Ero
un ragazzo e Pino Calderone era una specie di “agente” della giovanissima Einaudi
editore di Torino. Lui intellettuale riservato preparato non paragonabile, io
scalpitavo cercando di anticipare un futuro impossibile. Avevamo in comune
principalmente l’esigenza che i ragazzi debbono scegliere i professori ed io
rinunziai a proseguire gli studi perché questo desiderio era inesaudibile. In
quegli anni cinquanta su Einaudi usci Civiltà Sepolte di Ceram ed io cosi
incontrai Heinrich Schliemann. Da poco avevamo conosciuto Giuseppe Calderone e le sue
Antichità Siciliane e scorrazzavamo fra le colline di Marineo in cerca di siti
più mitologici che archeologici. Il Ceram di colpo ci fece cambiare strategia
portandoci ad una nuova consapevolezza. Da Salvatore Scarpulla venne fuori una
copia dell’opera del Calderone e questo ci evitò di ricorrere continuamente
alla Biblioteca di Palermo (ancora non era uscita l’edizione in reprint da me
suggerita). Con questi volumi in mano imitammo lo Schliemann quando a Troia con in
mano l’Iliade ne cercava le tracce sul
terreno: i due fiumi, le distanze, la circonferenza e mille deboli segnali che
il prussiano scopriva nella collina di Hissarlik. Tentammo anche noi la stessa
operazione alla Montagnola senza successo e cosi decidemmo di affidarci
all’intuito. Scegliemmo due punti: uno vicino ad un mandorlo dove emergeva dal
terreno una specie di “muretto”, poi recuperato dagli ultimi scavi, e l’altro
quasi sotto il cimitero verso lu malupassu che si verificò più prolifico
(moltissimi pendoli e un vaso, oggi al museo-cimitero di Palermo). Il tutto
spinse l’allora Sindaco a segnalare la cosa alla Sovraintendenza e da li nacque
il filone che ha portato agli scavi recenti.
Questa
esperienza che mi portò a conoscere il prof. Vincenzo Tusa, (era il momento più
drammatico quando venne a Marineo ) ,
non mi allontanò dal tema principale ma suscitò un legame di studi ancora oggi
indissolubile. Cercai tutte le notizie possibili su Heinrich
Schliemann e Troia e il mondo a
cui tutto ciò apparteneva. Il mito Troia divenne il mito Schliemann . Seguii la feroce campagna scatenata dagli studiosi contro di
lui che certamente prima di essere un archeologo fu un affarista poi un
mecenate ed infine subì la gogna che gli scatenarono contro coloro che il
destino aveva premiato con piccole scoperte mai simili a quelle di Schliemann . Intanto l’archeologia divenne antropologia, scienza, portando
tutte le materie a interagire. Qualsiasi insinuazione non scalfi mai il mito Heinrich
Schliemann . Poi smisero di aggredirlo sopratutto quando
si resero conto che le loro aggressioni valevano quanto i suoi difetti. Poi
venne la stagione di Troia “viaggiante”. In quella che era la Jugoslavia, mentre
andavo a Mejugorie (1985), risalii un certo fiume che mi doveva portare alla
Troia localizzata in Jugoslavia da uno studioso non sprovveduto. La cosa durò
poco perché sostenere tale tesi ci volevano argomenti più solidi. In tempi
recenti nacque la Troia nel Baltico. Forte di alcuni toponimi e coincidenze
seguimmo questa Troia nel Baltico suggerita da F.Vinci nel 1995. Tralascio
alcune altri piccoli posizionamenti un po’ ovunque. Intanto ad un ritmo mensile
io viaggiavo fra Istambul , Troia, Micene e Atene…
Altro
filone fu quello del tesoro di Priamo poi diventato di Schliemann . Parte del materiale fini nella città di Schliemann dove usava,
durante i matrimoni, rompere dei vasi in segno augurale. Quindi vi lascio
immaginare i vasi troiani in questo uso. Fra Istanbul, Atene e Berlino ci sono
grandi tracce di questo materiale. La parte più corposa finisce a Berlino.
Hitler dà precisi ordini per salvaguardare il materiale sotto l’incalzare dei
sovietici e qui si perdono le tracce. Bisogna aspettare il 1993 quando Boris Eltsin - ospite del Presidente greco -
rivelò inaspettatamente l'ubicazione del tesoro nel museo Puškin. La circostanza sarebbe stata
confermata dallo stesso Eltsin alla Literaturnaja
Gazeta, nonché dal ministro della cultura russo Sidorov.
