martedì 13 settembre 2016

CORE PALADINO



Per semplicità lo chiameremo Ciro. Un pò pelato, professione medico, di solito fa footing lungo il naviglio. Per il resto di lui sappiamo quel poco che hanno detto i media. Sappiamo di più su quello che ha fatto l’altro ieri. La scena è la solita cartolina  lungo il naviglio: mamme con passeggini , anziani tenuti in piedi dai ricordi, ragazzi con palloni e skatebord e infine lui. Una giornata come le altre a “prendere aria gratis lungo il naviglio”. L’appuntamento è con una di quelle mamme che   porta la sua bambina, di pochi mesi, in bici e con un moscerino che almeno lui è di casa perché abita proprio lì e quel giorno ha deciso di finire in un occhio  di quella mamma che perde subito l’equilibrio facendo scivolare la sua piccola in acqua. Da qui in poi la storia si può chiamare con diversi modi. Per noi è una di quelle tragedie tipiche dell’opera dei pupi: c’è l’eroe, la vittima, il maganzese (il moscerino) e tutto il resto.
La meccanica. Prima viene recuperata la bambina e da lì inizia un meccanismo che se non fosse vero sarebbe incredibile. Il nostro dottore vorrebbe fare un cardiogramma poi vorrebbe una radiografia infine una serie di analisi, poi vorrebbe intubare la piccola. Intanto passano quanta interminabili minuti ! Di solito ne bastano tre e se hai fortuna puoi arrivare a cinque. Sembra una sequenza di un film :”la stiamo perdendo !” . Metti una flebo, controlla i battiti e vai con tutto ciò che il cinema ci sta insegnando sulla terminologia ! Il nostro dottore salta tutte le procedure e continua il suo massaggio cardiaco. L’orologio dice che già a 15 minuti la piccola “è persa” ! Dottore si rassegni ! Ma lui continua, cambia fra respirazione a bocca a bocca a massaggio cardiaco. Non si ferma, insiste ! Quando ormai tutti lo scoraggiano lui reagisce e come se avesse visto un lontanissimo movimento degli occhi o del petto. Allora riprende con più energia. Deve stare attento a non rompere quello che gli è sembrato aver riparato. In un momento pensa che quei quaranta minuti sembrano inutili, senza successo, senza significato. Tutto è stato vano ! Ormai sta arrivando l’ambulanza ! Ormai sentiremo :è deceduta mentre la portavano in ospedale!”. Ho fatto tutto questo per niente ? Non ci sto! E cosi il nostro dottore ricomincia perché senza apparecchiature, senza medicine ormai questa è materia di Dio. Ad un tratto la piccola smuove un mezzo occhio e il suo petto arrossisce mentre inizia a tossire : il piccolo motore riprende, si rimette in moto !
Io non so se questo dottore conosce il nostro San Ciro. Io non voglio nemmeno sapere il suo nome. Certamente lo hanno imparato a memoria i genitori della piccola. Quello che so è che subito la medicina ha messo le mani avanti diagnosticando che quaranta minuti possono aver danneggiato il cervello e altri organi vitali. Ora tocca a loro fare la parte degli eroi.
Ma una cosa mi sento di dirla.  Gli unici che hanno subito danni al cervello sono quelli della medicina che non hanno imparato nulla da quel dottorino che mai ha pensato “tanto è già andata “, ma ha continuato per quaranta minuti ! Ora aspettiamo che la medicina con tutti i suoi strumenti completi il lavoro che quell’eroe ha iniziato in riva al naviglio !      

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