mercoledì 4 maggio 2011

UNA TRADIZIONE D’ALTRI TEMPI CHE NON DEVE SPEGNERSI


Una vivace e nostalgica rievocazione dell’Opera dei Pupi di settant’anni fa,
un omaggio di Mimmo Tuzzolino, che da bambino ne era spettatore appassionato

Ogni anno, in inverno, un puparo si piazzava per mesi in un capiente pianterreno del centro storico e vi montava un piccolo palcoscenico dove, con la modica spesa di quattro soldi, trattabili, anno dopo anno, chi voleva potava assistere alla rappresentazione dei pupi di legno. Questi interpretavano le gesta dei cavalieri dell’antica Canzone di Orlando o le peripezie di Fioravanti e Rizzieri o di Santa Genoveffa ed altre storie, tutte ben conosciute dagli affezionati che le rivedevano sempre con lo stesso piacere e con le stesse emozioni. La parte più noiosa era quella in cui Carlo Magno, re dei franchi convocava tutti i paladini suoi vassalli ed esponeva, in un’approssimativa lingua italiana, il suo piano d’azione per contrastare i saraceni. Era un lungo monologo che richiedeva molta pazienza da parte del pubblico. Noi bambini amavamo le scene movimentate. Ma anche gli spettatori adulti le preferivano. Il pubblico partecipava all’azione scenica gridando dalla platea al “paladino” in pericolo: “Accura! Accura!” avvertendolo di una minaccia o di un tranello. C’era chi arrivava a vedere la paura e i cambiamenti del colore del viso in un guerriero saraceno che incontrava il valoroso Orlando e gridava: “Talè com’aggiarnià”. E nessuno badava al fatto che uno dei personaggi si esprimesse in modo bislacco dicendo: “Vedo un castello che a me s’avvicina”. All’ opera dei pupi tutto poteva accadere e tutto era concesso... Il pubblico fremeva durante le grandi battaglie tra cristiani e saraceni, quando il palco si riempiva di cataste di pupi uccisi e dove, alla fine, immancabilmente vincevano i nostri, cioè i cristiani. Per non parlare delle forti e pesanti parolacce all’indirizzo di “Cane” (Gano) di Magonza, il traditore del prode Orlando a cui causò la morte in battaglia, favorendo un tranello tra le strette gole dei Monti di Roncisvalle. Era tale l’odio che gli spettatori provavano per tale personaggio che, quando poi litigavano tra loro, si affibbiavano a vicenda quell’aborrito nome come la peggiore offesa: “Tu si un Cani di Maonza”. I pupi saraceni si riconoscevano sia per il caratteristico abbigliamento, sia per le pesanti parolacce e certe volte anche le bestemmie che scappavano loro di bocca quando ricevevano un fendente. Ai cristiani questo non succedeva  mai! Purtroppo c’era anche il momento della tragedia. Quello del tradimento di Gano e della morte di Orlando. Molte volte il puparo doveva rimandare per più di una sera la morte di Orlando a Roncisvalle e allungare la storia, perché bisognava preparare l’animo degli spettatori a un fatto cosi drammatico. Orlando era troppo amato dalla totalità degli spettatori; oggi si direbbe che eravamo tutti suoi fans.
Ho ancora nelle orecchie il suono della pianola che aveva due o tre sequenze musicali che facevano da colonna sonora e che si alternavano secondo le scene presentate. La storia dei Paladini mi piaceva, ma da bambino aspettavo, in coda allo spettacolo, la farsa di Virticchiu e Nofriu che, con le loro battute in dialetto, mi facevano sbellicare dalle risa. Oggi, per poter rivedere tali opere di grande valore culturale, bisogna andare a ricercarle, con difficoltà, in città come Palermo e Catania, dove, nel centro storico c’è ancora qualche locale che continua la tradizione molto apprezzata più dai turisti che dai siciliani. Per avere un’idea del valore di tale tradizione, basta dire che una delle menti più lucide della nostra isola, il professore di filosofia Fortunato Pasqualino di Caltagirone, assieme alla moglie svedese, girarono tutta l’Europa a rappresentare l’Opera dei pupi, riscuotendo validi riconoscimenti da parte dell’alta cultura dei paesi visitati. Ritengo utile aggiungere che Fortunato Pasqualino era un giovane bracciante agricolo che andava a giornata nei campi e che, da autodidatta, presentandosi agli esami da esterno a Catania, ebbe la capacità di laurearsi in lettere e filosofia. Fu più volte intervistato nei programmi della nascente televisione, riscuotendo notevoli apprezzamenti. Essendo un cattolico intelligente fu ricevuto anche dal Papa del tempo: egli cattolico assieme alla moglie protestante. E’ una persona da non dimenticare. In questi giorni, quando sto per chiudere questo lavoro, mi arriva notizia che a Marineo è di nuovo arrivata l’Opera dei Pupi. Avevo concluso il capitoletto dicendo che in Sicilia non era del tutto sparita e che quei pochi locali che ancora continuano a tenere viva questa importante tradizione ne hanno elevato di molto il livello culturale. Ebbene Marineo ha la fortuna di avere un “puparo” di eccezionale valore. M’ era arrivata notizia che Onofrio Sanicola, un marinese doc, che conosco benissimo fin da ragazzo come persona straordinaria, avesse intrapreso questa iniziativa, ma non speravo affatto che venisse in paese a portare tale ventata di ossigeno culturale. Lo pensavo altrove, in zone lontane da noi. Sapere che è tornato nel suo paese natale a regalarci il frutto della sua intelligenza e originalità è stata una bellissima notizia. Spero che la vecchiaia, con tutti gli annessi e connessi, mi diano lo spazio e il tempo di poterlo incontrare e di godere delle sue capacità artistiche.                                                                                                                        

