giovedì 31 gennaio 2013

SANTU CIRU PUVUREDDU E ABBANNNUNATU



Dimostranza: le vanità
In pratica la vera festa di San Ciro è oggi. Lo si festeggia a fine agosto perché è estate, perché è quel giorno che arrivarono le sue reliquie a Marineo. La sua decadenza ha inizio con una serie di  “superiori” che hanno sempre più badato al fatto spettacolare che al fatto devozionale. La gara a portare a Marineo il personaggio o il cantante più famoso  a suon di milioni ha fatto passare in secondo piano, sino a farlo scomparire, il dato devozionale. Aggiungiamo  i colleghi di San Ciro che hanno cancellato la capacità taumaturgica del Santo lasciandogli come “ clienti” i malati terminali , cui peraltro anche loro sono inutili e impotenti malgrado i miliardi di miliardi spesi in ricerche . Resiste la tradizione “abituale”, che di fatto è sterile e morte le ultime quattro vecchiette ( e con che velocità…) con loro se ne andrà anche San Ciro. Anche lui non è che faccia molto per aiutarsi. Si è accorto che siamo una generazione inaffidabile e irriconoscente e piano piano ci ha mollato. E questa ricorrenza ne è la prova perché quando l’altra sera me lo sono visto davanti, prendermi per il colletto, strattonato quanto basta e messo davanti a gesti lampanti pretendeva da me che giustificassi tutta una serie di situazioni. Già il fatto di vederlo spuntare dal passetto mi ha fatto pensare che avessero riaperto il vicolo raimondi . Dopo un iniziale smarrimento ho reagito fermamente  e dimenticando che per secoli lo abbiamo apostrofato con il “voi” sono andato diritto usando l’impertinenza del “tu” a cui mi stanno abituando. Ciro !, risposi con il tono da dimostranza, mi… tu ti la pigghi cu mia e fai comu fannu chiddi ca ti vonnu “sbranari” anzicchè rispondere. Ed io come posso giustificarti il perché il parroco, il superiore e “l’americano ” della curia ti hanno mollato proprio il giorno del tuo compleanno ? Possibile che si debba sempre criticare ? Dai anche questi nostri medici locali con frontiera   , si vergognano a riunirsi nel tuo nome e mentre una volta (vedi Grottaglie) ti consideravano “patrono e maestro” oggi mercanteggiano riconoscimenti laici e atei sfilando come vallette non bastandogli il riconoscimento dei pazienti  che non è anargiro. Certo che le nostre autorità religiose sono state leggerine a lasciarci qui a essere “sbranati” da certi laici e atei  che come facilmente abbiamo predetto tempo fa questa sera alla processione ci imporranno la loro benedizione e per chi arriva in tempo potrà usufruite di confessione e assoluzione. Ovviamente di tutto questo ci verrà rilasciata ricevuta: un facsimile !

martedì 29 gennaio 2013

MANIFESTI ELETTORALI

I camion (di chi ? ) costretti ad operare circondati dai ragazzi del calcio senza protezione

Vi risparmiamo le foto dei marinesi incatenati. Non è la prima volta che i marinesi si  incatenano nel
disinteresse generale. Siamo in piena atmosfera  di manfestazioni per la shoh, giornate della memoria.
Qualcuno deve fare un esame di coscienza perchè cosi successe con gli ebrei ...
Perchè delle due bisogna sapere dove sta la verità.
O questi incatenati sono millantatori , mascalzoni , mistificatori, imbroglioni , ladruncoli da quattro soldi, scansafatiche, imboscati o bisogna riscrivere la storia locale ...
Ma ci può essere una terza versione. Che si siano incatenati per non essere stati invitati alla festa dei comunisti vecchi e nuovi ?
La sinistra garantista, libertaria colta , che darebbe la vita per l'ultimo operaio o per la gente sfruttata
non ha ancora scritto una parola o fatto un minimo gesto .
Con buona pace dei falsi allievi di Danilo Dolci e delle lotte operaie.
Si spieghino o si vergognino !

