15 novembre 2013 alle 10:31 Commenta
La signora che ha scritto l’articolo sa tutto tranne che di pupi.
Una vergognosa descrizione di un fatto, fatta o da una vecchia pensionata o da
una “serva di scena” del teatro del maestro Mimmo “padre-padrone” dei pupi, Non
si può permettere ,e pubblicare, articoli simili. Sono sbalordito che il museo
delle Marionette non abbia reagito. La signora in questione forse è meglio che
accudisca nipoti se ne ha o come minimo rilegga quello che scrive. Non conosce
nemmeno la differenza fra puparo e cantastorie. Allontanatela per favore e che
ritorni dopo aver fatto un corso di deontologia professionale. Tutti
contribuiscono egregiamente ad affossare sempre più questo teatro. Che il
maestro Mimmo liberi il teatro da questa cappa e lasci chi vuole di
occuparsene. Se mira a fare l’attore e il regista lo faccia ma non stando
seduto sul teatro dei pupi. Non faccia il “padrino” dei pupi si accontenti di
essere stato scritturato come una comparsa .
Il Museo non reagendo scivola come al solito in quel mutismo siciliano omertoso che la dice lunga. Meglio chiarire che tacere.
Il Museo non reagendo scivola come al solito in quel mutismo siciliano omertoso che la dice lunga. Meglio chiarire che tacere.
(da Sicilia Informazione)
Il riconoscimento è ufficiale
I Pupi Siciliani diventano
patrimonio dell’Unesco
04 novembre 2013 - 10:27 - Cronaca Regionale,Cultura & Arte
Sicilia Informazione
di Margherita Ingoglia -
Pupi di provenienza non dichiarata |
I Pupi Siciliani diventano ufficialmente
patrimonio dell’Unesco. La targa è stata consegnata in questi giorni dal
professore Gianni Puglisi, presidente della sezione italiana dell’Unesco, al
cantastorie siciliano, Mimmo Cuticchio, cantastorie storico, figlio
del noto puparo Giacomo Cuticchio che nel 1973 apre a Palermo il Teatro dei
Pupi Santa Rosalia e nel 1977 fonda l’Associazione figli d’Arte
Cuticchio.L’importante riconoscimento era stato già reso ufficiale nel
2008, quando l’Unesco (‘Organizzazione delle Nazioni Unite per
l’Educazione, la Scienza
e la Cultura)
aveva iscritto l’Opera dei Pupi tra i “Patrimoni Orali e Immateriali
dell’Umanità”, dopo averla originariamente proclamata nel 2001. La targa però è
stata consegnata solo pochi giorni fa, a distanza di 5 anni, dal professor
Puglisi, nel corso della conferenza stampa di presentazione della
raccolta di fiabe siciliane di Giuseppe Pitrè pubblicata in italiano
grazie alla collaborazione tra l’editore Donzelli e la Fondazione Sicilia,
ha consegnato la targa Unesco ai Pupi siciliani.“Il riconoscimento dell’Unesco
è frutto della passione del medico mecenate, Antonio Pasqualino del Museo
internazionale delle marionette che ospita infatti una importante
raccolta di pupi, burattini e marionette provenienti da tutto il mondo.
– come si legge nel comunicato –Unica nel suo genere, realizzata da Antonio
Pasqualino, in collaborazione con la moglie Jeanne Vibaek”.L’opera dei pupi è
il teatro realizzato da marionettisti che raccontano, attraverso il loro genere
unico, le gesta di Carlo Magno, e i prodi paladini come Orlando, Rinaldo e
ancora la bella e contesa Angelica, e il traditore Gano di Magonza. I racconti
sono tratti liberamente dai poemi de ‘Le Chanson de Roland’, arricchiti da
battute e musiche della terra sicula. Le marionette, i pupi, si animano
all’interno dei palchi creati dai cuntastorie.L’Opera dei Pupi si
afferma nell’Italia meridionale: nella prima metà del XIX secolo a Napoli,
grazie a Giuseppina d’Errico, chiamata “Donna Peppa” e in Sicilia, tra la
seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo. Oggi celebri in tutto il
mondo anche grazie alla comparsa del padre del teatro dei pupi siciliani, Mimmo
Cuticchio, nei celebri film come “Il padrino”, di Francis Ford Coppola e
“Terraferma” di Emanuele Crialese.
Al tempo del riconoscimento cercammo presso l'Unesco chi avesse la "pratica" e dopo un lungo percorso giungemmo a Londra contattando la persona che aveva seguito la pratica. Questa signora stentava ricordarsi della cosa e alla fine ricordò solo che scrisse ad una "decina" di pupari ed ottenne solo 2 risposte ,ovviamente non ricordava i nomi. Noi trovammo le lettere dal Maestro Rossi di Monreale e,se ricordo bene da Scalisi. Non la avevano maio presa in considerazione. A distanza di anni è facile appropriarsi delle cose diventando le prove molto labili...Se il Museo si fa rubare certi meriti non vogliasmo essere noi i "paladini" della verità.
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