mercoledì 26 settembre 2018

LA PIAZZA è MIA !




COMUNICATO STAMPA  -  PARROCCHIA DI MARINEO
Marineo fa memoria del centesimo anniversario dell’arciprete Silvestre Inglima, sacerdote di grande cultura, umanità e fede, vittima – a soli 39 anni - della “spagnola”, terribile influenza che tra il 1918 e il 1920 fece nel mondo milioni di vittime. Fin da ragazzo si distinse negli studi, meritando numerosi riconoscimenti. Giovane sacerdote e parroco si fece carico della difficile situazione che in quei tempi caratterizzava non solo Marineo, ma tutto il Meridione.
Povertà, emigrazione, usura, arroganza e prepotenza dei potenti locali, violenza, mala gestione dell’amministrazione cittadina, guerra furono i mali che affrontò con il suo generoso e coraggioso impegno civico e pastorale. L’elogio funebre a lui dedicato mette in risalto il suo carattere e la sua opera: “ovunque fu ammirata la potenza del suo ingegno …. fu oratore ricco di idee, fluido e brillante …. Dal cuore generoso, forte assieme e delicato, dall’anima aperta a tutte le cose belle, grande instauratore, attento ai poveri …. “. Lottò la dilagante usura, istituendo la Cassa Rurale che gestì “con onestà e rettitudine”; aprì in casa sua una biblioteca a disposizione di tutti; si fece carico (anche economicamente) della cura dei più poveri e diseredati, aiutandoli in tutte le difficoltà. Significativo anche il suo impegno politico, purtroppo ostacolato, volto a garantire trasparenza e rettitudine alla vita amministrativa  di Marineo. Esperto paleografo, riordinò l’archivio parrocchiale. La sua opera manifesta l’attuazione della Rerum Novarum e l’interazione con le forze più vive del cattolicesimo sociale. Coltivò amicizia con Sturzo e ricca corrispondenza con il santo Don Calabria, fondatore della Congregazione dei Servi dei Poveri.  Ridette vitalità alla vita della Parrocchia, curando le liturgie, la confessione, la direzione spirituale di giovani e adulti, distinguendosi per la significativa fede e profonda spiritualità.  Per la sua attività di conforto alle famiglie dei morti in guerra, il Ministero lo onorò con una medaglia. All’arrivo dell’epidemia spagnola, fu instancabile nell’aiutare gli ammalati e confortare le famiglie. Anche se già gravemente ammalato passò la penultima notte della sua vita nell’assistenza ad un moribondo. Il Consiglio Comunale di allora, pochi giorni dopo la sua morte, gli dedicò la principale piazza di Marineo.
L’Arciprete Inglima sarà commemorato sabato 29 prossimo, alle ore 17 nella Chiesa Madre, con una tavola rotonda alla quale interverranno Eugenio Guccione (Università di Palermo), Ciro Spataro (esperto in storia locale) e Giovanni Perrone. Il Parroco, Matteo Ingrassia, e il sindaco, Franco Ribaudo, introdurranno i lavori.
Al termine sarà celebrata una messa commemorativa.
 
Non ricordo mai nessuno che abbia chiamato piazza Inglima con il suo nome. Per noi era “la piazza (la chiazza)” e basta , come lo è ancora oggi. Il buon Giovanni Perrone uso a mescolare acqua santa e diavolo, nel suo tentativo di “mescolare sacro e profano” infila chi non c’entra nulla assieme ad “esperti di storia locale (sbrighiamoci a trovargli un titolo ! Il tuttologo era lui , ma ora..) ,politici che prima di entrare in chiesa dovrebbero almeno confessarsi). A questo incontro convegno (  usiamo termini giusti !) manca il tuttologo Di Sclafani ,che se ben ricordo aveva in lavorazione una Storia della Parrocchia di Marineo . Mancherebbe anche lo Scarpulla ,ideologo del Concilio non realizzato. Questi quattro galli nel pollaio della Parrocchia sarebbero stati troppi con il rischio che il nostro nuovo Parroco facesse la fine di quello luparato davanti la canonica pochi decenni fa.

domenica 23 settembre 2018

IL "WHO IES WHO" DI EZIO SPATARO !



A salvatore


Ritrattista ? Fotografo direi ! Ezio nelle sue descrizioni ci fa conoscere personaggi noti a MARINEO  ma grazie a Lui oggi ne possiamo conservare la memoria. Sculture perfette  da attento cronista. Riabilita la poesia commerciale, banale . Risuscita cantastorie e cuntisti,
umilia critici a matula , emargina poeti balbuzienti con cassetti pieni di poesie mai nate, abortite ! Di indubbia paternità intellettiva.  Umilia la poesia dialettale fatta di cuore e amore e nulla.