ps gli operai di cui ai cartelli soprafotografati ci hanno garantito che appena riceveranno lo stipendio
     apriranno un conto sul Monte Paschi di Siena intestato a "derivati di indefferenziati" 

sabato 26 gennaio 2013

MILANO RICORDA L'EDITTO DI COSTANTINO DEL 313



     Dai nostri ricordi di scuola abbiamo sempre abbinato questa città a questa data: il famoso l’editto di Milano che ha sancito la libertà religiosa anche ai cristiani. Nel 2013 Milano festeggia  Costantino il Grande con una mostra dedicata completamente a lui e durante la Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani,, che si è da poco conclusa  (dal 18.01. al 25.01.) si sono incontrati i rappresentanti degli ortodossi, dei protestanti e dei cattolici per confrontarsi sulla svolta costantiniana.  Per primo ha parlato l’arciprete ortodosso Viorel Ionita che ha fatto un panorama storico dell’epoca. Ha ricordato tutta la politica di Costantino verso i cristiani che già con Le Lettere a Licinio , prima dell’Edito di Milano, andò oltre alla semplice tolleranza. Grazie a lui ci furono due religioni di Stato: quella pagana e quella cristiana. Per gli ortodossi quindi Costantino il grande, il primo imperatore cristiano è considerato santo insieme agli apostoli perché completò la loro missione. Non era un uomo senza peccati ma ha contribuito straordinariamente alla diffusione del Vangelo. L’anno 2013 per loro  è l’anno dell’omaggio ai santi Costantino e sua madre Elena. L’esempio di Costantino è, secondo l’arciprete Viorel, di grande attualità nel dialogo interreligioso: tutti i credenti devono avere la libertà di praticare la loro fede, di pregare e di operare per il bene di tutti.  I protestanti sono stati rappresentati dalla pastora valdese Letizia Tomassone che ha ricordato che a Milano esiste un Consiglio delle Chiese cristiane, forse uno dei primi in Italia, che si adopera per la conoscenza e il rispetto reciproco per arrivare un giorno, con l’aiuto di Dio, all’unità.  Dopo questa introduzione anche la pastora è tornata al periodo storico di Costantino e parlava dell’Impero che si è servito della religione. Ha spiegato come nacque una versione del cristianesimo che ha visto il papa come l’unico interlocutore credibile dell’imperatore. Secondo lei venivano meno le chiese locali, la moralità personale e la lotta per la giustizia. In molti casi anche gli uomini della Chiesa si sono adeguati alla morale corrente, un esempio per tutti, la Chiesa è diventata maschilista. La Chiesa avrebbe perso il carattere profetico a scapito delle soddisfazioni personali.  Ma oggi c’è un altro Impero, quello del potere finanziario e l’oratrice si è chiesta di quale religione ha bisogno l’Impero in cui viviamo. Anche oggi molti si adeguano alla corrente che vede nella prosperità e nell’utilità quasi delle divinità. L’Impero di oggi può essere fronteggiato solo dai legami di solidarietà, dove le comunità hanno una funzione profetica, che denunciano le disuguaglianze e i mali di oggi ma aiutano anche a ritrovare il senso della vita con la speranza di mettere in comune i tesori che abbiamo. Nella Chiesa cattolica c’è stato 50 anni fa il Concilio Vaticano II, molto apprezzato anche dai protestanti. ”Scommettiamo su ciò che ci ha aperto, vediamo la differenza come un valore e concentriamoci sui compiti comuni: la ricerca della giustizia, della dignità della vita della gente senza il lavoro, lo sforzo di non lasciarsi dominare dal denaro e dalla mentalità corrente”, ha concluso la pastora valdese.      Per ultimo ha parlato una teologa cattolica Maria Cristina Bartolomei che ha sottolineato che il volto della Chiesa cambiò con l’Editto di Milano e ancora oggi ne portiamo l’eredità. In quel momento storico prevalse la contaminazione del potere sopra la purezza dell’ origine del cristianesimo. Anche se la relatrice non vuole negare le conseguenze negative, mette però in guardia contro il disprezzo dell’Editto di Costantino come tale e sottolinea solo il suo cattivo uso. Secondo lei bisogna vedere le luci e le ombre di quel periodo. E’ vero che la Chiesa ha perso la sua indipendenza dal potere, anzi poco dopo nacque il potere temporale del papa che dal servizio durante le invasioni barbariche diventò una struttura mentale. Ma in quei secoli il cristianesimo ha potuto diffondersi nel sociale, nacque il monachesimo – una grande risposta spirituale, si è sviluppato il linguaggio liturgico e la dimensione del sacro in genere.  Nello stesso tempo però  l’esempio dell’Imperatore che metteva accento sull’IO è penetrato anche nella Chiesa, la struttura dell’Impero ha contagiato la Chiesa. Per questo la Chiesa cattolica e tutte le altre Chiese, hanno bisogno di convertirsi, tornare alle origini e alla fonte della Chiesa primitiva e lasciarsi guidare dall’unica luce che è Gesù Cristo. C’è già una coscienza dell’unità, una tensione verso il ritorno alla tolleranza nei riguardi degli altri culti. ”Tutti sentiamo come gravi e dolorose le divisioni ma possiamo lavorare insieme anche se non facciamo la comunione allo stesso calice” disse la relatrice. Ha auspicato una sorta di ospitalità fra le Chiese cristiane per scambiarsi i tesori che ogni Chiesa possiede e vedere nella diversità un dono, chiedere perdono per i peccati tragici del passato e trovare delle posizioni diverse dal trionfalismo, dall’intolleranza e dalla prepotenza. Insieme le Chiese non dovrebbero “istallarsi nella storia” ma vivere proiettate verso il futuro escatologico, quello promesso da Dio. In tutti i campi ci vuole la conversione, anche nel rapporto fra la Chiesa e il potere. Il male c’è ma la Chiesa è il popolo di Dio e Lui disse che “le forze del male non vinceranno”. Gesù Cristo ha dato la sua vita per tutta l’umanità e così ci ha dato anche un esempio. Tutti i cristiani, che portano il suo nome dovrebbero seguirlo anche con propri dubbi, sbagli e peccati ma con la tensione verso il bene. Come ha fatto forse Costantino il Grande.  
Růžena Růžičková


