L'autrice |
L’ennesima
mostra di pittura al Castello ci costringe a certe riflessioni. Di ritorno
dalla quattro giorni di Cefalù (Convegno degli aderenti alla CVC) dove
occasioni di fare riflessioni ne abbiamo avuto oltre il dovuto vi proponiamo
quelle che ci suggeriscono la presente mostra perché quelle sul convegno sono qui sotto
pubblicate come “diario giornaliero”.
Intanto
il tema deve richiamare il nostro interesse perché nessuno di noi può sentirsi
escluso dal fenomeno dell’emigrazione. Senza ricorrere a immagini del tipo Il Cammino della Speranza con il Raf Vallone
è da non dimenticare il fenomeno pur riconoscendo che storici come il
Lombino continuano ad affrontarlo. Per non citare che tutta l’epopea del West
in America altri non era che un fenomeno di emigrazione “interna”. Mentre nella
nostra gli emigranti lasciavano a casa radici e parenti in America (almeno la
filmografia) quasi tutti finivano vittime della natura degli indiani o di vari
banditi quindi erano rari i casi “di ritorno”. Da noi era una costante non solo
l’invio delle “rimesse” (che per decenni hanno salvato la nostra bilancia dei
pagamenti sino a quando si sono estinte
sostituite dalle entrate del turismo) , ma anche “il rientro per l’uso” di
queste rimesse (tipico il costruirsi una casa). Questo fenomeno si è fermato
con i figli degli emigranti , nati nel nuovo paese, nuovi di lingua, costumi ed
usi e che non ne hanno voluto sapere di rientrare. La sofferenza condivisa con
alcuni familiari rimasti e chi prendeva il percorso della “spartenza” , per
dirla alla Lombino, di colpo in una generazione allargata è sparita. I vecchi
genitori che muoiono, i giovani nati lontano e che non hanno origini. E proprio
il nostro caso che certi nostri presunti parenti , desiderosi di conoscere le loro origini
incontrando per caso i nostri figli con lo stesso cognome ma che non sanno le
proprie origini, ma che noi abbiamo subito condivisa una parentela non ancora
documentata ma che ha commosso entrambi mentre nel contempo ci siamo buttati un
una ricostruzione di un improbabile albero genealogico che qualunque sia alla
fine non cambia nulla perché . questa volta per dirla all’antica, sangue chiama
sangue!
Quindi
siamo ad un fenomeno di emigrazione prima di ritorno e poi nuovo. Di ritorno
perché alla fine l’uomo non può farne a meno e rifiuta il “non avere radici” o
meglio vuole sapere “chi fur li maggiori tua”. Nuovo fenomeno perché è tornata
l’emigrazione di massa. Oggi la chiamano diversamente ma di fatto è identica
alle precedenti con pochissime , ma essenziali varianti. Quindi ci troviamo a
vedere i nostri figli lasciare nuovamente le nostre case perché quattro
coglioni di sociologi o di politicanti ce lo suggeriscono o perché le
multinazionali anno bisogno ancora di “negri bianchi o schiavi” all’altro capo
del mondo. E cosi la famiglia tipo di oggi è avere oltre la metà dei figli
sparsi per il mondo che ti porteranno nipoti trilingue mentre l’altra metà e
vittima di coloro che non abbiamo perso a suo tempo quando ci predicavano che i
figli non ti appartengono.
Ancora
l’arte non si occupa di questo nuovo fenomeno se non in rare occasioni,
lasciandolo in mano ai qualunquisti senza terra. Quindi possiamo rivivere
questo il fenomeno della emigrazione visitando
questa mostra ( tra l’altro l’autrice si può considerare una vera emigrante
essendo vissuta in almeno mezza dozzina di Paesi dall’Africa alla Svizzera.
L’altra
osservazione è un dubbio. Abbiamo vissuto il fenomeno della poesia che oltre ad
aver prodotto una cinquantina di arrancanti poeti locali alla fine il fenomeno
è finito come “sovietico”. Cioè a Marineo esiste solo la poesia di stato (
comunale) salvo il raro caso del Virga (il quale nega che siamo stati assidui
nello sponsorizzarlo perché anche lui viene da una scuola sovietica). Ora
temiamo che anche la pittura , portata con intraprendenza dal Salvatore Pulizzotto
a Marineo come fenomeno quotidiano , ci fa temere sulla sua sovietizzazione . Però
anche noi dobbiamo darci da fare ed uscire da ogni tipo di sovietizzazione (in
pratica quella che abbiamo sempre chiamato mentalità mafiosa) non
fossilizzandoci né sulla sola poesia né sulla sola pittura anche se non vediamo
quale sentiero percorrere visto il fallimento totale della proposta “quale cultura
per Marineo”.
Infine
l’uso bivalente del salone castellano (mostre in contemporanea con incontri)
aiuta entrambi gli organizzatori.
PS.
Caso e considerazioni a parte merita il fenomeno della falsa migrazione dei
nostri giovani che abusando delle varie opportunità europee finiscono in paesi
come la Cina e la Turkia super protetti e garantiti ma che poi tornano a mani
vuote, più aridi di prim
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