domenica 18 dicembre 2016

DA SAN VITO A SVATY VIT




Da bambino accompagnato dai genitori, rimanevo affascinato dal cane (ma la leggenda parla di lupo) di San Vito. Era un appuntamento perché il lupo era l’attore principale di tutte le favole per bambini e fungeva da aiutante dei genitori quando venivi minacciato per il tuo comportamento. Mai avrei pensato di reincontrare da adulto San Vito a Praga nella maestosa cattedrale dedicata appunto a questo santo (questa volta con un lupo) mentre correvo dietro alla ragazza che facevo fatica a convincerla che il mio era il paese più bello del mondo. E cosi la nostra statua marinese (unica che io ricordo) dipinta con i colori tipici dell’est me la ritrovo davanti al convento pronta a ricordarti questi due legami. L’altro legame era con il Padre Conventuale del tempo, che sapeva catalizzare i giovani attorno a se in una atmosfera culturale rara che oggi abbiamo definito “i ragazzi del 1959”. Il Padre Tuzzolino vittima e attaccante del gruppo “madrice” che in un mare di totale indifferenza ci difese a spada tratta guidandoci non solo in archeologia , ma in una serie di eventi che crearono non poco imbarazzo nel “clan della madrice”. Come al solito usando l’arma dell’indifferenza o del “copia incolla” (ieri si diceva appropriazione) certi presunti intellettuali a matula insabbiarono questi eventi oppure se ne appropriarono.
Ma oggi mi ha colpito un'altra cosa. Già entrare in chiesa ti dà il senso della pulizia e dell’ordine nel vedere tutto a posto , dalle tovaglie dell’altare, ad altri dettagli. Non ci sono né veline né ridicoli velini che svolazzano a destra e a manca super indaffarati che si spingono per ottenere visibilità .Passato il primo stupore , dopo aver preso posto ti accorgi che il luogo non solo è frequentato dalle stesse famiglie storiche,forse da  centinaia di anni, che ne posseggono la custodia e  che senza accorgertene entri in una atmosfera di concentrazione che ha quasi del mistico. Sei concentrato nella funzione religiosa aiutato dal fatto che non c’è nulla che possa distrarti. Del resto siamo venuti qui per il rito religioso e non per commentare abbigliamenti altrui o pettinature alla moda o incrociare sguardi passionali. Non siamo nemmeno diretti ad un corso di danza per esibirci… I lettori si vede che hanno provato non solo i microfoni ma anche le letture e , quello che stupisce che non leggono ma “proclamano” la Parola di Dio. Il celebrante ha un linguaggio misurato, semplice ma efficace. Non grida e soprattutto non corre come si dice oggi a “mitraglietta”… L’assemblea è molto concentrata e ci coinvolge in un riservato raccoglimento. E’ evidente la pigrizia del marinese che non vuole fare “i cento passi” che servono per raggiungere il convento dove ovviamente non puoi fare passerella . I pochi padri rimasti spero non si scoraggino perché non sono mai soli, e se si guardano attorno si accorgeranno che gli sono compagni San Benedetto, San Francesco, Santa Agnese, Santa Chiara e migliaia di altri confratelli che hanno costruito conventi con lo scopo di “raccogliersi” in concentrazione mistica.       

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