lunedì 30 gennaio 2017

PERCHè CI SIAMO SPOSATI ?



AL MIO ARTICOLO SEMISERIO HA VOLUTO RISPONDERE LA SIGNORA CHE NON SOLO MI CONVIVE MA CHE TUTTI DICONO SIA LA PARTE MIGLIORE DI ME. PUR NUTRENDO SERI DUBBI SU QUESTO Ciò NON TOGLIE CHE IL SUO DIRITTO DI REPLICA è SACROSANTO E LO VEDO ADATTO A QUESTA EXPO SPOSI IN CORSO. SOPRATTUTTO PERCHE’ FRA LE TANTE PROPOSTE DELL’ESPOSIZIONE MI SEMBRA MANCASSE QUALCOSA DEL GENERE.

Perché ci siamo sposati ?
   Il convegno al Castello all’apertura della mostra Expo Sposi sabato sera mi ha fatto riflettere su questa domanda. Mi ha aiutato anche l’articolo scherzoso di mio marito che da poeta spesso usa  la “licenza poetica” e questa volta ha fatto di me una fidanzata con la passione di spendere e di spandere. Ridere fa bene alla salute.
   Ma scherzi a parte: perché ci siamo sposati nel lontano 1970 e perché siamo ancora insieme? All’inizio c’era un grande amore quello che auguro a tutti. Avevamo una cieca fiducia l’uno nell’altra, una voglia di affrontare la vita insieme e una fede che non saremo mai da soli.  A me questa intuizione me l’ha dato sicuramente Qualcuno e io mi fidavo della Sua benedizione che ci avrebbe dato anche la forza di affrontare le difficoltà.
   Io vivevo a Praga e non potevo più venire in Italia, dopo l’invasione sovietica del 1968. Quel ragazzo che mi ha fatto perdere la testa veniva lì per lavoro ma i nostri incontri erano sporadici finché lui non ha deciso di cercarsi un lavoro lì. Questo  mi ha fatto decidere di venire io in Italia poiché negli anni bui della Normalizzazione, della persecuzione dei dissidenti, anche il modo scherzoso di questo ragazzo poteva essere preso per “ostacolo alla costruzione del comunismo” e lui poteva finire in prigione. In pochi mesi abbiamo deciso di sposarci.
   Ricordo che mio suocero che a quell’epoca lavorava negli Stati Uniti, era preoccupato che avessimo combinato qualche ‘guaio’ per arrivare alle nozze così presto. Solo quando ha visto le foto del matrimonio (niente album) si è tranquillizzato perché ha visto i sorrisi di tutti. Al nostro matrimonio c’erano la mia famiglia, una sorella dello sposo e alcuni amici. Così si è svolto anche l’allegro pranzo. Il nostro viaggio di nozze consisteva nel viaggio da Praga a Milano… nella casa della suocera. Non avevamo ancora una nostra casa. Il mio marito ha poi mantenuto la sua promessa di portarmi in viaggio di nozze tutta la nostra vita.… Recentemente ci siamo fatti un viaggio a Ferrara per vedere una mostra e lui ha detto a una impiegata del castello di Ferrara che eravamo in viaggio di nozze.  Mi sono commossa.
   Passando per gli stand del castello di Marineo mi poteva venire voglia di vivere quella emozione del matrimonio “con i fiocchi”. Ma guardandomi intorno mi ha commosso solo il bouquet di mughetto, lo stesso che avevo io nel nostro giorno magico.   Sono convinta che le cose esteriori non aiutano il vero amore, sarei una cattiva promotrice della festa del matrimonio alla grande. Quello che conta è proprio quella fiducia l’uno nell’altro, quella voglia di affrontare la vita insieme e quella fede che non saremo mai soli. Insieme all’istruzione, la fede in Dio è stata la grande dote che mi hanno trasmesso i miei genitori. Ecco l’invitato speciale al nostro matrimonio che non ci lascia da 46 anni: Colui che ha trasformato l’acqua in vino alle nozze di Cana di Galilea ha trasformato i nostri limiti umani in legame che ci fa dire ancora oggi: ci vogliamo risposare. Quello che facciamo ogni nostro anniversario del matrimonio: rinnoviamo le nostre promesse davanti al Signore. Ed Egli continua ad accettare il nostro invito a nozze, è presente nella nostra vita. Ecco perché abbiamo potuto sposarci, due persone così diverse, unite da un grande amore. Come dice mio marito: “Se non è amore questo?”

Marineo, 30 gennaio 2017                                         Růžena Růžičková   

sabato 28 gennaio 2017

,,,GALEOTTO FU IL PESCO !



