di
Francesca Spatafora
Nei mesi di giugno e luglio 2001, con finanziamento del Patto Territoriale Alto Belice-Corleonese, la Sezione Archeologica della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo ha condotto la quarta campagna di scavi alla Montagnola di Marineo, seguita alle prime indagini sistematiche finanziate dall’Assessorato Regionale BB.CC.AA e avviate a partire dal 1991 sotto la direzione della scrivente e con la collaborazione di una folta equipe di archeologi, addetti alle diverse aree di scavo e di architetti che hanno curato i rilievi delle strutture riportate alla luce. Le recenti ricerche si sono rivelate di estrema importanza sotto il profilo storico-archeologico, soprattutto perché hanno offerto nuovi e decisivi elementi per la possibile identificazione del sito contribuendo in maniera significativa a dirimere una delle tante questioni all’attenzione degli studiosi di topografia storica della Sicilia antica.L’anonimo centro abitato, oggetto di interesse e di ricerche a partire dalla fine dell’Ottocento è stato infatti identificato con l’antica Makella, città nota attraverso il racconto di alcuni storici greci e legata da amicizia con l’elima Entella, come testimonia l’iscrizione sul V decreto entellino inciso su una tavoletta di bronzo. L’identificazione si è resa possibile grazie al ritrovamento sul pavimento di un ambiente soprastante una grande cisterna intonacata con copertura a volta, di una serie di tegole che recano, incise prima della cottura, l’iscrizione con il nome della città: doveva trattarsi quindi di una partita di materiali destinati probabilmente alla copertura di un edificio a carattere pubblico proprio di quella città sulla cui localizzazione erano state finora proposte alcune ipotesi rivelatesi adesso infondate e che volevano l’antica Makella situata ora nei pressi di Camporeale, ora sul Monte d’Oro di Montelepre, ora tra Salemi e Gibellina. Secondo il passo di Diodoro Siculo, tra il 263 ed il 262 a.C., Makella venne assediata dai Romani, poco prima del passaggio di Segesta al fianco dei Romani stessi, mentre Polibio racconta che nel 260 a.C. i Romani, sbaragliata la flotta cartaginese a Milazzo e liberata Segesta, si impadroniscono con la forza di Makella, mentre Amilcare si trova a Palermo. Anche in relazione agli avvenimenti della Seconda Guerra punica la città viene nominata da Tito Livio che annovera Makella tre le città ribellatesi ai Romani nel 211 a.C. L’importanza dell’antico insediamento, già sottolineata dalle fonti di età greca e romana, era del resto risultata già evidente attraverso le ricerche effettuate in questi ultimi anni e che avevano portato alla scoperta di un esteso centro abitato vissuto a partire dall’VIII – VII sec. a.C. fino ad età medievale. La città fu particolarmente florida in età tardo-arcaica (fino VI – inizi V sec. a.C. periodo a cui può farsi risalire un santuarietto recentemente scoperto presso le mura, in parte riportate alla luce e caratterizzato dalla deposizione di armature bronzee, elmi e schinieri e di abbondante ceramica indigena a decorazione geometrica dipinta. Altrettanto vitale appare il centro abitato in età ellenistica, fase in cui l’antica Makella entrò a far parte dei territori dell’epicrazia punica come del resto, a partire dal IV sec. a.C, tutta la Sicilia occidentale, assoggettata politicamente ed economicamente al potere cartaginese. L’importanza della città di Makella viene tra l’altro per l’epoca suggerita dal famoso elogium Duilii, una iscrizione alla base di una colonna rostrata rinvenuta nel Foro Romano in cui vengono ricordate le gesta del console C. Duilio durante la Prima Guerra Punica ed in cui Makella viene ricordata con il suo nome e non tra i novem castra non meglio specificatamente connotati. Tra l’altro, già esaminando la documentazione delle prime due campagne di scavo condotte nella zona delle fortificazioni sud-orientali, era stato possibile notare come l’evidenza archeologica suggerisse un abbandono o comunque una evidente fase di distruzione della linea difensiva, certamente entro la prima metà del III sec.a.C., lasciando ipotizzare una relazione o con un eventuale attacco di Pirro, durante la sua marcia da Agrigento verso i territori dell’eparchia cartaginese, o con i drammatici avvenimenti della Prima Guerra Punica: oggi sappiamo che quei consistenti livelli di distruzione sono quasi certamente da connettere all’assalto dei Romani che nel 260 a.C., dopo aver liberato Segesta, presero con la forza la città di Makella.
Con la conquista da parte dei Romani inizia per la città un periodo di lenta decadenza, anche se un centro abitato abbastanza attivo è documentato ancora per la piena età bizantina e, successivamente, per quella normanna, momento a cui sembrano risalire alcune strutture a carattere abitativo recentemente riportate alla luce. La possibilità di identificazione del sito apre adesso nuovi orizzonti alla ricerca archeologica nell’insediamento ma anche in tutta l’area circostante dove, ancor più consapevolmente, potrà adesso proseguire la ricerca così proficuamente avviata.
Francesca Spatafora
Direttore parco archeologico di Imera
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