giovedì 16 dicembre 2010

SULLE TRACCE DI SAN CIRO

ESPOSTI A VENARIA REALE I RESTI DELL’ANTICA CANOPO
 di Ciro Spataro e Maria C.Calderone
Alle porte di Torino, nelle scuderie Juvarriane della reggia di Venaria Reale si è tenuta la mostra internazionale “Egitto – Tesori sommersi”, nella quale sono stati esposti oltre 500 reperti archeologici provenienti da Alessandria, Heracleion e Canopo, antichissime città che nei primi secoli dell’era cristiana sprofondarono sei metri sotto il livello del Mediterraneo.Con il supporto di una sofisticata tecnologia geofisica, l’equipe guidata dal famoso archeologo Franck Goddio ha riscoperto i loro resti, rivelando, attraverso i reperti 15 secoli di storia dal 700 a. C. all’800 d.C. È stata così redatta una pubblicazione (Egitto. Tesori sommersi – Allemandi editore), curata proprio da Franck Goddio, che non solo ha svelato un grande tesoro archeologico al mondo intero, ma ci ha consentito anche di fare luce sia sull’antica Canopo, città dove avvenne il martirio di San Ciro, che su quella di Heracleion che nei tempi moderni, ha preso il nome, certamente evocativo, di Abukir (Abba Ciro) così come veniva chiamato il santo martire dai cristiani dell’epoca. “Lo studio, ha affermato Franck Goddio, ha consentito di determinare i confini della regione di Canopo attualmente sotto le acque, di localizzare i principali oggetti archeologici e di tracciare il corso dell’antico ramo occidentale del Nilo”. La scrupolosa ricerca di Goddio mette in evidenza come Alessandria fosse collocata a Canopo per mezzo di un canale. “Canopo divenne così un sobborgo della capitale particolarmente vivace, con allegre feste popolari e luogo di villeggiatura per i residenti della capitale e per i pellegrini speranzosi di cure che talora venivano da lontano solo per dormire nel santuario dedicato a Serapide. Canopo fu anche un centro di scienza, vi abitò Claudio Tolomeo, il grande geografo e famoso astronomo. Un altro tipo di folla venne da Alessandria a Canopo, alla fine del IV secolo d. C.. Dopo aver distrutto il grande Serapeo di Alessandria nel 391 d. C. i cristiani, incoraggiati da Teofilo, vescovo di Alessandria, distrussero i santuari di Canopo fino alle fondamenta. Vicino alle rovine dei templi pagani fu costruito un influente monastero chiamato Metanoia (Pentimento), e una cappella dei martiri dette ospitalità ai corpi dei Santi Ciro e Giovanni. Pellegrini provenienti da tutto il mondo antico vi arrivarono nella speranza di una cura. Sofronio di Gerusalemme, che visse in quella zona, scrisse un penetrante elogio di questi Santuari. Egli così descrisse il grande monastero dei Santi Martiri: “che grande meraviglia è questo santuario, il quale e dominante in modo sorprendente e riempie tutti d’ammirazione! Poiché, posto sulle rive del mare, non è in alto, né costruito su solido terreno, ma è situato tra le sabbie e le onde di cui riceve i forti attacchi e di cui seda gli assalti come mediatore. Esso svetta a una grande altezza, sollevando la sua cima al cielo, oggetto di desiderio dei marinai” ( Sofronio, Laudes in SS. Cyrum et Ioannes. 29). Purtroppo terremoti e maremoti hanno colpito la regione di Canopo diverse volte. Secondo Sofronio, patriarca di Gerusalemme, sembra che, nella seconda metà del VI secolo d. C., gli abitanti di Canopo fossero a conoscenza di rovine situate sotto il mare al largo della cappella dei martiri. È così tra il VII sec. e la seconda metà dell’VIII secolo d.C., Canopo fu sommersa. In tal senso l’archeologo Goddio evidenzia che “si sa da tempo che le rovine di Canopo dovevano trovarsi nell’odierna penisola di Abukir. Questa localizzazione era fondata sulla distanza che, stando a Strabone, separava Alessandria da Canopo e anche per l’apparente sopravvivenza nel toponimo arabo di Abukir (Abu Qir) San Ciro, le cui reliquie, stando alla tradizione cristiana erano conservate a Canopo”. L’equipe degli archeologi ha lavorato con immagini elettroniche dell’area attraverso il sonar a scansione laterale che hanno permesso di individuare settori che non sono stati completamente coperti. Così nella baia di Abukir i risultati delle immagini mostrano che Canopo ed Heracleion furono colpiti da fenomeni geologici e da cataclismi nei diversi periodi. Le ricerche, iniziate nel 1996 nella baia di Abukir hanno permesso di determinare la posizione dei principali resti archeologici. Tra i frammenti di statue ritrovate spicca una notevole testa di marmo del Dio Serapide, risalente al periodo tolemaico. Era l’immagine della principale divinità del Serapeo di Canopo. Un confronto dei testi antichi, unito ad alcune osservazioni archeologiche, suggerisce che un edificio cristiano costruito accanto a un grande santuario faraonico potrebbe corrispondere alle fondamenta del “martyrion” di San Ciro e San Giovanni di Edessa. Secondo Tirannio Rufino, il “martyrion” era costruito vicino al Serapeo: “ infatti, nel sepolcro di Serapide, quando gli edifici profani sono stati distrutti, da un lato è costruito un “martyrion” dall’altro una chiesa (Storia ecclesiastica, 2,26 /27). Le dimensioni del “temenos” di pietra, cioè il muro di cinta del tempio dimostrano che questo monumento fu davvero un grande santuario lungo 103 metri e composto di grandi blocchi di calcare. Questa scoperta è di fondamentale importanza non solo per tutti i marinesi, ma anche per tutti coloro che, nei vari secoli, hanno creduto nella realtà storica del grande taumaturgo alessandrino
Ciro Spataro
Maria C.Calderone

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