mercoledì 30 settembre 2015

AL MIO PAESE....



Non sono buono a capire. Già avevo avuto chiari segnali inequivocabili. Ma si uno mi dice certe volte “non so cosa scrivi”. Un altro a cui abbiamo dedicato tre pagine di blog, lo abbiamo osannato, elogiato, complimentato addirittura invidiato mi fa sapere che si è offeso per via di una battuta sul Cristo Pantoocrator… Un altro non sapendo cosa rispondere alle mie critiche infanga il mio teatro non trovando scheletri nel mio armadio. Non sono buono a capire. Un altro che lo critico continuamente mi sorride e mi abbraccia e per di più sua moglie mi sorride come se mi sputasse in faccia. Eppure questo è il mio paese. Ho cercato di riappacificarmi con chi avesse un minimo di cultura, ma anche questo non basta. Non sono buono a capire. Eppure questo è il mio paese. Non un paese di coglioni, ma di gente di spessore. Qui da me ci si alterna al governo in piena democrazia. Chi perde va democraticamente all’opposizione. Chi ha vinto governa sotto “osservazione”. Gli elettori non sono “servi” , ma persone pensanti e fatto un errore una volta, non abboccano la seconda. Se sei eletto in una formazione non passeresti mai all’opposizione. E come fare autoerotismo… Qui al mio paese se sei assente nei consigli comunali a nessuno viene in mente di “sfiduciarti” perché sei mancato tre volte. E anche  se cosi fosse solo un coglione ti risponderebbe ma il Vostro consigliere è stato assente anche lui tre volte. Nessuno al mio paese si sognerebbe di presentare certificati medici per malattie veneree o per isterismo coniugale. Al mio paese nessuno si sognerebbe di “documentare” la propria attività sessuale in consiglio comunale perché tutti sanno che “l’uomo non è di legno”… Non sono buono a capire… Persino il mio parroco mente sapendo di mentire… Rancore ? Raggia ? Invidia ? Forse al suo paese… qui al mio paese niente di tutto questo. Questo mio paese è veramente il paese dei vasa vasa ! La mattina ce la corsa verso il prossimo. Nei bar, in piazza, nei negozi, in  ufficio, in campagna. Tutti cercano qualcuno da vasare. Non sono baci anonimi, freddi, ma fraterni e passionali. Al mio paese quando ci baciamo ci chiamiamo per nome :    Buongiorno Giuda, salutammo Jago, come va Gano di Magonza…

lunedì 28 settembre 2015

ILLACRIMATA SEPOLTURA



Girando per Zacinto (Zante), molti anni fa, mi imbattei in uno slargo dove stava un giardinetto recintato che a prima vista stonava in mezzo  a quelle case di mare bianchissime. Già ero affascinato dalla lingua. Non la greca, ma il loro dialetto. E cosi giravo per i quartieri della città per cogliere quelle espressioni che mi affascinavano. “Picciriddi” disse una signora affacciandosi alla porta di casa rivolta ad un'altra signora… “Pistiari” disse un vecchio seduto davanti la porta… e altre parole che mi ricordarono subito il mio dialetto. Ripresi quell’analisi privata che da tempo conducevo in Sicilia vuoi con la lingua araba, vuoi con il francese, spagnuolo e il greco. Giunsi in quello spiazzo e mi colpi la frase incisa in un urna alla greca (cenotafio) , cioè la tomba sulla strada come il Keramikos di Atene , la via Appia a Roma ecc. “Illacrimata sepoltura” recitava la frase che fece scattare reminiscenze scolastiche abbandonate. 
Feci fatica a tradurre il nome perché proprio la g e la f in greco erano per me illeggibili. Non mi vergogno a dire che ci misi un bel po’ e il fatto di non aver studiato il greco e averne imparato (il maiuscolo) dai giornali non mi fu sufficiente. A distanza di un anno anch’io ho un fratello che giace lontano anche se non posso dire che abbia una “illacrimata sepoltura”. Questa globalizzazione ormai ha vinto su tutto. Abbiamo figli sparsi per il mondo dove spero che non sperimentino cosa sia “illacrimata sepoltura” come accadde a Ugo Foscolo. Ora a giorni come aveva promesso il Vice Sindaco Antonino Greco il Comune di Marineo riesumerà i resti mortali della Signora Concetta Sileci e dei suoi figli alla presenza della figlia Teresa. Ci sarà una parte privata che riguarda la famiglia (riesumazione) , una parte di sistemazione e dedicazione a cui si potrà assistere ed un incontro a conclusione per ricordare che anche Concetta Sileci e i suoi figli non hanno più una “ illacrimata sepoltura”.

