Ieri abbiamo potuto osservare Papa
Francesco durante il suo primo viaggio in Europa, in Albania. Mi è sembrato che simbolicamente rappresentasse tutti i paesi
dell’est europeo
e il riconoscimento per i martiri del comunismo. Il pontefice stesso ha detto
che l’Albania “è un bel segno per il mondo” per la convivenza pacifica di
diverse religioni, con la maggioranza musulmana e con i cattolici a soli 16,8%
che durante il regime comunista furono perseguitate tutte. Non nella stessa
misura perché solo i cattolici hanno il ‘capo’ a Roma e quindi la grave accusa
di essere ‘spie del Vaticano’ (magari solo perché hanno studiato a Roma) è
toccata soprattutto ai sacerdoti cattolici. Ma fra i perseguitati nasceva una
certa solidarietà e rispetto che durano ancora oggi. I testimoni sopravissuti
hanno detto che sono rinati dalle ceneri e la piazza Madre Teresa di Calcutta,
strapiena e colorata coi colori del Vaticano bianco e giallo, lo testimonia.
Io provengo da un altro Paese dell’Est la
Repubblica Ceca e ho conosciuto quelle ‘spie del Vaticano’ che hanno subito
“atroci sofferenze e durissime persecuzioni” ricordate dal Papa Francesco. Sono persone che abbiamo ammirato perché non
hanno perso la fede anzi sono
diventate veramente umane:
i nostri modelli. Quando è venuto a Praga Giovanni Paolo II poco dopo la caduta
del Muro di Berlino, noi eravamo lì con mio marito e i nostri figli. Riesco ad
immaginare la meraviglia che avranno vissuto ieri a Tirana con il Papa e al
posto delle bandiere rosse e delle
scritte gigantesche che elogiavano il
comunismo. Noi a Praga avevamo i brividi e le lacrime negli occhi per la commozione
e il nostro presidente Václav Havel
accolse il pontefice all’aeroporto con queste parole: “Non so se so cosa è un
miracolo, ma ho l’impressione di assistere ad un miracolo”. Era comprensibile
perché era passato poco tempo dalla situazione precedente. Era la prima
domenica dopo Pasqua quando si leggeva il vangelo dell’episodio di Gesù che
passava attraverso la porta chiusa e Giovanni Paolo II disse che nei Paesi
dell’Est europeo Gesù è passato attraverso la porta chiusa.
Se per gli albanesi Madre Teresa di Calcutta
rappresenta il personaggio albanese più noto nel mondo, chiunque viene a Praga non può non vedere in piazza Venceslao un monumento equestre che rappresenta questo
patrono dei boemi che ricorderemo il prossimo 28 settembre. E’ più difficile
sapere chi era san Venceslao perché dovremmo conoscere la storia dell’alto
Medioevo. Nacque nel 907 e governò il suo ducato riconoscendo i suoi vicini più
potenti privilegiando la convivenza pacifica, il dialogo alla violenza. Nella lingua ceca Venceslao si dice Václav,
nome ancora comune, speriamo che si diffonda anche la sua grande cultura e
spiritualità di cui abbiamo bisogno in tutta Europa, non solo all’Est.
Oggi abbiamo altre minacce alla fede e alla
vita pacifica e Papa Francesco ricorda: “L’intolleranza verso chi ha
convinzioni religiose diverse è un nemico molto insidioso, che oggi purtroppo
si va manifestando in diverse regioni del mondo”. Speriamo che non parli anche
di casa nostra, dell’Italia. Il coraggio e il martirio dei cristiani che hanno
difeso la loro fede e la libertà di opinione anche con la vita sarebbe un po’
vanificato. Rimangano i nostri modelli.
Milano,
22.09.2014
Růžena Růžičková
Quando il Cardinale Casaroli, ministro degli esteri del Vaticano,
venne a Praga e ci disse :dimentichiamo il comunismo pensiamo al futuro !
Significava dimenticare i martiri dell’est ma anche ottenere la totale libertà
di culto che era negata e repressa nel sangue. I nostri preti (il nostro aveva
alle spalle oltre ventanni di prigione come “spia del vaticano” e un altro si
salvò perchè già vittima del nazismo, da loro fummo sposati e i nostri figli
battezzati) furono protagonisti di una persecuzione pari a quella di Nerone e
di Diocleziano. Ad un tratto fummo costretti a dimenticare. Noi non possiamo perché siamo
stati parte in causa, testimoni (martiri appunto) di cosa significa la fede.
Anche Madre Teresa , che dovevamo incontrare a Roma nella Chiesa di Santa Croce
in Gerusalemme non si presentò quel giorno all’appuntamento perché come diceva
un cartello (che ancora oggi conservo)
quella notte ci lasciò per andare alla casa del Padre.so.
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