domenica 16 agosto 2015

LE TESI DEL SAVONAROLA




UN ESERCITO DI DISERTORI

Non passa giorno che Papa Francesco non aggiunga un tassello, una tessera, al grande mosaico di rifondazione della prassi cattolica. Di ogni omelia, discorso, messaggio, Angelus, si può disporre di commenti su tutti i giornali e televisioni che oramai mettono in scaletta di ogni edizione "l'ultima di papa Bergoglio". Ogni volta, ogni parola, suscita dibattito, analisi, acclamazione tra il popolo di Dio e gli addetti ai lavori. Un po' meno entusiasmo troviamo tra i cardinali, le curie e certa "intellighenzia" cattolica che fino ieri faceva soldi a palate presentando una visione "miracolistica" della Fede, fatta di apparizioni, pellegrinaggi, meeting oceanici; tutti contenuti quanto mai lontani dalla quotidianità, dai problemi della gente, dal sociale e da quell'impegno per il Vangelo fondato più sui fatti che sulle parole.  Già, le parole, ma in fondo quelle di Francesco non sono forse parole, solo parole? Certo! Egli scandisce, con il suo accento latinos, quelle parole, lo fa con dolcezza, altre volte con fermezza, non tollera copioni, lascia il foglio del politicamente corretto e divaga a braccio come per dire "qua m'hanno scritto così, ma io preferisco la passione della parola libera". E quando l'eco di quelle frasi si perde nella piazza scivolando sul colonnato del Bernini, cosa resta nel cuore della gente che è lì con smartphone e cartelli a fare selfies? Certo un bel ricordo  di una gita domenicale nella città eterna: Colosseo, Fori Imperiali, Via Condotti, Papa Francesco, Fontana di Trevi e pajata. Programma rispettato ... si torna a casa. Già si torna a casa, come prima, come se nulla fosse cambiato, come se quelle parole ci fossero rimbalzate addosso, quasi una brezza leggera che smorza per un istante l'afa. Tanto il mondo rimane quello che è, cosa possiamo fare noi per cambiare le cose, non ci riesce manco il Papa a mettere in riga i suoi cardinali (a trovarli in quegli in quegli attici a giocare a nascondino tra le opere d'arte ...).  
Quale sarà mai la forza di un'idea, di una religione, di una Fede?
Sono le teste, le gambe e le braccia delle persone che in quell'idea e in quella religione credono, che quella Fede postulano e che sanno essere coerenti tra ciò che pronunciano con le labbra e ciò che incarnano in prassi di vita. Finché ci sarà solo una voce che grida nel deserto difficilmente tra quelle sabbie sboccerà la speranza. Noi cattolici rappresentiamo il 17% dell'umanità, un miliardo e duecento milioni di persone, in potenza, tutti evangelizzatori. Un esercito di testimoni del Vangelo, del lieto annuncio, depositari del lascito di amore e dell'esempio di Gesù Cristo, battezzati e confermati nello Spirito Santo: ogni cattolico non deve far altro che mettere in pratica le promesse fatte.  Purtroppo la realtà che ci circonda è desolante. Sono rimasti in pochi a tenere le posizioni, e, forse, sempre pochi sono stati. Il resto è diserzione, tiepidezza, abbondano pietre e rovi ed è sempre più arduo trovare fertili zolle. Quanti idoli, vitelli d'oro, ci distolgono dalla missione, consumato è il misurato tempo che in un'arcana clessidra inesorabilmente fluisce.  Solo quando questo "quinto" di umanità saprà essere coerente con gli impegni presi e rinnovati ogni qual volta accede ai sacramenti, potremo affermare che quelle di Papa Francesco non sono solo parole, ma regole di vita, ordine del giorno di una nuova evangelizzazione che parta da noi stessi, dalle nostre famiglie, dai luoghi di lavoro per giungere a quelle periferie esistenziali che Bergoglio ci addita come priorità per risollevare un'umanità ferita, disillusa, confusa, che necessita di speranza e misericordia.
Nino Di Sclafani 


ps. Nino Di Sclafani ci porta fuori dalla Marineo anonima e anomala con questo articolo. Per quanto mi riguarda quando tira in ballo il "frate", che con Guicciardini e Macchiavelli furono il "perno" del nostro rinascimento ,(rinvio i saccenti alle tre magistrali  biografie di Roberto Ridolfi) mi porta a studi e ricerche giovanili mai sopite.  Chi conosce il segretario fiorentino non può non amare il frate di Ferrara e lo storico fiorentino. Quella chiesa che "arrostiva" i suoi figli migliori (Huss,Lutero, Bruno ) ci brucia ancora... 

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