22 settembre 2018

A Sarvaturi

Salvatore la Sala, uomo di Dio
Sarvatù, quann'è la prima missa au Crucifissu?
E siddu è a la Matrici tu dimmillu u stissu
picchì unni ci su missi tu si sempri avanti
a la Matrici, au Crucifissu e all'Armi Santi

Nta ogni quinnicina, nta ogni nuvena
di serbiri la missa nun perdi mai la lena
si manchi tu nun s'allumina l'artaru
e mancu s'accumencia lu rusariu

Quann'eri cu l'ammuzza ancora fina
sirbisti la missa cu patri La Spina,
quannu arrivasti a gavutizza di scala
sirbisti la missa cu patri La Sala
e ora c
a si lu giganti di Marinè
cci serbi la missa a patri Lè

 
Ci stavi cchiù picca cu patri Sarvinu
si tipu di Matrici, nun si cummintalinu
ma lu Cummentu chi mali ti fici
ca sempri t'arresti a la Matrici ?

 
Quannu c'è corcunu chi mori a lu paisi
lu sa tri ghiorna prima e macari un misi
tantu ca li Di Miceli e li Liuzza
quannu ti vidinu già sentinu la puzza

Tu si prisenti nta ogni funerali
comu la statua d'ancilu cu l'ali
quannu si senti sunari la ngunìa
la genti veni a dumanna a tìa:

Unn'è Sarvaturi, unni si nni ii?
Si senti la ngunia, corcunu ca murì !
Sulu Sarvaturi si pigghia firnicìa
di diri pi cu sona la ngunìa !

(Ezio Spataro)  www.cavadeipoeti.blogspot.com

PER NOI I GEMELLAGGI SONO UN "MERCATO" !


Abituati a vedere piazze riconfie di ragazzotti che gridano scalmanati quasi sempre richiamati , mi ha sorpreso vedere migliaia e migliaia di lituani tutti seduti e in camicia e cravatta come usava domenica alla messa. Allora sono dovuto ricorrere alla memoria  per trovare cosa mi stuzzicava questa mattina a vedere queste migliaia di cattolici silenziosi e ordinati a Kaunas come fosse una adunata oceanica a cui ci hanno abituati questi nuovi papi. Allora mi sono messo a scrutare fra la folla per vedere e trovare i marinesi presenti. Non si può sperperare fondi avanti e indietro con “consistenti gruppi marinesi” profetizzando fratellanze e scambi. Allora non trovando nessuno fra la folla mi sono detto forse sono andati tutti a visitare le prigioni dove si macellavano vescovi e preti , partigiani e soprattutto con la connivenza con i cosidetti “consulenti” (diremmo oggi). Per chi non se lo ricordasse noi siamo gemellati con la Lituania. Bisogna almeno per noi cattolici ricordarsi che l’Unione sovietica ci ha donato più martiri che le persecuzioni romane.
Ora questa pretesa di cancellare “solo” una parte della storia recente coinvolge anche gli ebrei che in Lituania settanta anni fa arricchirono la statistica dell’olocausto.
Ora non siamo riusciti a trovare nessuno della nostra comunità “in gita” in Lituania, pur avendo le credenziali di un gemellaggio inutile, lontano e imbarazzante.
La non  disponibilità di fondi non consente commenti . Però quando si tratta di assumere funzionari inutili i fondi si trovano.
Ps. Ricordo che la “missione italiana” (o meglio marinese) non si riuscì a quantificare immischiando “privati e comunali, borsisti ecc.ecc.). I curiosi possono andarsi a leggere i nostri commenti dell’epoca.
Per non parlare di quello americano !

giovedì 20 settembre 2018

OCCASIONI PERSE !


Fra le occasioni perse quella più recente è l’incontro avvenuto ieri sulla “stele di Palermo”. Meno famosa della stele di Rosetta, ma ancora oggi oggetto di studio e ricerca.
Ieri appunto si sono trovati Francesca Spatafora , a cui andrebbero conferite le chiavi di Marineo per le sue ricerche archeologiche sulla Montagnola, Massimiliano Nuzzolo della Università Carolingia di Praga, dove ricevette la laurea a nome Sanicola mia moglie (perché cosi usa in Bloemia), e ,altra coincidenza, Direttore della Missione Archeologica ad Abukir, località che porta il nome del nostro San Ciro o meglio dove San Ciro esercitava la sua arte medica.
Ora le mie speranze sono legate a chi fra i marinesi si sia recato a questo incontro e che mi possa “raccontare” oltre e soprattutto , prima della Pietra di Palermo e poi di San Ciro ad Abukir.
Grazie

giovedì 13 settembre 2018

LA BALLATA DEL GIUSEPPE.... E LA BANDA DI PIGNATARU !



