IL RACCONTO
DELLA DOMENICA
ACQUA
VERDE 3
Di Giuseppe
Salvatore Pomara
Nota
dell’Autore
Senza la caparbietà di Marian Selàm questa
storia non avrebbe visto la luce. Il manoscritto che Pepo le aveva spedito,
infatti, era andato perduto assieme a tutto quello che possedeva nell’incendio
appiccato dai fondamentalisti islamici, che aveva distrutto l’ospedale dove
lavorava e da dove era stata costretta a fuggire. Fortunatamente, avendolo
letto molte volte, aveva tutto nella mente. Ho attinto da lì per scrivere
questa storia. Avevo incontrato
Marian un paio di volte in casa di Pepo, ma ho avuto modo di conoscere e
apprezzare le sue doti umane e scientifiche nei mesi che ho passato con lei in
Africa. «Ho estremo bisogno di un chirurgo» mi disse per telefono. Io non avevo
più impegni ospedalieri, perciò partii. Non la vedevo da alcuni anni; e quando
la vidi all’aeroporto, fui felice di costatare che era in gran forma nonostante
le sofferenze e le privazioni. Era come se il tempo non fosse passato per lei.
Dopo avermi abbracciato, Marian mi ricordò la ragione
che l’aveva portata in Italia.
«Non l’ho dimenticato» risposi. «Spero solo di esserne
capace». «Lo sarai, cento per cento. Nessuno lo conosceva meglio di te». Sono
stato amico di Pepo Ginestra; siamo nati lo stesso anno e nello stesso paese;
abbiamo frequentato le stesse scuole e giocato nelle medesime strade; abbiamo
diviso i sogni e siamo stati entrambi emigranti; ci siamo ritrovati
all’Università, iscritti alla stessa facoltà. Abbiamo esercitato la stessa professione per
quasi quarant’anni e siamo stati amici tutta la vita. Pertanto, non dico il
falso se affermo che questa storia è in fondo anche la mia. Marian ha voluto
che fossi io a ricostruirla; ma senza il suo aiuto, sarebbe stato impossibile,
giacché il solo manoscritto esistente era in ciò che lei ricordava. «Sarebbe bello se la
storia fosse conosciuta» mi disse. «Sono d’accordo con te» le risposi, «ma
poiché non sono uno scrittore e non ho le qualità di Pepo, l’impresa nella
quale sto per impelagarmi potrebbe alla fine rivelarsi impossibile». Lei insistette ed io mi sono lasciato convincere.
Pertanto mi auguro, lettore (se mai ce ne sarà uno), che tu possa chiudere non
uno ma entrambi gli occhi sullo stile, la sintassi e la lingua; e possa
concentrarti solamente sulle tante storie raccontate nel libro. Sono sicuro che
ti faranno dimenticare le pecche della scrittura, che sono soltanto mie.
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