Tu metti un pomeriggio di sabato che prevedi di andare non so dove con la tua compagna che mira al record dei cinquantanni di matrimonio, e ti trovi coinvolto in un evento che tira a consigliare “fidanzati, conviventi e parzialmente irregolari”, a mettersi in regola avviando le pratiche matrimoniali . Ti aspetti un mare di giovani coppiette che mano nella mano gironzolano fra gli spazi allestiti offrendo il meglio della “produzione” marinese del settore. Per farla breve manina nella manina (sic) mi ci ritrovo io la predetta signora e blocco per note che lei teneva stretto in mano e su cui annotava stand dopo stand tutto ciò che le interessava. Dopo un po’ mi resi conto che si trattava “di un viaggio” più o meno come quello che si sta facendo in questi giorni per San Ciro. Più andavamo avanti e più vedevi scappare una lacrima clandestina accompagnata da uno sguardo vuoi tenero vuoi malinconico.

All’ingresso il primo avviso dove ci si avvisa che inviti e partecipazioni possono costare da 1,50 euro di base e lei subito annota nel suo tacuino l’informazione. Poi prezzi di book matrimoniali gigantografie della coppia (se si dispone di una parete di tre metri per tre e ovviamente di soggetti a livello passerelle) e molto altro materiale ad uso matrimoniale. Subito dopo la perdo dentro lo spazio della Silvana Triscritti e mi ricordavano le scene del baratto o cambio merci perché mentre la Silvana le mostrava collane, bracciali spille e non so cos’altro io riflettevo se è stato un bene lasciargli la carta di credito. Subito dopo la signora di cui sconosco il nome, ma con l’insegna Al punto verde mette in atto una trappola ad hoc. Fa trovare su un tavolo un bouquet di mimose atto ad aprire lacrime come catarratte egiziane. Un gesto subdolo che mi costringeva ad un immediato investimento per acquistare a peso d’oro uno striminzito mazzetto di fiori per calmare un fiume di ricordi che le uscivano inarrestabili … Nemmeno la vista dei vini Rinaldi , subito stappati per avviare un brindisi migliorarono la situazione… suggerii allora di approfittare del fatto che essendo buon amico del poeta erede e successore di Pranio avremmo potuto usufruire non solo dell’abito fatto con “tessuto di pane” ma anche di tutta una serie di prodotti che credo hanno coniato il termine “sei buona come il pane che ti mangerei subito”…

Non c’ è stato nulla da fare si è voluta sedere da Francesca Inguì e si è alzata quando mi sono trovata un'altra donna o meglio lei che grazie a questa Inguì metteva in difficoltà le altrui bellezze… E cosi volle farsi subito fotografare da Mg foto perché voleva che portassi sempre con me nel taschino il suo…nuovo album matrimoniale.  Da qui in poi la cosa si faceva difficile. Perché subito mi chiese di acquistare la masseria Aguglia dove pensava che avremmo potuto goderci festeggiando il nostro tempo libero e felice, poi a mia insaputa iniziò a prenotare viaggi da mille e una notte da Barbaccia e non sono riuscito a capire se la Barbaccia si rendeva conto che una che risponde sempre si mi piace ad ogni viaggio da 5.000 euro è una sognatrice o una che confonde 5.000 con le mie reali possibilità che non superano i mille euro. Il dramma avvenne nello spazio Giambona dove la stilista , credo, fosse convinta che “il soggetto fosse la figlia” proponendo abiti da sposa sempre più belli e audaci mentre “la cliente presente” sognava lei con il nuovo abito da sposa che mentalmente paragonava al suo di cinquantanni prima… Ormai eravamo in pieno “sogno” e chissà dove saremmo arrivati se il signor Burgo non ci avesse fermato reclamando che il letto era solo in esposizione e che quindi ci limitassimo ad osservare e non usare…

Ormai questo bellissimo “sogno e viaggio” era finito lasciando indietro tutte le cose che ci hanno portato a ricordare l’inizio del nostro viaggio che dura da quasi cinquanta anni. Convinti che tutto il pomeriggio passato dentro il castello fosse stato un sogno ci prendemmo nuovamente mano nella mano avviandoci verso la “strada mastra”. La serata era bella il cielo pieno di stelle la luna faceva la guardona , la chiesa di Sant’Anna stranamente si mise a suonare le campane ed io mi accorsi della fortuna che mi era capitata , pur non avendo fatto il corso prematrimoniale di Antonio Di Sclafani, di sapere dove ero con chi ero stato e con chi sarò per il tempo che Dio ha previsto per me e forse per noi due.

Se devo essere onesto mi è mancata la poesia della signora Zuccaro per il resto tutto era bene sino a quando mi sento toccare una spalla e realizzato che non poteva essere Lei perché una mano la tenevo stretta io e l’altra la stava usando Lei e il suo fazzoletto dedussi che fosse un terzo, il quale educatamente mi consegno un pacchetto ben infiocchettato ed un biglietto che recitava: anello 350 euro, collana 1.500 euro, bracciale 250 , orecchini 80 fedi in oro bianco 800 euro. Rimasi immobile sperando di trovare il portafoglio al che Francesco Trischittti mi disse che il negozio il giorno dopo sarebbe rimasto chiuso per mancanza di materiale , ma che dormissi tranquillo perché il resto della roba acquistata da mia moglie lunedi sarebbe arrivata…

Se non è amore questo … bisogna che me lo faccia spiegare dal Pesco !

