Premessa
Se vogliamo portare a conoscenza
l’evento che inizia domani necessitiamo di un minimo di informazioni per non
passare per “comunicatori a matula”. Ormai è da qualche anno che il nostro
Castello ospita eventi e purtroppo ancora non si è riuscito a trovare un o una
volontaria che possa fare comunicazione. Comprendiamo che i resti di quello che
fu un famoso gemellaggio siano finalmente partiti e cosi il nostro Assessore può
trovare il tempo per occuparsi di un altro evento che rischia la frettolosità
tipica di chi non è solo Assessore alla Cultura , ma ricopre il ruolo di “tuttologo”
o meglio , parafrasando :”lo stato sono io !. Ora per rispetto all’ospite, poi
agli ospiti, e al pubblico non è credibile che si arrivi alla vigilia “improvvisando”.
Dobbiamo arrampicarci sulle mezze parole del Pulizzotto per capire cosa
succederà domani. Siamo al ridicolo. Mentre in parrocchia decine di mezze
badesse si offrono come martiri per ogni minimo evento per i laici nessuno è
disponibile lasciandoci perplessi sugli interessi dei nostri figli mantenuti a
matula a scuola in improbabili future occupazioni disdegnando ogni e qualsiasi praticantato.
Benedetti gli spartani che sapevano stabilire e destinare i propri figli già
dalla nascita usando quel monte Taigeto come risolutore …
Bisogna immaginare Elio Corrao con
basco con fioccetto rosso in cima, farfallino ,pantaloni alla zuava e
cavalletto , tenendo in mano il manico del pennello per misurare prospettiva e
proporzione. A dire il vero forse l’ho visto anni fa gironzolarsi attorno al
nostro Castello riproducendolo (a sua immagine) su tela, catturarne luci e
ombre, sottolineando sfumature e colori. Tutto questo ha prodotto “Il Castello
Pedagogo” che è il titolo della Mostra che domani alle ore 18 il nostro
Assessore alla Cultura appoggiandosi a Salvatore Pulizzotto presenterà ai
marinesi. A Paolo Battaglia Laterra Borghese , critico secondo solo allo Sgarbi
(Spataro) il compito di farci apprezzare l’arte del Corrao Elio in questa
occasione Castellano marinese. Non ci ha stupito la presenza del Prof. Tommaso
Romano compare e sodale dello Spataro (possessori del Premio Città di Marineo)
da cui hanno tratto sempre più onori che oneri e che ci pare siano molto
lontani da un prepensionamento (vedi la legge teste approvata) che ci
permetterebbe l’inserimento di qualche intelligenza nuova dopo oltre quarantanni
di monotono servizio.
Visto che dopo dieci anni finalmente
l’olio è stato messo alle porte, i ragazzini assegnati alle baby Sitter , i chiacchieroni
relegati in camere attigue non ci rimane che vestirsi da domenica e andare a
dare un nostro giudizio alle opere del maestro Elio Corrao.
AL MOMENTO DI INSERIRE QUANTO SOPRA CI SOCCORRE IL COMMENTO SEGUENTE CHE SALVA CAPRA E CAVOLI. ECCOLO
AL MOMENTO DI INSERIRE QUANTO SOPRA CI SOCCORRE IL COMMENTO SEGUENTE CHE SALVA CAPRA E CAVOLI. ECCOLO
La
cultura non è un lusso ma un elemento fondamentale per la crescita di un
territorio, per la qualità della vita, la coesione sociale, la sostenibilità. Particolarmente
in momenti economicamente complessi come quello attuale, la produzione
culturale esprime significati sostanziali all’aggregazione umana. 734 anni fa,
nel lontanissimo anno 1282, in periodo pasquale, a seguito della continua
tirannia francese, i siciliani davano vita alla rivoluzione nota come Vespro
siciliano. La prima memoria tangibile è rappresentata qui a Marineo dalla più
importante costruzione: il Castello angioino ad opera di Carlo D’Angiò successivamente
ricostruito nel XVI secolo da Francesco Beccatelli Bologni. È doveroso
ricordare che la Bandiera siciliana fu creata unendo il rosso di Palermo e il
giallo di Corleone, prime due città a capitanare la scacciata degli spietati
francesi dall’isola. I colori vennero sormontati dalla Triscele con tre gambe,
millenaria allegoria dell’isola stessa, mentre invece la faccia della “Medusa”,
prima accerchiata da serpenti, fu ridisegnata con spighe di grano attorno con
l’ufficializzazione del drappo della regione autonoma siciliana. Vecchia o
nuova versione, la bandiera rimane, insieme a quelle di Sardegna e Scozia, tra
le più antiche al mondo ancora oggi utilizzate e racchiude in essa la fierezza
del suo popolo! Dalle sperimentazioni artistiche di Elio Corrao che adagiano
l’accento sull’azione diretta, decifrata quale rapporto dinamico con le cose e
con l’ambiente, si spiega, tra i progetti portati avanti dal Maestro, questa
mostra di arte comportamentale, omaggio al Comune di Marineo, intitolata “Castello”.
