I due sovrani normanni tra miti, leggende e nuove ricerche storiche
Il regno dei due re normanni Guglielmo I detto il Malo e Guglielmo II il Buono furono abbastanza simili: le stesse congiure di palazzo e sfortunate imprese militari.
Guglielmo I, detto il Malo, (1154-1166) successe al padre Ruggero II d’Altavilla. Ma che aveva fatto per passare alla storia con questo oltraggioso appellativo che lo distingueva da Guglielmo II il Buono (1166-1189) il figlio che gli succedette?
Il Malo fu personaggio controverso, subì l’influenza della cultura araba, amava godersi il lusso dei suoi palazzi e dedicava molto tempo agli harem trascurando, secondo i suoi detrattori, le cose del regno che preferiva affidare a persone di sua fiducia. Fu un sovrano crudele, con spietate repressioni delle congiure baronali e una avida politica fiscale con cui finanziava le imprese militari a lui più gradite.
Aveva ritirato dalla circolazione tutte le monete d’oro e d’argento e sostituite con quelle di cuoio.
Guglielmo il Buono, narra la leggenda, era devotissimo alla Madonna che lo ricambiò facendogli trovare sotto un carrubo un tesoro così grande purché lo usasse per costruire un tempio. E il sovrano lo fece. Bello, sfavillante d’oro con i più bravi muratori e mosaicisti dell’epoca. E’ il duomo di Monreale, di cui siamo tanto orgogliosi che si arriva a dire ”chi va a Palermo e non va a Monreale ci va asino e torna animale”. Fece ritirare le monete di cuoio imposte dal padre e rimise in circolazione quelle d’oro e d’argento.
Anche Guglielmo il Buono si godeva un ricco harem, ma fu anche un sovrano generoso e giusto. Fece delle buone leggi e si distinse per una grande tolleranza religiosa. Un episodio lo conferma. Durante il terremoto del 1169 alcune dame di corte impaurite invocarono Allah e, ancora più impaurite, temevano per la loro vita perché avevano fatto credere di essere cristiane. Il sovrano le rassicurò. “Ognuno preghi il Dio in cui crede”.
Di diverso avviso è Pasquale Hamel, storico contemporaneo, studioso del mondo arabo e dell’Islam, che sostiene che Guglielmo I non fu un cattivo sovrano, ma proseguì la politica del padre Ruggero per riportare a ragione i riottosi feudatari. E’ il caso poi di ridimensionare il mito di Guglielmo II, sovrano buono, perché per il saggista “oltre a dissanguare le finanze regie, avendo favorito il matrimonio tra la zia Costanza ed Enrico VI, fu responsabile della fine del regno normanno”.
Mariolina Sardo
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