martedì 11 giugno 2013

ESILIO O HARA KIRI




Carissimo Ciro,
mi ricordo quando tornando da Palermo passando davanti l’autoparco ti vidi legato al cancello con spesse catene assieme ai tuoi colleghi e, cosa più aberrante, vidi anche i vostri parenti legati assieme a Voi. Fermai la macchina scesi per rendermi conto se fosse un sogno e iniziai a telefonare a tutti coloro di cui possedevo il cellulare. Come avrebbe detto l’ex custode della nostra cultura, a congregar gente !. Poi andai in cerca di “cibo” e non trovandone di decoroso andai a casa e lo cucinai per portarlo a quei “galeotti”. Non potevo accettare che dei marinesi in catene subissero tale onta. Non ebbi successo perché pochissimi vennero ad assistere al circo della vergogna. Né politici, né sindacalisti , né cittadini , cosiddetti liberi , garantisti e pensanti. Iniziò in me una revisione di quello che era il mio paese natio. Qui non si parlava di mafia che poteva nascondere significati oscuri, e in un momento crollò in me la certezza che facessi parte di un paese dove la sodilarietà supera le barriere. Un sindacalista, sindaco, capo di diversi patronati di famiglia (come mai sia possibile indagare sul teatro dei pupi patrimonio dell’Unesco e non sui patronati ?), capo di partiti politici che si identificano nella classe operaia , combattente in difesa dei diritti umani, padre di famiglia, anche lui, potesse arrivare a tanto e trovare tanto seguito. Poi seguii questo calvario sempre in crescendo sino a quando vidi le “smisurate gesta” persino della famiglia accanirsi contro il Puccio che minacciato  davanti al popolo che  “gli avrebbe letto la vita” mentre “tutta la famiglia” gli inveiva contro non trovando armi proprie né improprie. Ricordo benissimo quella frase scatenante, molte volte udita , come il piscio puzzolente “ dopo chi vuole può intervenire”  , ingannevole, furbastra , provocatrice simile alla flatulenza puzzolente che appena alzavi la mano , lui , uomo che misura la libertà con gli escrementi, chiamare le forze dell’ordine : allontani quel signore che mi disturba…(senza che il disturbatore avesse sibillato parola) che nemmeno i peggiori fascisti pronunziarono mai. E dopo cinque anni di monologhi , dove nemmeno a uno dei suoi complici    sfiorò il dubbio che non erano queste le regole della democrazia, a loro perenne onta. L’uomo-sindacalista dai cinque euro buttati in faccia ad operai ha continuato sino ad ieri a fare i suoi bisogni persino dentro casa dei suoi complici. Per non parlare dei sistemi bolscevichi usati contro il teatro dei pupi senza che nessuno si chiedesse (dei suoi) perché ? Dovremmo dimenticare tutto questo ? Noi pensiamo di no. Perché è il loro sistema quello di diventare agnelli o di chiudersi come una tana di serpi pronti ad azzannare chiunque. Se abbiamo suggerito di non acquistare nei negozi loro insistiamo perché solo così possiamo isolarli non sostenendoli economicamente. Ma soprattutto vigiliamo affinchè vengano isolati e allontanati dalla cultura perché non si ripeta che costui possa ancora presentare libri o manifestazioni o i suoi serventi, perché la pena e il disagio che ci ha creato quando si immischia nella cultura non lo potremmo mai superare. Stia lontano dalla cultura che non può essere abbinata a chi ha l’animo cattivo a cui si dovrebbero  togliere tutte le patrie potestà. A coloro che più o meno si sono dissociati un breve esilio riparatore li avrebbe riavvicinato alla civiltà. E come cristiano le concederei 100 giorni di indulgenza plenaria se giurasse di non avvicinarsi a meno di 500 metri dalla cultura.   Oppure un corso di “rieducazione” come usava sotto Mao o Stalin . Il nemico va rispettato i cattivi vanno estirpati. O un onesto sano leale hara kiri semplificherebbe le cose a tutti.


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