venerdì 5 agosto 2016

EMPORIO PATATA



EMPORIO PATATA
Mi sono spesso chiesto per quante generazioni la memoria ti accompagna. Ogni volta che un vecchio se ne va mi pongo la domanda e passato un pò di tempo mi rimprovero di non aver posto tutte le domande a cui avrebbe potuto rispondere. Mi è capitato di trovare un indizio che spostava tutta la mia conoscenza su fatti e cose personali. Credevo che la casa natale fosse quella che conoscevo mentre ad un tratto mi si dice no la casa natale di tua madre era accanto a lu cannolu di la batia ! Cioè in tutt’altro posto ! Oppure il tizio che ti dice che i tuoi non erano decoratori ma prima erano macellai (già nel 1750) e allora scopri il luogo dove tenevano bottega con ancora gli spuntoni di ferro fuori dalla porta per appendere i quarti  o i mezzi. Cerchi conferme e trovi che avevano anche la nciuria che avvalora questa tesi: Meusa ! Poi vai al catasto e scopri che ci sono ancora registrasti tre immobili a nome dei nonni locati alla strata mastra mai conosciuti certamente passati di mano tante volte.
Ora un altro pezzo della nostra memoria viene cancellato per far posto a nuove realtà. Eppure quel luogo era un negozio fondamentale, sito accanto al più grande ipermercato che Marineo avesse mai avuto ! Ciro Benanti. Iniziavi con il chiedere due etti di mortadella che ti veniva pesata nella stessa bilancia dove un attimo prima aveva pesato un kg di sapone-molle. Dalla mortadella passava a mezzo chilo di chiodi neri, a una dozzina di brugole, ad un martello con le corna e “scusi ho dimenticato tre etti di caciocavallo” che ti veniva servito sulla stessa carta dei chiodi e dei bulloni seppur separatamente senza passare prima da un rubinetto che pur era presente nella stanza.
Ora è proibito ai pastori fare la ricotta che lo stesso Benanti ci vendeva in mezzo a guarnizioni per la testata. Assieme a quello del Benanti ora se ne va anche l’Emporio Patata e mi domando se forse è giusto che assieme alle persone anche certi luoghi debbano sparire. Non riesco a immaginare il negozio del Benanti senza il Benanti e sua sorella cosi come tanti altri luoghi dipinti dal calore delle persone che li abitavano. E cosi il piccolo marciapiede che il vecchio Bono mi indicava dove giocava a otto anni con la mia mamma e sua sorella mi fa pensare che giustamente una vecchia novantenne debba portarsi assieme i suoi ricordi perché una cosa è vederli un'altra viverli.
La morale ? Avvicinatevi ai nostri vecchi e prendete nota della loro memoria cpon pazienza e pignoleria annotando attentamente perché la loro sgtoria è irripetibile e andreb be persa con loro.

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