A questo punto mi
organizzo per andare a Mosca subito dopo la notizia che il tesoro verrà esposto
al Puskin. Poi arriva la notizia che la mostra si ripeterà ad Atene e quindi
nasce la disputa a chi spetta questo tesoro.
In quei giorni un
antiquario fiorentino inserisce nel suo catalogo 2 opere. Il Micene e il Troia
(Ilion) le due edizioni curate nel 1878 dallo stesso Schliemann, oggi
introvabili. Non posso permettermi il costo dei due volumi e cosi acquisto
subito quello su Micene (in quei giorni spasimavo più per Micene) e pongo un
opzione per l’altro volume. Passo la notte insonne e la mattina dopo richiamo
l’antiquario chiedendo di spedirmi il secondo volume. Mi si risponde che è
stato venduto per errore, ignorando la mia opzione. In pratica l’antiquario
aveva sbagliato il prezzo pubblicando il catalogo con un prezzo dieci volte
inferiore e accortosi dell’errore lo ha ritirato vendendolo non so a chi e a
che prezzo. A me rimane il Micene ! Ti fa una certa emozione avere fra le mani
una edizione curata dallo stesso Schliemann appena finiti gli scavi ….
Inizia un lungo
periodo dove escono diversi volumi. Dalla biografia dello Schliemann veniamo a
sapere della sua immensa parsimonia, dei rapporti con la moglie e …. addirittura
sembra che frequentasse un orafo…. Insomma lo Schliemann oltre che falsario
rischia l’accusa di essersi inventato tutto. Iniziano gli scavi moderni si
stabilisce quale sia la Troia omerica (Troia VIIa Blegen 1300 – 1170 ac) e la nuova
archeologia fa autocritica e riconosce a Schliemann quello che è di Schliemann.
Si diano da fare loro adesso … Intanto Ventris decifra la scrittura lineare B, Dopperfield
continua i suoi scavi e si passa all’uso totale degli studi coinvolgendo
antropologia,storia dell’arte,chimici,informatici,epigrafisti,geologi,ittologi,
archeobotanici, omeristi , analisti di
testi e cosi via .
Dopo un secolo di
tensioni torna il sereno. Manco a dirlo ! Da quando quel 11 giugno del 1182
a.c. Troia venne distrutta (Dionisio di Alicarnasso,sic) …
Intanto irrompe il
popolo Arbereshe … per noi sono semplicemente “quelli di Piana…”. I chianoti !
Sembra uno scherzo… Pirro discende da Alessandro il Grande , sua madre
Olimpiade discende da Achille da cui Pirro-Neottolemo figlio di Achille sino al Pirro che poi venne
in Sicilia. Il filo ti riporta al tema originale : Troia. Seguo le due piste:
gli Arbreshe per arrivare dopo Skandeberg al Guerino detto il Meschino di Durazzo. Lavoro sopra un edizione del 1861
l’anno in cui nasce mio nonno. Impossibile non arrivare all’edizione critica
del Mauro Ceronetti e di Tullia d’Aragona in versi quasi a tutti sconosciuta ,
che poi scoprirò in qualche modo che si incontra con un Beccadelli… ma questa è
un'altra storia. Intanto un certo Barry Strauss coi tipi di Laterza usando
tutto lo scibile possibile irrompe sulla guerra di Troia . Questo professore
analizza tutti i “gesti” della guerra di Troia dandone una spiegazione: Troia
diviene la città Ittita di Wilusa… Strauss usa un metodo nuovo cucendo assieme
tutte le scienze per analizzare tutti gli episodi omerici. Usanze, abitudini,
diplomazia, guerre e vita comune. Un ottimo lavoro. Poi giunse il tempo del
plausibile … e vi basti l’esempio della
morte di Achille il quale colpito nel suo mitico tallone, che lo rendeva
invulnerabile, da una freccia si può
legittimamente supporre che più che la sua vulnerabilità violata fosse il
veleno della freccia a causarne la morte. Cioè rendere il tutto plausibile :
ovvero tradurre il mito !
Si arriva al momento
della sintesi e qui ci soccorre Lindsay Clarke che con il suo Guerra di Troia
collega tutti i miti e i “fatti di Troia” facendone un “romanzo usando i miti”
, collegandoli permettendoti di accedere ad un filone continuo e omogeneo
chiarendo il chi il come e il perché, il tutto preso dalle centinaia di fonti.