domenica 27 settembre 2015

ACQUAVERDE 9



il racconto della domenica
ACQUA VERDE 9
La storia che volevo raccontarti
DI  SALVATORE GIUSEPPE POMARA
 

La ragazza dai capelli di rame





     La partenza e la paura inconscia che poteva essere il loro ultimo incontro ebbero il sopravvento sulla cautela. L’età fece il resto. Avrebbero voluto che l’alba non giungesse mai, ma arrivò presto e fu un trauma lasciarsi. L’emigrazione portava via loro i sogni e l’adolescenza che quella notte si lasciavano alle spalle. Si sarebbero ritrovati in America o in capo al mondo e avrebbero ripreso da dove avevano lasciato. Fu questa la promessa prima dell’ultimo abbraccio. «E niente più spartenze, sciatu di lu mè cori, vita mè!». «Niente più spartenze, ucchiuzzi beddi!». La montagna cominciava a vestire i colori del mattino quando si separarono. Il porto, la nave, la partenza e le lettere. Le persiane sbarrate e la tristezza indicibile di Lorenzo. A volte aveva la sensazione di vederla alla finestra. Era da lì che Maruzza si affacciava. Lui alzava gli occhi e lei gli sorrideva. «Alla solita ora, non mancare». «Dovessi morire fulminato se non sarò dietro la porta un’ora prima». «Amuri mè!». «Bidduzza mè!».   Ci si poteva incontrare di notte e quando le luci ad angolo erano spente.





The copper-haired girl





The coming departure and the unconscious fear that this could be their last meeting had the upper hand on caution. Their age did the rest. They would have liked for the dawn to have never arrived, but it came too soon and it was a traumatic break up. Emigration had stolen their dreams, along with the adolescence that they had left behind that night. They would have found each other in America or even on top of the world, and they would have still picked up from where they had left off. "And no more departures, sciatu mè, vita mè — my breath, my life!" kept repeating Maruzza. "No more departures, ucchiuzzi beddi — beautiful eyes" replied Lorenzo. The mountain began to wear the colors of the morning when they parted. Then came the port, the departing ship, and the letters. Her shutters were barred and Lorenzo drowned in unspeakable sadness. Sometimes, he felt like he could see her at her window. It was from there that Maruzza usually looked out. He looked up and she smiled at him. "At the usual time; do not be late." "May I die of electrocution if I am not at your door one hour before." "Anuri mè — my love." "Picciridda mè my baby." They could meet only at night and when the lights at the corner were turned off.










sabato 26 settembre 2015

KHALED AL-ASAAD AL GIARDINO DEI GIUSTI



 


"CERIMONIA SPECIALE PER IL CUSTODE DI PALMIRA
un albero al Giardino dei Giusti di Milano
Milano ricorda Khaled al-Asaad, l'archeologo siriano che ha perso la vita trucidato dall'ISIS per difendere il patrimonio archeologico di Palmira. Il 18 novembre, a tre mesi dalla sua scomparsa, la città gli dedicherà un albero nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo e uno spazio all’interno del nuovo Museo delle Culture.”

La fortuna di certi millantatori costruttori di bufale è quella che presto la gente dimentica. Contano su questo e su questo costruiscono la loro forza. Non importa se hanno ruoli cattolici, ideologici. Ballerebbero sopra la loro tomba. Si mobilitarono per il giardino dei giusti usurpando, come mascalzoni professionisti ,come costruttori di bufale vergognose, idee altrui e dopo essersi esposti in vetrina come le ragazze di Amsterdam hanno lasciato in totale abbandono Il Giardino dei Giusti di Marineo. Credo che ci sia un disegno che prevede la loro sepoltura nello stesso giardino. Se ciò dovesse avvenire sarà il momento che verrò accusato di vilipendio di cadavere.
In questi due giorni di convegno sulla calce ci piace qui ricordare Khaled al-Asaad, colui che rimase a Palmira a difendere un patrimonio archeologico unico
Un soldato dell’arte, un martire, una diga contro la barbarie.
Spero che il Maestro Inguì e i suoi ospiti siriani lo ricorderanno !
Potete seguire il fatto su Gariwo.


venerdì 25 settembre 2015

SALVIAMO LA ROCCA !


