lunedì 7 febbraio 2011

PAOLO VI TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE

Gesù e i dodici apostoli

Il pontefice che semplificò il cerimoniale e vendette la tiara
agli Stati Uniti  per aiutare i popoli del Terzo Mondo
Il 21 giugno 1963 l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini fu eletto papa dopo un conclave breve e senza contrasti,  Paolo VI, così volle chiamarsi, figlio di un deputato del Partito popolare, era di costituzione gracile - alla sua nascita i medici dissero che non avrebbe superato le 24 ore - ma dotato di intelligenza viva. Studiò dai Gesuiti e a 23 anni divenne sacerdote e fu mandato come segretario nella Nunziatura apostolica di Varsavia. A 27 entrò nella Segreteria di Stato e successivamente inviato a Milano come arcivescovo per un periodo di attività pastorale in una “carriera” troppo curiale  Nominato cardinale da Giovanni XXIII, di cui fu fervido collaboratore, lo affiancò durante quel Concilio Vaticano II che squassò l’universo della Chiesa e fece affiorare problemi che la ferrea mano di Papa Pacelli aveva compressi. Paolo VI affrontò la sua missione, che sarebbe durata quindici travagliati anni, sentendo gravare su di sé il peso del passato e il peso del futuro. Amante delle letture e del raccoglimento scelse di viaggiare come nessun altro aveva fatto prima di lui. Si accanì contro la pompa vaticana, abolì stemmi e baldacchini  smantellando gran parte degli apparati coreografici,  sopprimendo tutti i corpi militari come la guardia nobile e la guardia palatina, i camerieri segreti di cappa e spada -  laici che dovevano appartenere alla nobiltà capitolina o avere un’alta posizione sociale -. Ridusse i sediari pontifici, che portavano a spalla la sedia gestatoria, il trono mobile che veniva usato in occasione delle solenne ricorrenze del calendario liturgico. Unica eccezione il mantenimento della guardia svizzera, voluta nel 1506 da Papa Giulio II della Rovere per la loro fama di soldati fedeli e invincibili.  Dopo l’incoronazione Paolo VI interruppe l’uso della tiara o triregno, sostituendola con la più agevole mitria - ritenuta dagli esperti più carica di spiritualità e di un senso di collegialità e fratellanza con l’episcopato - lasciando però ai suoi successori la libertà di decidere al riguardo. La tiara, messa in vendita, venne acquistata dal cardinale Francis Joseph Spellman arcivescovo di New York  con una sottoscrizione che superò il milione di dollari e da allora è conservata nella basilica dell’Immacolata Concezione di Washington. Il ricavato fu poi destinato ai bisognosi della terra. Decretò la fine della messa in latino e l’introduzione del nuovo messale nelle lingue nazionali. Con lui cardinali e vescovi ebbero un limite di età, dopo il quale andavano in pensione. Gli strascichi dei cardinali furono ridotti da sette a tre metri.
Questo papa progressista disse di no alla pillola, all’abolizione del celibato, al divorzio, all’aborto. Considerato a torto un uomo chiuso, introverso, angosciato, fronteggiò le correnti opposte e avverse alla Chiesa esplose durante e nel post Concilio. Da una parte appoggiò l’aggiornamento e la modernizzazione della Chiesa, ma dall’altra custodì i punti fermi della fede. Fu attento al linguaggio dei simboli: tra i più significativi la via Crucis, rito che si ripete annualmente all’interno del Colosseo. Sul sentiero tracciato da Papa Paolo VI è possibile oggi un’ulteriore semplificazione del cerimoniale, orpelli da snellire, oggetti preziosi da vendere per aiutare i più bisognosi? I popoli non si rassegnano alla loro sorte e noi cristiani, tutti, non solo la Chiesa, siamo responsabili di tanta sofferenza. Rimandiamo a quanto scritto da Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Solleecitudo rei socialis, il suo migliore documento in campo sociale, di cui abbiamo evidenziato uno stralcio nel box accanto.

Mariolina Sardo

 Fa parte dell’insegnamento e della pratica più antica della Chiesa la convinzione di essere tenuta per vocazione - essa stessa  - i suoi ministri e ciascuno dei suoi membri ad alleviare la miseria dei sofferenti vicini e lontani, non solo con il “superfluo” ma anche con il “necessario”. Di fronte ai casi di bisogno non si possono preferire gli ornamenti superflui delle chiese e la suppellettile preziosa del culto divino; al contrario potrebbe essere obbligatorio alienare questi beni, per dare pane, bevanda, vestito e casa a chi ne è privo.

Dall’enciclica Sollecitudo rei socialis di Papa Giovanni Paolo II

   

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