico che lui ammannisce e nutre di parole sicure. Grazie anche ad un perfetto servizio d’ordine del volontariato che ti accoglie già quassopra nella vecchia agrigentina sino al bivio della chiesetta, sbarrata severamente, dove vieni invitato a posteggiare in spiazzi prima individuati .E tu lì tutt’intorno alla chiesa ti senti protetto e rispettato. Questo è un altro miracolo. Forse ha funzionato così bene perché erano assenti a qualsiasi livello le autorità e si malignava che si attendeva solo il sindaco di Santa Cristina , su cui ricade, sembra, il luogo.
Sono tornato a casa sereno accompagnato da due domande fattemi da due ragazzi cercatori incalliti di tesori: la prima, a cui ho subito risposto di si, mi ha chiesto se sono ancora innamorato , il secondo mi ha chiesto se io , visto il mio cognome, ero il più ricco di Marineo.
Si gli risposi , ma di… correndo all’mpazzata gridando di aver vinto, ma non lasciandomi finire la frase …

domenica 11 settembre 2011

NATIVITà DELLA BEATA VERGINE MARIA E SANTISSIMO NOME DI MARIA

Natività della Beata Vergine Maria
Questa celebrazione, che ricalca sul Cristo le prerogative della Madre, è stata introdotta dal papa Sergio I (sec VII) nel solco della tradizione orientale. La natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della salvezza. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Salvatore. (Mess. Rom.)Martirologio Romano: Festa della Natività della Beata Vergine Maria, nata dalla discendenza di Abramo, della tribù di Giuda, della stirpe del re Davide, dalla quale è nato il Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo per liberare gli uomini dall’antica schiavitù del peccato.
Santissimo Nome di Maria
12 settembre - Memoria Facoltativa
La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre. Martirologio Romano: Santissimo Nome della beata Vergine Maria: in questo giorno si rievoca l’ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la a della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.

venerdì 9 settembre 2011

MIRACOLO ALLA MADUNNUZZA

 
Saranno state le 21 è già i fedelissimi erano sul posto:pronte le batterie le luci le sedie i microfoni con il continuo assordante “pronto prova” sollazzo un po’ di tutti esclusi le donne. Arrivo in contemporanea con il parroco il quale è accolto dalle “fedelissime giovanne d’arco”. Fa freschetto e debbo ricorrere all’amico Realmente strappandogli il giubbotto costringendolo ad una penitenza. Sgrò mi segnala di avvicinarmi discretamente alla chiesetta dove decenni prima una Daina si inginocchiò davanti alla immagine della Madonna per salvarsi da un cacciatore che la inseguiva. Ora nel vedere più o meno la stessa scena rimango più che sbalordito. Intanto non era una Daina ma bensì una volpe bella gagliarda maestosa.
Subito dopo esce e si ferma a sinistra della chiesetta “a conversare” con i presenti. Poi giustamente non fidandosi si allontana lasciandoci felicemente nello sconforto. Si è ripetuto il miracolo della “Madunnuzza”. Altro che Medjugorie ! Dopo la “lezio” del parroco, il solito video che non parte in  tre tempi scassatimpani il parroco invita i testimoni del viaggio nella ex Jugoslavia . Più o meno hanno ricevuto tutti la stessa impressione. Bellissima confessione ed invito a pianti di ore ed ore. Quella più originale è stata del Faldini che sentitosi preso per i “capelli “ è stato spinto alla confessione da uno “con la barba sino al ginocchio” il quale gli ha rivelato una lista di nomi con cui rappacificarsi. Da lì, nasce un nuovo CD (è dieci giorni che cerco di acquistare un apparecchio per riascoltare i CD ma è fuori produzione) è cambia in qualche modo la vita del nostro cantante . A me non è successo visto i pochi capelli che mi ritrovo…La serata è bellissima , le quercie sono un anfiteatro unico forse millenario che hanno spinto don Leo ad invitarci al silenzio totale più volte , anche se non era necessario perché nessuno fiatava. Io stavo talmente bene che più volte fui coccolato dal sonno. Le coppiette avevano gli occhi lucidi e si stringevano le mani. Le ragazze segnalavano numeri del lotto che poi corrispondevano ai canti e a parte qualcuna che andava sopra i toni era tutto magnifico. Metti uno scenario meraviglioso , don Leo che ti racconta storie divine il canto delle coriste, la musica dei musicanti la storia della volpe , ditemi se ho sbagliato a stringere la mano della signora accanto convinto che fosse mia moglie… invece era la signora che mi invitava a prendere la sua mano per il Padrenostro…Allora mi venne in mente un amico che godeva di molti piaceri della vita che si ritrovò la moglie in fase terminale trasportandola in tutti i santuari del mondo quando alla fine arrivò dove fu predetto che quel giorno sarebbero guariti tanti di e tant’altri. Poi avvennero un sacco di coincidenze , circostante eventi. Sparirono i segni dalle lastre e cose del genere. Fu un miracolo. Si festeggiò giustamente per mesi. Io credo che quando tu sei prescelto, sei colpito e sconvolto da “un miracolo” devi cambiare vita. Sei stato toccato in qualche modo da Dio quindi la tua vita non ti appartiene più. Totalmente. Se tu sei stato invitato “fortemente” alla preghiera, al digiuno, alla penitenza come puoi dopo trasgredire a questi inviti abbuffandoti nei ristoranti, sfuggendo a tutti gli altri suggerimenti ? Mejugorie si trova a pochi chilometri da Spalato , che poi è  la reggia di Diocleziano quel disgraziato che emise quel terribile editto contro i cristiani  causandone la morte di migliaia e migliaia fra cui il nostro San Ciro .
La moglie del mio amico ci lasciò nel più grande sconforto qualche mese dopo. 

