GARIBALDI A MARINEO
Intervista esclusiva al Prof. Ciro Spataro
1) Perché ha deciso di fare questo libro su Garibaldi?
Questo libro è nato dalla mia passione giovanile per la storia del Risorgimento, inculcatami soprattutto nel periodo universitario dal prof. Massimo Ganci e dal prof. Francesco Brancato, già da quel periodo mi ricordo che cominciai a fare ricerche presso gli archivi per capire meglio gli avvenimenti di quel periodo.
2) Come ha scoperto il diario di Antonino Salerno?
Avevo sempre sentito parlare delle memorie autobiografiche di Antonino Salerno da parte della prof. Ida Rampolla del Tindaro la cui madre Albertina era pronipote di Antonino, desideravo leggere questo manoscritto per approfondire alcuni aspetti storici dell’ottocento siciliano. In uno dei tanti incontri che ho avuto con la prof. Ida Rampolla del Tindaro le dissi che da tempo stavo effettuando delle ricerche sulla venuta di Garibaldi in Sicilia e sui marinesi impegnati nell’impresa dei Mille, mi riferì che Antonino Salerno aveva dedicato delle pagine alla rivolta del 1860 nonché alla presenza di Garibaldi nel nostro paese. Ma la mia sorpresa è stata notevole quando alla consegna del manoscritto mi sono accorto che il Salerno aveva dedicato le sue memorie non solo alla rivolta del 1860, ma anche a quella del 1848 con riguardo alla spedizione dei siciliani per le Calabrie; inoltre diverse pagine erano dedicate alla venuta di Garibaldi in Sicilia nel luglio del 1862 e per ultimo alle celebrazioni del sesto centenario del Vespro Siciliano, fatte a Palermo nel marzo 1882.
3) Si può soffermare su un protagonista del Risorgimento a Marineo?
Quella che mi ha colpito soprattutto è la figura di Padre Calderone, un sacerdote anticonformista che mostrava una carica emotiva, una tensione giovanile che guardava soltanto a scrollarsi del dominio borbonico per fruire del valore fondamentale della libertà in un contesto di oppressione continua da parte della polizia del tempo che perseguitava i patrioti, come si vede anche dalla documentazione che ho trovato.
4) Perché si è soffermato sul passaggio di Garibaldi a Marineo?
Marineo è stata una tappa fondamentale nell’impresa dei Mille in quanto proprio qui Garibaldi ebbe le informazioni necessarie sul fatto che tutto era fissato a Gibilrossa con circa 4000 “picciotti” guidati da La Masa. Ciò ci fa capire come la grande storia è formata da tante piccole storie locali e proprio la delibera del 16 giugno del 1860, approvata all’unanimità dal Consiglio Civico del tempo, mi ha fatto comprendere l’importanza del mito Garibaldi in quel frangente storico dando valore alle aspettative di una comunità che credeva ad un cambiamento radicale viste le condizioni di miseria e povertà in cui versava la popolazione.
5) Non sembra che queste aspettative si siano realizzate?
Dalle pagine del diario di Antonino Salerno viene fuori in modo evidente la sua delusione per le promesse mancate del generale Garibaldi, soprattutto quella relativa alla divisione delle terre demaniali ai veterani ed ai contadini. Ma la storia, diceva Ignazio Buttitta, “zappa a centimetru” e lo stesso Garibaldi fu vittima di una strumentalizzazione da parte dei Piemontesi subito dopo l’incontro di Teano con Vittorio Emaunele II. E tale malcontento si notava in un canto popolare dopo l’Unità che testimoniava il mutamento di rotta:
è veru ca ora c’è a fratellanza ,
ma Cristu Santu!...la miseria avanza.
Onofrio Sanicola
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