Con i botti di mezzanotte si è chiusa la festa del SS. Crocifisso. Un buon programma, non tutto condivisibile, ma in complesso molte cose azzeccate. I cavalli per esempio, la Fiera, gli addobbi e cosi via. Il cabaret non giudicabile. Un nutrito gruppo di extraterrestri, che sbraita sempre non avendo argomenti, spara sulla folla. Qui si dà del ladro a tutti, si è sempre incapaci, e cosi via. Mai vista una denunzia vera, un’accusa precisa e circostanziata. Erano in dodici gli apostoli e fra loro uno era ladro e qualcos’altro. Nemmeno quello che di lì a poco sarebbe diventato non solo crocifisso ma anche messo in croce con i ladroni si accorse di nulla o fece finta di nulla. Si vorrebbe che i Superiori facciano i poliziotti … Abbiamo documenti di feste dal 1600 a Marineo e il programma era più o meno lo stesso. Per fortuna questo Superiore fa quello che ritiene giusto e non si perde in chiacchiere. Fa bene ad insistere sulla Fiera Agricola. Modifichi qualcosa, allontani qualche politico, perché la Fiera in un paese come Marineo potrebbe diventare un altro fiore all’occhiello. Un momento di grande aggregazione. Azzeccata l’idea dei cavalli (abbinata alla Fiera, un bijou). Funzioni e momenti religiosi impeccabili. La processione così così. I presenti delle varie confraternite (ma non hanno un colore, un simbolo? Si andava dal jeans rattoppato, al tailleur di colore opposto al colore della congregazione, al casual) sembravano “penitenti non assolvibili”. Bisognerà informarli che Cristo è stato crocifisso ma faceva parte di un progetto molto più grande: la resurrezione. La solista non aiutava con il suo canto-lamento, le preghiere sembravano play back sfasato. Ci si fa prendere dal saluto e basta. Il Cristo, grazie a Dio, seguito dal popolo, ma preceduto dai gruppi, era ancora dolorante. Quel volto ricavato dal legno con mano sapiente ci accompagna da secoli. Rileggiamoci la perfetta descrizione che ne fece Antonino Scarpulla anni fa. Dopo averla letta non si può fare a meno di andare a rivedere quel corpo e volto “ spasimato”.
Onofrio Sanicola
Scultura in legno dipinto del XVI secolo di autore ignoto. Composizione descrivibile in un cerchio. E’ un‘immagine che da l’ impressione di essere rozza e grossolana con braccia lunghe e mani e piedi sproporzionati rispetto al resto della figura. Dal punto di vista estetico si presenta piuttosto complessa e di non facile comprensione. Non si sa di preciso da dove sia arrivata a Marineo o se sia stata realizzata in paese. Si sa solo dalla tradizione che la realizzazione dell’opera è dovuta a uno dei monaci Olivetani che hanno fondato la prima parrocchia a Marineo. Si racconta ancora che il monaco scultore, dopo di avere scolpito il corpo di Cristo, si trovasse in difficoltà nel realizzare il volto che ha trovato già scolpito, per miracolo, il giorno successivo. Ci troviamo di fronte all’operato di un autodidatta che sconosce i canoni classici sulle proporzioni della figura umana. In compenso, però, è fornito di quell’estro creativo capace di imprimere nella sua opera quelle caratteristiche particolari che permettono di riconoscerla come frutto della creatività della mente umana. E’ un’opera di un fascino tutto particolare, in un primo momento fa paura, in un secondo attira il visitatore con una forza magnetica capace di affascinarlo al punto di volere a tutti i costi scoprire il mistero e più l’osservatore osserva più si sente attirato. Significativo si presenta il volto, rappresentato nel momento in cui Cristo sta per spirare. E’ evidente sia la tensione nervosa dell’ultimo momento vitale, sia il richiamo ai fedeli, alla partecipazione del dolore da Lui sofferto. L’opera rispecchia in pieno il tema drammatico della crocifissione ed appare come una delle più significative sculture del paese.”
Antonino Scarpulla
A. Scarpulla - A. Trentacosti - Marineo Storia e Arte 1989 (per gentile concessione dell’ autore)
Nessun commento:
Posta un commento