martedì 6 settembre 2011

POETI SEMPRE PIù TRAGICI

non sanno più cantare l’amore
C’era meno tensione quest’anno al premio di poesia. L’unico momento di panico si è avuto quando arriva la segnalazione che il primo premio “scalava” perché il vincitore si era perso fra Modica e Marineo. “Il primo premio deve essere ritirato dal vincitore” stabilisce lo statuto. Ciro Spataro aveva perso il suo solito self control e l’ho visto barcollare. Quando arriva il vincitore anche lui e la signora che lo accompagnava sembrava perso. Reinserito nella scaletta quasi nessuno si è accorto di nulla. Su alcune poesie abbiamo già detto ieri.
Dopo un tour de force di due ore e quindi più un commento improvvisato che “studiato”. Al microfono si sono alternati con discorsi misurati , niente proclami o promesse di novità. Nessuna “grande” autorità e speriamo che non sia un altro segno di decadenza.Stupisce certa ipocrisia di alcuni “benpensanti” che snobbano questo premio. Poi ti rendi conto che snobbano tutto e li vedi vagare per il paese svuotati e sarcastici. Molto migliorato lo staf nei suoi atteggiamenti . Confuso l’elenco dei premianti , etereogeni , quasi sempre gli stessi. Un rito che forse sarebbe meglio abolire se non fosse che fra sponsor e autorità ci sono obblighi. Sono arrivato quando Padre Randazzo “sermonava”. Per non disturbare trovo due posti in seconda fila ultimi posti, ma non faccio in tempo a sedermi che una anziana mi obbliga a sloggiare in base al jus primae filae. Con rara cortesia Tommaso Romano mi fa cenno di andare in prima fila sconoscendo le regole della prima fila, ma avere accanto l’Ass. Fabio Cangelosi e la sua delicata signora ci allietano queì cinque minuti di “seconda fila”. I poeti sono sempre piagnoni. Non gli va bene niente. Hanno sempre tragedie da proporre. Da canti funebri di omerica memoria. Poi le pietre. A parte le impalcature non capisco cosa c’è che non va in piazza castello. Non c’è un cartello pubblicitario niente di deforme. Cercano sempre un paradiso ipotetico . Non un canto d’amore un sogno d’amore. Per non parlare di queste espressioni monotone sull’esaltazione della Sicilia come valle dell’Eden. Mi sembrano esagerate tutte queste allocuzioni ad una terra “unica al mondo” . La valletta “acerba” ha fatto la sua onesta figura, anche se ogni tanto non reggeva tacchi e gambe per la stanchezza. E’ una figura eccellente anche se il suo vestito (troppo serio)non era adatto ad una giovane avremmo preferito un abito più giovanile. La voce recitante Lia Rocco è conosciuta, ha letto bene ma i suoi commenti e i continui elogi che riceveva non le erano dovuti. Faccia il suo lavoro senza tanti ammiccamenti. Discorso a parte merita Katiuscia Falbo. Ormai marinese di fatto. Naviga sul palcoscenico svolazzando con grazia. Lo scorso hanno ci è piaciuta meno. Non ha fatto un errore anche se faticava con le domande . L’ho conosciuta ragazza a Monreale per un suo intervento teatrale ma ora potrebbe recitare a pieno titolo “profumo di donna”. Come presentatrice ha grosse potenzialità la aspettiamo in più grandi palcoscenici a condizione che non lasci Marineo. Il super premiato, accompagnato da mamma e fidanzata, graziosa e gentile, ha fiato da spegnere gli incendi della Ficuzza. Mi è sembrato un” ragazzo di Sicilia”, semplice la sua musica non è criticabile soprattutto da chi sconosce il jaz, ma ciò che esce dal suo strumento non sono suoni casuali.
PS La cena o meglio la mensa è stata servita da personale veloce eccellente e gentile. Non ab biamo capito perché il premiato è stato messo di spalle al pubblico. L’assegnazione dei posti , partita in modo drammatico, alla fine sembrava un matrimonio : eravamo seduti a gruppi , per famiglie, per idee e cosi via