Una delle più belle ballate di Ezio Spataro. Impreziosita dal racconto di Vincenzo La Versa. Me lo ricordo il trio che carbonava in casa Virga cercando di attirare l’attenzione della gente lasciando immaginare chissà quale creatività. Anche il Guglielmo si occupo di quel fatto e dopo settimane di interviste, scatto l’alt della moralità locale :ci sono ancora vivi gli autori e i parenti del fatto. Non le vittime ma della banda (io la conoscevo con altro nome , come del resto recita la canzone del tempo…). Mi recai dagli Spinella (di cui uno nostro carissimo amico) e trovai il fratello e mi colpi la sua descrizione del fatto e la sua reticenza a parlarne.
Scoprii perché la mamma vestiva da uomo, la strategia dei carabinieri, aneddoti poco noti, il ruolo del Sindaco di allora e soprattutto la loro volontà di lasciare chiuso il caso. “Abbiamo superato non solo il dolore del fatto ma anche il dolore del dopo”. Appena ricordato dal La Versa !

 
LA BANDA PILLIRINU

Di la muntagna di lu pizzu Parrinu
sta pi scinniri la banda Pillirinu
trasiti nta li casi, chiutivi li mposti
accura, guardativi li figghi vostri

Cu li vastuna caminanu armati
briganti poviri e spietati
si mmidìanu di ricchizzi e sordi
a lu puntu di nesciri foddi

Tantu ca na vota pigghiaru un picciottu
e a la famigghia cci addumannaru lu riscattu
l'ammucciaru dintra un puzzu funnutu
e nuddu sappi unn'è c'avia spirutu

Un puzzu ammucciatu nta un postu luntanu
lu circaru a la Luisa, a la Russedda e a Scanzanu
parìa ci vulissi un gniocu di prestigiu
p'attruvari a stu poviru figghiu

Allura la matri addulurata e affritta
si nni ii nta lu sinnacu gritta gritta
pi diricci di usari tutta la so arti
pi truvari so figghiu puru ncapu a Marti

Nun si sappi comu ed è un misteru
lu sinnacu lu fici truvari pi daveru
nun si sappi si foru li carabineri
o cocchi mafiusu guardacamperi

Lu fattu fu ca s'arrivà a lu puzzu
dda ncapu unni c'è lu pizzu
lu pizzu Parrinu canusciutu di li genti
unni ormai nun ci curtivanu cchiù nenti

A dda povira vittima pi fallu campari
pani e acqua cci avianu a calari
nta ddu postu abbannunatu di lu munnu
ci calavanu lu manciari ddà nfunnu

Pi so matri nun'avvia mpurtanza
ddu puzzu era funnutu quantu la so spiranza
e dda nfunnu iccà na vuci pi chiamari
e comu Lazzaru lu fici risuscitari

(Ezio Spataro)    www.cavadeipoeti.blogsport.com



lunedì 10 settembre 2018

FRADICIUMI



NON CI CREDERETE MA MI ERA SFUGGITA QUESTA BELLA RIFLESSIONE DI EZIO SPATARO. ALTRO CHE PIRAINO! ALTRO CHE Evtušenko POETA DI STATO (COME AVVIENE A MARINEO) !


Fradiciumi


Nsta sta vita chi campamu
cunta troppu l'apparenza
ma chiddu chi semu e nzoccu passamu
nun lu spiega nudda scienza


Accussì lu prigiudiziu
nni fa diri cosi torti,
lu piggiuri nostru viziu
finu a ghiornu di la morti

Sulu quannu passamu
pi na strata di duluri
si capisci chiddu chi semu
e qual è u nostru valuri

Capitannu li dulura
semu suli, suli cu nuatri
ca parrassiru li mura
pi cuntalli a tutti l'autri

Cu nni ncontra pi la strata
nn'addumanna comu semu,
"c'è scinnuta e c'è acchianata"
accussì cci arrispunnemu

Damu saziu a li curiusi
e disagiu a li lagnusi
pi la nostra pena certamenti
vidi si corcunu fa nenti

Sunnu fradici li genti
e sunnu favusi i paroli
c'è la mmidia all'autru beni
è lu mali chiddu ca si voli

Comu quannu nta la strata
chiovi forti e si fa un ciumi
du Carbaniu a la Balata
scinni acqua e fradiciumi

Scinni tutta la lurdura
di chist'annu e lu gellannu
scinni e scinni allura
quannu lu tempu è tirannu

(Ezio Spataro)