Costantino nel 296 si trovava in Egitto assieme a Diocleziano (il macellaio dei cristiani ) e pochi anni dopo (303) sempre in Egitto veniva "sagrificato" il nostro San Ciro. Nulla esclude che i due si siano incontrati certo erano in Egitto entrambi negli anni 90 . Bastavano solo dieci anni (editto di Costantino) e San Ciro l'avrebbe scampata, sarebbe morto di vecchiaia e noi ci saremmo evitate gratuite suppposizioni .

domenica 20 gennaio 2013

ECCLESIA SANCTI MARTINI teatro di più generazioni



 Nello scorso numero del cartaceo avevamo previsto nello spazio dedicato a Corleone la recensione di un libro che si era appena presentato sulla chiesa di San Martino il cui invito ci pervenne il giorno dopo. Cercammo chi ci potesse fare una recensione non avendo assistito alla presentazione. Non ebbimo successo e il giornale usci con un progetto avveniristico di una nuova chiesa-complesso “da costruire”. Chiedemmo al Sindaco di Corleone e ci promise che avrebbe Lei stessa recensito il libro che aveva giorni prima presentato. La cosa passò “alla siciliana” con nostro sommo dispiacere. Ora abbiamo la possibilità di pubblicare la ottima recensione che ne fa Erica Li Castri su un monumento storico cosi importante. Recensione che avviene in concomitanza della festa di San Bernardo da Corleone appena festeggiato il 12 gennaio scorso  a cui dedicammo ampio spazio tempo fa.

