Bisogna scomodare
Stesicoro e Tespi per commentare lo spettacolo CHI RESTA in scena al
Teatro-Sala Fontana di Milano sino al 5 dicembre. Servendosi delle tracce
fornite dalla compagnia o meglio (l’incontro fra artisti , autori e spettatori a fine spettacolo) ti trovi
coinvolto , tirato per i capelli, in più racconti facenti parte dello stesso
tema. Il teatro Fontana non è nuovo a uscire dal suo spazio di teatro moderato , ma questa volta la scelta non è stata arrogante ed ha
sortito un buon effetto. Le quattro storie (o forse mille) sono state
sviscerate , interpretate , sceneggiate in tutte le loro angolature e quindi il confronto
messo in atto dagli autori è fortemente drammatico da bloccare persino gli
applausi fra un racconto e l’altro, per non dire che lo spettatore è messo a
soggezione persino nel momento di gratificazione finale perché non ha ancora
assorbito il violento impatto dei confronti.
Sin dalle prime battute salta
fuori un regista di teatro greco completo, una drammaturgia degna dei grandi
autori greci dove rumori ed effetti sono presi a larghe mani dalla messa in
scena del teatro antico. L’uso degli effetti dei rumori e persino il coro di
Stesicoro è usato magistralmente. Questo effetto ricevuto sin dall’inizio
aiutato dall’assenza totale di scenografie (come nel teatro greco) ti riporta
da un lato a considerare la tragedia greca affidata principalmente agli attori
e al testo e a Tespi costretto ad usare un numero limitatissimo di attori, che
non essendo aiutati dalla scenografia debbono usare fisicità e bravura come “
nei primi piani televisivi” . Quindi un
regista che vive a nemmeno cento chilometri da casa Stesicoro (Patti-Imera) che
trascina nel suo carro i figli di Tespi che memori degli antichi sono anche coautori e ricercatori.
Se
risulta difficile e lungo adattarsi ad una perdita per malattia o incidente,
sembra addirittura impossibile comprendere il motivo di una morte per strage di
stato o per mano della mafia o del terrorismo. Una lunga lista di nomi e
cognomi di persone, morte in questo modo, si dipana nel corso degli anni della
nostra storia più recente. Storia che appartiene a tutti, che ci riguarda da
vicino. Storia nella quale lo Stato spesso ha rivelato la sua parte più
fragile, rivelando di non essere all’altezza di fornire giustizia e risposte a
chi a buon diritto le chiedeva. Possono
delle risposte sanare il dolore? Può la giustizia riappacificare chi resta con
uno Stato, che non ha saputo “proteggere” i suoi figli? Può avvenire un
confronto tra chi resta e chi ha ucciso? Può accadere il perdono?
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