Siamo stati a Ciminna accompagnati dalla grande curiosità che ci invade quando si tratta di storie nostre. Un amico ,il cui padre, partecipò con il battaglione universitario a questa drammatica avventura , da me invitato mi accompagna sino a Ciminna anche per salutare il Sindaco già conosciuto in altra occasione. Non ultimo quello di verificare il livello organizzativo e ambientale di queste presentazioni per poi confrontarle con quelle nostre che recentemente ci vengono proposte nel nostro ex palazzo Beccadelli. Il luogo era discreto:una cappella gentilizia in disuso già parte di un ex ospedale. Si inizia con oltre 2 ore di ritardo (sic!). Nessuno ci avvisa e nessuno si accorge dell’assenza di Rosario Perricone annunciato per un suo intervento-contributo.
Ci sono lavori che abbiamo subito apprezzato e dove Santo Lombino eccelle. In questo ci hanno colpito alcune “anomalie” che vi riportiamo. Per primo ci è sembrato un maldestro tentativo di “mitizzare” un personaggio , un “nonno” il cui merito-demerito è stato quello di partecipare “da camicia nera” all’esperienza etiopica del ’35-36 da fascista, da infermiere e forse tornare da antifascista. Quindi un “vero volontario in camicia nera”. Che la nipote lo riabiliti è umanamente comprensibile , ma non abbiamo compreso il messaggio storico del documento. Persino Roberta Melluso (dottoressa ,non anziani ma veterani) è sembrata confusa e fortemente dissenziente dal Lombino. Non sono bastati una decina di archivi nazionali a “santificare “ il nostro infermiere.
Il tutto ci è sembrato il solito incontro “antifascista” di irriducibili , numerati, catalogati,sempre gli stessi che si ritrovano sponsorizzati dal minculpop . Manca sempre un minimo di contraddittorio, un minimo di “non sono d’accordo”. I presenti, malgrado due ore d’attesa eravamo nemmeno trenta, di cui 5 sono venuti con il prof. messinese , il resto vari accompagnatori dei relatori. Menzione speciale merita il rappresentante dell’associazione messinese etiopica che ci ha intelligentemente spiegato che malgrado le atrocità (gas, tiro a segno sui prigionieri,non ci è stato detto se il nostro infermiere era consenziente o meno ecc.) ci ha spiegato che gli etiopi “amano” gli italiani, con buona pace di chi pensa che gli italiani siano stati inventori del nazismo e delle sue atrocità, delle torture , del loro animo feroce, delle leggi razziali . Ah ! la bella faccetta nera ! Ah! il rientro in patria con mogli abissine e figli !
L’unico fuori del coro è stato il prof messinese che ,senti senti, è arrivato a dichiarare che le leggi razziali non le ha inventate il fascismo , il tutto ben documentato. Riteniamo pedante ed inutile questo documento che non aggiunge nulla a quanto sappiamo. Un album di famiglia da mostrare ai soli parenti. Santificato da Santo Lombino, messo fra l’altro un po’ in difficoltà dalla collega ricercatrice. Queste presentazioni usate e abusate per autocelebrarsi come autori, relatori e “specialisti” allontanano la gente . Anche perché la gente ha capito ciò che gli organizzatori stentano a capire : che hanno abusato della nostra intelligenza e pazienza.
A Marineo sembra lo si sia capito e passata l’ondata della presentazione di libri , che ci ha lasciato solo locandine da usare come curriculum di una stagione culturale pietosa, ora si tenta la strada dei convegni.
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