UN ESERCITO
DI DISERTORI
Non passa
giorno che Papa Francesco non aggiunga un tassello, una tessera, al grande
mosaico di rifondazione della prassi cattolica. Di ogni omelia, discorso,
messaggio, Angelus, si può disporre di commenti su tutti i giornali e
televisioni che oramai mettono in scaletta di ogni edizione "l'ultima di
papa Bergoglio". Ogni volta, ogni parola, suscita dibattito, analisi,
acclamazione tra il popolo di Dio e gli addetti ai lavori. Un po' meno
entusiasmo troviamo tra i cardinali, le curie e certa "intellighenzia"
cattolica che fino ieri faceva soldi a palate presentando una visione
"miracolistica" della Fede, fatta di apparizioni, pellegrinaggi,
meeting oceanici; tutti contenuti quanto mai lontani dalla quotidianità, dai
problemi della gente, dal sociale e da quell'impegno per il Vangelo fondato più
sui fatti che sulle parole. Già, le
parole, ma in fondo quelle di Francesco non sono forse parole, solo parole? Certo!
Egli scandisce, con il suo accento latinos, quelle parole, lo fa con dolcezza,
altre volte con fermezza, non tollera copioni, lascia il foglio del
politicamente corretto e divaga a braccio come per dire "qua m'hanno
scritto così, ma io preferisco la passione della parola libera". E quando
l'eco di quelle frasi si perde nella piazza scivolando sul colonnato del
Bernini, cosa resta nel cuore della gente che è lì con smartphone e cartelli a
fare selfies? Certo un bel ricordo di
una gita domenicale nella città eterna: Colosseo, Fori Imperiali, Via Condotti,
Papa Francesco, Fontana di Trevi e pajata. Programma rispettato ... si torna a
casa. Già si torna a casa, come prima, come se nulla fosse cambiato, come se
quelle parole ci fossero rimbalzate addosso, quasi una brezza leggera che
smorza per un istante l'afa. Tanto il mondo rimane quello che è, cosa possiamo
fare noi per cambiare le cose, non ci riesce manco il Papa a mettere in riga i
suoi cardinali (a trovarli in quegli in quegli attici a giocare a nascondino
tra le opere d'arte ...).
Quale sarà
mai la forza di un'idea, di una religione, di una Fede?
Sono le
teste, le gambe e le braccia delle persone che in quell'idea e in quella
religione credono, che quella Fede postulano e che sanno essere coerenti tra
ciò che pronunciano con le labbra e ciò che incarnano in prassi di vita. Finché
ci sarà solo una voce che grida nel deserto difficilmente tra quelle sabbie
sboccerà la speranza. Noi cattolici rappresentiamo il 17% dell'umanità, un
miliardo e duecento milioni di persone, in potenza, tutti evangelizzatori. Un
esercito di testimoni del Vangelo, del lieto annuncio, depositari del lascito
di amore e dell'esempio di Gesù Cristo, battezzati e confermati nello Spirito
Santo: ogni cattolico non deve far altro che mettere in pratica le promesse
fatte. Purtroppo la realtà che ci
circonda è desolante. Sono rimasti in pochi a tenere le posizioni, e, forse,
sempre pochi sono stati. Il resto è diserzione, tiepidezza, abbondano pietre e
rovi ed è sempre più arduo trovare fertili zolle. Quanti idoli, vitelli d'oro,
ci distolgono dalla missione, consumato è il misurato tempo che in un'arcana
clessidra inesorabilmente fluisce. Solo
quando questo "quinto" di umanità saprà essere coerente con gli
impegni presi e rinnovati ogni qual volta accede ai sacramenti, potremo
affermare che quelle di Papa Francesco non sono solo parole, ma regole di vita,
ordine del giorno di una nuova evangelizzazione che parta da noi stessi, dalle
nostre famiglie, dai luoghi di lavoro per giungere a quelle periferie
esistenziali che Bergoglio ci addita come priorità per risollevare un'umanità
ferita, disillusa, confusa, che necessita di speranza e misericordia.
Nino Di
Sclafani
ps. Nino Di Sclafani ci porta fuori dalla Marineo anonima e anomala con questo articolo. Per quanto mi riguarda quando tira in ballo il "frate", che con Guicciardini e Macchiavelli furono il "perno" del nostro rinascimento ,(rinvio i saccenti alle tre magistrali biografie di Roberto Ridolfi) mi porta a studi e ricerche giovanili mai sopite. Chi conosce il segretario fiorentino non può non amare il frate di Ferrara e lo storico fiorentino. Quella chiesa che "arrostiva" i suoi figli migliori (Huss,Lutero, Bruno ) ci brucia ancora...
Nessun commento:
Posta un commento