lunedì 5 settembre 2011

L'INNOMINATO

L’INNOMINATO
ovvero la randazzata
A prima vista sembra il solito articolo che ci informa sui nostri migranti di una volta. Le foto delle navi stracolme di gente e speranza alla Lombino, foto di generazioni di nostre capacità che cercano o scappano. La memoria o il passato che ci fa rivivere situazioni familiari a volte tragiche a volte incensative. Il caso ultimo, malamente descritto riguarda più famiglie ma riconducibili alla fine ad una persona ancora vivente (ringraziando Iddio). Siamo stupiti che il prof. Giovanni Perrone, il capo redattore e altri si siano lasciati sfuggire questo gesto da “mestieraccio” vigliacco, pieno di odio e qui mi fermo. L’articolo andava fermato sino alle prodezze dei musicisti che si autodefinivano “i migliori”. Quando si parla di persone esistenti bisogna stare attenti perché questa descrizione “unilaterale” di persona a tanti cara, questo tentativo, l’ennesimo, di beatificare con una biografia incompleta unilaterale, mistificatrice è frutto della mentalità dell’odio, della maldicenza, della meschina vendetta. E’ora di finirla con questi individui che sparlano sempre dietro, invidiosi del successo altrui, ambulanti del nulla. Presuntuosi che mettono in dubbio tutto. Non occorre precisare che bisogna passare i severi controlli della Presidenza della Repubblica, delle Ambasciate, dei Consolati, dell’Antimafia, della gente che può liberamente opporsi, del Sindaco che a questo punto fa cattive frequentazioni, gente che ha figli e nipoti, parenti, amici a cui deve rispondere. Non siamo immuni da errori, ma nella vita gli errori li abbiamo pagati sulla nostra pelle. Questi individui che pensano di trovare una vergine in un postribolo vanno tenuti a distanza. Altro che chi è senza peccato. Prof. Perrone o lei prende provvedimenti contro questi individui, protetti anche dall’inquilino di sotto, o noi buttiamo al macero i suoi editoriali. Non si è mai visto insultare uno sponsor! Anche noi possiamo fantasticare su questo tentativo maldestro di beatificazione di una persona a tutti cara, usata per colpire il suo ex marito, “innominato” per odio di classe e rancore gratuito, una biografia contrapposta a quella del marito, arricchita da una tragedia che non auguriamo a nessuno. Questa mina vagante che si vanta che “tutto quello che succede a Marineo, dalla gallina straviata alle fuitine io li so in tempo reale”. Noi abbiamo bisogno di Marinesi che amano i Marinesi non di distributori di polpette avvelenate e chi li mangia li mangia. Che nessuno si permetta di confondere critica ed umorismo con odio, perché questo non sarebbe altro che un animale. Prof. Perrone, anche noi potevamo condire ed allungare e completare quello scritto come “deontologia vuole”, ma non avremmo fatto onore alla persona che si voleva elogiare, né al marito separato che da anni sta tentando inutilmente un riavvicinamento. Anche a me dà fastidio questa “Jus primae filae”, ma le motivazioni che portano “certi emigranti” sanno più di odio di classe, vendetta , rivincita su una vita mediocre e senza sapore.
Onofrio Sanicola
Avviso. Conoscendoci, all’interessata verrà dato in visione solo l’articolo incensativo. Provvederemo noi ad inviarle questo post.
Avviso 2. Il nostro foro competente è quello di Palermo

