La secolare
tradizione della realizzazione delle Infiorate nasce a Roma nella prima metà
del XVII secolo in occasione della ricorrenti feste barocche, simbolo della
fastosità e della potenza della corte dei papi. Si dice che la tradizione di
creare quadri con decorazioni floreali fosse nata nella basilica vaticana ad
opera di un architetto e fiorista italiano, Benedetto Drei, responsabile della
Floreria apostolica della Chiesa. Non si conosce molto della biografia di
quest’uomo ma le poche notizie che abbiamo ci rimandano ad un individuo di
umili origini la cui famiglia fu da più generazioni impegnata nei lavori presso
la corte papale. Egli utilizzò i fiori sminuzzati come a voler realizzare un
mosaico. Morto Drei, fu Bernini a succedergli e che rese possibile la
divulgazione di quest’arte nel resto d’Italia. Le principali infiorate vengono
oggi realizzate in molte località d’Italia in onore dei festeggiamenti per il
Corpus Domini ma esse rappresentano più di una semplice forma d’arte. Ogni
riquadro, immagine, iconografia presi in considerazione descrivono, in maniera
più o meno esplicita, il significato profondo di determinate allegorie. La
prima infiorata allestita per la festività del Corpus Domini risale all’infiorata
di Genzano del 1778 (anno in cui vennero allestiti alcuni quadri floreali in
via Sforza). Questo l’inizio, gli albori
di qualcosa che si è fatta spazio nel tempo e che oggi si impone come elemento
da dover ogni anno rinnovare portando alla luce i messaggi più belli, quelli
meno retrivi, vicini alla sensibilità moderna quanto possibile. La
realizzazione delle Infiorate diventa così simbolo di una comunità, elemento
caratteristico che distingue le città in cui vengono realizzate per stile,
materiali utilizzati, scelte iconografiche e tempi di esecuzione. Anche
quest’anno la nostra piccola Marineo vuole farsi valere con la propria
creatività proponendo agli occhi dello spettatore un concerto di colori,
sfumature, idee originali e altre già viste. La XVIII edizione dell’infiorata
marinese, quest’anno realizzata anche con l’ausilio di un’ambasceria di Noto,
appartiene alla quarta di quelle che sono avvenute nella sera e anche oltre.
Tanti i baldi giovani indaffarati che si spostano ovunque al fine di cercare
quel poco che manca per terminare il riquadro del proprio gruppo; teneri
fanciulle con grande voglia di fare ma al tempo stesso pervase da un’ingenua
indecisione; donne e uomini adulti che cercano di imporre, seppur con punti di
vista diversi, la propria autorità; gli anziani molto legati alla vecchia
tradizione perché sanno quanto splendore ha potuto essa donare; gente che siede
e osserva; gente che si fa meraviglia; gente che, dimenticando il senso
dell’infiorata, si adira per contrarietà. In uno scenario simile la moltitudine
che proviene da ogni paese del circondario scorre ai lati mentre qualche
controllare si assicura che nessuno intralci il operato di ogni equipe di lavoratori.
In un così grande tappeto di fiori di ogni tipo si aggiunge inoltre l’uso di
sostanze diverse ma pur sempre adeguate alla situazione. Quella di quest’anno
ha dato vita ad un palco scenico fatto di gruppi sia religiosi che laici:
quest’ultimi seppur, per certi versi, lontani dal tema della festività,
erompono con messaggi positivi che provano ad infondere a tutta la folla che
passa un messaggio di speranza. Il prodotto di tanta fatica ha lo scopo di
rendere grazie al più grande mistero della religione cristiana, l’incarnazione
del figlio di Dio nel pane, mezzo attraverso il quale entra in comunione con
gli uomini. In tal senso l’evento si trasforma in un momento che si riveste di
un’aurea profondità ma di soprattutto di un ampio significato che si accosta
all’ineffabile di cui troppo spesso l’uomo si dimentica nell’affanno di voler
competere a tutti i costi con gli altri. Una nota dolente questa ma quello che
l’Infiorata per il Corpus Domini di Marineo rappresenta, rimane un patrimonio
culturale e religioso dal valore
inestimabile che va conservato nel tempo con il rispetto dovuto.
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