Un edizione a stampa di certi scritti di Lacan mi spolvera ricordi
ormai dimenticati forse perché non più alimentati. Mentre io scorrazzavo
nell’est Europa fra Varsavia e Praga con tappe in Francia e non so dove ancora
un altro viaggiatore andava e veniva da Parigi. Prendeva il treno a Milano la
sera e si presentava la mattina davanti lo studio del prof. Lacan. La
segretaria spuntava il suo nome , incassava il convenuto per la lezione e lo
faceva accomodare. Quasi settimanalmente la scena si ripeteva e Alessandro
Alemanni appena entrava nello studio del “maestro” non faceva nemmeno in tempo
a salutare che veniva licenziato con l’invito a ritornare. Mille volte
l’Alemanni mi spiegò il significato e l’insegnamento di quel gesto senza che io
riuscissi ad acchiapparne il significato e senza che lui potesse fermare il mio
sarcasmo. Anni dopo quando l’Alemanni
rinforzò i suoi rapporti con il Contri , anche grazie ad una
indimenticabile serata dove il Contri mise all’asta oggetti personali preziosissimi
destinando il ricavato alla ricerca sulla sclerosi multipla che si sarebbe
portata via Lucia Tosi ,bellissima moglie dell’Alemanni di li a poco. In questi
incontri si rammentavano gli anni del “dittatore “ Lacan e del “treno di Lacan”
che portava a Parigi gli studenti italiani . L’Alemanni è stato più volte a
Marineo e ha conosciuto molti marinesi quando era primario dell’ospedale
psichiatrico di Vigevano. Pranzammo a Ficuzza e in tanti altri posti e ricordo
una memorabile cena a Palermo dove lui era ospite di certi amici di amici che
avevano appena acquistato un appartamento storico nella vecchia Palermo. La
curiosità mi fece autoinvitare e quando
giungemmo nella via dove eravamo attesi iniziai a spolverare un sacco di
ricordi che non riuscivo a mettere in ordine. In quella via stampammo negli
anni ‘50 il mitico Omnia ed io andavo in tipografia tutti i giorni affascinato
su come nasceva un libro o un giornale. Ma quello che più di tutti mi affascinò
fu il palazzo dove eravamo destinati. Esternamente lo conoscevo a memoria.
Sporgenze finestroni rosoni capitelli scale ecc.ecc. e quando l’Alemanni mi
indicò il numero civico lui si accorse che ero talemente commosso da dover far…pausa.
Allora lo portai all’angolo del palazzo sul marciapiede di fronte da dove si
distingueva lo stemma della famiglia che aveva costruito e abitato il palazzo.
I Beccatelli Bologna di cui una lapide ricordava il più prestigioso cioè il
poeta dell’ermafrodito Antonio Beccadelli Bologna detto il Panormita . Il
palazzo aveva una miriade di appartamenti ma questo era nei piani alti e
conservava quel fascino medioevale grazie anche a dei terrazzini graziosissimi
ammattonati in stile siciliano. Quando raccontai la storia e la coincidenza gli
ospiti rimasero sbalorditi e non pochi avevano confuso il palazzo a destra di
Piazza Bologni con casa Bologni che si
trovava nella via parallela.
Ovviamente il Lacan non c’entra nulla con questa storia che fa parte di
un'altra storia che riguarda Sandro Alemanni morto a Milano mentre attraversava
una grande via del centro investito da una moto senza aver bisogno di
nessuno nemmeno di me che lo schernivo
per i suoi viaggi di studio allo studio di Lacan a Parigi,.
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