Mentre i greci si recano a votare non posso dimenticare quando negli anni
settanta la stessa Grecia pendeva dalle decisioni di Bruxelles e tutti facevamo
il tifo affinchè la si facesse entrare in quello che allora era chiamato il “Mercato
Comune Europeo”. Bisognava superare diversi scogli principalmente quello dei
colonnelli e del ripristino della legalità in Grecia. Poi quadrare certi parametri
economici ma la parola d’ordine era :la Grecia non può non far parte dell’Europa.
Festeggiammo a lungo quel giorno tanto atteso perché ci apriva prospettive
immense. Non ci spaventavano le multinazionali perché “come” greci eravamo
riusciti a “ingabbiare” gli americani ammazzandone qualcuno spesso e sentendoci
sicuri di poter fare a meno del progresso globale . Se andavi in centro a
Milano sentivi parlare solo greco , li trovavi ovunque. Persino a Marineo
portavamo le olive greche per fare il nostro …olio locale ! Da
Pavia a Bologna le università contavano migliaia di studenti greci. Ricordo che
la nostra azienda offriva il trasloco gratuito per il rientro ai giovani che si
erano laureati in Italia. Eravamo diventati veramente “una razza una faccia”.
Caramanlis . esule in Francia, rientrò ad Atene accolto da una folla di circa
due milioni di persone stipate da Omonia a Sintagma . Chi volesse una
descrizione di quegli anni la può trovare sul Corriere- Sette di questa settimana , fatta dall’allora
corrispondente Ferrari un vero osservatore europeo di quegli anni. Quella
primavera greca fu meravigliosa. Uscivamo dai Colonnelli, dalla spasmodica sete
di xenia che invase la Grecia, da una forte contrapposizione politica, da
esagerate rivendicazioni sociali che oggi hanno portato la Grecia a questo
punto.
Aspetto questo referendum che questi
maldestri governanti greci hanno cavalcato preoccupati più di cavalcare “uno
scontro” che rimboccarsi le maniche. Non è stato certamente questo governo a
creare questa situazione, ma la la loro inesperienza ha fatto si che il divario
diventasse voragine…
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