Quest’anno si temeva che lo svolgimento dell’evento fosse turbato dalla
pioggia. In effetti trasferire la gente dalla piazza del Castello di Marineo
ogni anno gremita di partecipanti non era una cosa da poco. Ma il risultato era
inaspettatamente ottimo grazie al calore, solarità e professionalità
soprattutto di due donne (non per niente la parola poesia è al femminile):
Pamela Villoresi e Katiuska Falbo. La presentatrice con la sua carica umana di
entusiasmo per la poesia ci ha fatto dimenticare il disagio dei rumori, del via
e vai della gente, dei telefonini, e ci ha permesso di seguire sia la
premiazione che la perfetta recita delle liriche da parte di Lia Rocco.
Quanta emozione! Per primo abbiamo sentito opere inedite ed edite in lingua
siciliana dove prevaleva la descrizione sia della vita quotidiana che a volte
“giganteggia” a volte “a picca a picca si nni va” ma anche il tema del lavoro
dei minatori siciliani oppure il ricordo dei bombardamenti che colpirono
Palermo nel 1943. Il primo
premio della sezione opere edite in
lingua italiana fu assegnato a Filippo Strumia per la sua raccolta
“Pozzanghere”. Nella lirica che è stata letta l’autore “vorrebbe conoscere gli
operai delle cave quelli che cavano i nostri pensieri”. Mi piace menzionare
anche una poetessa segnalata per la sua opera “La lanterna del labirinto”, Rosa
Maria Ancona perché nella sua opera riemerge il tema della donna di ieri e di
oggi. Nella Supplica di Penelope rivivono
le sofferenze della fatica di un rapporto duraturo fra l’uomo e la donna con le
espressioni del tipo: “e s’inceppa il mio filo (e si spezza) nel tessere e
ritessere i sogni dorati”. Dei sogni realizzati ha parlato
magistralmente la donna che per la sua lotta “per i diritti civili delle
donne e delle fasce più fragili della
società di oggi“ ha vinto il Premio speciale “Città di Marineo”, Pamela
Villoresi. Ha descritto il suo dono di saper già da bambina che cosa volesse
fare da grande e già a 15 anni ha intrapreso quella strada che ci ha dimostrato
come sua per professionalità, pathos e emozione che ha trasmesso. Della sua carriera di attrice si è scritto e
detto abbondantemente ma qui è emerso soprattutto come una persona che ama la
poesia e il dialogo interdisciplinare può sentire sua la “sicilitudine” pur
essendo toscana. Quanti nomi famosi:
Vittorini, Quasimodo, Sciascia, Pirandello, Ignazio Buttitta, Gesualdo
Buffalino per poi recitare in coro la famosa “Apuzza nica” del Meli. Il brano ,preso
dalla poesia di Carol Wojtyla, che come lui spiega “sospinto dalla nostalgia della vita”, ha
confermato l’attrazione dell’attrice per la spiritualità a tal punto da fondare
il festival internazionale Divinamente
Roma e Divinamente New York “dove
teatro, musica danza e religioni si fondono e si confrontano”. Pamela
Villoresi ci confidava la sua passione per la musica ebraica ad esempio e l’emozione
che sente sempre quando trasmette la sua identità italiana, o addirittura
veneziana con le opere di Goldoni, nel contesto internazionale. Le piace
ricordare che il palcoscenico è fatto per la pace ed è giusto che vi si
confrontano le varie realtà del mondo. Vogliamo concludere con le parole
introduttive di Monsignor Pippo Randazzo che si domandava se vale la pena di
fare tanta fatica nell’organizzare tale evento, nel presentare la poesia e la
cultura in genere (vedi anche il bellissimo concerto della vigilia del Premio
di Poesia di cui abbiamo già scritto). Sì, vale la pena, anche in questi tempi
difficili quando le notizie economiche passano al primo piano e, quando i padri
di famiglia devono incatenarsi per far vedere la loro disperazione perché non
arriva lo stipendio, quando i bilanci pubblici e privati fanno fatica a
quadrare. Non dobbiamo perdere la speranza, la dignità e il rispetto reciproco,
dobbiamo nutrire anche la nostra anima non solo il corpo e le nostre radici, la
nostra cultura ci aiutano in questo arduo intento.
Marineo, 03.09.2012 Růžena Růžičková
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