Un dizionario dei miti tradotto nel romanzo della guerra di Troia …
Intanto Atene non sfugge al virus innovativo e
rivoluziona il suo prestigioso museo. Per decenni abbiamo ammirato “la maschera
di Agamennone” che per imponenza gareggiava con il mitico vaso di Eufronio del
Metropolitan Museo di New York o con la Venere di Morgantina, o ai bronzi di
Riace o altri casi simili. La maschera di Agamennone viene declassata a
“maschera funeraria” , il vaso di Eufronio da “star mondiale” finisce al
campidoglio a Roma dove il 90 per cento degli italiani ne ignora persino
l’esistenza, la Venere di Morgantina (vedi G.G.Stella) è stata
di nuovo sepolta, e i Bronzi ritornano nel mare dell’oblio. Mentre succede
tutto questo irrompono nel vialone davanti il museo di Atene i carri armati dei
Colonnelli diretti a far strage al politecnico di Atene (novembre 1973) di fronte la
Casa della Cultura italiana ed io mi rifugio dentro il Museo perché quando gli
uiomini vanno in giro con i carri armati i primi a pagare sono le opere d’arte che vengono ridipinte con il sangue della gente !.
Sopita la polemica
Schiliemann, ridimensionato il mito Troia.
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Mandorlo e muretto |
Poi mi accade nel
periodo che venivo ospitato anargiricamente alla Favarella che o la sera tardi
o la mattina prestissimo mi spostavo nel piazzale della Montagnola antistante
il cimitero e mi guardavo la valle prima in direzione di Solunto e usando
l’accendino mimavo i falò degli antichi come strumento di comunicazione, poi
spostavo lo sguardo a fondo valle per ascoltare le decine di mulini ad acqua
che resero famosa Marineo, poi mi parve
di sentire le voci, le grida e le urla dei normanni che costruivano il ponte
dei diavoli a Risalaimi per ingannare gli arabi facendogli credere che fossero i diavoli a costruire quel ponte che
si presupponeva servisse per passare un fiume allora impetuoso, oggi sparito, e
aggirare l’esercito nemico con uomini e macchine da guerra … poi sentivo le
voci delle migliaia di persone che
avevano abitato la collina e dialogavo con loro e non era un ostacolo che
fossero elimi e greci, punici e romani arabi o bizantini, normanni o borboni
perché erano accomunati non dalla lingua né dalle idee ma dall’appartenenza
allo stesso luogo dove erano nati e ora
sepolti. Poi un giorno mi capitò, di buon mattino, che ,prima un gruppo con furgone
poi alla spicciolata si formasse una buona squadra di lavoro e man mano che si
formava io li interrogavo e mi venne spiegato che erano dei giovani alcuni
locali altri del circondario che facevano parte della campagna di scavi che
proprio quel giorno iniziava. Molti sconoscevano il percorso , l’iter per cui
si era arrivati agli scavi e discutendo una di loro mi racconto questa storia
:” Senza scomodare i classici da Diodoro in poi cerchiamo la Ancyra usando come
fonte principale un certo Padre
Calderone che in alcuni volumi parla e descrive il sito. Poi giunsero in
Sovraintendenza delle segnalazioni su un gruppo di ragazzi che “lavoravano” sul
sito ed oggi siamo in una area dichiarata “archeologica” per iniziare gli scavi
sperando … “ Ascoltai esterrefatto e volevo dire “guardi che io sono uno di
quei ragazzi …” . Ma le cose che avrei voluto dire erano tante e allora non dissi
nulla … e continuai a interagire con gli antichi abitanti della Montagnola … che
ora mi dicono chiamarsi Makallesi…
Un secolo e mezzo di
“novità” su Troia di cui gli ultimi cinquanta vissuti intensamente sembrava che
nulla di eclatante e nuovo dovesse
coinvolgerci e bastava seguire alla lontana le nuove ipotesi quando irrompe
l’unico tema sino ad oggi sfiorato.