domenica 4 settembre 2011

COSA CONTA IL PUBBLICO IN QUESTO PREMIO ?

In pratica questa formula che esclude ogni e qualsiasi coinvolgimento del pubblico è a dir poco scorretta.
Non è consentito leggere , nè pensare , nè partecipare. Ci domandiamo se serviamo solo per applaudire.
Non possiamo nemmeno criticare .
L'unica cosa che non ci possono togliere è quella di pensare ...

Premio Internazionale di Poesia “Città di Marineo” 2011-09-03
 Eccovi qualche pensiero scritto un ora dopo aver ricevuto il libretto.

     Quando sentiamo i titoli delle poesie e vediamo i loro autori salire sul palco davanti al castello  di Marineo ci viene voglia di conoscere meglio i contenuti di questi lavori che arricchiscono la nostra vita. E nel libretto che ci viene dato sono riportate tutte le poesie: quelle in lingua italiana, quelle in dialetto siciliano e anche quelle scritte dai bambini. La nostra “scelta” non corrisponde necessariamente a quella della Giuria, noi non ci reputiamo esperti, ci lasciamo guidare dall’istinto.

     IL MAGO SENZA CONIGLIO di Stefano Bianchi

Quasi tutti i capoversi iniziano con “Conosco i segni del tempo…” Uno di essi potrebbe essere la nostra voglia di tirare un coniglio fuori dal cilindro e risolvere i nostri problemi come per magia: invece la poesia finisce con queste parole: questo è il gioco cui giochiamo, nessun coniglio anima mia.

     CONFITEOR di Amalia De Luca

Il poeta incontra Signore e elenca le sue proprie caratteristiche: il rifiuto della viltà, l’intolleranza della stupidità, il fastidio dell’intolleranza, il disprezzo della cupidigia… ma anche la speranza d’amore. Come non essere d’accordo.

IL MISTERO DELLE FIABBE, I LADRI DI FAVOLE di Maria Grazia Pampaloni

Un quadretto a rovescia di favola di una volta. “Il mistero delle fiabe rubate”, un folletto che sottrae i pensieri, l’incanto perso, la magia che non fa presa… La domanda clou: Chi potrà ad ogni bimbo restituire il dono della poesia? Dipende dal bambino se si pone all’ascolto dei suoni ovattati del bosco ed altre realtà “da favola”.

PREMIO DI POESIA SETTIMA EDIZIONE RAGAZZI

DA UN PAESE AL DI LA’ DEL MARE di Azzedine El Gaouri

L’autore si sente fortunato anche se vivo dove non sono nato,… lontano dalle guerre e dalla povertà. Nonostante il colore della pelle diverso lui esprime l’uguaglianza così: Se non si guarda la faccia ma il cuore, sono uguale a Giuseppe o a Salvatore.   Bella lezione di integrazione e accoglienza.