Balaustre;
gradini per salire o scendere da livelli diversi; dedali molto complessi e
difficili; giochi di pennelli consistenti nel trovare il percorso di uscita in
un disegno raffigurante un intrico di vie e situazioni; lastre di vetri che
riflettono la luce e le immagini porgendo visioni diverse di uno stesso
ambiente o soggetto; genitali: esseri umani quali semi di una prossima
fioritura; prodotti dell’industria; nature; ponti; simboli e poi mari; fiori;
donne; colline e ancora case; boschi; sesso e, ricorrentemente, la sua figura
maschile. Tutti come strumento esegetico dal carattere interpretativo e mai
circoscritto, perché neanche una volta Corrao intende un suo dipinto quale
opera finita. È l’uomo del dubbio, tutt’altro che forte, umile e discreto, è
colui che cerca attraverso l’osservazione terza l’arricchimento delle sue opere
infinite, la spiegazione che non trova. Sì, opere infinite, sempre pronte al
dialogo, all’apporto esterno. Un tempio interiore in costruzione, dove ogni
spettatore aggiunge un mattone contribuendo all’opera senza limiti, sempre in
edificazione, quale buon esempio di ammaestramento al bene. Chi è dunque il
Maestro Elio Corrao? È uno che cerca. Passa di esperienza in esperienza, dalla misticità
alla carnalità e non pensa immutabile nessuna acquisizione, perché ciò che va
bramato è il sapere universale, il misterioso tutto la cui ricerca l’Artista
veste coi mille volti cangianti dei suoi colori. Le opere sono caratterizzate
dalla coerenza e da una personalissima concezione artistica dimostrata
dall’architettura dei suoi quadri: dinanzi alla tela Elio comincia a
predisporre i suoi dipinti e solo poi qualifica gli oggetti. L’obiettivo è
creare nuove forme, diverse da quelle esistenti degli oggetti reali. Lavora con
gli elementi dello spirito spinto dall’immaginazione. Concretizza ciò ch’è
astratto. Il segno restituisce l’oggetto senza imitare la realtà e quando i
colori sono divenuti oggetti coordina l’insieme in una nuova qualità e
condizione di ciò che è reale, procedendo dal generale al particolare. Alcune
spettacolari opere del Maestro Corrao denunciano il passaggio e la ricerca dell’arte
attraverso il Cubismo. In questi dipinti il Maestro parla un linguaggio cubista
per enfatizzare la superficie bidimensionale del piatto pittorico e rigetta
l’idea per la quale l’arte deve duplicare la realtà. Egli presenta al fruitore
non l’aspetto ordinario e finito degli oggetti ma i loro frammenti mostrati da
più parti contemporaneamente. Talvolta l’artista ritrae sia lo spazio interno che
quello esterno, usando il metodo della cornice di una finestra aperta, o di una
vetrata, per separare ma anche per unire. È una luce misteriosa che Corrao fa
percepire nel colore per invigorire la duplice qualità della separazione e dell’unione,
colora cose quotidiane, la cui ordinarietà sottolinea la qualità
extra-ordinaria del loro processo. Fra le macchie, i tratti e le linee - secondo la volontà di Corrao - il colore è reso puro
in quanto scevro da ogni riferimento alla realtà, e perfino il volume e la
profondità sono negati per esservi assoggettati. I cromatismi del Maestro sono
dunque liberi ancorché le composizioni restano rigorose alle interpretazioni
date.
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