L’unico che ancora era
uscito indenne , che aveva superato l’aggressione a Schielemann e a Troia era
Omero. La schiera si ricompone perché l’unico modo che può farti apparire è
aggredire chi è stato più grande di te tentando di distruggerlo e non quello di
creare qualcosa di simile. Si inizia ad aggredire Omero come storico e non come
poeta. Già la Rosa Calzecchi-Onesti (Einaudi 1987) e poi mandando in pensione il Pindemonte e il Monti
che più che traduttori erano interpreti o meglio poeti che traducevano un poeta
che venivano accusati per “quel modo di tradurre”. Ora la mira si è
alzata e Omero dopo le interpretazioni plausibili viene confutato e trattato da
storico inattendibile. A milioni di studiosi sono sfuggiti Darete Frigio e Ditti Cretese ma soprattutto
il Darete nella traduzione latina della Storia della Distruzione di Troia
avvalorata da Cornelio Nepote (definiti , il Darete e il Ditti, “storici” dai Padri della Chiesa) , si pensa al
Darete come “testimone oculare” e la descrizione fisica che fanno dei
personaggi e del racconto dei fatti sembra avere lo scopo di mandare Omero in
pensione dimenticando che qualsiasi paragone è fasullo in quanto Omero era e
rimane un poeta e non uno storico. Tre
lavori, dopo quelli ottocenteschi del Meister usciti a Lipsia, la traduzione e commento del nostro Giovanni
Garbugino (seguito quasi a ruota) da Luca Canali e Nicoletta Canzio (2014 traduzione e note) subito
incalzati dagli studi di Valentina Prosperi (Omero sconfitto). Questi ultimi
lavori non facili da seguire, dai non accademici, seppur agevoli i primi due, più
specifici quelli della Prosperi, richiedono oltre alla conoscenza del tema una
enorme quantità di rimandi molto faticosa per chi non è studioso del tema.
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C. Guastella,G. Perrone,C. Triolo,M. Triolo, O.Sanicola,G.Fragale |
Ora
immaginare un “contemporaneo” della guerra di Troia che rimette in discussione
ciò che ci ha accompagnato per tutta la vita che seppur corrisponde alle
esigenze del nostro tempo (smitizzare) toglie il sapore che il mito e la poesia
ci ha dato. Ora lasciamo che l’aridità faccia il suo lavoro cercando di non
farci coinvolgere, certi che la natura ci preservi il gusto e il sapore delle
cose oltre la scienza. Un aiuto ci viene dai nuovi “romanzi-storici”. Sulla
scia del grande successo ottenuto nell’ottocento, un nuovo genere fra il
romanzato l’archeologo e lo scientifico viene a interessarci con la
rivisitazione di tutto il mondo antico. Storia leggenda e mito si fondono
nuovamente con la differenza che molti sono studiosi, archeologi, professori.
Uno per tutti Valerio Massimo Manfredi che anche se non sempre ti dà le
risposte se non altro ti cita tutte le supposizioni. Era prevedibile che
colmasse un vuoto , quello dei Ritorni e cosi sembrava stesse facendo ma il suo
saltellare da un mito all’altro del mondo antico lo ha distratto. Ma non
vogliamo ipotizzare il futuro.
Non possiamo
tralasciare le tracce lasciate nell’epica cavalleresca. Tutto il ciclo
“rolandiano-italiano” inizia dalla guerra di Troia e più precisamente dalla
spada di Ettore e delle sue armi che coinvolgono molti dei personaggi
principali delle nostrane chanson de geste.
“Cosi queste storie
vivranno, si accresceranno, cambieranno fino a quando vi saranno poeti per
raccontarle … e chiunque affermi di possedere la verità sulla guerra di Troia è
solo un illuso che si lascia trascinare dalla vanità”. Femio bardo di Itaca
(Lindsay Clarke 2004).
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Padre Tuzzolino interviene sul tema "i giovani e l'archeologia" organizzato dall'Omnia 1957 |
Proporre una bibliografia ,anche essenziale, è
utopistico, cito solo quella più recente che affronta Schliemann e Troia. Del
resto i nuovi sapienti sanno che basta inserire una sola citazione su Wikipedia
per passare da sapienti a studiosi…
-Lindsay Clarke La Guerra di Troia,
Sonsogno-Marsilio 2010
-Barry Strauss La Guerra di Troia , Laterza
2009
-Valentina Prosperi , Omero Sconfitto,
Edizioni di Storia e
letteratura 2013
-Darete Frigio Storia della Distruzione di
Troia di Luca Canali e
Nicoletta
Canzio Lit edizioni 2014
-Darete Frigio La storia della distruzione di
Troia a cura di
Giovanni
Garbugino Edizioni dell’Orso 2011
-Heinrich Schliemann Micene 1878
-W.Ceram , Civiltà Sepolte , Einaudi Torino
1954
-Giuseppe Calderone , Antichità Siciliane
Palermo Torino 1892
-Omero nel Baltico 1995
-Orlando Innamorato di Maria Matteo Boiardo
-Orlando furioso di L. Ariosto
-Iliade, Odissea Eneide