“CHI SONO IO” di Martina Gervasi

La spensieratezza della bambina allegra riflette però sulle possibilità di un uccello che può volare, dell’albero che fa crescere i frutti. A differenza di loro lei ha un cuore dove tiene tutti i miei desideri, segreti e sorrisi. Proprio una bimba allegra.  

sabato 3 settembre 2011

BRAVO PROF. TAORMINA HAI SEMPRE BUON GUSTO





ROBERTA DI PERI





La ragazza acqua e sapone del 37 premio poesia.Giovane, sorriso forzato, faccia pulita, acerba, tocca a Lei fare "la valletta". Bello il confronto fra la "matura" presentatrice e questa ragazza "primavera". Speriamo non sia saccente come...

venerdì 2 settembre 2011

ACCOGLIENZA

ACCOGLIENZA
Alcuni consigli e informazioni per coloro che giungono a Marineo in occasione del
PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA
Parcheggio : Non cercare di arrivare in Piazza Castello in auto. Sia all’uscita che all’entrata del paese ci sono ampie possibilità di parcheggio . La passeggiata a piedi è gradevole .
Dove mangiare: ci sono molte paninerie per uno spuntino veloce. Dentro il paese c’è il Ristorante Big Stop “al piano”. Lo schef Pippo Mancino ha preparato un menu chiamato “Poesia del palato” con pietanze particolari e ottimi vini anche locali. Ci sono oltre 50 piatti fra carne e pesce. Il conto non è salato . Ambiente familiare .Lo chef è coadiuvato da tutta la famiglia.
Appena fuori (vedi indicazioni ) La Sovarita. Ottima vista sulla valle. Ideale per famiglie con bambini. Forse la migliore pizza della zona. La Rocca Bianca. Tradizionale ristorante marinese in un ambiente museale. All’inizio del paese. Ampio parcheggio.
Gelaterie , pasticcerie, caffetterie ovunque.
Tutti i locali sono forniti di servizi igienici. Solo la zona “castello” è attualmente priva di locali pubblici. Organizzarsi anzitempo.
Arrivare in tempo. Non è bello attraversare la piazza quando è già iniziata la manifestazione.
Cosa vedere a Marineo: il museo archeologico sempre in piazza castello. Oltre alla collezione di reperti, il museo è in attesa del rientro dei beni culturali di origine locale che si trovano in altri musei, si può osservare dalla terrazza tutta la valle con vista imprendibile sino a Solunto e le isole (se la giornata è chiara). Il Crocefisso della chiesa omonima, la Madrice con la reliquia di San Ciro.
Infoline Fondazione Arnone – 0918726931 - Comune 0918725193 –
Ps Per saperne di più sul premio di poesia leggere il post più sotto

giovedì 1 settembre 2011

BILANCIO PER LA STORIA DEL PREMIO DI POESIA

Premessa. Questo commento di Ciro Spataro è stato da noi pubblicato il 9.11.2010. Lo riproponiamo integralmente perché presenta in modo magistrale il 37 premio . crediamo che nessuno possa parlarne meglio del suo padre-creatore. 37 anni sono tanti , le rughe si vedono. Speriamo che qualcuno trovi la forza di apportare qualche innovazione perché la formula è diventata noiosetta e il tutto manca di verve. Intanto rimane un prestigio per Marineo , che nessuno può oscurare. La novità di quest’anno si chiama Roberta Di Peri

