mercoledì 9 novembre 2016

VERONESI ADDIO !



E’ mancato il prof Veronesi. Ho avuto più volte l’opportunità di conoscerlo. La prima è stata quando mia madre lo ha cercato telefonicamente per farsi visitare. La cosa non era facile perché lui era “il Veronesi” ! Mia madre ascoltando un suo intervento televisivo si mise al telefono sino a quando riusci a parlare con lui. “Professore Lei ha fatto il giuramento di Ippocrate, le disse mia madre, e come Lei stesso ha detto nessun medico si può rifiutare di curare un ammalato “.  Queste ed altre argomentazioni fatte al telefono ottennero che mia madre ottenesse la visita del professore. Noi eravamo increduli che una quasi novantenne avesse ottenuto quello che noi non eravamo riusciti tramite amicizia. L’altra occasione avvenne tempo prima. Il professore era fresco di Premio di Marineo (in verità il figlio) e quindi tramite questo dispensatore di premi una amica ottenne di essere operata dal Veronesi a Milano. Giunsero a Milano in una decina accomunati da amicizia e fede politica.  Eravamo tutti attorno a Veronesi il quale giunse con la sua corte e analizzò le radiografie. Non era una cosa eccessivamente preoccupante , ma i noduli al seno angosciano… Tranquillizzò tutti e mentre guardava le radiografie ci fece capire …che eravamo in troppi … Non ci accorgemmo di nulla perché lui guardò i referti con attenzione oscurandosi in viso.  Operazione sospesa, lettiga rientrata in reparto, degente allarmata , tutti in apprensione ! Vengono ordinate nuove radiografie, vengono attentamente analizzate ed infine il Veronesi sentenzia: il tumore non c’è più ! Ora vorrei avere più tempo per descrivervi la scena. Salti di gioia, inni a San Ciro , novene in arrivo, rosari cumulativi . Rimaneva un ma ! Come mai il tumore era sparito ? Si trattava di miracolo ? Oppure le relazioni politiche ad alto livello del marito avessero ottenuto “politicamente” … Niente di tutto ciò. Era semplicemente successo che i nostri medici palermitani avevano scambiato radiografie. A noi rimase da un lato la gioia dello scampato pericolo e l’angoscia di sapere che qualcuno in Sicilia non sapeva di avere un tumore …
Ebbi altre occasioni come quella della bomba di via Palestro a due passi di casa Veronesi. Il professore fu tra i primissimi ad accorrere ed io ero in terrazza a prendere il fresco e sentita la bomba scesi anch’io. Vidi il professore che armeggiava con i feriti e chiesi se potevo essere utile e lui scuotendo la testa mi suggeri di tornarmene a casa…
Le altre occasioni non vale la pena ricordarle perché quando si tratta di tumori è meglio dimenticare. In quegli anni ero il braccio milanese del Dottor Antonetto Provenzale che mi inviava settimanalmente malati terminali e ormai ancora un poco potevo emettere diagnosi e cure vista la competenza acquisita. Dal Veronesi si andava solo per il seno ma per combattere l’altra infinità di tumori occorreva “conoscere” tutti gli ospedali per scegliere quelli più adatti. Era un bel lavoro se pensiamo che nell’ottanta per cento dei casi si cantava vittoria. L’unica cosa che non apprezzavo era il suo impegno politico perché sono convinto che la medicina non debba avere colore politico.

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