La settimana scorsa alla cappidduzza mi incrocio con il sig Vincenzo
Daidone il quale fidandosi della mia memoria mi ricorda dove ci siamo
conosciuti. Giovedi sette settembre di buon mattino a Milano si svolge una
cerimonia a cui dovevo assolutamente essere presente, ma impossibilitato perché
il mio aereo arrivava a Milano alle 21. Il sig Vincenzo Daidone lo avevo conosciuto
una sessantina di anni prima alla Perucchetti o meglio alla Santa Barbara in
Piazzale Perucchetti di Milano dove aveva sede la mia 5° a
Cavallo comandata dal Capitano Grandona e il reg. Trasmissioni e Genio del Sig
Daidone. Quando lo conobbi mi presi una punizione perché non ci si poteva
fermare nel cortile in quanto lo si doveva attraversare di corsa perché cosi
aveva deciso l’allora Generale Sorge che aveva sostituito il Generale Li Gobbi
che usava darci la sveglia con il suo cavallo arrivando sino al secondo piano e
ribaltando le brande di chi ancora dormiva alle sei del mattino. Ora giunto a
Milano dal corriere apprendo che il mio reggimento è stato sfrattato e traslocato
a Vercelli e quindi la mia Voloire non è più alla Santa Barbara. Conservo ancora
il mio Kepi e altre piccole reliquie. Conservo ancora il mio giornale murale “…a
cavallo” tollerato ma mai autorizzato dal Grandona, un sardo che oltre che
amare i cavalli aveva “resuscitato” la gloriosa Batteria a Cavallo. Solo una
batteria avevamo a cavallo mentre tutta la compagnia usava i 155, carri armati
con motori rolly roice che avevano combattuto (credo contro di noi) a El
Alemain ed infatti ogni carro era dedicato ad un martire di quella battaglia
(il mio ad un certo Bresciani). Erano gli ultimi anni dei 18 mesi e tutto l’esercito
era in evoluzione. I nonni (sono stato l’ultimo della mia compagnia !)
sparivano come i gavettoni ! Ma il
nostro Capitano era un misto di antico e moderno che ci sapeva trascinare ! Mi
aveva trasformato in furiere, radiofonista e capo pezzo. Potevo concedere
licenze a chi “doveva andare assolutamente a casa” baipassando la burocrazia
(sposati, agricoltori, orfani e via di seguito). Questo mi procurava salumi e
formaggi che portavamo in via Forze
Armate in una trattoria per “militari disagiati senza soldi” con l’obbligo di
consumare un primo piatto a pagamento e il resto “con pacco da casa” che veniva
aperto sul tavolo scoprendo salumi avvolti nelle canottiere e foto di bambini appena
nati … Questo Capitano per gli altri non
ci stava con la testa per noi era perfetto. Ci portò a nove campi di cui due di
sopravvivenza. Feci il car a Siracura e ci misi quattro giorni da Siracusa a
Milano con le tradotte merci su cui potevo viaggiare, ci misi un mese per
tagliarmi i capelli essendo sempre l’ultimo della fila. Mi rifiutai di raccogliere
le foglie nel cortile e il capitano mi promosse furiere perché la dignità del
soldato va difesa ma mi punì con una settimana per non aver eseguito l’ordine
di raccogliere le foglie. Fu allora che conobbi la birra Menabrea perché durante
uno di questi campi si trovava nel paese
di produzione della Menabrea vicino Biella (Mottalciata?)e un oste locale prima
ci butto fuori dall’osteria (questi terroni disonorano la nostra birra !) poi
rientrai a trattare e dovemmo sottostare ad una lezione sul modo di bere la “loro”
birra (che è stata campione del mondo per diversi anni , sconosciuta a tutti ma
da favola in America). Sciacqua il bicchiere (mai sapone) facendogli scorrere l’acqua
, mettilo a bocca in giù, versagli lentamente la birra sino a metà usando l’altra
metà per creare la schiuma, bevi lentamente e non pulirti mai i baffi altrimenti
senti i …terroni che ci sono in giro (avrei completato il corso trentanni dopo
a Praga dove aggiunsi che il bicchiere va tenuto in frigo e la birra la sera ,soprattutto
d’inverno, nel balcone). Il mio capitano durante i campi estivi usava “punire”
i cosidetti lavativi legandoli ad un albero nel campo la sera per poi slegarli
la notte . Ma una sera ci fu chi fotografò il “legato” e mandò la foto all’Unità.
Il nostro comandante di Corpo d’Armata” era De Lorenzo famoso perché ordinava
la mobilitazione generale la sera della prima alla Scala (piena di Colonnelli e
Generali) e perché fu poi accusato di
colpi di stato da fare con soldati che non ne sapevano nulla. Il Daidone non
era nella mia compagnia ma ogni tanto ci incrociavamo nel cortile e chissa
quante volte si sarà chiesto perché io correvo senza fermarmi quando ci
incontravamo nel cortile.
La mia Compagnia se ne va a Vercelli in Piemonte da dove è venuta e noi
ex Voloire con i cannoni tirati dai cavalli avevamo i semoventi con non so
quanti cavalli nei motori, motori che i miei commilitoni smontavano e
rimontavano come ridere senza che il pezzo si fermasse mai.
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