Dove si fanno alcune considerazioni sul convegno  , con una divagazione su una famiglia che, tra l’altro, erano grandi “guacinatura” a Marineo



I romani furono grandi "calciatori"....
Purtroppo non sarò presente all’incontro sulla calce. Né a Palermo né a Marineo. E come usa da noi la mia ignoranza sulla calce rimarrà abissale. Chiedere a qualche relatore (organizzatore) un minimo di “relazione” è inutile perché tutti questi relatori sanno parlare ma mai scrivere. Eppure leggono sempre quello che poi dicono a voce. Ora precisando che questa non è una scusa per cambiare le abitudini mi riservo il “diritto” di chiedere una breve descrizione di qualche intervento perché le lacune (mie) sono tantissime, seppur bilanciate da un grande desiderio di conoscere. 
La prima cosa che colpisce che nessuno chiacchera....
Ma spontanee mi sorgono due innocenti domande che spero qualcuno avrà la cortesia di chiarirmi. La prima è sulla foto inserita nel programma. L’attribuire  a “Cristo Pantocrator” l’invenzione della calce  è un rimando bibblico-evangelico  (creatore del mondo e di tutte le cose…) oppure al mestiere di famiglia del carpentiere Giuseppe…(quello della casa di David non del tirrimutuni, per non confonderci !) poi la seconda foto. Mai vista prima una fornace di calce … a forno ! A memoria locale tutte le fornaci erano a cielo aperto per evidenti ragioni e facciamo fatica a immaginarle a forno. Ecco anche perché servono i convegni…
Qualcuno ha rimesso in ordine il telo blu che qualche mascalzone aveva manomesso... Bello e affollato laboratorio...
Il fascino non poteva mancare...
Ora con l’ultima domanda non vorrei scatenare polemiche. Da una mia piccola indagine è venuto fuori che le tre “calcare” non erano sistemate dietro la Rocca a “caso”, ma la stessa Rocca era la materia prima. Se ne vedono i segni ancora oggi ! Ora da marinese “grusiteru” mi domando, anzi domando ad uno dei relatori (autore tra l’altro di un volume sulla Rocca) c’è un progetto di “squagghiari” la Rocca ? Ne è a conoscenza e chi secondo Lei ne è autore ? Se ne parlerà apertamente durante il convegno ? La presenza nel convegno dell’Assessore alla Cultura è motivata dall’annunzio che ne darà ? Certo il tutto è plausibile ! 
Se consideriamo che il gemellaggio francese langue, il premio di poesia non trova più casalinghe poetesse, il rilancio del gemellaggio manumanchiano a Kaunas (Signora Costa come ha potuto cedere al contagio inserendosi in quella fotografia ?) sa di furto legalizzato (mi crea fastidio difendere le scialacquate lituane del gruppo in bermuda a Kaunas) quindi capisco che per rilanciare la sua immagine il nostro assessore alla Cultura della sua immagine ha pensato di riaprire le  calcare alla Rocca. 
Imprenditori interessati
Ed ecco perché non abbiamo trovato traccia in tutto il convegno dell’assessore di riferimento Antonino Greco. Certo che al Vitale e allo Scarpulla costa un gravoso incarico : Salvare la Rocca ! La Rocca non sarà mai “guacina” per farne vino , farina , olio e non so cosa altro ! A loro due affidiamo l’incarico o meglio la crociata. Non possiamo non citare la "solita lezio" dello Scarpulla in questa occasione "storico locale" sulle "calcare locali" e in special modo su quella degli Arnone che ha sbalordito persino la Signora Rosalia apprendendo notizie che Lei stessa ignorava. Tanti anni al servizio dello Stato oggi la comunità apprezza quello che non ha potuto apprezzare prima al tempo che era in servizio.
Fra gli assenti non possiamo segnalare due figure che abbiamo apprezzato per la loro presenza. Olivieri di Casa Bella e Rigoglioso di Mosaik art. Entrambi imprenditori intelligenti e non "tuttologhi " assenti a cui è difficile attribuire specifici interessi. 

Figuriamoci , Salvatore docet !
Ovviamente era assente quella Marineo che sa tutto e che non alza mai il culo dalla sedia, ma che è saccente perchè qualsiasi argomento loro lo conoscono .  
Ci è sfuggito il significato della poesia del nostro Assessore alla poesia. E' come se avesse voluto ricordarci , ripescando la poesia del ragazzo morto per essere scivolto nella calce. i morti di mafia ... immersi nella calce viva. 
I laboratori che si svolgevano in più spazi hanno interessato non solo chi vive nel mondo della calce ma anche altre innumerevoli attività collaterali.
C'è ancora spazio da oggi pomeriggio a domani per non essere inclusi fra gli assenti sapienti.
Ovviamente se nelle vicinanze c'è Salvatore Pulizzotto (che qui ringraziamo assieme al maestro Antonino Vitrano) non potevano mancare i pittori. Perchè mi si dice che loro fanno largo uso della calce ! Spero che il Pulizzotto non faccia un intervento sull'uso della calce in cucina.....
POMERIGGIO