BILANCIO DELLA STORIA

di Ciro Spataro
Questo intervento costituisce un’occasione insostituibile non solo per recuperare la memoria storica di un premio letterario, giunto quest’anno alla 36^ edizione in cui si sono avvicendate tante personalità della cultura, della letteratura e dell’arte e proprio grazie a questa rassegna si è potuto ampliare lo spettro delle singole biografie attraverso un recupero di dati, aneddoti, conoscenze che hanno permesso di meglio contestualizzare il loro vissuto. Sono certo che questa iniziativa rappresenta anche un punto di partenza per leggere con lucidità e spirito critico la storia di tanti personaggi che hanno rivelato con umiltà il meglio di se stessi ad un pubblico nuovo arricchendo di novità essenziali il loro profilo biografico.
In tal senso la prima personalità che ha lasciato un segno indelebile è stato senza dubbio lo scrittore Andrej Sinawskij nel 1980 alla VI edizione. Cari amici un premio letterario non può essere soltanto un banco dispensatore di targhe e di medaglie , deve avere necessariamente una sua funzione critica, quasi di denuncia: ecco perché la partecipazione di Siniawskij a Marineo, che era appena uscito dalla tragedia del lager siberiano della Mordavia – sette anni di lavori forzati – con Jiuri Daniel , fu assolutamente eccezionale, l’inserimento del convegno su letteratura e dissenso inserito nel contesto di un premio di poesia, mostrò gli orrori del comunismo sovietico. Sono venuto qui a Marineo , disse Siniawskij per salvaguardare gli inalienabili diritti che valorizzano la dignità dell’uomo: proprio per riaffermare questi diritti un poeta cecoslovacco Vladimir Holan, quando gli staliniani andarono al potere nel suo paese non uscì più di casa; come sepolto vivo scrisse poesie disperate che ne fanno uno dei poeti più grandi del mostro tempo. Forse è destino che la poesia più alta ed autentica sia oggi la poesia radicata nel dramma delle umane contraddizioni, nei gulag, arcipelaghi di amore e di morte.” Sono parole che risuonarono nell’affollato cinema Dajna di Marineo e che ebbero una cassa di risonanza notevole in Italia proprio la drammatica esperienza di Siniawskij, che venne appositamente da Parigi ove insegnava letteratura russa alla Sorbona .Nel 1982 per l’VIII edizione il premio viene assegnato al poeta polacco Marek Swarniski una delle voci più significative della lirica polacca contemporanea. Ebbene al poeta viene negato il visto delle autorità polacche, malgrado avessimo inviato all’autore al suo indirizzo di Cracovia la lettera del conferimento piena di timbri e bolli vari. La preoccupazione negli organizzatori era tale poiché ad una settimana dal premio non sapevamo nulla della sua venuta. Allora abbiamo deciso di inviare un telex al settimanale Tikoni Poscheskj, tramite il Giornale di Sicilia, che con il suo direttore sosteneva la nostra iniziativa. La vigilia del Premio ricevo in Comune una telefonata da Milano e quale fu la sorpresa quando all’altro capo del telefono sento la voce del poeta Swarniskji che mi annuncia di trovarsi a Milano. Soltanto con un escamotage era riuscito a venire a Marineo al seguito di un gruppo di vescovi polacchi che si recavano a Dusserdolf per la settimana cattolica. Cosa che il poeta volle rimarcare durante l’intervento che fece alla cerimonia di premiazione proprio per mostrare il vissuto degli scrittori che per sostenere le loro idee erano costretti a ricorrere ad espedienti per affermare la dignità di uomini liberi.Nel 1983 per la IX edizione venne premiato Raphael Alberti una delle voci più sferzanti della quotidiana battaglia per la libertà e l’indipendenza dei popoli, Alberti fece la guerra civile in Spagna contro il caudillo il dittatore Francisco Franco e al momento del conferimento del premio recitò il suo “ Canto abierto d’ Espana” al Castello di Marineo un viaggio per far conoscere i poeti spagnoli del sacrificio, Federico Garcia Lorca, Antonio Machado, Miguel Ernandez, ma anche per la meravigliosa simbiosi che si creò con Ignazio Buttitta: i giornalisti parlarono di due sud a confronto, il sud andaluso ed il sud d’Italia, due sud amari, bisognosi di giustizia . Alberti era felice di ricevere un premio popolare vissuto dalla gente e fra la gente dalle mani di Buttitta il poeta popolare per eccellenza che consacrava i 60 anni di poesia di Alberti, di cui tanti vissuti in esilio , come poi disse