“Ecclesia Sancti Martini”, elaborato grazie alla meticolosa ricerca e allo studio accurato degli autori Francesco Marsalisi e Calogero Ridulfo e, in seguito, pubblicato presso la casa editrice Palladium, non solo si presenta come un’opera a carattere storico che cerca di ripercorrere le tappe della costruzione della grande Chiesa Madre della Corleone di oggi ma, in un’analisi più accurata, il soggetto ritratto in questa pubblicazione rappresenta molto di più. La storia della chiesa di San Martino attraversa i secoli e la sua realizzazione rappresenta uno spaccato dell’evoluzione di un popolo che continua in essa a identificarsi. Dall’opera emerge la particolare attenzione per alcuni elementi che hanno costituito l’essenza di una cittadinanza, ancora oggi, sebbene in ambito religioso, legata alla Chiesa Madre considerata come uno dei punti di riferimento più importanti. Gli autori si pongono l’ammirevole obbiettivo di lasciare ai posteri un ampio bagaglio di conoscenze storico-artistiche riguardo un edificio che ha visto nel tempo il passare di diverse dominazioni straniere, l’imporsi di personalità autoritarie del calibro di Federico II di Svevia e inoltre l’affermarsi di floride epoche di mecenatismo artistico e di politiche prettamente culturali.  Memori di tale compito, essi adottano uno stile contraddistinto da un linguaggio scorrevole e al tempo stesso tecnico, ricorrendo ad un uso sapiente delle fonti dalle quali, ove necessario, vengono estrapolati più passi in lingua originale in grado di conferire all’opera una maggiore aderenza al vero. In balia di una serie di cambiamenti strutturali, la Chiesa di San Martino divenne per secoli teatro di vicende tipicamente umane che prescindevano dalla funzione puramente religiosa della struttura: cappelle, altari e decorazioni varie dovevano essere espressione del potere delle casate nobiliari e delle loro alleanze; a seguito di tale voglia di ciascuna famiglia di primeggiare sulle altre, furono chiamati a lavorare in essa un consistente numero di artisti di gloriosa fama come Tommaso de Vigilia, Guglielmo da Pesaro, Vincenzo De Azani, Cristoforo Guastapani, Pietro Ruzzolone, Nicola Milazzo e gli scultori Scaturro. Tutto era in continuo mutamento, la chiesa rimase per anni un enorme cantiere aperto nell’incessante alternarsi di periodi di lavorazione e periodi di fermo giacché ciascun cambiamento inerente al progetto strutturale, ai marmi, agli ori, agli stucchi, era mero frutto di scelte, negative o positive, che davano origine, ciascuna a suo modo, a determinate conseguenze, senza contare che il corso degli eventi avrebbe reso ancora più lunga la realizzazione del luogo di culto per via di avvenimenti segnati da una sorte sfavorevole. Scorrendo le pagine del testo, è possibile percepire lo sforzo che gli autori hanno attuato per elargire una linea di coerenza ai fatti narrati, quella stessa fatica che traspare tra le righe e che si rese necessaria per l’esecuzione di un progetto tanto imponente e arduo nella sua concretizzazione talvolta anche per motivi economici. La Chiesa di San Martino dei giorni nostri, nel silenzio della spiritualità, ci fa dono di realtà quali impegno, dedizione, sacrificio, espressività e sudore di generazioni passate: essa, portavoce di spiriti mirabili che si sono dissolti, si fa simulacro di un connubio di arte e storia; una storia di cui, per merito di coloro che l’hanno raccontata con misurata delicatezza, ci è pervenuto, in seguito ad una piacevole passeggiata attraverso il tempo, il bandolo della matassa. Adesso, sembrano lasciar trapelare gli autori, è nostro dovere tutelare la bellezza di un edificio sacro per la sua funzione spirituale e prezioso per la sua storia perpetuando, con un pizzico di riconoscenza e umiltà, il valore del patrimonio di una chiesa che ha ancora il diritto di accogliere al suo interno più gruppi di generazioni future.
Erica Li Castri
 

giovedì 17 gennaio 2013

ARBERESHE



Oggi 17 gennaio ricorre l’anniversario della morte di Giorgio Castriota avvenuta il 17 gennaio del 1468. Marineo non aveva ancora le sue prime 100 case “bolognesi” e nemmeno i suoi vicini di lingua arbëreshë   (albanese) . Fu proprio la morte del Castriota a motivare questo esodo semi biblico  dall’Epiro verso il nostro sud Italia . Scomparso questo “difensore della fede”  molti albanesi preferirono emigrare che assoggettarsi all’impero turko degli ottomani. Un personaggio storico forte soprattutto se si considera l’Albania un piccolo paese montuoso. Vinse tutte le battaglie che lo contrapposero ai turki del tempo, che lo consideravano un traditore. Allevato appunto da loro a Costantinopoli, educato alle arti militari fra i giannizzeri  divenne maestro nella strategia della guerriglia. E’ considerato l’eroe nazionale dell’Albania e di tutte le genti di lingua arbëreshë (Piana degli Albanesi, Contessa Entellina, Santa Cristina, Mezzojuso …..). Unico ostacolo alla invasione dei turki in difesa della cristianità che , morto lui dovette affrontare tre date fondamentali: 1526 con l’assedio di Vienna, 1571 con la battaglia di Lepanto, 1686 con la definitiva Battaglia di Vienna. 

E’ parzialmente paragonabile ad un personaggio epico sia come eroe che per una parte della sua storia personale. Guerrino il Meschino di Durazzo, figlio di uno dei Paladini di Carlo Magno al tempo dell’Aspromonte. Entrambi albanesi , entrambi nemici giurati dei turki. Per il Guerino Andrea da Barberino costruisce una storia che la nostra gente per secoli ha amato come fosse vera e che solo dopo   otto secoli si è concretizzata in Giorgio Castriota noto come Skandeberg bey . Quest’anno  nel percorso storico-popolare che è iniziato con il saggio su Pirro (vedi Il Guglielmo n.8)  verranno presentati il Guerrin Meschino di Durazzo di Andrea da Barberino (1410) e più avanti Skandeberg  in omaggio alle nostre comunità arbëreshë.

martedì 15 gennaio 2013

SANTU CIRU PUVUREDDU...




