sabato 28 dicembre 2013

29 DICEMBRE...A PROPOSITO DI ANGELO MARIA RIPELLINO



Nel periodo del ’68 ,in Boemia, non eravamo chiamati italiani , ma vlacki dai vecchi e Ripellino dai giovani. Il suo Praga Magica ci aveva ribattezzati agli occhi dei colti boemi grazie anche al neorealismo che regnava ovunque. Via spaghetti e mandolino e dentro, soprattutto nei circoli culturali delle nostre ambasciate Pasolini e il neorealismo. Era più conosciuto il cinema contemporaneo neorealista che Giulio Cesare. Arrivai in Boemia sulla scia di Comunione e Liberazione quella parte che guidava il forlivese don Ricci che evangelizzava un popolo già diversamente cristiano. Erano gli anni di Kundera, Kossik e Vaculik . I giovani ciellini andavano alla Casa degli Scrittori cercando Kundera e Kossic per arricchire le loro tesi di laurea. E cosi ebbi l’occasione di conoscere questi personaggi fra i più famosi di Carta 77 . mentre noi italiani inneggiavamo prima a Dubcek e poi a Palak loro “diffidavano” di Dubcek” perché in ogni caso era “un comunista” che poi sarebbe diventato dal “volto umano”. Kundera sfotteva (o era invidioso ?) per l’enorme successo di Kossic in “occidente”, venivano fuori i preti cosiddetti della pace quelli nominati con il consenso del governo comunista peggio dei nostri della teoria della salvezza. Mentre Mons Casaroli barattava la “chiesa del silenzio” con l’ost-politik che ci avrebbe dato la liberta di culto. Un  29 dicembre con la scusa di farmi visitare pitture e affreschi mischiate ad altre opere fra il gotico e il Barocco nella chiesa di San Gallo dietro il Tin non mi sono reso conto di essere entrato in San Gallo single ed uscirne di li a poco sposato. Il trucco gli era già riuscito un mese prima all’orologio più famoso di Praga posto da centinaia di anni accanto al municipio dove entrai che non conoscevo una parola di ceco e grazie all’interprete seppi, dopo, che avevo creato una famiglia da educare secondo le leggi dello stato comunista scandite da quell’orologio che ingenuamente ascoltai. Tra visti e cambi obbligatori dovevi continuamente registrarti alla polizia di via Bartolomeiska (Via San Bartolomeo) lo stesso luogo dove era stato più volte trascinato , imprigionato e offeso Don Antonio , il prete più volte condannato (infine 17 o 25 anni non ricordo bene) e più volte amnistiato sempre con firma dello stesso ministro della giustizia, prete che quel 29 Dicembre ci sposò , che un anno dopo scappando dall’ospedale venne a battezzare nostra figlia prima che la leucemia lo stroncasse. Prete che mi usava per portare la corrispondenza a Mons Casaroli e che assieme al parroco del Tin conoscevano milioni di barzellette tutte sugli ebrei. Da Bartolomeisca finivamo alla Casa degli Scrittori in Narodni di fronte al Teatro Nazionale accanto al nostro ristorante preferito Clasterni Vinaria dove Don Antonio ci portava a mangiare il piccantissimo tegame del diavolo, per incontrare gli scrittori per la maggiore che tenevano corte o per andare al grande cimitero dove vicino la porta d’ingresso era la tomba di Jan Palak. Questo fra le altre cose ci insegnò come fosse possibile far passare sotto silenzio o ignorare un evento come i funerali di questo ragazzo il cui corpo fu poi nascosto per anni sino alla rivoluzione di velluto (1989). Mentre per noi occidentali il ragazzo era morto e sparito a Praga avveniva una delle più grandi manifestazioni della loro storia. Migliaia e migliaia di persone avevano silenziosamente, a sfida del regime, partecipato al funerale grazie al passa parola. Le agenzie di stampa avevano liquidato la cosa con le solite quattro parole.
600.000 persone
Era stato il Ripellino a farci uscire dalla cultura classica o da quella delle banalità acquistando prestigio ad altissimo livello. Non ebbi la fortuna di incontrarlo ma ricordo che tramite un mediatore avvicinammo la moglie per acquistare la biblioteca dello scrittore , cosa che la stessa non prese in considerazione considerando la biblioteca del defunto marito come cosa intima e personale. Poi avvenne la presa del Castello 29 dicembre 1989. Avevamo con noi i nostri figli  ventenni che ripercorrevano il nostro cammino boemo di vent’anni prima . Io mi ricordai di quel 29 dicembre e rivisitai la chiesa di San Gallo, l’orologio di Praga e guardandomi in giro molti di quei protagonisti non ci sono più. Ma ci sono ancora i comunisti immemori di quello che hanno fatto a questo popolo che come tutti i popoli abboccano sempre grazie all’uso sapiente che sanno fare del trasformismo e della mistificazione, ai vari cavalli di Troia sempre disponibili .

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