Questo ennesimo anniversario di San Ciro inizia (709 anno del martirio) con una pessima scenografia. Lo squartamento delle palme che gli facevano da corona in villa. Sono arrivati con elmetti seghe martelli punteruoli di ferro, punteruoli rossi. Questa scena a giugno del 414 si è rivista quando fra due file ben allineati di soldati in pieno assetto di guerra partendo da San Marco passando davanti al palazzo imperiale subito dopo la tomba di Alessandro Magno percorrendo la via Del Sole passato il Serapeo sino a Menouthis – Canopo furono trasferiti i corpi di Ciro e Giovanni estromettendo la guaritrice Iside ed inserendo nel tempio pagano altri due medici. In un momento di guerra civile totale fra cristiani e pagani (generica e semplicistica definizione) il Vescovo Cirillo con questo gesto (sic) “provoca” sommosse e violenze che iniziarono con l’assalto al Serapeo e finirono con lo squartamento del corpo di Ipazia. Libri e rotoli in un falò inimmaginabile fecero da contorno al gesto animalesco di un certo Pietro che armato di una conchiglia affilatissima sezionò il bellissimo corpo di Ipazia mentre lei poco prima stava cerrcando di nascndere rotoli e astrolabi sotto il suo tribon nero che penalizzava la vista di un corpo perfetto. Pochi documenti che in parte “raccontano” il momento del passaggio dal paganesimo al cristianesimo subito dopo le ultime persecuzioni di Diocleziano e successori. Si è voluto abbinare il trasferimento dei due santi martiri Ciro e Giovanni usando questa processione come “provocazione” verso gli ellenisti o pagani in genere. Queste coincidenze di fatti e luoghi merita maggior approfondimento e soprattutto da parte di chi di san Ciro ne sa molto di più.
La nostra devozione al santo rifiuta questa coincidenza (il massacro di Ipazia) a cui rendiamo onore non solo alla sua meravigliosa fisicità ma soprattutto alla sua cultura senza limiti. Non so se sia un caso che il suo “martirio” sia avvenuto l’8 marzo del 415, per noi festa della donna.
PS Avrei portato i miei bambini piccoli se ... e raccontargli la storia di San Ciro e di Ipazia mentre demoliscono le palme perchè le palme rappresentano la memoria della nostra gente.
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