Nemmeno due ore fa se ne è andato Aldo Calderone. Eravamo coetanei.
Frequentavamo lo stesso oratorio. Siamo cresciuti attraversando un adolescenza
confusa figlia del dopoguerra. Poi il vento nuovo del Concilio portato da
Giovanni 23 ci ha fatto uscire dall’apatia. Gli amici lo chiamavamo “il
regista” perché usava allora appiopparti titoli figli di una breve esperienza.
Poi fu professore , vicario ma soprattutto negli ultimi anni , mi dice la Pecoraro, anima della
nostra biblioteca, fu ricercatore. “Si chiudeva in quella stanzetta e non ne
usciva se non con qualche risultato. Te ne accorgevi dal suo sorrisetto”. Quel
1820 lo tormentava. Ci siamo incontrati più volte per “risolvere” il problema
legato al suo libro. Era anni che aspettava. “ Vedi ora esce il libro di Ciro
su Garibaldi e dopo il mio. Ho rifiutato una veloce pubblicazione perché mi
veniva imposta una prefazione che non gradivo.”
Alla fine proposi di stampare il libro a mie spese ma lui ,stringendomi
la mano mi disse: "Io sono stato insegnante , sono stato in politica,
pubblicarlo a spese dello stato è per me un riconoscimento. Lo stato si occupa
di me.” Rimasi stupito. Mondi diversi. Gli
dissi che rischiava di mettere al mondo un libro che nessuno avrebbe
letto perché cosi finiscono tutti i libri di questo genere. Non ebbi successo.
Il libro ora è pronto ma lui voleva essere in forma al momento della
presentazione. Lo avrebbe presentato Ciro Spataro a cui doveva la pubblicazione
e a cui era legatissimo politicamente.
Ci parlammo l’ultima volta in occasione del libro della Fiume che più o
meno tratta lo stesso argomento e periodo. Gli dissi che il ritardo del suo
libro poteva danneggiarlo e lui correttamente mi disse che sapeva del libro
della Fiume ma gli argomenti erano diversi. Mi disse anche, molto
correttamente, che con la Fiume
di erano scambiati documenti dì archivio.
Ora i suoi libri stampati e pronti
fanno da cornice al suo corpo esanime . E’ una scena che avrei voluto
non perdere perché morire in casa propria circonadato dai tuoi cari e dalle
centinaia di copie del libro che hai tanto amato ti rende il viaggio leggero .
Sposò una mia carissima amica di infanzia Letizia che lo ha assistito
assieme ai figli per lungo tempo.”Forse ne sono uscito…” diceva agli amici per farsi coraggio, dimenticando il detto che
"dalla vita si esce solo morendo".
Lessi piccole parti del manoscritto, lo ebbi fra le mani come cosa
preziosa perché è storia patria. Ora lo aspetto con interesse perché questo
periodo storico è vuoto e scarso di notizie.
Che se ne diano due copie alla biblioteca comunale, un'altra alla
biblioteca parrocchiale ed un'altra copia nelle scuole affinché non manchi
negli scaffali delle scuole quest’opera frutto del lavoro di un insegnante di
prestigio.
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