Chiesa di San Ciro
Ci viene riproposto un “saggio” su san Ciro e il culto delle reliquie già altre volte ascoltato. O meglio si riporta uno studio di Jonathan Sumption (del 1981 Editori Riuniti Roma) sostenuto dalle sempre valide citazioni da Sant’Agostino a San Tommaso di Aquino  all’Apocalisse. Giustamente questo è il ruolo dell’antropologo. Ma nel limite delle novità nulla  , e quindi  sono ripetizioni di cui sconosciamo i motivi (basti pensare al sempre riproposto lavoro su Guerra e Pace, che fatica ad entrare nei libri di testo almeno locali). Su San Ciro e soprattutto le sue reliquie basta la trascuratezza  dei fedeli che le hanno declassificate sia col procedere delle scienze mediche che dal disincanto offerto dai tempi moderni a significati antropologici tortuosi e impalpabili. Prova ne sia che ci si affida sempre “ai riti dei primi cristiani” non avendo argomenti contemporanei da supportare. Sono le solite supposizioni (famosa quella del bastone di San Giuseppe che dà la forma alla “baguette” ). Ciò non toglie che questi studi possono avere un valore , ma da lì a diventare contributo ne passa. Quindi ,nel caso di San Ciro, di storico, siamo fermi a quello che sapevamo mentre dal lato delle supposizioni si naviga a vele spiegate e gli ultimi studi proposti ne sono la prova perché delle due proposte (le supposizioni e il culto di San Ciro in America) ha più valore la seconda . Se poi aggiungiamo l’ipotesi di una contemporaneità (e quindi la possibilità che il “trasloco delle reliquie di San Ciro “ causarono i tumulti e i disordini sanguinosi) al tempo di Ipazia e di Cirillo non ci pare che ci sia molto su cui soffermarsi. Ecco quindi che spetta a chi si fregia  di essere autore di “vite in tutte le forme” di San Ciro avrebbe dovuto analizzare confermare smentire ciò perché l’antropologo deve avere l’accortezza dello storico altrimenti naviga nel fantastico nemmeno suggeribile.  E questo tema ci riporta ad altro argomento gravissimo che è quello della “non analisi” di studi, saggi e qualsivoglia che continuamente ci vengono proposti. Premesso che sono pochissimi coloro che sono editi per meriti e capacità ( eccezione :una per tutte la  Fiume e Rosario Giuè)  e questo dimostra che esiste una editoria simoniaca frutto di compromessi  e quindi raramente utilizzabile. A riprova non esiste una analisi critica di quanto viene pubblicato. Basti pensare ai due ultimi volumi sul periodo storico risorgimentale a cui non è stata dedicata nemmeno una recensione giornalistica. Il tutto è dimostrato dalla certa non lettura di queste opere da parte del pubblico a cui non degna nemmeno un commento né sui blog né il altre sedi. Se ne parla sino a quando questi stessi autori ne parlano nei bar.  Con la recente uscita di una riedizione di una testata che dovrebbe assolvere a questa funzione, la stessa si è autodefinita (vedi gli studi sin qui pubblicati)  lo specchio degli stessi autori, i quali si auto elogiano attraverso i propri scritti. Per tralasciare il fatto che ospita solo scritti di parte non concedendo nemmeno un modulo (inteso come spazio) a altre idee o alla discussione. Tutto questo è desolante e ci riporta ad autori che vanno ancora in giro con il loro ultimo lavoro in tasca e che te ne omaggiano una copia avendolo per caso con se. Manca ancora una maturità di studi qualificati che si sostituisca alla produzione dilettantistica esistente.

