VENTI
ANNI DOPO
Devo
ringraziare di vero cuore Nino Triolo e Franco Schimmenti, rispettivamente
regista ed aiuto regia, dell'edizione 2015 della Dimostranza, per avermi
chiesto di scrivere l'introduzione alle scene di quel caleidoscopico evento che
tra pochi giorni avremo modo di apprezzare nella piazze di Marineo. Sono andato
a riprendere un saggio critico-filologico, ancora inedito, che avevo realizzato nel 1995 per il Comune
di Marineo e sono tornato ad appassionarmi
a quella che ritengo essere la manifestazione culturale più importante
del nostro paese. Tra l'altro il mio saggio era basato sul testo dell'edizione
del 1993 curata da Accursio Di Leo, storico regista dell'evento, che presentava
sostanziali differenze con la versione che vedremo in scena quest'anno, infatti
Di Leo era solito fare significative aggiunzioni di versi di diversa
provenienza. L'edizione 2015, invece ritorna alla tradizione ispirandosi al
testo del Piraino del 1922. Ho preso, pertanto, in mano il copione e mi sono
immerso nella lettura di quei versi che sembrano esser affidati all'oblio e
che, poi, improvvisamente ritornano alla memoria declamandone gli incipit.
La
prima cosa che stimola la mia curiosità è una certa discontinuità stilistica,
soprattutto metrica, nell'ambito degli stessi quadri. Cosa accettabile nella
versione del 1993 che, come detto aveva subito sostanziose aggiunte, un po'
meno giustificabile nella scontata
omogeneità del lavoro di Piraino. Venti anni fa non disponevo di accesso ai
motori di ricerca e dunque era impossibile avere un'idea dell'origine di quei
versi, oggi esiste Google e, soprattutto Google Books, un servizio sorprendente
che consente di accedere a milioni di titoli digitalizzati dei secoli passati. Ecco
che, con stupore incominciano a prendere forma riferimenti e fonti che mi
mettono i brividi e mi spingono a trascorrere qualche notte attaccato allo
schermo. Certo è un lavoro complesso, bisogna discernere tra le centinaia di
risultati ma da subito mi gratificano gli esiti della ricerca. Scelgo così di
integrare le introduzioni alle scene, che saranno lette nelle varie piazze
sabato prossimo, con un cenno alle fonti poetiche di quei versi. Rimane però un
dubbio, chi fu l'autore di questo complesso puzzle?
Mi pare poco probabile che
questi inserti siano stati portati da Piraino che,a mio giudizio ha ereditato
un canovaccio già abbastanza affidabile dal secolo precedente. Analizzando poi
i testi (fine '700 e primo '800) di derivazione quasi esclusivamente ecclesiale
propenderei per un sacerdote che doveva avere accesso ad una fornita
biblioteca. Così mi sovviene una vecchia tesi di Padre La Spina che assegnava
la riorganizzazione dei primi testi della Dimostranza al sacerdote Andrea Oliva
(parroco dal 1866 al 1873), figura di un certo rilievo anche negli anni
dell'Unità. Dare risposta ai tanti dubbi richiederà tempo, ma penso che sia
arrivato il momento di lavorare a quell'editio
tipica della Dimostranza tanto voluta proprio da Padre La Spina. Me ne
faccio carico con gioia, intanto vi faccio assaporare un paio di esempi delle
recenti scoperte e vi rimando alla rappresentazione di sabato prossimo.
All'inizio
della III scena la figura allegorica della religione intraprende un inno che si
concluderà con un'esaltazione della Santa Croce. I versi sono ripresi da un
opera del 1836 di Cesare Cantù (1804-1895) letterato, storico e politico
italiano. (Fig. 1 e Fig. 2) Assai
sorprendente è l'origine del coro "Quanto costa il tuo delitto" della
18a scena. E' ripreso da un'opera letteraria datata 1757 del poeta, librettista,
drammaturgo e riformatore deL melodramma
italiano Pietro
Metastasio.( Fig. 3 e Fig. 4) La curiosità più accattivante è che questo
testo venne usato anche dal celebre musicista Antonio Salieri, maestro di
Mozart, nella sua "Passione di Gesù Cristo" di cui ho ritrovato anche
un video (https://www.youtube.com/watch?v=V0rEsch31mA&feature=share
) che
evidenzia anche un tema musicale molto simile a quello usato nella nostra
Dimostranza.
Nino
Di Sclafani
La ricerca del Di Sclafani evidenzia la esigenza di una rivisitazione non solo del testo della Dimostranza (editio tipica della Dimostranza, come la definisce il Di Sclafani) ma anche una operazione più vasta che coinvolga gli studi su San Ciro. Era quello che ci proponevamo con il nostro progetto “Ipotesi su San Ciro” prima che parte della Confraternita né boicottasse il progetto . I tempi ci sembrano maturi per passare a studi e ricerche seri. E la presentazione delle 50 pagine dell’opuscolo “Marineo 2015 l’anno di San Ciro” più che “studi” ci sembrano “officiatura e lodi dello Spataro e dell’Assiria” .
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