Da qualche tempo
passo davanti il suo box privato , il suo garage “trasparente” e lo trovo
vuoto. Subito mi sono detto :”Se lo sono venduto per … rifinanziare l’immobiliare
!” . poi mi zittisco. Sono tentato di chiedere al “conduttore” , all’autista personale, ma tutti sanno che
lui è uomo di poche parole e quando ti parla ha sempre in mano una chiave
inglese da cinque chili che blocca ogni discussione. La mia curiosità scalpita
e stavo per superarla quando una sera , una sera da 38 gradi dove arrivi a
contare qualche miliardo di stelle con facilità (per noi marinesi è facile contare miliardi di stelle e miliardi di euro...), e non smetteresti se non fosse
perché non riesci ad individuare la gemella della terra, non tanto perché è un
evento ma e per la gioia di poter dare un indirizzo definitivo a chi non gli va
bene niente, ai senza patria, ai senza Dio, a scettici e poveri cristi. Mi passa sopra i piedi una decappottabile che
sfiorava entrambi i marciapiedi facendo spostare chi passeggiava che rispondeva
imprecando. Non riconobbi subito chi fosse il guidatore , ma riconobbi chi
occupava il posto accanto al guidatore mentre nel sedile posteriore dei
passeggeri erano facilmente
riconoscibili Teodosia, Teotista ed Eudossia con i capelli ben fermati dietro
la nuca ma in ogni caso vistosamente svolazzanti. Atanassia occupava il posto
davanti e sporgeva il braccio sopra la portiera. Di solito i martiri non ridono
mai e facciamo fatica ad immaginarli in un momento felice. Era una bella
fotografia che cancellava quella che per secoli abbiamo immaginato. Sino a
quando non sentii gridare :” Atanassia quale dei due pedali è il freno ?
Tegoletto cosa ti ha detto ?”
Era già il quarto
giro della processione che facevano con quella macchina modificata all’occasione
dal Tegoletto. Pochi se ne accorsero data la tarda ora. E fu allora che avvenne
“il fatto” . Mentre stavano riportando la macchina in officina , fu allora che
le ragazze esclamarono: dai facciamo un giro sino a Bolognetta ! Antonio
festeggia il suo onomastico !” . L’idea piacque e convinti che il problema su
quale fosse il pedale del freno fosse chiarito proseguirono.
Ora prima di
concludere il racconto vorrei avvisare che coloro che pensano che “con i santi
non si scherza” non vadano oltre ! Chi non crede ai miracoli non si angosci,
chi crede che il paradiso sia una filiale dei cappuccini di Palermo vada dallo
psichiatra. Tenetevi le vostre conclusioni e lasciatemi le mie. Ora su questo
tratto di strada che spesso “frega” noi marinesi questa volta il “fato” (vi
piace questo termine ?) non c’è la ha
fatto ! Ci sono ancora i segni (guarda rail schiacciato, alberi divelti, il
tutto sembra un campo arato) … C’è chi giura di aver sentito gridare “Guido …
si sto guidando io ma tu schiaccia il pedale giusto !”.
Vai a spiegare tu
cosa sarebbe successo se quella sera non incontrava San Ciro che con una mano
guidava la vara , con l’altra acchiappava per i capelli l’autista dell’altra
macchina e alla fine aveva deciso di schiacciare due pedali contemporaneamente.
Nessun commento:
Posta un commento