EMPORIO PATATA
Mi
sono spesso chiesto per quante generazioni la memoria ti accompagna. Ogni volta
che un vecchio se ne va mi pongo la domanda e passato un pò di tempo mi
rimprovero di non aver posto tutte le domande a cui avrebbe potuto rispondere.
Mi è capitato di trovare un indizio che spostava tutta la mia conoscenza su
fatti e cose personali. Credevo che la casa natale fosse quella che conoscevo
mentre ad un tratto mi si dice no la casa natale di tua madre era accanto a lu
cannolu di la batia ! Cioè in tutt’altro posto ! Oppure il tizio che ti dice
che i tuoi non erano decoratori ma prima erano macellai (già nel 1750) e allora
scopri il luogo dove tenevano bottega con ancora gli spuntoni di ferro fuori
dalla porta per appendere i quarti o i
mezzi. Cerchi conferme e trovi che avevano anche la nciuria che avvalora questa
tesi: Meusa ! Poi vai al catasto e scopri che ci sono ancora registrasti tre
immobili a nome dei nonni locati alla strata mastra mai conosciuti certamente
passati di mano tante volte.
Ora
un altro pezzo della nostra memoria viene cancellato per far posto a nuove
realtà. Eppure quel luogo era un negozio fondamentale, sito accanto al più grande
ipermercato che Marineo avesse mai avuto ! Ciro Benanti. Iniziavi con il chiedere
due etti di mortadella che ti veniva pesata nella stessa bilancia dove un
attimo prima aveva pesato un kg di sapone-molle. Dalla mortadella passava a
mezzo chilo di chiodi neri, a una dozzina di brugole, ad un martello con le
corna e “scusi ho dimenticato tre etti di caciocavallo” che ti veniva servito
sulla stessa carta dei chiodi e dei bulloni seppur separatamente senza passare
prima da un rubinetto che pur era presente nella stanza.
Ora
è proibito ai pastori fare la ricotta che lo stesso Benanti ci vendeva in mezzo
a guarnizioni per la testata. Assieme a quello del Benanti ora se ne va anche
l’Emporio Patata e mi domando se forse è giusto che assieme alle persone anche
certi luoghi debbano sparire. Non riesco a immaginare il negozio del Benanti
senza il Benanti e sua sorella cosi come tanti altri luoghi dipinti dal calore
delle persone che li abitavano. E cosi il piccolo marciapiede che il vecchio
Bono mi indicava dove giocava a otto anni con la mia mamma e sua sorella mi fa
pensare che giustamente una vecchia novantenne debba portarsi assieme i suoi
ricordi perché una cosa è vederli un'altra viverli.
La
morale ? Avvicinatevi ai nostri vecchi e prendete nota della loro memoria cpon
pazienza e pignoleria annotando attentamente perché la loro sgtoria è
irripetibile e andreb be persa con loro.
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