La Biblioteca Ambrosiana
ha ricordato nei giorni 19. e 20.09.2013 un altro importante anniversario
dell’anno 2013: dopo il convegno di maggio dedicato al Costantino il Grande e
il suo Editto di Milano del 313 ora si ricordano 1150 anni dall’arrivo dei due
santi fra gli Slavi per evangelizzarli. In effetti al convegno hanno
partecipato gli studiosi di svariati Paesi, non solo slavi come la Polonia, la Russia, la Bulgaria, la Repubblica Ceca e la Croazia ma sono
intervenuti anche i relatori italiani,
rumeni, austriaci ed americani.
Il primo giorno è stata presentata una notevole opera del
professor Aleksander Naumow e dei suoi collaboratori che fa parte della
Biblioteca spirituale europea e che presenta i due missionari come patroni di
Occidente e di Oriente. Era interessante seguire lo sviluppo del loro culto
nella Chiesa cattolica e quella Ortodossa attraverso i secoli. In seguito la professoressa russa Olga
Sedakova spiegava come la lingua paleoslava dalla quale san Cirillo ha
inventato la scrittura è rimasta una lingua solo ecclesiale che è completamente
differente dal russo corrente. Qualcuno ha paragonato questa lingua antica al
“latino slavo”, una radice comune dalla quale sono nate tutte le lingue slave,
quelle occidentali che scrivono con le lettere latine e quelle orientali che
hanno conservato il cirillico. (Solo per informazione: la scrittura che si usa
oggi nella lingua russa, bulgara, ucraina ecc. porta il nome di san Cirillo ma
non è esattamente quella che lui ha inventato. Un suo alunno Clemente la
modificò e le diede il nome del suo maestro) .La professoressa faceva però notare
che in latino si esprimevano anche gli scrittori pagani e quindi non riguardava
solo il linguaggio sacro mentre proprio la lingua slava che si usa tuttora
durante le funzioni religiose ortodosse è riservata esclusivamente a questo
scopo ed è quasi incomprensibile al popolo. Serve solo per pregare Dio.
Potremmo supporre che l’Ortodossia avrebbe bisogno di un Concilio Vaticano II
con la sua riforma della liturgia e l’introduzione della lingua locale (che ha
rivalutato l’idea di san Cirillo: ogni
popolo deve capire le Sacre Scritture); ma questo è una idea nostra. Il
professor Pavel Ambros dell’Università di Olomouc in Repubblica Ceca si è
soffermato su un certo universalismo del culto di questi due santi e sulla
tradizione locale che valorizza la ricchezza di ogni popolo. Ricordava la grande influenza della tomba dei
santi – quella di san Cirillo si trova a Roma nella chiesa di san Clemente e
quella di san Metodio a Velehrad in Moravia- i luoghi che emanano una energia sacra e spingono i fedeli
a chiedere la protezione dei loro patroni. Parlava della presenza vivificante
per la quale il culto locale diventa universale poiché ogni credente può
seguire l’esempio dei due patroni d’Europa e sentirsi responsabile nel suo
ambiente. In questo senso l’eredità dei santi Cirillo e Metodio, per il
relatore, è molto attuale e può creare una piattaforma per l’incontro
della memoria secolarizzata e quella spirituale per parlare ad ogni uomo.
Durante la seconda giornata del convegno gli studiosi hanno concentrato
l’attenzione sulla tradizione letteraria e la questione dell’alfabeto come
l’eredità dei santi Cirillo e Metodio. Interventi molto interessanti che non
possiamo commentare in dettaglio qui in quanto sono stati molto specifici. Noi
vogliamo informare i nostri lettori di un’iniziativa che ricorda ancora una
volta un importante anniversario e ci fa conoscere i due santi che il papa
Giovanni Paolo II ha proclamato i compatroni d’Europa insieme a san
Benedetto. I santi Cirillo e Metodio
sono veramente i patroni di tutta Europa, quella occidentale e quella orientale
poiché provenivano dall’Oriente – Costantinopoli ma sono stati fedeli
all’Occidente – Roma. Speriamo che ci aiutino a ritrovare la difficile unità.
21.09.2013
Růžena Růžičková
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