Nel loro intervento i tre
relatori, esperti nello spiegare l’arte, cercano di avvicinarci l’artista Pippo Madè e
la sua capacità di penetrare quella “storia umana”, quella discesa nell’anima che è la grande
opera di Dante. La professoressa Adriana
Adorno Mastrangelo traccia il
percorso artistico del pittore che va
dai temi sociali, soprattutto la sua lotta contro la mafia, dai temi storici
per approdare ai temi religiosi con la sua Via Crucis collocata ad Assisi, la sua
rappresentazione del Rosario ed altre opere che vedono come culmine raffigurato
il pensiero di Dante e la sua visione del al di là. Ci spiega che il poeta “ha la possibilità di
mettere insieme parole simili o diverse per farci capire il sentimento o uno
stato d’animo”, invece l’artista può disporre solo del tratto che però assume
una caratteristica personale ed esprime la sofferenza in tal modo che colpisce
quasi più della parola. Il maestro Madè
non ha “letto” la Divina Commedia come un letterato ma l’ha configurato nella
sua mente e ci ha trasmesso le “forme
che affiorano al suo Io e che sente il bisogno di esprimere attraverso il
linguaggio dell’arte figurativa”. Questo pensiero ha portato alcuni giornalisti
a dire che non l’ha veramente letta senza rendere il vero significato della
frase. In realtà l’artista Madè ha incontrato un capolavoro così completo come
è la Divina Commedia del poeta Dante e
ci ha donato un capolavoro pittorico di altrettanto alto valore culturale e
artistico.Il secondo relatore, il professor Tommaso Romano, definisce l’avvenimento
ravennate carico di significato: immagina che il pittore porta la sua “Divina Commedia disegnata” davanti alla
tomba del poeta Dante, ambedue convinti che il segno, la parola e tratto artistico possono cambiare l’uomo. L’iniziativa ravennate invita a rileggere la Divina
Commedia e a rileggerci poiché il sommo poeta ci guida a guardarci dentro e
scoprire i nostri vizi e la nostra anima. Attraverso “il confronto-incontro con
il poeta” il maestro Madè ci aiuta altrettanto
a percorrere quel viaggio di conversione “di una fede cristocentrica e
misericordiosa nel cammino di liberazione dalle viscere del buio alla luce
redentrice.” E di questo abbiamo bisogno
anche noi oggi. Il professor Salvatore
Lo Bue spiega come è importante
incontrarci, riscoprire la poesia – quella scritta dal sommo poeta Dante e
quella “muta” raffigurata dal maestro Madè.
Elogia l’attività del Centro Dantesco di Ravenna che suscitò in passato l’interesse per Dante in grandi scultori, come
Emilio Greco e Giacomo Manzù e in tanti
altri con la sua Biennale internazionale e che ora offre ai pittori e agli scultori
contemporanei la possibilità di esporre le loro opere a due passi dal sepolcro
del Poeta. In questa occasione Pippo Madè ha regalato la sua “Divina Commedia disegnata” alla
Biblioteca dantesca di Ravenna, l’opera che il professor Lo Bue definisce il
“Quinto Vangelo” parlando della pittura come
di “un nuovo universo accanto alla grande opera del creatore” che rivela la
Verità nelle “sue forme molteplici” del suo universo di colori e di tratti.
Pippo Madè non ha disegnato una serie di quadri ma ci ha donato un “drammatico
tentativo di costruire un vero un universo pittorico “
dove si rivela come “Pittore dell’Essere”. I singoli disegni sono accompagnati
dai suoi commenti che rivelano maggiormente la sua avventura di fede che non
lascia mai tranquilli, perché la strada dalle tenebre alla luce è così
complessa come l’ha descritta Dante e come l’ha raffigurato il maestro Madè. Infine
l’artista Pippo Madè stesso ci
svela il suo duro cammino da quasi autodidatta anche se seguito e ammirato
da Renato Gutuso, la sua ansia davanti ad una pagina bianca, il domandarsi “da
dove cominciare” e poi sentire quasi fisicamente che la mano cammina e Qualcuno la guida. La
poesia dipinta che così nasce è
l’espressione di Dio. Le sue parole sulla morte non sono per niente tristi. La
vita per lui è un cammino verso un miraggio, la vita eterna e l’arte è per lui
un’educazione a morire sapendo che nessuna cosa muore. Ringraziando la sua famiglia che l’ha
assistito in tutto il suo lavoro, in
certi momenti reso più difficoltoso dagli interventi chirurgici, non ha
intenzione di mollare neanche a ottant’anni.
Vorrebbe morire vivo, continuare
a sognare e ci svela che ha ancora dei
progetti sulla Genesi e sull’Apocalisse: la dimostrazione che il suo spirito
come quello di Dante, non invecchia ed è sempre attuale. Grazie per questa
lezione straordinaria.
La presenza di un maestro siciliano nell’ambito del Centro Dantesco
di Ravenna è giustificata maggiormente dal fatto che Dante Alighieri amava tanto
questa terra e il maestro Madè nelle sue “Tavole” usa come sfondo i paesaggi
tipici siciliani. Così possiamo vedere la Valle dei Templi d’Agrigento oppure
l’Orecchio Di Dionisio di Siracusa. Ma come il poeta anche il pittore parla a
tutti gli uomini e offre la possibilità non solo di vedere ma soprattutto di
capire.
Růžena Růžičková
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