Vito Parrinello era uno che sapeva
stare al mondo. Grazie ai suoi legami con assessori e consiglieri (la politica)
insomma riusciva a lavorare. Ovviamente aveva mestiere perché fra lui la moglie
e i figli erano già un orchestra. In una Palermo dove esibirsi fuori dal giro
“parenti” era quasi impossibile lui la faceva da Padrone anche grazie alle sue
relazioni. Al compleanno di una mia “nipote” lo portai a Marineo e fu una bella
festa di campagna perché un gruppo folk di oltre 20 strumenti è sempre un
evento. Lo portai anche in Germania a Dusseldorf e stabilimmo che lui veniva
per il curriculum purchè gli si offrisse viaggio vitto e alloggio. Portammo anche il
Pirrotta (che adesso finge di non conoscermi…) e per tre
giorni … ci divertimmo e alla fine consegnai a Parrinello tutto il mio cachet …
Con lui
riunii tutti i Mancuso “ancora vivi” e cosi Stefano si esibì in una battaglia
memorabile con gli altri fratelli e nipoti. Nino recitò alla grande e tenne il
ritmo del fratello e Pino ci stupi nelle farse mentre il giovane Enzo saltava
da una quinta all’altra a gestire il tutto. In mezzo a questi mostri sacri io
ero abbastanza fuor d’acqua , ma feci lo stesso scendere a battaglia il mio
pupo. Parrinello mirava a offrire uno spaccato di tutte le tradizioni siciliane
dal cunto ai pupi, dal cantastorie ai canti alle grida ecc.ecc. Stefano Mancuso in mezzora costrui il
palcoscenico. Forse,Parrinello, sperava che questo diventasse una proposta
fissa e quindi gli giravano per mano tutti i musicisti del tempo bramosi di
esibirsi.
Tutto questo
era possibile perché aveva la padronanza e conoscenza della musica , aveva una
compagna “artisticamente più grande di lui” e qualche figlio d’arte. Ma
soprattutto ci sapeva fare commercialmente soprattutto con gli enti.
Non so cosa
succederà al Ditirammu , ma mi sembra che lo aspetta lo stesso futuro del Teatro dei Pupi…
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