domenica 17 agosto 2014

MARINEO BELLA E INFEDELE

Tutti coloro che “sembra” si affatichino per tenere o fare Marineo bella sono mezzi suicidi perché la cosa non gli riesce mai essendo principalmente degli incompetenti messi lì dai loggettisti a coprire ruoli e cariche di cui non posseggono né capacità né professionalità. Coprono un ruolo che usano come medaglia appesa al petto da mostrare durante il passeggio. Basta guardare il paese che non fa altro che guardare al passato mostrando uno scarso “curriculum”. Una di queste colpe va ricercata nella tipica infedeltà del marinese. Non abbiamo elementi per escludere l’altra infedeltà… Ma ci riferiamo a quella che in questo caso conosciamo meglio. Godiamo delle novità per un breve tempo, appena il tempo che la novità diventi realtà e poi ne diventiamo immediatamente infedeli . Mille esempi dal Museo archeologico al neonato Museo antropologico già divenuto come il barattolo di una vecchia canzone d’amore. Aderiamo e apprezziamo le cose perché tutti nello stesso tempo ne scopriamo la presenza. Subito dopo viene superata, archiviata declassata. Ricordo quando lavoravo ad Atene che tutti i giorni andavo al Museo, tutti i giorni rivisitavo con uno spirito e interesse diverso quello che ormai conoscevo a memoria insospettendo i guardiani sino a quando diventammo amici. Il solito saccente potrebbe dire che paragonare il Museo di Atene non è la stessa cosa del Museo antropologico o dell’archeologico di Marineo. Ci sono mille modi di visitare un luogo. Mi sorprende che i giovani non sappiano “usarlo” per rubare un po’ di intimità. Non esiste un altro luogo dove guardarsi negli occhi e “navigare”. Non abbiamo più un cinema da usare a questo scopo. Non abbiamo giardini pubblici dove tenersi per la mano e farsi promesse. I giovani sono costretti ad andare sino a Palermo , ma soprattutto gli adulti non cercano più luoghi dove incontrarsi e parlarsi. Abbiamo due luoghi museali belli moderni ricchi non rendiamoli freddi deserti abbandonati. Bisogna imparare ad “usarli” coinvolgendo chi vi lavora che spesso è costretto a chiedersi: che ci faccio io qui ?

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