Mimmo Tuzzolino

2 commenti:

  1. Quando ricevetti questo scritto rimasi stupito che il mio più grande educatore si ricordasse del sottoscritto. Ovviamente ne fui piacevolmente stupito e onorato. Il prof mi pare stia preparando un suo libro di ricordi che aspettiamo con ansia la sua uscita. Mi ha permesso di estrapolare quanto riguarda i pupi.
    Subito dopo ricevetti il commento che segue
    eccolo:


    Ricevo in questo minuto un’ultima novità, sempre nel campo dell’Opera dei Pupi, della assunzione come collaboratrice da parte di Onofrio Sanicola di Lucilla Benanti, mia nipote, che naviga nel Mondo dell’Arte come nel suo ambiente naturale. Sono certo, anche senza aver assistito a nessuna performance, che tale coppia raggiungerà la vetta della interpretazione, dando allo spettacolo il massimo della resa in campo culturale. Se ne avvantaggerà il nostro paese che potrà gustare una interpretazione di massimo livello, molto distante da quegli spettacolini che settant’anni fa io frequentavo e che riuscivano a mala pena a far passare un po’ di tempo a un pubblico poco esigente. Agli auguri che porgevo alcuni mesi fa ad Onofrio, unisco ora quelli per Lucilla, nella certezza che non ne abbiano alcun bisogno, ma come segno di affetto e di stima.

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  2. E' stato un buon momento che Mimmo Tuzzolino ha dedicato ai giovan i di allora. Spaziava dalla Azione Cattolica , alla bibblioteca serale alla scuola serale. Se uno abbandonava la scuola lui ti piombava addosso e ti recuperava. era meglio dell'angelo custode perchè ti seguiva aggredentodi culturalmente e non ti mollava se prima non eri convinto. Gli debbo tantissimo e per mia fortuna non mi ha mai presentato il conto.

    Eccovi un altro suo commento:



    In occasione della prima comunione della bellissima Elena, mia simpaticissima nipotina, Mariuccia la sua mamma, tra l’altro, ha avuto la brillante idea di festeggiare l’evento invitando parenti e amici a una rappresentazione del teatrino dei pupi. Lo spettacolo che era dedicato, in modo particolare, ai numerosi bimbi presenti, intelligentemente, invece che la saga dei paladini di Francia, ebbe come tema la famosa fiaba del “Brutto anatroccolo”. Era la prima volta che io partecipavo a uno spettacolo del genere e, dapprincipio, ebbi il dubbio che mi potesse interessare. Man mano che lo spettacolo procedeva, anche gli adulti entrammo in una certa atmosfera magica creata attraverso inaspettati espedienti di vario genere e vi fummo coinvolti fino a ridiventare bimbi tra i bimbi. E’ stata un’esperienza singolare per la quale ringrazio il caro Onofrio e tutti i suoi collaboratori, incoraggiandoli a continuare in quest’opera, che in modo surreale, promuove l’affinamento dell’animo umano, come ci suggerisce uno dei presenti inviti evangelici: “Se non diventerete come bambini, non entrerete mai nel Regno”. E’ quello che occorre per curare la società odierna precipitata, in massima parte, nel baratro della volgarità e del materialismo più gretto.

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