Non so
cosa sia successo ma mi è venuto in mente Teodorakis. Mi ricordo che quando
passavamo a Monastiraki sotto casa sua d’istinto ci mettevamo in orizzontale
una mano sulla schiena dell’altro e accennavamo a qualche passo del Sirtaki e
accompagnavamo il tutto cantando sottovoce una canzone che in tutti i paesi del
mondo che visitavo la trovavo tradotta nella loro lingua ma con la
inconfondibile musica e cantilena. Era come la nostra Bella Ciao con la
differenza che la nostra l’ho trovata tradotta in pochissime lingue. L’eccezionalità
era dovuta al fatto che sebbene tradotta, il motivo e il testo non perdevano
nulla del suo fascino. Sono anni che non la sento più cantare e che non la
cantiamo più. Peccato. Se ricordo bene il Teodorakis non era molto amato dai
Colonnelli che lo perseguitarono , ma non riuscirono mai a fermare le sue
canzoni. Per chi volesse eccovi dove potete scegliere quale versione preferite.
Quella al piano per i romantici quella della Merkuri più audace. Io avevo l’ufficio
al Pireo in una via (Notara) che allora non sapevo cosa rappresentasse per chi
giungeva al Pireo dopo mesi di navigazione. Allora lo sapevano tutti oggi fa
parte dell’archivio della memoria. Come Porta Carbone…
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