martedì 8 gennaio 2013

LA STAGIONE 2013 DEI PUPI




Ci sono due modi per definire una stagione teatrale. Il modo più diffuso la fa partire in autunno e finire a primavera. Noi per quasi 20 anni abbiamo tenuto cartellone a Milano al pari dei grandi teatri con un calendario di appuntamenti che veniva rispettato e che ci procurò l’ammirazione del Corriere della Sera con decine di articoli e citazioni (chi volesse può consultare l’archivio in redazione) . Poi altri dieci anni a Monreale ed infine pensammo di tornare”a casa” perché ci sembrava giusto che i nostri ragazzi potessero godere di un prodotto teatrale tipico. Come in tutte le cose “questa esuberanza” non tutti la gradirono abituati ad un contesto di teatro parrocchiale per ragazzi assuefatti e intontiti. In mezzo a centinaia di manifestazioni locali senza, empals , senza siae senza nulla noi eravamo costretti non solo a tutte queste condizioni (è nei nostri principi) ma a accanimenti di controlli diretti e indiretti. Rendere agibile il nostro locale era divenuto impossibile per i continui ostacoli messi da burocrati e consulenti immaturi e non deontologicamente preparati. Alla fine dello scorso anno un accordo fra il ristorante La Suvarita di G. Falletta  e di S.Pulizzotto e la nostra Cooperativa ci ha permesso di riprendere gli spettacoli “regolari” e con tutte le autorizzazioni del caso  dalla fine di novembre rappresentando circa 40 spettacoli . Ora ci prepariamo alla nuova stagione teatrale che si appiatterà sul modulo della Regione Siciliana ass. Al Turismo facendo partire i nostri spettacoli dall’inizio dell’anno.
Due grandi nuove produzioni  saranno il fiore all’occhiello della stagione 2013
Skandeberg . Spettacolo bilingue (italiano e albanese) dedicato alla comunità albanese della  
nostra    Zona. Ci avvarremo della collaborazione dell’associazione B.E.S.A. che   rappresenta  le predette comunità . E la collaborazione del Prof. Giuseppe Scrò   insigne studioso e  esperto di teatro arbesche .
San Ciro        La vita del Santo.
Oltre alla riedizioni di spettacoli di nostra produzione. Ci rivolgiamo alle scuole in collaborazione con i docenti per proporre un teatro già proprietà inalienabile della nostra gente. Oltre 50 titoli a disposizione dei docenti  per le varie fasce scolastiche. Un laboratorio di produzione ,già esistente e operante, riprenderà a funzionare per i vari allestimenti.
A giorni verrà pubblicato il nuovo calendario.

IL TEATRO DEI PUPI RITORNA AL FUTURO !

Il duello di Bradamante e Rodomonte prossimamente al teatro dei pupi

lunedì 7 gennaio 2013

ADDIO A FRANCO RIBAUDO !



Buonasera signor guglielmo. leggo solo ora,e  per caso. il suo cosidetto
articolo sulle primarie. credo che qualche chiarimento sia d'obbligo.intanto a
godrano non abbiamo votato 250 perone il 30 dicembre, ma a novembre per
bersani. queste persone hanno votato perchè il partito si è impegnato tanto a
dimostrazione che a godrano il pd è il primo partito. il 30 dicembre hanno
votato 182 persone di cui 179 hanno dato il voto a ribaudo, sindaco di un paese
vicino, che rispettiamo e soprattutto conosciamo. dovevamo darlo alla siragusa
che non abbiamo mai visto in paese? comunque tutto è stato regolare a
dimostrazione c'è pure la presenza di rappresentanti del candidato faraone,
quindi superpartis. se a marineo il sindaco ha avuto 121 voti su 137 votanti e
culotta 89( e non di più come lei afferma) credo sia una grande affermazione.
si ricordi che votavano non tutti i cittadini ma soltanto gli aventi diritto.
mi dicono che lei ha motivi tutti suoi per attaccare la sua amministrazione e
io non mi voglio immischiare in beghe interne al suo paese, anche perchè
lasciano il tempo che trovano. ma siccome ha inopportunamente citato il nostro
paese ci tenevo a chiarire tutto. comunque il sindaco ribaudo che lei accusa a
destra e manca ha avuto un risultato splendido in tutta la provincia. perchè
avere 2137 voti circa e superare di gran lunga persone come d'antoni, apprendi
e mattarella, è di per se una grande vittoria. ora speriamo solo che possa
rappresentarci a roma e lavorare così come è abituato a fare. se per lei poi
non lo merita mi dispiace. ma per ciò che leggo nel suo blog grado che nessun
suo paesano le vada bene. ha mai pensato che sia lei ad avere problemi grossi e
non gli altri a crearli?
ad maiora
npon ho potuto scriverle nel blog ma citenevo a rispondere anche se poi non
avrà mai il coraggio di pubblicare la mia lettera
n.Berliotti