Angela Redini nel documentario della RAI a lui dedicato. Nel 1992 alla XVIII edizione il premio fu attribuito con uno scoop notevole sul piano internazionale a Luc Montagnier lo scienziato francese scopritore del virus dell’AIDS in un momento in cui il fenomeno era diventato per la sua crescita esponenziale, una delle minacce più gravi per l’umanità. E così quando due anni fa gli è stato attribuito il Premio Nobel, ero molto felice, la notizia mi ha emozionato tanto, in fondo una intuizione di un premio, forse di provincia, era stata sicuramente vincente, forse è il caso di sottolineare come Luc Montagnier fosse una persona molto semplice ed umile. Ma proprio per il valore biografico del personaggio uno dei poeti che ricordo con maggiore interesse è il poeta russo Evgenj Evtushenko nel 1995 per la XXI edizione venne a Marineo dagli Stati Uniti, dove tutt’ora insegna , il ricordo indelebile che mi è rimasto è stato il recital di poesia che fece con una bravissima traduttrice Evelina Pascucci. Certo il pubblico di piazza Castello, di tutti i ceti sociali, dal professore universitario all’operaio, veniva catalizzato dallo sguardo carismatico di Evgenij Evtushenko e la poesia, la sua poesia diventò la protagonista effettiva della serata, i suoi versi “arrivederci bandiera rossa “ erano di una attualità unica : arrivederci bandiera rossa, eri metà sorella, metà nemica. Eri in trincea speranza d’Europa, ma tutta di rosso recingevi il gulag. “ Evgneij è stato un istrione, sul palco si è trasformato, tra lui ed il pubblico si è creato subito un grande feeling, ha chiamato sul palco la bella moglie Masha, di trent’anni più giovane di lui, dicendo subito che il mondo ha bisogno di poesia, ed il poeta ha un compito fondamentale, quello di riprendere a parlare, a dialogare con la gente.Ma come disse lo scrittore Francesco Grisi componente della giuria la cosa più importante che è rimasta è stata la sua lectio magistralis, pubblicata da molti organi di stampa quando affermò che “l’arte mondiale è in pericolo. Ecco perché mi piace riportare testualmente il suo intervento: “ Anni fa sono stato in Amazzonia ed una vecchia indiana prima di darmi una banana, l’ha sbucciata e dopo l’ha bagnata nel loro grande fiume pieno di microbi e piranha mortalmente pericolosi. La vecchia indiana ha pensato ingenuamente che così sarebbe stata più civilizzata, più culturale. Così noi ci comportiamo con l’arte bagnandola nel fiume sporco della cultura falsa dei mass-media . ma l’arte non si sporca: e questa serata a Marineo è una prova degna! Una volta, molti anni fa, dissi a Cesare Zavattini che tutti gli scrittori sovietici della nostra generazione erano nati nella culla del neorealismo italiano. Perché? Perché al tempo della retorica pomposa del realismo stalinista, quei film neorealisti ci ricordavano che la terra amara, ma autentica, è più importante del cielo artificiale fatto con la seta azzurra del teatro Bolscioj. Dopo la morte di Stalin il piccolo Bruno del film “ Ladri di biciclette” era la persona più importante per noi e, detto tra noi senza farlo sapere ai signori Eltsin e Dini, è rimasto tale. Ma Zavattini mi disse, con il sorriso di un nonno furbo, che il neorealismo italiano era nato nella culla della letteratura russa del secolo scorso, di Tolstoi, di Cechov, di Dostoevskij. C’è un piccolo patriottismo, quello del proprio paese, ma c’è un patriottismo più alto quello dell’umanità. E l’arte è patriottismo di tutti. Ma l’arte mondiale adesso corre il pericolo della “macdonaldizzazione” totale: fast food, fast libri, fast films, fast amori, fast divorzi. Al di là delle molte guerre locali, adesso esiste già la terza guerra mondiale della volgarità trionfante contro la finezza umana. Per questo sono tanto felice di essere con voi in questo incantevole paese dove mi sento di nuovo sulle barricate dei grandi libri italiani e russi nella lotta contro l’aggressione dell’’ ignoranza che uccide l’anima umana. Ma i libri sopravviveranno, l’arte sopravviverà come l’immortale, piccolo Bruno del film “Ladri di biciclette”.L’esperienza vissuta al Premio di Marineo è rimasta nella sua biografia , e tutt’oggi il suo messaggio sulla cultura macdonaldizzata viene letto nelle università russe ed americane.
Marineo lì 15. 10 2010 Ciro Spataro
Intervento al convegno sulle biografie del 16.10.2010
P.S. Vedi nota sui commenti alla data del 9.11.2010