 

n.b. Due parole merita il “convegno”. I relatori a cui siamo abituati ormai da decenni, non fosse perché  sanno che quello che dicono che è di qualità avremmo potuto rifiutarci di dedicargli la nostra preziosa oretta. Lo Spataro che scova sempre proverbi e detti si trova a suo agio in questi incontri. Il Barbaccia spolvera bei ricordi sollecitando la nostra memoria, il Pulizzotto ormai parla solo con documenti alla mano: cioè le sue fotografie e non lo si può contraddire, ma finalmente grazie a Dio ha iniziato a inserirsi fra i relatori e a noi non fa piacere che spesso chi organizza viene …trascurato ! Il Di Sclafani , ormai depositario dello scibile , preciso e documentato ci ha preoccupato solo in un punto che non ci è stato chiaro. Il domandare perché vi volete sposare suonava come messaggio dissuasivo e quindi prendete le vostre precauzioni … Spero che il signore vicino a me si assuma le sue responsabilità e che in futuro taccia quando un relatore parla altrimenti io divento vittima. Nuccio Benanti ormai fa l’eremita o meglio il randagio della nostra cultura locale. Ormai queste eccellenze si sono votate   alla tecnologia disprezzando la carta e come minimo rendono vana la mia fatica  cinquantennale nel raccoglie libri. Delle nuove tecnologie conosciamo una durata sino ad oggi  secolare e dubitiamo che la tecnologia possa garantirci la conservazione pari o migliore della carta. Pesco correttamente ha ringraziato nominandoli uno per uno tutti i marinesi viventi …

L’evento continua domani domenica e il prossimo fine settimana.

venerdì 27 gennaio 2017

I MESSIA



Ora dopo aver letto i dialoghi a sinistra fra il nostro mancato Assessore al Turismo per conto dei riprenditi alle ultime comunali, dopo che questo nostro nuovo eroe per un giorno dichiarare di essere “felice” di fare il sindaco di Marineo con la benedizione della Signora Costa che intelligentemente precisa i requisiti minimi che ci vogliono, ci sentiamo in dovere di fare un appello al Sindaco e ai vari Assessori e Consiglieri di togliere la cittadinanza a questo signore. Non possiamo accettare che un  siciliano, un rivoluzionario alla mezza-giornata ci metta alla gogna lamentandosi di essere “pagato per non lavorare”. Il nostro dna si ribella perché non sia mai detto che da noi uno che viene pagato debba anche lavorare. Fantascienza siciliana con Dop marinese dove esistono persino “operatori ecologici” che lavorano pur non essendo pagati nell’ambito di una macchina burocratica dove in ogni caso “vengono pagati” sia che siano pagati o meno. Mi vengono in mente due episodi. Il primo quello messo in scena da due siciliani (Ficarra e Picone) sia sulla stanchezza che sul dramma di un siciliano che è costretto a lavorare. Il secondo quando durante la Primavera di Praga i nostri amici man mano che si laureavano “avevano diritto al lavoro” come garantiva il comunismo e , questi nostri amici si trovano a guidare camion dei rifiuti con una laurea in ingegneria e psicologi a lavorare come cameriere di albergo. Mentre oggi qui da noi per un laureato in filosofia è disonorevole fare l’insegnante di sostegno…

Ora non per contraddire la Signora Costa che crede ancora che per fare il Sindaco ci vogliano requisiti e professionalità noi crediamo che la proposta lanciata dal signor F.V. è da prendere seriamente in considerazione perché ormai a Marineo ci manca solo un Sindaco “pagato per non lavorare”. E malgrado mi dicono che chi lo propone non dispone di elettorato sufficiente a realizzare il progetto pur avendo avuto il suo caso oltre 150 commenti che non corrispondono ad altrettanti voti. Fra tutti i commenti non so se c’è quello che precisa se a cotanta moralità ha corrisposto la rinunzia allo stipendio “non consumato”.      

IL FUTURO DI MARINEO DIETRO L’ANGOLO.  

