E’
mancato il prof Veronesi. Ho avuto più volte l’opportunità di conoscerlo. La
prima è stata quando mia madre lo ha cercato telefonicamente per farsi
visitare. La cosa non era facile perché lui era “il Veronesi” ! Mia madre
ascoltando un suo intervento televisivo si mise al telefono sino a quando
riusci a parlare con lui. “Professore Lei ha fatto il giuramento di Ippocrate,
le disse mia madre, e come Lei stesso ha detto nessun medico si può rifiutare
di curare un ammalato “. Queste ed altre
argomentazioni fatte al telefono ottennero che mia madre ottenesse la visita
del professore. Noi eravamo increduli che una quasi novantenne avesse ottenuto
quello che noi non eravamo riusciti tramite amicizia. L’altra occasione avvenne
tempo prima. Il professore era fresco di Premio di Marineo (in verità il
figlio) e quindi tramite questo dispensatore di premi una amica ottenne di
essere operata dal Veronesi a Milano. Giunsero a Milano in una decina accomunati
da amicizia e fede politica. Eravamo
tutti attorno a Veronesi il quale giunse con la sua corte e analizzò le
radiografie. Non era una cosa eccessivamente preoccupante , ma i noduli al seno
angosciano… Tranquillizzò tutti e mentre guardava le radiografie ci fece capire
…che eravamo in troppi … Non ci accorgemmo di nulla perché lui guardò i referti
con attenzione oscurandosi in viso.
Operazione sospesa, lettiga rientrata in reparto, degente allarmata ,
tutti in apprensione ! Vengono ordinate nuove radiografie, vengono attentamente
analizzate ed infine il Veronesi sentenzia: il tumore non c’è più ! Ora vorrei
avere più tempo per descrivervi la scena. Salti di gioia, inni a San Ciro ,
novene in arrivo, rosari cumulativi . Rimaneva un ma ! Come mai il tumore era
sparito ? Si trattava di miracolo ? Oppure le relazioni politiche ad alto
livello del marito avessero ottenuto “politicamente” … Niente di tutto ciò. Era
semplicemente successo che i nostri medici palermitani avevano scambiato
radiografie. A noi rimase da un lato la gioia dello scampato pericolo e
l’angoscia di sapere che qualcuno in Sicilia non sapeva di avere un tumore …
Ebbi
altre occasioni come quella della bomba di via Palestro a due passi di casa
Veronesi. Il professore fu tra i primissimi ad accorrere ed io ero in terrazza
a prendere il fresco e sentita la bomba scesi anch’io. Vidi il professore che
armeggiava con i feriti e chiesi se potevo essere utile e lui scuotendo la
testa mi suggeri di tornarmene a casa…
Le altre
occasioni non vale la pena ricordarle perché quando si tratta di tumori è
meglio dimenticare. In quegli anni ero il braccio milanese del Dottor Antonetto
Provenzale che mi inviava settimanalmente malati terminali e ormai ancora un
poco potevo emettere diagnosi e cure vista la competenza acquisita. Dal
Veronesi si andava solo per il seno ma per combattere l’altra infinità di tumori
occorreva “conoscere” tutti gli ospedali per scegliere quelli più adatti. Era
un bel lavoro se pensiamo che nell’ottanta per cento dei casi si cantava
vittoria. L’unica cosa che non apprezzavo era il suo impegno politico perché sono
convinto che la medicina non debba avere colore politico.
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