martedì 26 novembre 2013

IL CARRO DI TESPI



Bisogna scomodare Stesicoro e Tespi per commentare lo spettacolo CHI RESTA in scena al Teatro-Sala Fontana di Milano sino al 5 dicembre. Servendosi delle tracce fornite dalla compagnia o meglio (l’incontro fra  artisti , autori e spettatori a fine spettacolo) ti trovi coinvolto , tirato per i capelli, in più racconti facenti parte dello stesso tema. Il teatro Fontana non è nuovo a uscire dal suo spazio di teatro moderato , ma questa volta la scelta non è stata arrogante ed ha sortito un buon effetto. Le quattro storie (o forse mille) sono state sviscerate , interpretate , sceneggiate in  tutte le loro angolature e quindi il confronto messo in atto dagli autori è fortemente drammatico da bloccare persino gli applausi fra un racconto e l’altro, per non dire che lo spettatore è messo a soggezione persino nel momento di gratificazione finale perché non ha ancora assorbito il violento impatto dei confronti. 
Sin dalle prime battute salta fuori un regista di teatro greco completo, una drammaturgia degna dei grandi autori greci dove rumori ed effetti sono presi a larghe mani dalla messa in scena del teatro antico. L’uso degli effetti dei rumori e persino il coro di Stesicoro è usato magistralmente. Questo effetto ricevuto sin dall’inizio aiutato dall’assenza totale di scenografie (come nel teatro greco) ti riporta da un lato a considerare la tragedia greca affidata principalmente agli attori e al testo e a Tespi costretto ad usare un numero limitatissimo di attori, che non essendo aiutati dalla scenografia debbono usare fisicità e bravura come “ nei primi piani televisivi” .  Quindi un regista che vive a nemmeno cento chilometri da casa Stesicoro (Patti-Imera) che trascina nel suo carro i figli di Tespi che memori degli antichi  sono anche coautori e ricercatori. 


Se risulta difficile e lungo adattarsi ad una perdita per malattia o incidente, sembra addirittura impossibile comprendere il motivo di una morte per strage di stato o per mano della mafia o del terrorismo. Una lunga lista di nomi e cognomi di persone, morte in questo modo, si dipana nel corso degli anni della nostra storia più recente. Storia che appartiene a tutti, che ci riguarda da vicino. Storia nella quale lo Stato spesso ha rivelato la sua parte più fragile, rivelando di non essere all’altezza di fornire giustizia e risposte a chi a buon diritto le chiedeva.  Possono delle risposte sanare il dolore? Può la giustizia riappacificare chi resta con uno Stato, che non ha saputo “proteggere” i suoi figli? Può avvenire un confronto tra chi resta e chi ha ucciso? Può accadere il perdono?

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