ESPOSTI A VENARIA REALE I RESTI DELL’ANTICA CANOPO
 di Ciro Spataro e Maria C.Calderone
            Alle  porte di Torino, nelle scuderie Juvarriane della reggia di Venaria  Reale si è tenuta la mostra internazionale “Egitto – Tesori sommersi”,  nella quale sono stati esposti oltre 500 reperti archeologici  provenienti da Alessandria, Heracleion e Canopo, antichissime città che  nei primi secoli dell’era cristiana sprofondarono sei metri sotto il  livello del Mediterraneo.Con il supporto di una sofisticata tecnologia  geofisica, l’equipe guidata dal famoso archeologo Franck Goddio ha  riscoperto i loro resti, rivelando, attraverso i reperti 15 secoli di  storia dal 700 a. C. all’800 d.C. È stata così redatta una pubblicazione  (Egitto. Tesori sommersi – Allemandi editore), curata proprio da Franck  Goddio, che non solo ha svelato un grande tesoro archeologico al mondo  intero, ma ci ha consentito anche di fare luce sia sull’antica Canopo,  città dove avvenne il martirio di San Ciro, che su quella di Heracleion  che nei tempi  moderni, ha preso il nome,  certamente evocativo, di Abukir (Abba Ciro) così come veniva chiamato il  santo martire dai cristiani dell’epoca. “Lo studio, ha affermato Franck  Goddio, ha consentito di determinare i confini della regione di Canopo  attualmente sotto le acque, di localizzare i principali oggetti  archeologici e di tracciare il corso dell’antico ramo occidentale del  Nilo”. La scrupolosa ricerca di Goddio mette in evidenza come  Alessandria fosse collocata a Canopo per mezzo di un canale. “Canopo  divenne così un sobborgo della capitale particolarmente vivace, con  allegre feste popolari e luogo di villeggiatura per i residenti della  capitale e per i pellegrini speranzosi di cure che talora venivano da  lontano solo per dormire nel santuario dedicato a Serapide. Canopo fu  anche un centro di scienza, vi abitò Claudio Tolomeo, il grande geografo  e famoso astronomo. Un altro tipo di folla venne da Alessandria a  Canopo, alla fine del IV secolo d. C.. Dopo aver distrutto il grande  Serapeo di Alessandria nel 391 d. C. i cristiani, incoraggiati da  Teofilo, vescovo di Alessandria, distrussero i santuari di Canopo fino  alle fondamenta. Vicino alle rovine dei templi pagani fu costruito un  influente monastero chiamato Metanoia (Pentimento), e  una cappella dei martiri dette ospitalità ai corpi dei Santi Ciro e  Giovanni. Pellegrini provenienti da tutto il mondo antico vi arrivarono  nella speranza di una cura. Sofronio di Gerusalemme, che visse in quella  zona, scrisse un penetrante elogio di questi Santuari. Egli così  descrisse il grande monastero dei Santi Martiri: “che grande meraviglia è  questo santuario, il quale e dominante in modo sorprendente e riempie  tutti d’ammirazione! Poiché, posto sulle rive del mare, non è in alto,  né costruito su solido terreno, ma è situato tra le sabbie e le onde di  cui riceve i forti attacchi e di cui seda gli assalti come mediatore.  Esso svetta a una grande altezza, sollevando la sua cima al cielo,  oggetto di desiderio dei marinai” ( Sofronio, Laudes in SS. Cyrum et  Ioannes. 29). Purtroppo terremoti e maremoti hanno colpito la regione di  Canopo diverse volte. Secondo Sofronio, patriarca di Gerusalemme,  sembra che, nella seconda metà del VI secolo d. C., gli abitanti di  Canopo fossero a conoscenza di rovine situate sotto il mare al largo  della cappella dei martiri. È così tra il VII sec. e la seconda metà  dell’VIII secolo d.C., Canopo fu sommersa. In tal senso l’archeologo  Goddio evidenzia che “si sa da tempo che le rovine di Canopo dovevano  trovarsi nell’odierna penisola di Abukir. Questa localizzazione era  fondata sulla distanza che, stando a Strabone, separava Alessandria da  Canopo e anche per l’apparente sopravvivenza nel toponimo arabo di  Abukir (Abu Qir) San Ciro, le cui reliquie, stando alla tradizione  cristiana erano conservate a Canopo”.     L’equipe  degli archeologi ha lavorato con immagini elettroniche dell’area  attraverso il sonar a scansione laterale che hanno permesso di  individuare settori che non sono stati completamente coperti. Così nella  baia di Abukir i risultati delle immagini mostrano che Canopo ed  Heracleion furono colpiti da fenomeni geologici e da cataclismi nei  diversi periodi. Le ricerche, iniziate nel 1996 nella baia di Abukir  hanno permesso di determinare la posizione dei principali resti  archeologici. Tra i frammenti di statue ritrovate spicca una notevole  testa di marmo del Dio Serapide, risalente al periodo tolemaico. Era  l’immagine della principale divinità del Serapeo di Canopo. Un confronto  dei testi antichi, unito ad alcune osservazioni archeologiche,  suggerisce che un edificio cristiano costruito accanto a un grande  santuario faraonico potrebbe corrispondere alle fondamenta del  “martyrion” di San Ciro e San Giovanni di Edessa. Secondo Tirannio  Rufino, il “martyrion”  era costruito vicino al  Serapeo: “ infatti, nel sepolcro di Serapide, quando gli edifici profani  sono stati distrutti, da un lato è costruito un “martyrion” dall’altro  una chiesa (Storia ecclesiastica, 2,26 /27). Le dimensioni del “temenos”  di pietra, cioè il muro di cinta del tempio dimostrano che questo  monumento fu davvero un grande santuario lungo 103 metri e composto di  grandi blocchi di calcare. Questa scoperta è di fondamentale importanza  non solo per tutti i marinesi, ma anche per tutti coloro che, nei vari  secoli, hanno creduto nella realtà storica del grande taumaturgo  alessandrino
Ciro Spataro          
Maria  C.Calderone
 
 
Nessun commento:
Posta un commento