Un pomeriggio a sorpresa. Chiudiamo il servizio raccontandovi cosa è successo il pomeriggio. Una processione di almeno 70 persone fra ospiti e locali si è trasferita dal castello alli rucchiceddi sino al dietro la Rocca nella proprietà Arnone. Ora in un posto abbandonato ignorato che ne adulti ne giovani conoscono salta fuori uno di quei marinesi che hanno un vissuto storico. Stiamo parlando del Signor (sarebbe meglio maestro) Vincenzo Spinella. Sino a ieri sconosciuto ai molti. Oggi pomeriggio è stato ripescato – E’ diventato materiale storico. Lui ha descritto tutte le fasi dalla estrazione alla cottura e alla produzione non solo della calce, ma anche dei materiali che in quello spazio si producevano e da li finivano a Palermo , Bagheria e dintorni. Questo è museo vivo. Conservare queste memorie è indispensabile. Assieme all’Ingui e allo Scarpulla quelle pietre da decenni morte sono rivissute, tornate animate suscitando su tutti curiosità e interesse. Forte è stato l’attacco della Sovraintendente Regionale al Restauro ai nostri politici locali. Questi figuri che spendono milioni in scialacquamenti non sono capaci di impiantare una pratica per ottenere fondi per l’utilizzo e usufrutto di un bene che si è privato , ma si può lo stesso valorizzare. E qui pensiamo male perché per questi eventi (a cui ci hanno abituato) la gestione finanziaria è sempre dubbia e il nostro Paese è pieno di scandali. Impostare una pratica simile non permette questi giochi finanziari e quindi non se ne voigliono occupare. Ma vogliamo lanciare una sfida al nostro onnipresente Assessore alla Cultura vista la sua presenza. Ha sentito quanto detto dalla Sovraintendente. “Ci Sono fondi immediatamente disponibili per questi interventi , da uno a due milioni…”. Si faccia promotore di “compilare la pratica e presentarla”. Allora cominceremo a parlare di positività, di limpidezza amministrativa. Lo faccia prima che ci tolgano la luce e Marineo ritorna al buio cosi come per almeno trentanni mentre gli altri progredivano noi siamo rimasti al buio . Dai Assessore è facile scialacquare fondi dello stato gestendoli a proprio piacere senza ritorno. Ci dimostri che sa ottenere fondi non per salire continuamente su un palcoscenico , ma per valorizzare e portare qualcosa a Marineo. Magari facendosi aiutare dai suoi amici temporaneamente a Roma.   


Ps. Tutti noi ricordiamo un altro marinese eccellente. La cui storia andrebbe recuperata alla memoria collettiva. Io lo conobbi e frequentai da ragazzo. Poi mi giunse la notizia a Milano  che era caduto tragicamente  “martire” nel suo lavoro. Sanguigno irruente ambizioso. Sin qui simile a tanti imprenditori marinesi. Ma la nostra diventa  storia avvincente dopo la disgraziata fatalità.  Mi occupavo di logistica off-shore  al tempo e dovevo portare certi materiali a Siracusa per conto di una grande azienda (pensate che partecipò allo smantellamento del sito di Abu Simbel per far posto alla diga) e cercavo chi si occipasse di trasporti eccezionali e cosi mi misi in contatto con il fratello di Pippo (Giuseppe ) Arnone che aiutato dalla sorella Lia (figura eccezionale di donna imprenditrice che sapeva gestire tutte le loro attività con polso fermo e creativo)  continuava l’attività del defunto fratello. 
Il "patron" può ben sorridere soddisfatto
Sto parlando dell’allora Padre Carmelo Arnone che (oh tempora…) era uno dei componenti della famosa triade marinese che gestiva la curia di Palermo (Arnone, Pecoraro Randazzo). Iniziò una intensa collaborazione e lo incontrai spesso perché lui per vari motivi veniva spesso a Milano per poi andare in Svizzera. Fu lui a confidarmi che da prete si era messo a fare l’imprenditore-trasportatore per amore del fratello defunto per continuarne l’attività per non interrompere un sogno del fratello. Ricevetti le sue confidenze e  seppur diffidente che un prete potesse cimentarsi in una attività al tempo cosi complessa  ricordo lo stratagemma che si inventò quando dovendo passare sotto il ponte dopo Cefalù rimanemmo bloccati per cinque centimetri sotto il ponte della ferrovia. Mentre io temetti gli inferociti automobilisti e camionisti lui chiamò il suo (mitico) autista e assieme alternandosi a destra e sinistra sgonfiavano le gomme del veicolo eccezionale recuperando i cinque-otto centimetri che servivano. Parlavamo spesso dei “ruderi” dietro la Rocca e mi parlò di un progetto ben avviato di farne un grosso ristorante con una specie  di ascensore che portasse quasi in cima dove da una apposita terrazza si potesse godere di una vista meravigliosa. Quindi dalla calce ai trasporti  al turismo.