Gent.mo Signore, il solo motivo che mi avrebbe spinto a non pubblicare la sua lettera e la cretina frase di chiusura che usano tutti i miei anonimi detrattori. La ringrazio per avermi scritto ed apprezzo il suo stile pacato. Andiamo in ordine. I dati da me pubblicati li trova sulla stampa e nei vari blog e nessuno avrebbe errato se il Pd di Marineo avesse assolto al più democratico dei doveri: comunicare i risultati e non tramite l’ambiguo inaffidabile Piazza Marineo. Ora grazie a Lei abbiamo qualche dato in più. Più che sui singoli argomenti vorrei darle una risposta generale che alla fine è quella che ha creato a Marineo questa situazione.
(non mi venga a parlare di fatti interni di Godrano e Marineo perché non esiste se non per lei una frontiera fra i due comuni…). Malgrado le sbruffonate elettorali Lei sa che il Ribaudo arrivò al comune con un grande successo di coalizione e grazie alla incapacità politica dell’opposizione( che poi sono gli stessi che ora ci chiedono nuovamente il consenso). Tutti salutammo come “uomo della provvidenza” il Ribaudo perché i baroni precedenti erano(e sono ancora) al limite della arroganza. Oggi il suo Ribaudo ha tradito non solo la sua “cordata”  ma anche i molti anonimi-avversari che lo hanno in silenzio appoggiato. Quartuccio , Lo Pinto, D’Amato, Di Scalafani , Pernice e altri assieme a tutti, dico tutti i funzionari del comune lo hanno abbandonato. Evitiamo di scendere in particolari… Basti pensare che è toccato a me difendere non  gli interessi ma il senso di libertà e lo stato di diritto calpestato e violentato continuamente. Mentre gli oppositori hanno persino paura a  mostrarsi arriva questa opportunità: unica forse irripetibile che noi si possa mandare un nostro cittadino a Roma a nome di tutta la nostra Provincia. Ma lui vuole andare a Roma con le vecchie regole comuniste imparentate con quelle nazifasciste. Le risparmio la infame lettera scritta contro di noi per vendetta di tipo mafioso , trasversale e vigliacca. Cosi se va a Roma ci vada alla Moranino.
Francamente , signor Berliotti, anche noi ci siamo stufati di lottare contro un gruppetto di cafoncelli che non hanno mai fatto un tentativo di dialogo, di chiarimento. Si quando una cosa non ha più sapore è meglio buttarla nella indifferenziata.
Quest’uomo si è dimostrato anche vigliacco perché ha tradito chi lo ha seguito e noi che lo abbiamo combattuto  oggi lo affidiamo al gioco dei voti sperando di non vergognarci in futuro di saperlo a Roma.
Il Guglielmo da oggi non si occuperà più di Franco Ribaudo se anche lui inizierà a non usare il linguaggio del venditore ambulante , se avrà rispetto per i cittadini , per i suoi avversari e che rappresenti tutti a Roma e non come ha fatto a Marineo che ha rappresentato solo se stesso.

BROGLI ???



“TUTTE LE GRANE APERTE DEL PD. Il ricorso di Alessandra Siragusa si concentra sul dato elettorale del comune di Godrano, piccolo paese nel bosco di Ficuzza dove avrebbero votato 250 elettori del Pd su 1150 abitanti complessivi “compresi i minori” ha scritto la Siragusa nel ricorso girato alla commissione regionale di garanzia del partito. A Godrano, a “vincere” l’esame delle urne è stato il candidato Francesco Ribaudo, vera sorpresa insieme a Magda Culotta della consultazione degli elettori Pd nella tornata del 30 dicembre scorso. ALESSANDRA SIRAGUSA HA VISTO ACCOLTO IL RICORSO PRESENTATO ALLA COMMISSIONE NAZIONALE SULLE IRREGOLARITÀ AVVENUTE NEL SEGGIO DI GODRANO. LA PALLA ORA PASSA NUOVAMENTE ALLA COMMISSIONE REGIONALE CHE DOVRÀ DECIDERE NEL MERITO. “CHIEDERÒ COMUNQUE LA CONVOCAZIONE DELLA DIREZIONE PROVINCIALE”, SOSTIENE LA DEPUTATA.”
Alcune semplici osservazioni.
-         esiste un fatto che riguardi il Ribaudo che non sia inquinato ?
-         Si sono autodefiniti spudoratamente “sindaco e comune amministrativamente virtuoso ma che presenta il bilancio preventivo 2012 il 28 dicembre 2012…
-         Stiamo pagando le spese fatte per sostituire il Coinres (con le nuove tasse) e nessuno ha niente da eccepire. Si parla di 3.000.000 di euro estirpati dalle ns tasche.
-         Marineo ha 5 volte gli abitanti di Godrano e da noi il Ribaudo ha avuto 120 voti
-         mentre a Godrano con 1150 abitanti ne ha avuti 250. Dai Godrano siete bulgari o sapete imbrogliare meglio(vedi Siragusa, Vedi il morto votante a Caltanissetta)…
-         Per reggere oltre 30 anni di “contenzioso” , a nostro parere il Ribaudo merita Roma.
-         Qualcuno ci spieghi come è possibile che la Culletta abbia avuto a Marineo più voti del Ribaudo. Galanteria a scoppio ritardato ?
Morale. Ormai è chiaro che tutti hanno paura di quest’uomo. Ma non era la mafia che intimidiva? Perché nessuno protesta ? Lasciamolo andare a Roma… c’è già stato Moranino senza che il Pci protestasse (anzi lo hanno portato loro per salvarlo-salvarsi) e perché non mandare colui che sa manovrare leggi e regolamenti … E questa la sinistra che si  propone a governarci ? Sono questi gli intellettuali di sinistra di centro e di destra  che non hanno vergogna ?

mercoledì 2 gennaio 2013.

