Ieri
abbiamo passato una bella serata in piazza Castello a Marineo chiamati a
partecipare al 40° Premio di poesia grazie anche all’atmosfera della
gente e della luna. Ho partecipato ad alcune premiazioni in passato e ho
trovato la prima parte piuttosto noiosa. Prima i ringraziamenti a
tutti, poi la presentazione della giuria e dei sponsor e poi le varie
definizioni della poesia di cui una mi è piaciuta – la poesia è come il sorriso, nessuno è così povero da non averlo e nessuno è così ricco da farne a meno.
Quest’anno
sentiamo anche i toni molto seri. Il presidente della giuria Salvatore
Di Marco ricorda non solo 40 anni di Premio di poesia ma anche 40 anni
di storia con le gioie e le tragedie che la poesia ha saputo riflettere.
Ha promesso un rinnovamento della formula della premiazione e come il
primo passo parlava della promozione della poesia con la pubblicazione
dei versi del primo premiato. Si è ringraziato il coraggio dell’editore
presente alla manifestazione.
Il promotore di questo premio, ricordava
i “giovani” del 1974 che lo hanno organizzato per la prima volta e con
molti sacrifici e coraggio lo hanno portato ai giorni nostri. Ricordava
molti premiati illustri e per lui la poesia è quasi sinonimo della
speranza. Peccato che non ha parlato dei giovani di oggi, così poco
coinvolti nella vita culturale marinese.
Quando è arrivato sul palco l’attore e regista
Michele Placido la piazza si è riempita. E’ stata un’attrazione che
deludeva all’inizio per concludere con un colpo di scena. L’intervista
della presentatrice non decollava, si è parlato a lungo della passata di
pomodoro e dei dolci che mangiano le donne. Mi sono commossa solo
quando Michele Placido raccontò le sue difficoltà ad interpretare Padre
Pio. Lui che si definiva laico sentiva che non riusciva ad esprimere un
volto di qualcuno che riceve le stigmate e ha trovato la via quando si è
domandato ‘quando mi è inginocchiato l’ultima volta’, quando ha
espresso anche con il suo corpo la fede a Qualcosa (come diceva lui) di
più grande di noi. La sera prima di girare la scena più importante del
film ci è riuscito perché invitato nel colloquio immaginario dal suo
padre e l’indomani aveva nel volto una luce speciale che si avvicinava
all’espressione di Padre Pio.
La poesia che ha recitato Il silenzio
mi ha portato però ad una conclusione che le grosse parole come la
fratellanza, la speranza, la libertà, “per le cose profonde non servono
le parole”, sono avvolte nel mistero, di cui parlava qualcuno e al quale
dovremmo forse tornare. Il premio di poesia in piazza non ci ha educato
ad accogliere il diverso, i giovani con le loro mille difficoltà. E’
vero, qualcosa cambia: Michele Placido è stato il primo a regalare il
suo assegno alla Fondazione per poter organizzare il Premio anche l’anno
prossimo. E’ stato a lungo applaudito (anche se poteva farlo in privato
seguendo l’invito di Gesù alla beneficienza discreta) e
molti dovrebbero seguire il suo esempio. Ma c’è ancora molto da fare
più che a dire. A cominciare ognuno da se stesso. A me sinceramente una
serata come quella di ieri non aiuta, preferisco il raccoglimento
durante la messa alla Madonuzza con il suo forte richiamo alla
correzione fraterna ma con le precise regole e la misericordia che ha
solo Dio. Arrivederci Marineo.
08.09.2014 Růžena Růžičková
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