domenica 1 settembre 2013

IL PITTORE MADè INCONTRA IL POETA DANTE: LE PAROLE MUTANO IN IMMAGINI



 

Nel loro intervento i tre relatori, esperti nello spiegare l’arte,  cercano di avvicinarci l’artista Pippo Madè e la sua capacità di penetrare quella “storia umana”,  quella discesa nell’anima che è la grande opera di Dante. La professoressa Adriana Adorno Mastrangelo  traccia il percorso artistico del pittore  che va dai temi sociali, soprattutto la sua lotta contro la mafia, dai temi storici per approdare ai temi religiosi con la sua Via Crucis collocata ad Assisi, la sua rappresentazione del Rosario ed altre opere che vedono come culmine raffigurato il pensiero di Dante e la sua visione del al di là. Ci  spiega che il poeta “ha la possibilità di mettere insieme parole simili o diverse per farci capire il sentimento o uno stato d’animo”, invece l’artista può disporre solo del tratto che però assume una caratteristica personale ed esprime la sofferenza in tal modo che colpisce quasi più della parola.  Il maestro Madè non ha “letto” la Divina Commedia come un letterato ma l’ha configurato nella sua mente  e ci ha trasmesso le “forme che affiorano al suo Io e che sente il bisogno di esprimere attraverso il linguaggio dell’arte figurativa”. Questo pensiero ha portato alcuni giornalisti a dire che non l’ha veramente letta senza rendere il vero significato della frase. In realtà l’artista Madè ha incontrato un capolavoro così completo come è la Divina Commedia del poeta Dante  e ci ha donato un capolavoro pittorico di altrettanto alto valore culturale e artistico.Il secondo relatore, il professor Tommaso Romano,  definisce l’avvenimento ravennate carico di significato: immagina che il pittore porta la sua “Divina Commedia disegnata” davanti alla tomba del poeta Dante, ambedue convinti che il segno, la parola e tratto artistico possono cambiare l’uomo.  L’iniziativa ravennate invita a rileggere la Divina Commedia e a rileggerci poiché il sommo poeta ci guida a guardarci dentro e scoprire i nostri vizi e la nostra anima. Attraverso “il confronto-incontro con il poeta” il maestro Madè  ci aiuta altrettanto a percorrere quel viaggio di conversione “di una fede cristocentrica e misericordiosa nel cammino di liberazione dalle viscere del buio alla luce redentrice.” E di questo abbiamo bisogno anche noi oggi. Il professor Salvatore Lo Bue  spiega come è importante incontrarci, riscoprire la poesia – quella scritta dal sommo poeta Dante e quella “muta” raffigurata dal maestro Madè.  Elogia l’attività del Centro Dantesco di Ravenna  che suscitò in passato  l’interesse per Dante in grandi scultori, come Emilio Greco e Giacomo Manzù e  in tanti altri con la sua Biennale internazionale e che ora offre ai pittori e agli scultori contemporanei la possibilità di esporre le loro opere a due passi dal sepolcro del Poeta. In questa occasione Pippo Madè ha regalato la sua “Divina Commedia disegnata” alla Biblioteca dantesca di Ravenna, l’opera che il professor Lo Bue definisce il “Quinto Vangelo”  parlando della pittura come di “un nuovo universo accanto alla grande opera del creatore” che rivela la Verità nelle “sue forme molteplici” del suo universo di colori e di tratti. Pippo Madè non ha disegnato una serie di quadri ma ci ha donato un “drammatico tentativo  di  costruire un vero un universo pittorico “ dove si rivela come “Pittore dell’Essere”. I singoli disegni sono accompagnati dai suoi commenti che rivelano maggiormente la sua avventura di fede che non lascia mai tranquilli, perché la strada dalle tenebre alla luce è così complessa come l’ha descritta Dante e come l’ha raffigurato il maestro Madè. Infine l’artista Pippo Madè  stesso ci  svela il suo duro cammino da quasi autodidatta anche se seguito e ammirato da Renato Gutuso, la sua ansia davanti ad una pagina bianca, il domandarsi “da dove cominciare” e poi sentire quasi fisicamente  che la mano cammina e Qualcuno la guida. La poesia dipinta che così nasce  è l’espressione di Dio. Le sue parole sulla morte non sono per niente tristi. La vita per lui è un cammino verso un miraggio, la vita eterna e l’arte è per lui un’educazione a morire sapendo che nessuna cosa muore.  Ringraziando la sua famiglia che l’ha assistito in tutto il suo lavoro,  in certi momenti reso più difficoltoso dagli interventi chirurgici, non ha intenzione di mollare neanche a ottant’anni.  Vorrebbe morire vivo,  continuare a sognare e ci  svela che ha ancora dei progetti sulla Genesi e sull’Apocalisse: la dimostrazione che il suo spirito come quello di Dante, non invecchia ed è sempre attuale. Grazie per questa lezione straordinaria.
La presenza di un maestro siciliano nell’ambito del Centro Dantesco di Ravenna è giustificata maggiormente dal fatto che Dante Alighieri amava tanto questa terra e il maestro Madè nelle sue “Tavole” usa come sfondo i paesaggi tipici siciliani. Così possiamo vedere la Valle dei Templi d’Agrigento oppure l’Orecchio Di Dionisio di Siracusa. Ma come il poeta anche il pittore parla a tutti gli uomini e offre la possibilità non solo di vedere ma soprattutto di capire.


Růžena Růžičková

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