 BENANTI FA DIRE Al sindaco di Marineo: «Con il voto premiata l'esperienza amministrativa». Ma non si chiamava gioco delle tre carte ?  Ed i commissari cosa sono venuti a fare in comune ? E quando mai avete affrontato il popolo per dare spiegazioni ? E questa la democrazia che ci aspetta per il futuro ?

sabato 5 gennaio 2013

ARRIVEDERCI



Non è tempo di bilanci. Bisogna “passà a nuttata”. Non mollare Pulizzotto, maestro d’arte, regista, sceneggiatore, attore, tecnico luci, ambientatore, costumista, fonico, castingmanager, autista, facchino… e chissà quanti ruoli ho saltato ! Sei stato tu la grande novità di questo presepe ! Sei anche boccalone perché hai creduto a chi già dalla prima riunione ti ha illuso. Ma consolati i bilanci la prossima settimana. Intanto , forse qualcuno non lo sapeva, a Marineo abbiamo uno che sa organizzare eventi. E da solo. Il presepe è piaciuto e sarebbe stato meglio se si avesse avuto più tempo. La gente ha ancora due giornate piene di tempo e speriamo apprezzi i dettagli. La guida migliore è proprio il Pulizzotto perché noi possiamo recepire i semplici significati visivi (è questo è il meglio ) mentre lui sa il perché di ogni chiodo, di ogni gesto. Ci sono momenti durante la visita che si “sente” il “venite adoremus…” non come suono o musica ma come  “desiderio”. Arrivederci …

martedì 1 gennaio 2013

SCATTA IL LANCIO PUBBLICITARIO DEL PRESEPE, FORZA VENITE GENTE !



Che dire ancora del presepe vivente ? Le nostre autorità sono prese ancora dalle primarie che hanno lanciato a livello nazionale il nostro eroe-sindaco. E’ una fortuna che un uomo possa diventare onorevole a Roma con soli 121 voti del suo paese dove è ,sindaco, segretario del Pd, padrone dell’auser, capoccia di un sindacato, capofamiglia della Gia, l’uomo può scrivere ed usare lo stemma del comune a suo piacimento senza motivare il contenuto di quello che scrive, può fare campagna elettorale usando lo stemma del comune, possiede un blog, controlla il giornale della fondazione tramite un suo fedelissimo, e qui mi fermo per non rovinarmi l’anno nuovo. Ora si aspetta che confermi quanto promesso per il presepe:  si doveva occupare della pubblicità (locandine, manifesti, una pagina sul Giornale di Sicilia, i servizi su TSE Misilmeri e via di seguito. Perché delle due l’una: se avremo la pubblicità sul Sicilia possiamo pensare che le nostre supposizioni sono frutto di nostre fantasie e allora prendiamo atto che questa amministrazione ci tiene affinché questo evento non muoia altrimenti è lecito pensare che anche il presepe è vittima di quel virus che ha colpito tutte le iniziative funzionanti di Marineo.
Mi sono fatto accompagnare da un amico che va in pensione ed ho raccolto le sue impressioni su questa edizione. Premette che non si farà tirare in polemica  e quindi inizia una descrizione che mi ha non poco stupito. Il voto più alto e per il salone del barbiere, molto reale e sia il cerusico che il cliente ,dice, sembrano attori nati o meglio persone reali. L’arredamento e gli attrezzi sono distribuiti in modo professionale ed è stato lasciato spazio anche ad altri avventori. Al secondo posto mette il ciabattino Ciro , cui la barba dà un tono da maestro e non da artigiano. Ciro è in assoluto uno dei principali artefici di questo evento. Non ha mai lasciato solo il Pulizzotto e soprattutto ci ha risparmiato le penose scene delle discussioni a non finire … non fa polemiche aspetta e poi a quattrocchi ne parla con Salvatore il quale ascolta tutti e sceglie per il meglio. Senza il Ciro questo presepe non si poteva fare…
Siamo alla fine quando i volontari di solito spariscono lasciando i “più”  soli, che in questo caso sono Salvatore e Ciro. Per domenica è prevista l’onda , ma in ogni caso comunque vadano le cose onore a chi ci ha messo la faccia per non far perdere a noi tutti la faccia.