giovedì 30 luglio 2015

I MANOVALI DEGLI ANNI OTTANTA


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Premessa. Non ho chiesto il permesso a Ezio Spataro o meglio l’autorizzazione per pubblicare la seguente poesia. Non tutti siamo cosi ipocriti da invocare privacy e riservatezza per vanagloria o per posa. Io so rispettare gli altri senza bisogno di pruderie borghesi o false moralità. Ezio Spataro è un poeta coraggioso. E’ un satiro dei nostri tempi. E’ un fustigatore che non spara sul mucchio nascondendo la mano. Purtroppo non è accessibile a tutti. E’ in parte escluso a noi marinesi bocconiani (sappiamo già tutto) e per leggere (non dico capire) le sue poesie (spesso invettive) devi conoscere l’uomo e il tema, a cui devi aggiungere un linguaggio ricercato che dà fastidio ai saccenti. E’ un ingegnere che ha una cultura classica è sornione e conta amici sulle due rive dell’Eleuterio. Bazzica più la riva sinistra che la destra è cristiano per adozione ed educazione , polemizza con Dio per la sua non presenza quotidiana. Ama la sua terra esageratamente al punto che lavora ad una falsa documentazione per tornare a Brannu a  fare l’emigrante di ritorno pur sapendo che non resisterà più di una settimana , o meglio a vraccoca sfatti.   In questo suo ultimo lavoro ha più coraggio di certi suoi amici un tempo paladini contro tutte le mafie oggi non si capisce se sono stanchi, scoraggiati o ravveduti. Ho assiduamente lavorato per lui affinchè cantasse di più l’amore senza successo, forse perché questi sentimenti li conserva per se stesso.

I manovali degli anni ottanta
vivevano alla giornata
... un pò a muzzo
tra un lavoretto di campagna
e una mano di calcestruzzo

Votavano l'Ignazio Regionale
uomo dalle chimere stradali
appoggiavano il "frii e mancia"
così quando c'erano gli appalti
si riempivano la pancia
ingranavano la marcia degli affari
il meccanismo virtuoso
del "mancia e fa manciari"

I manovali degli anni ottanta
lavoravano a giornata
coi loro martelli percussivi
erano la speranza di tutti gli abusivi
non gurdavano il cemento
se era buono...  se era ottimo
imparavano che nella vita
è meglio lavorare a cottimo
Dopo le notti
sotto le lenzuola
di giorno si cimentavano
in colpi di cazzuola
nel loro futuro brillava
una stella
che a guardarla bene
era una caldarella

le loro mani callose e fiere
incarnavano il rumore delle bitumiere
la loro pelle scura e corvina
era tutta punteggiata di quacina
forti e tenaci nel pruvulazzo
ergevano i pilastri
che reggevano il palazzo

Poi a un tiro di schioppo
dal casale dell'Emiro
fu eretta la fabbrica di San Ciro
e sotto lo sguardo
del santo Alessandrino
per sua natura
anarghiro e poverino
si moltiplicarono pecunie e ori
che fecero dei manovali
i nuovi signori.

(Ezio Spataro - luglio 2015)


ecco dove lo potete trovare  :  www.percorsipoeticiabrannu.blogspot.com

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