domenica 22 dicembre 2013

SIAMO RIMASTI IN TRE...



Ormai i funerali a Marineo sono portatori di incontri. Chi riesce ad entrare in chiesa conta i presenti , quelli rimasti fuori contano gli assenti. Ovviamente ti capita di finire accanto a chi non vedi da mesi e cogli l’opportunità, dopo aver ricordato il defunto di “chiarire” qualche atteggiamento. Dopo aver discusso se è il caso di sottoporre ancora le famiglie alla doverosa tortura delle condoglianze (alle volte oltre due ore) che del resto ti salva da centinaia di visite familiari. E’ certo che questo “dovere” è quasi sempre sentito. A me è successo di finire accanto a Nino Scrò e sembravamo lì per caso non avendo legami di parentela. Lui più guardingo ma fiero io preoccupato che la mia presenza rovinasse la sua consolidata reputazione di uomo di sinistra “duro a morire”. Io moderato, cattolico, moralista non ipocrita, non intellettuale di mestiere Lui combattente di quelli che si farebbe impiccare per i diritti umani e sociali. Insomma quando lo incontrano le “ballerine” della politica abbassano gli occhi. Sui diritti umani e sociali convergiamo su tutto e non da oggi. L’argomento è il cimitero. Esordisco dicendo… alla fine è una buona idea. “Si vogliono scavare la fossa con le loro mani”. Lui mi analizza per capire se sono una spia inviata da “loro” non capendo che le mie “aggressioni” sono farine del mio piccolo sacco. Dopo un po’ decide di fidarsi e una parola tu una io sembriamo Don Chisciotte e Sancio Panza. Preciso subito che questi due ruoli sono già stati assegnati dall’emigrante martire di Milano che mi ha sopravvalutato a tal punto da dedicarmi qualche verso che mi ha fatto montare la testa. Potrei dire che lui starebbe bene come Cervantes ma questo ruolo è gia dell’Ezio Spataro che dal suo eremo lombardo lancia i suoi lamenti. 
Dopo mezzora avevo organizzato un piano rivoluzionario per smascherare intrighi e malefatte , viscidi e venduti . Preparo per primo un piano d’azione, poi l’elenco dei complici. Non è stata la eventuale reazione dell’esercito dell’aviazione e della marina a preoccuparci , ma bensì l’elenco dei congiurati: trovati i primi tre l’elenco finiva lì ! Vi risparmio i commenti sul coraggio di chi doveva scendere in piazza a protestare. Forti dei precedenti (i martiri del 1893, quelli di prima del 48, quelli che distrussero Municipio e Parrocchia) , eravamo eredi di gente coraggiosa, che sapeva fare le rivoluzioni. Faccio notare che iniziare alle sei del mattino era assurdo. Si decide dopo il caffè del mattino al bar dei Virga. Ma per quelli che abitano  a Palermo facciamo al pomeriggio. Grande discussione su quale bandiera usare: il tricolore, la rossa con falce e/o Quevara o meglio quella del vaticano per non destare sospetti. Avvisiamo il Virga ? No faccio io ! Quello è pacifista capacissimo che nel più bello arringa sia noi che i nostri avversari con qualche frase di Danilo Dolci, qualche poesia di Pasolini, per non parlare di Gramsci in prigione (porta sfiga!) . Insomma la nostra “bile carbonara” finisce miseramente con il constatare che solo Dio può aiutarci facendoli morire mentre “tramano” contro la gente comune. Noi al massimo possiamo ungere gli stipiti delle loro porte affinché gli angeli non si confondano.     

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