Francesco  Virga : questo gesto fa onore a Daniele! Se fosse disponibile a candidarsi in una lista civica, potrebbe diventare il futuro Sindaco di Marineo… Hai avuto coraggio, caro Daniele, candidati! L’anno prossimo (se non prima) si vota a Marineo .
Daniele Costantino: Da soli non si ottiene nulla. Serve una squadra. Se ci fosse perché no, mi piacerebbe..
Francesco  Io starei accanto a te in una lista civica non dipendente dal sistema dei partiti e dei movimenti ormai impresentabili dappertutto
Angela Costa: Ho sempre sostenuto , per esperienza, che Daniele è un ottimo insegnante. E capisco la sua indignazione e il suo sfogo. Non capisco invece cosa c' entri l'eventuale sua candidatura a Sindaco, se non il fatto che ne sottolinei il coraggio. E quello è importante. Perché criticare stando "dall'altra parte" è facile. Poi ci vuole coraggio a governare e a non scappare davanti alla responsabilità di governo
Francesco  Non mancheranno le occasioni per spiegare ad Angela Costa - e a quanti avranno voglia di ascoltarmi - il senso di questa proposta. Oggi, più che mai, occorrono uomini nuovi per cambiare il vecchio modo di fare politica.
Angela Costa: Occorre gente onesta. Preparata, responsabile, coraggiosa. Ma soprattutto onesta
Francesco  L' onesta' dovrebbe essere soltanto un pre-requisito per chi fa politica... Eppure oggi sembra essere proprio la cosa più rara che esiste nel cosiddetto "ceto politico"…

mercoledì 25 gennaio 2017

TEREZIN




    La Giornata della memoria – non la posso dimenticare mai. Me la ricorda la signora Helga Hošková che conosco bene e che ho rivisto recentemente. Insieme agli ebrei, nei campi di concentramento ci sono stati anche appartenenti alla “razza pura” ma ‘colpevoli’  di qualche altro ‘delitto’. Un rappresentante di questa categoria, uno per tutti, è Maximilian Kolbe, un sacerdote polacco che si è offerto di morire al posto di un padre di famiglia. E’ morto di fame e di sete dopo quasi una settimana. Scusate un parallelo dei nostri giorni: i morti sotto l’albergo di …. saranno forse morti per le cause analoghe, lì si è aggiunto anche il freddo.
   Fra i diversi campi di concentramento mi sembra più atroce quello che si trovava in Cecoslovacchia a Terezín. Vi venivano portati soprattutto i bambini, nei casi sporadici accompagnati dalla mamma, come nel caso della signora Helga. Hitler ne fece una vetrina per il mondo. E’ vero che vi erano i musicisti che potevano suonare, i bambini avevano una scuola improvvisata e recitavano un’opera teatrale “Brundibár”. Esiste un filmato, girato a Terezín,  che veniva proiettato in tutto il mondo, che doveva dimostrare che i campi di concentramento erano in realtà i campi di lavoro dove la gente stava bene e si divertiva. Peccato che il cibo e le piante nelle finestre apparivano solo durante i giorni delle riprese; le piante per nascondere le camerate con i letti a castello e lo squallore in cui vivevano i bambini. 
   Come era veramente l’ambiente di Terezín ce lo hanno fatto vedere i disegni della signora Helga Hošková pubblicati anche in Italia con il nome “Disegna ciò che vedi”. Il padre della signora che lei non ha più visto da quando è stato separato dalla moglie e dalla figlia, le ha detto al momento dell’ultimo saluto questa frase: “disegna ciò che vedi”. E lei che è riuscita mettere i fogli di carta e le matite colorate nella sua valigetta, si è messa a disegnare. All’inizio non tralasciava nessun particolare e usava tanti colori per poi passare al bianco e nero e allo schizzo per le scene orribili come la donna che si butta sul filo spinato con la corrente elettrica per suicidarsi  oppure la scena in cui si riceve il biglietto che indica che si deve partire per Auschwitz e morire nelle camere a gas. I suoi disegni sono stati murati a Terezín e dopo la guerra per fortuna ritrovati. Anche la signora Helga è stata fortunata. Con la sua mamma che teneva sempre per mano è sopravvissuta a tutti gli orrori e oggi è una delle poche che può ancora raccontare cosa sono stati veramente i  campi di concentramento nazisti.  
   Anche se ci piacerebbe dimenticare e a volte stentiamo credere che l’uomo è stato capace di comportarsi peggio delle bestie, continuiamo a raccontare ai giovani che il male esiste e nella storia recente si è manifestato nei campi di sterminio. Dobbiamo ricordare a noi e a loro che tutti dobbiamo continuamente scegliere da che parte stare. Chi diceva ai bambini di Terezín quando chiedevano “dove è la mia mamma” ‘vedi quel fumo, quello è la tua mamma’ ha avuto una sua libertà e una sua responsabilità come ce l’abbiamo tutti noi. Oggi ci tocca non girare la testa quando i terremotati ci chiedono aiuto e fare l´offerta se non possiamo andare ad aiutarli personalmente. Ogni epoca ha il suo male ma anche i suoi testimoni. Come lo è per me la signora Helga Hošková.

Marineo, 25.01.2017                                         Růžena Růžičková