TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA
Questa frase mi è venuta in mente quando mi sono trovata in piazza san
Pietro sabato 10.09.2016 durante l’udienza generale di papa Francesco. Venivano
salutati tutti i gruppi veramente da tutti gli angoli del mondo in tante
lingue. Fra loro un particolare saluto è stato rivolto ad un gruppo di
pellegrini della Repubblica Ceca fra i quali mi trovavo. Hanno portato una
statua di santa Agnese boema come simbolo di misericordia. Molti marinesi conoscono questa figlia di un
re della Boemia del ‘200 che ha rifiutato anche il ben noto imperatore Federico
II come pretendente per scegliere un altro sposo, il nostro Signore. Tempo fa abbiamo presentato il libro “Santa
Agnese di Praga” nella chiesa di sant’Anna. La sua statua è stata collocata
vicino alla tomba del cardinal Josef Beran, il simbolo della Chiesa che soffre,
che è morto a Roma e non poteva essere sepolto nella sua patria perché scomodo
anche così. Il santo padre Paolo VI ha deciso di farlo seppellire nella cripta
sotto la basilica di san Pietro come l’unico cardinale fra i papi.
Durante la messa concelebrata da tutti i preti e vescovi cechi, il
cardinal Miroslav Vlk si è soffermato sul fatto che l’attuali abitanti della
Repubblica Ceca sono stati definiti come i più atei dell’Europa eppure hanno una schiera di santi a cominciare dai
santi Cirillo e Metodio, persino patroni d’Europa, san Venceslao che ha un suo
altare nella basilica di san Pietro, san Adalberto-Vojtěch, san Giovanni
Nepomuceno e santa Agnese. Ognuno di loro è un esempio anche per i nostri
giorni – santa Agnese in particolare. Ha scelto la povertà anche se poteva
vivere nell’abbondanza come figlia e sorella dei re. Si è occupata dei poveri e
dei malati per i quali ha fatto costruire un ospedale. Ha dato l’esempio a noi
che siamo troppo materialisti e a volte cerchiamo il potere e i beni materiali
ad ogni costo.
Il
papa Francesco ha ricordato come l’uomo può usare male la sua libertà e può
così cadere nelle nuove schiavitù. Ha detto: “Abbiamo bisogno che Dio ci liberi
da ogni forma di indifferenza, di egoismo e di autosufficienza” e così ha allargato ancora di più l’immagine
dell’uomo moderno. Oggi non si usa più tanto spesso la parola “redenzione” che
indica che Dio ha compiuto una radicale liberazione dell’uomo portandogli
perdono, amore e gioia. L’uomo vuole salvarsi da solo con il suo atteggiamento
“faccio quello che voglio”. Certo, ci
arrivano i mali e le sofferenze che non causiamo direttamente con il nostro
comportamento ed è difficile non
ribellarci e non mettere Dio sotto accuse. Ma il santo Padre ci invita: “in
questi momenti puntiamo lo sguardo su Gesù crocifisso che soffre per noi e con
noi, come prova certa che Dio non ci abbandona”. Ha poi concluso il suo
discorso con il salmo 130 e ci ha fatto ripetere tre volte: “Con il Signore è
la misericordia e grande è con lui la redenzione”.
E’
possibile quindi accettare un’immagine che ci fa vedere Roma e il suo vescovo come un centro dal
quale ci viene la direzione, la guida e la luce sulle nostre vie che poi ci
portano tutte a Roma poiché ci portano alla buona novella del Vangelo, la
tenerezza di Dio misericordioso perché il vescovo della città eterna, il papa
Francesco ha capito che l’uomo di oggi ha bisogno proprio di questo e ha
proclamato l’anno santo della Misericordia.
Milano, 13.09.2016
Růžena Růžičková
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